giovedì 30 ottobre 2008

Metodo Cossiga?

giovedì 30 ottobre 2008
Sette in condotta


di Marco CedolinGiornali e telegiornali stanno dando in queste ore il massimo risalto alla notizia che il fronte degli studenti impegnati a protestare contro il decreto Gelmini si sarebbe spaccato, dando origine a violenti scontri fra giovani di destra e di sinistra che non avrebbero resistito alla tentazione di anteporre le proprie rivalità all’interesse unitario della protesta. La cronaca delle varie testate giornalistiche lascia intendere che la responsabilità degli eventi sia da addebitarsi ora all’una ora all’altra parte politica, ma ciò che più conta è che tutto il circo dell’informazione stia puntando il dito in direzione delle divisioni nel movimento studentesco che confermerebbero come in fondo non sia cambiato nulla che i giovani continuino a dimostrarsi totalmente incapaci di condurre la protesta in maniera unitaria.

Alla luce di quanto è accaduto nella giornata di ieri e dell’enfasi con la quale i media hanno rappresentato sotto forma di scontri fra studenti delle opposte fazioni, quella che in realtà è sembrata essere stata una vera e propria aggressione tanto organizzata quanto strumentale nei confronti dell’intero corteo studentesco composto da giovani di ogni colore, sono doppiamente soddisfatto delle mie parole con le quali in un articolo di un paio di giorni fa rendevo merito al nascente movimento studentesco di avere impartito una vera “lezione” consistente nell’avere intrapreso una strada che riuscisse a fare prevalere l’unità d’intenti rispetto alle differenze.
Una strada particolarmente sgradita a tutti coloro che da tempo immemorabile continuano a strumentalizzare i giovani ed i movimenti educandoli a quella strategia della tensione che risulta essere funzionale al mantenimento delle proprie posizioni di potere.

La possibilità che in questo Paese inizino a crescere i movimenti politici e di opinione che proprio facendo tesoro della trasversalità politica riescano a risultare più incisivi e partecipati spaventa da morire chi continua a gestire il potere ed ha fatto del "dividi et impera" la propria parola d'ordine.
Spaventa perché maggiore partecipazione significa contestazioni più dure ed articolate. Spaventa perchè all'interno della trasversalità è presente in nuce il "germe" di una nuova sensibilità che potrebbe scalzare la dicotomia "destra" - "sinistra" all’interno della quale intere generazioni di faccendieri politici hanno costruito le proprie fortune. Spaventa perché se i giovani di destra e di sinistra smettessero di bastonarsi a vicenda e iniziassero a guardare alla realtà che li circonda verrebbe meno il controllo delle segreterie di partito. Spaventa perché movimenti trasversali ed organizzati potrebbero saldare alla protesta contro il decreto Gelmini altri temi altrettanto pregnanti e sentiti nel Paese, come la lotta contro il precariato, contro le grandi opere, contro le basi di guerra americane, contro la globalizzazione ed il neoliberismo dei banchieri.

E allora per scacciare la paura e “normalizzare” gli studenti che a questo punto non servono più a nessuno, dal momento che Berlusconi può ormai vantarsi di avere “sistemato” anche la scuola dopo la munnezza di Napoli e gli alleati Veltroni e Di Pietro si apprestano a diventare gli unici depositari della contestazione attraverso un ridicolo referendum, non resta altro da fare che seguire, magari non proprio alla lettera, gli insegnamenti portati qualche giorno fa da Francesco Cossiga che candidamente suggeriva:
''Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...''. ''Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'''. ''Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri'', nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano''. ''Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si'.

Il sette in condotta lo merita una classe politica imbolsita e corrotta, sempre uguale a sé stessa anche nella sua reazione di fronte a qualsiasi novità.
Gli studenti? In TV e sulle pagine dei giornali stanno diventando i “soliti violenti”, facinorosi, fascisti e comunisti che spaccano tutto, invasati che cercano ogni pretesto per picchiarsi fra loro, come nel 68, come nel 77, come nel 2008, a meno che gli italiani un giorno di questi decidano che è giunto il momento di dire basta al metodo Cossiga.



