sabato 21 giugno 2008

E' NECESSARIO SOSTENERE STEFANO MONTANARI

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Scritto da Stefano Montanari
venerdì 20 giugno 2008
Sarebbe molto bello, io ci ho provato, ma è impossibile.

Sarebbe bello se la ricerca scientifica fosse libera e fosse davvero promossa dallo Stato come ci assicurava la nostra Costituzione all’articolo 9 prima della sua tutt’altro che solitaria eutanasia.

Chi ha seguito un po’ il mio cammino, chi ha letto ciò che ho scritto o ascoltato ciò che ho detto ha qualche idea di quanto mia moglie ed io siamo stati ostacolati in passato e di quanto lo siamo ancora. Ostacolare è un verbo che uso per pudore, perché il verbo giusto sarebbe un altro.

Forse qualcuno sa che in questa ricerca ci abbiamo buttato tutta la nostra vita, passata, presente e futura, spremendo tutto quanto avevamo in ogni senso. Pochi sanno, pochi vogliono sapere, che siamo alla frutta. Non come idee o come prospettive di ricerca, naturalmente.

Lo sanno in pochi perché io sono corso ogni volta dove mi si chiamava, mettendoci sempre del mio, in ogni senso; ho eseguito analisi per me costosissime per chiunque mi dicesse “ho bisogno” senza chiedere niente e tante volte non ho avuto nemmeno una parola di ringraziamento. Per carità: dovere. Ho fatto consulenze dedicando giornate intere allo studio di documenti complessi e quasi sempre più o meno abilmente falsificati solo perché qualcuno mi chiedeva una mano. Sono corso a parlare con le “autorità” (scusate le virgolette) quando queste si degnavano di ricevermi, solo perché mi si diceva “provaci tu.” Dovere.

In passato ho dedicato un anno della mia vita facendo 220 conferenze in giro per l’Italia a mendicare soldi per ricomprare lo strumento di lavoro la cui disponibilità ci era stata sottratta, e per un anno mi sono persino pagato tutte le spese connesse a questo pellegrinaggio. Tre quarti abbondanti del denaro necessario l’ho raccolto io, personalmente, così. E di quello strumento, pagato dalla generosità di molti

ma in grandissima parte dal mio lavoro, non ho chiesto la proprietà ma solo l’uso esclusivo come deve essere per uno strumento tanto delicato e per una ricerca che pretende tanta dedizione e tanto tempo.

Ora qualcuno, chi ha messo un centesimo e anche chi quel centesimo non lo ha messo, pretende di essere diventato padrone del famoso microscopio e di disporne a capriccio, magari senza nemmeno comprendere che certe idee d’impiego, lasciando perdere ogni altra considerazione, sono a dir poco grottesche. Né pensa che quel denaro fu raccattato esclusivamente perché mia moglie ed io potessimo avanzare con le ricerche sull’inquinamento da micro e nanopolveri, cosa che stiamo facendo, e ogni impiego che non fosse quello non equivarrebbe ad altro se non ad un imbroglio verso chi ha partecipato, a qualunque titolo l’abbia fatto, alla raccolta. Aggiungo che, per legge, le elargizioni liberali, cioè i regali, non danno alcun diritto, ma non è questo il punto.

Questo laboratorio, nato non per vocazione ma solo per la necessità morale di non abbandonare le ricerche nate da una scoperta scientifica d’importanza fondamentale per la salute e per il futuro di tutti, non ce la fa più. Da troppe parti si continua a chiedere, a pretendere e a non dare nulla in cambio, fingendo di non sapere che l’affitto costa, l’energia costa, la manutenzione degli strumenti costa, il personale, per ridottissimo ed eroico che sia, costa e mia moglie ed io dal 2004 non solo non ricaviamo un soldo di che vivere ma ci abbiamo messo tutto quanto avevamo.

Senza insistere, senza piangerci addosso, io non voglio abbassare bandiera. Come ho detto sempre io non ho il coraggio di essere vile e voglio continuare perché, al di là di ogni retorica che rifiuto, quando ci si trova a guardare negli occhi un ragazzo che muore di cancro e in quel cancro ci sono le tracce lampanti di porcherie che i nostri politici, i nostri faccendieri e la nostra malavita coalizzati producono, e quelle tracce io le vedo in quel microscopio così sudato, e quando ti recapitano un feto che ti fa rabbrividire per le sue malformazioni e anche lì c’è quella roba, non ci si può fermare.

Don Chisciotte? Spirito suicida? Fate voi. A me non interessa come mi si definisce e nemmeno come qualcuno che non ha mai navigato ma che sta all’asciutto a terra a criticare mi giudica. Io continuo e chi mi vuole fermare, “insospettabili” compresi e, anzi, loro prima di tutti, dovrà prendersi le responsabilità che gli toccano.

E adesso, finita la lagna, siamo fattivi. Da ora sono finite tutte le consulenze e le partecipazioni a titolo gratuito. Sono finite perché così il parassita uccide la pianta da cui pretende nutrimento. Lo so: dovrò farmi forza perché non mi pace chiedere ma non esiste alternativa. Per poco che io conti, io resto uno dei pochi che facciano qualcosa di difficile, difficilissimo, da contrastare da parte di chi ci sta devastando e a maggior ragione devasterà il futuro dei nostri figli. Chi vuole che io continui ad esistere, chi crede che io gli sia utile, dovrà caricarsi di quel mattoncino che gli spetta. Chi vuole la pappa fatta da altri e, magari, fino ad oggi l’ha ottenuta temo si troverà solo.

Scusate il tono di questo post, ma questa è un’emergenza vera.

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