Pubblicato da Marco Cedolin

sabato 25 ottobre 2008

INTERVISTA A COSSIGA - NO COMMENT

http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406



Servizi e ricerca nel sito
www.Governo.it


Ti trovi in: Rassegna stampa :

"BISOGNA FERMALI, ANCHE IL TERRORISMO PARTI' DAGLIATENEI"
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008

INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI - ROMA PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.

Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figurac- cia».

Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».

Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».

Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».

Nel senso che...

«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».

Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».

E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.

«Balle, questa è la ricetta democratica:

spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».

Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.

E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».

E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.

Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».

Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.

«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».

Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...

«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio del- la contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.

La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».

CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente» [.]

martedì 21 ottobre 2008

SIGNOR PRESIDENTE, MI CONSENTA

www.stefanomontanari.net

Signor presidente, mi consenta

Scritto da Stefano Montanari

lunedì 20 ottobre 2008


Sia chiaro: io ho il massimo rispetto delle istituzioni e di tutte le figure istituzionali. E qui non ammetto discussioni. Ma una cosa sono le istituzioni in astratto e le sue altrettanto astratte incarnazioni e tutt’altra sono le persone di carne e di ossa che di queste istituzioni sono, in un modo o nell’altro, i rappresentanti.
Il fatto che esista una sorta di sacralità insita in un’istituzione comporta automaticamente il fatto conseguente, vale a dire che chi si riveste di questa carica si grava di obblighi sacrali. In caso contrario, ci troveremmo di fronte ad un atto in un certo senso sacrilego che non deporrebbe certo a favore di chi si macchia del peccato.
Sabato, nel corso del viaggio che mi ha portato a Pomezia dove andavo a tenere una conferenza, mi sono radiofonicamente imbattuto nel signor Giorgio Napolitano che esternava le sue idee sull’argomento dei rifiuti. Nulla di male se un signore di ottantadue anni dice sciocchezze: i bar pullulano di “saggi” e di commissari tecnici della nazionale di calcio e al giorno d’oggi nessuno si scandalizza per questo. Il problema sopravviene, però, quando un signore di ottantadue anni non esterna in privato ma lo fa mettendosi in testa il cappello di undicesimo presidente della repubblica italiana, un cappello che deve essere trattato con cautela e con religioso rispetto.
Quando il senatore Giorgio Napolitano - peraltro senatore a dispetto della Costituzione, visto che nessuno si era mai sognato di

eleggerlo a quella o ad altre cariche valide al momento della nomina - assurse alla carica di presidente della repubblica ebbe a dire, insediandosi: “…dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte.”
Parole degne del caposcala di qualunque condominio ma anche, perché no?, di un presidente della repubblica, per piatte e trite che siano. Parole, tuttavia, di cui temo che il signor Napolitano, senatore per grazia ricevuta e poi presidente di tutti noi, non abbia compreso appieno il significato.
Non entro nella questione della firma in calce al testo del cosiddetto lodo Alfano, perché su questa vergogna non credo valga la pena soffermarsi, limitandomi a ricordare come quella bestemmia alla Costituzione sconfessi da sola la frase riportata sopra. È l’altra bestialità, quella che ho sentito sabato, ciò su cui desidero soffermarmi brevemente. Il nostro signor presidente ha detto a tutti noi che dobbiamo piantarla di non volere i “termovalorizzatori” perché lì sta la soluzione di tanti guai.
Signor presidente, mi consenta: ma che ne sa lei di “termovalorizzatori”? Al di là del fatto che lei ignora, con ogni evidenza, il fatto che quella parola esiste solo nella mente di chi a suo tempo la coniò per gabbare i bresciani e che non ha alcun diritto di esistere perché palesemente fuorviante (da “termo”, cioè dal calore, lei non valorizza proprio un bel nulla, come le insegnerebbe anche il secondo principio della termodinamica se ne avesse notizia), lei ha idea di che cosa ne è degl’inquinanti che questi impianti per forza di chimica e di fisica producono? Ha le conoscenze tecniche per capire davvero che cosa dicono gli addetti ai lavori e tutti i presunti tali? Le è mai capitato di mettere il naso nella prostata di un bambino piena di quella roba? Ha mai sentito parlare del “Principio di Precauzione” che è legge e che è morale?
Caro signor presidente di tutti noi, come ebbe a dire lo statista Maurizio Gasparri, io non sono certo un politico nell’accezione italica del termine, ma mi cullo nell’illusione secondo la quale chi risponde alla chiamata etica di fare il bene comune debba poi farlo davvero. Lei, con quei pochi secondi di esternazione mediatica, ha fatto tutt’altro. Lei si è prestato ad essere testimonial d’interessi che non voglio aggettivare per pudore e, con quell’atto, ha fatto mille e mille volte peggio di quanto non sia già stato nell’episodio tristissimo del lodo Alfano che, comunque, resterà per sempre nella storia della sua presidenza. Lei ha aggiunto del suo, vestendosi di un’autorità che non ha, a quello che già l’oncologo di regime aveva combinato in TV dando una spallata alla verità e, nel di lui caso, trattandosi di un medico, anche al Giuramento d’Ippocrate.
Ora, caro signor presidente di tutti noi, io, da non politico come lo intende questo paese, faccio un atto di fede nei suoi confronti: le chiedo un colpo di reni. Lasci che scienziati, medici ed economisti non al soldo di qualcuno la informino. Dedichi un poco del suo tempo e della sua attenzione ad ascoltare chi le sciorinerebbe sotto gli occhi alcuni dati inconfutabili.
Lasciando da un canto la salute di chi lei rappresenta (articolo 32 della compianta Costituzione) che, evidentemente, non le fa né caldo né freddo, lei non può ignorare l’affare tanto enorme quanto losco che si cela sotto la costruzione degl’inceneritori (non si vergogni a chiamarli con il loro nome) e, forse ancor di più, sotto quella follia immensa che sono le centrali nucleari. Lei non può non essere informato di come non ci sia un centesimo per far funzionare la scuola e la ricerca, la sanità e i trasporti (prenda un treno di pendolari e vedrà), la giustizia e l’ordine pubblico e dica a chi non è un uomo politico perché ci siano, e non siano in discussione, invece, i miliardi per costruire quei monumenti funebri faraonici che tutti i politici, nell’italica accezione, naturalmente, chiamano “Grandi Opere”, tutte, nessuna esclusa, micidiali per l’ambiente di cui lei pure fa parte.
Lo ha visto che cosa stiamo chiedendo a gran voce a Bruxelles? Di continuare imperterriti a vomitare schifezze nel mondo che lasceremo ai nostri figli perché smettere di farlo sarebbe “deleterio per l’economia”. Così impiegheremo i soldi che non abbiamo per costruire altre mostruosità capaci di fare peggio di quanto stiamo facendo ora in nome dell’ingenuo interesse dei soliti noti. Complimenti!
Allora, caro signor presidente di tutti noi, accetti e accolga una preghiera: per rispetto alla carica di cui è investito e, ancor di più, per rispetto del popolo che rappresenta, e, di più ancora, per rispetto verso tutti coloro che rischiano la malattia (non vado oltre) per la cupidigia o anche solo l’ignoranza di chi guida un paese senza avere la patente, non parli di cose che non conosce.

sabato 18 ottobre 2008

LA RICERCA CHE AMO SOSTENERE

Per chi non vuole continuare a parlare a vanvera

Scritto da Stefano Montanari


venerdì 17 ottobre 2008


Che io l’abbia detto e scritto mille volte pare non avere effetto: l’Italia è un paese di scrittori, più o meno alfabetizzati che siano, ma non di lettori. Così capita che qualche politico, sempre nell’italica accezione del termine, strepiti portando alla ribalta argomenti esistenti solo nella sua immaginazione o altri chiariti da tempo immemorabile.
Ultimamente due micropolitici, uno del Sud e uno di casa mia, hanno puntato il loro indice contro di me. Ma, insomma, che cosa diavolo ci fa questo Montanari con il microscopio che “gli abbiamo comprato”? Lui fa soldi a palate e di ricerca manco se ne parla.
Non temete: non ho nessuna intenzione di ripetere le cose che conoscete già a memoria. Vorrei solo far conoscere una fetta della nostra ricerca, e una fetta importante, che altrove avrebbe grande risonanza ma che da noi è rigorosamente taciuta.
Ormai da tempo abbiamo visto che le polveri di cui ci occupiamo sono capaci di passare da madre a feto e lì, a seconda dello stadio di gestazione nel quale il fenomeno avviene, possono causare l’istaurarsi di malformazioni non di rado incompatibili con la vita stessa. Quando la compatibilità con la vita c’è, si tratta di una vita da non augurare a nessuno.
La scoperta, poi, della capacità delle polveri di entrare nel nucleo delle cellule dove risiede il DNA non è cosa da trascurare.
Comunque, perfino l’ARPA si è accorta che le polveri hanno la capacità di mutare il genoma umano.
Nel libro Il Girone delle Polveri Sottili sono raccontati alcuni casi di malformazione, ma qui ne vorrei ricordare uno che al momento della stesura non ci era ancora capitato. Da una città della Pianura Padana

ci sono arrivati i reperti di un bambino morto otto ore dopo la sua nascita e la diagnosi dell’anatomo-patologo è stata leucemia mieloide acuta. In quei reperti prelevati da vari organi, dal cervello ai linfonodi, abbiamo trovato una miriade di polveri micro e nanometriche solide, inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili, tipicamente antropiche.
Due cose vanno tenute presenti: la prima è che il bambino ha sviluppato la malattia in grembo di una donna non ammalata, dunque, è nato con una sorta di terribile peccato originale di cui non è di sicuro responsabile, e la seconda è che, ovviamente, il bambino non era mai uscito dal grembo materno e, perciò, quelle polveri di chiarissima origine ambientale gli sono state regalate dalla mamma. Stessa cosa in tutti i casi che osserviamo compresi quelli, interessantissimi, di una patologia fetale di solito rara che ci sono arrivati da Malta, in cui le polveri antropiche si sprecano. Stessa cosa in un caso che ha avuto risvolti giudiziari, un caso di cancro della prostata in un bambino di otto anni, per il quale non solo nessuno ha contribuito con un centesimo (è la prassi), ma di cui si è persino taciuta la paternità delle analisi. Purtroppo, anche se democraticamente messe ai voti e dichiarate innocue per ragion di stato, le polveri nell’organismo e, ancor di più, in un organismo in rapida formazione, a rischio di deludere qualcuno sono quanto mai aggressive.
Così uno dei nostri impegni oggi è quello di fare ricerca sui reperti di feti che ci arrivano, una ricerca costosa, come sa bene chi ha qualche idea di come funzionino nei fatti le cose, che noi affrontiamo con il poco denaro che riusciamo a raggranellare da qualche consulenza e da qualche indagine a pagamento. Da fuori, nessun aiuto. Anzi.
A complemento, stiamo studiando, sempre a spese nostre, anche reperti di latte materno con campioni che ci arrivano dall’Ospedale di Alessandria.
A questo punto, è del tutto naturale che io chieda a questi politici (li chiamo così solo per comodità) che cosa facciano loro per affrontare questo problema, visto che l’unica funzione per cui giustifichino la loro esistenza dove si trovano e lo stipendio che passiamo loro (oltre al resto) è quella di occuparsi del bene comune.
Una malformazione fetale è una tragedia quando ci capita in casa e, ve lo assicuro, toglie il fiato anche se capita in casa d’altri. A meno che, va da sé, non si abbia lo stomaco di quei personaggi, uno stomaco, devo dire, un po’ curioso. Tempo fa il presidente di un consiglio comunale m’impose di non mostrare l’immagine di uno di quei bambini perché avrebbe potuto turbare la sensibilità dei suoi colleghi. Colleghi, va sottolineato, che si apprestavano a sottoscrivere con entusiasmo la costruzione di un nuovo inceneritore (pardon, “termovalorizzatore”, come sottolinea ancora oggi un povero policuzzo pugliese che ignora, tra le mille altre cose che gli sfuggono, la lingua italiana). Quell’inceneritore, come la chimica e la fisica comandano, di polveri ne avrebbe prodotte a centinaia di migliaia di tonnellate, ma questo è un fatto che passa in secondo piano quando ci sono tanti interessi in gioco per i quali si può tranquillamente schiattare.
E così accadde quando mia moglie fu invitata ad un convegno scientifico frequentato da scienziati (così si erano presentati) che squittirono scandalizzati quando videro le immagini incriminate. Le porcherie vanno tenute accuratamente nascoste come, ad esempio, si cerca di fare in Sardegna, ma la cosa non è troppo diversa altrove, e chi sbircia in quei segreti deve pagarla. “Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti.” Appunto.
Ed è questo che i politicanti cercano di fare: di punirci, di farci chiudere tutto. Degl’ignobili mascalzoni, certo, ma, da uomo, non riesco ad augurare loro altro che di non dover mai passare attraverso il dolore di venire in laboratorio da noi con un pezzo di un loro figlio mai nato o malato di cancro.
Fino a che siamo in tempo, fino a che la vostra azione da barbari ignoranti come siete non sarà arrivata a distruggere la nostra ricerca, prego il Cielo che apra un barlume nel vostro cervello e che, se non siete capaci di collaborare, almeno ci dimentichiate.
Per chi voglia documentazione, oltre a quanto trova in questo blog, consiglio di leggersi “Eu Research on Environment and Health” pubblicato dalla Commissione Europea e di consultare http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_eventi/2006/atti/Gatti.pdf

e http://www.oeghmp.at/download/veranstaltungen/2007-06-10_4th_inches_conference/program.pdf.

mercoledì 15 ottobre 2008

MATRIX FINANZIARIO

Da www.ilcorrosivo.blogspot.com

Pubblichiamo l' articolo scritto da un amico, che porta interessanti spunti di riflessione riguardo alla crisi finanziaria e mette in luce come dietro al piano mondiale di salvataggio delle banche, presentato all'opinione pubblica come un'operazione salvifica nell'interesse di tutti i cittadini, si nasconda invece la volontà di salvaguardare il profitto degli Istituti bancari, drenando ulteriori risorse economiche dalle tasche semivuote dei cittadini stessi.



Matrix finanziario


Sergio Sedia


La crisi che ha investito la finanzia mondiale è stata in realtà la più grande truffa mai realizzata. C'è da rimanere ammirati da tanto genio.Comincio dall'inizio.
I Mutui Subprime
Un bel giorno in America le banche inventano i mutui subprime, ovvero mutui concessi senza garanzie reali. Sostanzialmente chi si recava in banca compilava un modulo, una sorta di autocertificazione, in cui prometteva di far fede all'impegno e di avere (senza specificare quali) le dovute garanzie, a questo punto timbro e firma dell'impiegato e il mutuo veniva erogato anche al 100% del valore dell'immobile.In Italia, per essere chiari i nostri mutui sono Mutui Prime, dati cioè solo con solo garanzie adeguate (contratto lavoro tempo indeterminato, immobili, firme di garanti o combinazioni delle stesse)


Ipoteca SubPrime
L'unica cosa che faceva la banca per tutelarsi era un' ipoteca, chiamata subprime, sulla casa del mutuatario.In caso di insolvenza del debitore partiva il pignoramento che precedeva la vendita all'incanto.Venduto l'immobile la banca rientrava del prestito, guadagnandoci comunque con le commissioni iniziali , le perizie, le penali e la rivalutazione dell'immobile stesso. La Banca poteva decidere anche di non vendere l'immobile e di patrimonializzare lo stesso (inserirlo nel patrimonio della banca).


La Cartolarizzazione - passo primo
I mutui venivano poi ceduti ad una società X specializzata nell'acquisto dei subprime.La cartolarizzazione quindi cominciava con quel meccanismo con cui la banca cedeva il suo credito ( il mutuo subprime) ad un'altra società e aveva come contropartita una cifra più bassa dell'ammontare del mutuo (fatto il mutuo del valore di 100 la banca ne voleva solo 50). Quindi la banca incassava 50 e subito il giorno stesso che erogava il mutuo, mentre la società che acquistava il mutuo diventava lei la creditrice nei confronti del mutuatario (il cristo che aveva richiesto il mutuo) a avrebbe incassato poi 100 ma solo alla fine del mutuo.


La Cartolarizzazione - passo secondo
Cosa ci guadagna la società X che acquistava il mutuo subprime?In teoria molto, ma è legata ad un rischio alto (il rischio che il debitore diventi insolvente) e deve attendere molti anni (se un mutuo dura 30 anni, visto che l'ha pagato 50 anzichè 100 dovrà attendere circa 15 anni) prima di cominciare a guadagnare molto.


La cartolarizzazione - passo terzo
Qui entra in gioco l'ingegneria finanziaria. Dato che la società che ha acquistato il mutuo non vuole aspettare tutti questi anni pieni di rischi prima di guadagnarci tanto, un giorno inventa, grazie alla Cartolarizzazione, il prestito obbligazionario garantito dal mutuo subprime in modo tale da cominciare a guadagnare tanto già da subito e tantissimo dopo un pò di anni.In sostanza la società X emette obbligazioni per reperire liquidità e le garantisce (o meglio crede di garantirle con le rate dei mutui che gli dovrebbero entrare ogni mese). Il risparmiatore acquista le obbligazioni, di solito appetibile perchè con tassi alti, e la società X si impegna a pagare le cedole annuali o semestrali e di restituire il capitale alla scadenza.La cartolarizzazione è riuscita. La società X ha un credito non ancora saldato (il mutuo subprime) e lo trasforma in prestito (le obbligazioni).


Il moltiplicatore del nulla
In sostanza partendo da una mezza promessa di pagare le rate si metteva un modo un meccanismo diabolico di moltiplicatore di ricchezza. Il meccanismo, per scattare, doveva prevedere però che le persone dovessero essere molto invogliate a chiedere prestiti. L'invenzione del mutuo con autocertificazione era la soluzione.Immaginiamo un grande fratello che segue il cittadino che si reca in banca per chiedere il mutuo subprime. Sono tutti li che osservano e attendono quella firma sul modulo per partire dai blocchi.1. Il cittadino firma2. La banca, sapendo del rischio, un secondo dopo si disfa del mutuo3. La società X acquista il mutuo pagandolo la metà ma sa che rischia e un attimo dopo emette obbligazioni per avere immediatamente liquidità che potrebbe non avere alla scadenza del mutuo.4. le obbligazioni vengono acquistate dai cittadini o direttamente o tramite prodotti complessi appioppati loro dalle banche.5. Il ciclo si chiude. Si parte dal cittadino che firma un mutuo che non potrà pagare e si arriva, magari un secondo dopo, ad un altro cittadino che allo sportello vicino sta acquistando un obbligazione nata dal nulla.


I Guadagni
I guadagni sono tanti.Le banche guadagnano sulle commissioni e ottengono 50 subito.Le società X immediatamente ottengono un mare di liquidità che fanno girare.I cittadini, inizialmente, hanno una casa da un lato e obbligazioni che fruttano dall'altro.


L'ingannoAffinchè tutto funzioni è di vitale importanza che il meccanismo giri alla perfezione per un pò in modo tale da invogliare i cittadini a comprare case, ottenere mutui e acquistare obbligazioni. Sono sufficienti un paio di anni per ottenere fiducia e nascondere abilmente i primi accenni di insolvenza dei mutuatari.


Il Crac
L'economia americana non tira più, chi ha ottenuto un mutuo subprime non riesce più a pagare le rate, ma tanto che gliene frega: non perde nulla, al massimo gli si pigliano la casa. Il massimo rischio è quello di aver creduto di pagare un mutuo ed invece stavi pagando l'affitto.Cittadini che non pagano le rate significa soldi che a qualcuno non arrivano più. A chi? Alle società X che non riescono più a pagare le cedole delle obbligazioni. Inizia il panico. Le persone vogliono vendere le obbligazioni per riavere almeno il capitale ma non è possibile perchè la liquidità è compromessa. Il sistema crolla soprattutto perchè le società X sono quasi sempre società delle banche e perchè le obbligazioni tossiche e le varianti di esse ( i derivati) sono ormai dappertutto. I cittadini che hanno acquistato le obbligazioni rivogliono i loro soldi ma non sanno che gli unici che possono ridarglieli non sono le banche ma i cittadini stessi che hanno allegramente acceso un subprime.Il resto della storia la conoscete.


La parte centrale della truffa
Le banche (e le assicurazioni) vanno in difficoltà, Fannie e Freddy falliscono, poi segue Lehman Brothers, AIG , Morgan Stanley e poi il mondo intero. Bisogna fare qualcosa e le banche sanno che qualcosa verrà obbligatoriamente fatto, è il panico e nessuno ragiona. Bisogna salvare le banche!Bisogna garantire liquidità al sistema per permettere a qualcuno di riavere i suoi soldi e alle banche di non fallire.Gli USA salvano AIG e poi immettono 700 miliardi di $ nel sistema bancario. A ruota segue tutto il mondo.La crisi forse è scongiurata ma con un bagno enorme di soldi pubblici immessi nel sistema privato ( le banche).Il cittadino ci rimette la casa.Il cittadino ci rimette le obbligazioni.Il cittadino ci rimette i soldi suoi pagati in tasse e contributi per salvare le banche.


I pignoramenti
Nel frattempo i pignoramenti sono stati tutti eseguiti. Le società X sono rientrate in possesso degli immobili ipotecati.Di tutti gli immobili.


Qualcosa è sfuggito
La crisi nasce perchè i cittadini non riescono a pagare più le rate del mutuo. Tutto nasce da questo punto fondamentale. L'effetto domino ha l'inizio nella difficoltà di onorare il debito.La liquidità doveva essere immessa si, ma da un'altra parte. Dall'unica parte possibile.I 700 miliardi di $ dovevano essere dati ai cittadini per permettergli di pagare le rate e non alle banche.I soldi dovevano essere dai ai debitori e non ai creditori.I CITTADINI avrebbero pagato le rate, le rate sarebbero servite per pagare le cedole delle obbligazioni dei CITTADINI e sia gli immobili e sia i soldi sarebbero rimasti ai cittadini.I cittadini avrebbero immesso i lLORO 700 mld di $ nel LORO sistema per salvare SE STESSI.La realtà è che i cittadini hanno immesso i LORO 700 mld di dollari per salvare LE BANCHE e rimetterci il culo la casa e i soldi,mentre le banche sono state abilmente "salvate" e così i manager.I cittadini distrutti e il sistema finanziario salvo, e dato che i subprime e i derivati sono a tutti gli effetti prodotti legali nessuno potrà mai essere accusato di truffa.


I risvolti economici del salvataggio dei cittadiniSe i soldi fossero andati con una legge speciale ai possessori dei mutui in difficoltà gli effetti sarebbero stati:1. Stabilizzazione del sistema. I cittadini americani, tranquilli di diventare proprietari degli immobili, avrebbero reimmesso i soldi del governo (i 700 mld $) nel sistema grazie ad un aumento di consumi dato dall'esonero del pagamento delle rate. Più consumi, più produzione, più tasse.2. Una ripresa generale dell'economia, in quanto il sistema americano generando ricchezza avrebbe trainato il sistema globale.3. Euforia dei mercati. Il salvataggio delle rate dei mutui avrebbe generato una euforia contagiosa, a differenza della paura di oggi, con risvolti enormi sui mercati azionari.4. Apprezzamento del mercato immobiliare. Gli immobili acquistati dai possessori dei mutui avrebbero garantito il trend positivo di aumento di valore del mercato immobiliare, garantendo un corretto rapporto tra domanda e offerta di immobili.5. Mercato immobiliare solido significa tasso di interesse basso (tasso di sconto) il che garantisce l'accesso al credito (mutui e prestiti) da parte dei privati e finanziamenti alle imprese. Questo significa ancora di più aumento dei consumi, quindi del gettito fiscale e più produzione. E naturalmente più posti di lavoro.6. nel frattempo si sarebbero dovuti sospendere i subprime e le emissioni di obbligazioni.


La realtà
Qualcuno ha volutamente destinato il denaro dei cittadini non verso loro stessi ma verso i loro carnefici, salvandoli e facendoli arricchire (azzeramento dei debiti + immobili pignorati).La truffa più audace e straordinaria del secolo è incredibilmente riuscita. Cosa dire?
Chapeau.
Pubblicato da Marco Cedolin

martedì 14 ottobre 2008

A COSA DERVE LA CRISI FINANZIARIA? E A CHI GIOVA?

DA: www.paolofranceschetti.blogspot.com

1. Premessa
Come tutti sanno questo blog [di Paolo Franceschetti] parla di argomenti vari, Mostro di Firenze, Moby Prince, Ustica Moro, ma tutti accomunati da un nesso comune. La massoneria. Cosa c’entrano questi argomenti con il crack finanziario? Centrano. Centrano. Se avrete la pazienza di seguirmi per un po’ ve lo chiarisco, cercando di spiegare il motivo di questo crack finanziario quasi globale, che è solo prodromico ad altri ancora peggiori, questa volta globali. Cercheremo di capire cioè chi l’ha innestato e perché. Ho iniziato a capire la potenza della massoneria e i suoi fini, non da complottista fissato, non da appassionato di gialli ed esoterismo. I complotti non mi avevano mai interessato e non ho mai avuto fiuto per i rebus o per i gialli. Certo, avevo intuito che dietro tutte le morti sospette nei testimoni dei processi, dietro agli infarti, agli incidenti, c’era qualcosa di potente. Avevo intuito che se tutte le stragi italiane erano rimaste impunite qualcuno manovrava dall’alto. Ma non avevo capito chi c’era dietro, e soprattutto non avevo capito perché. Poi ho iniziato a capire, dopo l’inchiesta Cordova, la potenza della massoneria, cioè una forza in grado di legare tra sé, e subordinare ad essa, mafie, servizi segreti, e poteri illeciti vari. Fin qui OK. Ma restava una domanda… Se esiste un’organizzazione così potente da condizionare la politica degli Stati, organizzare guerre, organizzare stragi e farla sempre franca, uccidere tutti coloro che si oppongono al sistema, qual è il fine ultimo di questa organizzazione? Il fine era quello che mancava.
Poi ho capito


2. Il sistema.
Ho iniziato a capirlo studiando le leggi del sistema bancario. Studiando - da giurista e non da esoterista – il mondo delle banche, il suo funzionamento e i suoi riflessi sulla vita di tutti noi cittadini. Banca d’Italia, BCE, Fondo Monetario internazionale… E ho capito che è quello il cuore di tutti problemi: il mondo bancario. Vediamo di riassumere i punti salienti della mia ricerca:

1) Anzitutto una prima anomalia che si palesa subito a chi studia l’argomento, è il funzionamento della Banca D’Italia e della BCE. La Banca d’Italia è per il 95 per cento in mano ai capitali privati, ovverosia Intesa-San Paolo, Generali, Monte dei Paschi di Siena, ecc…. La quota più rilevante è quella di Intesa San Paolo che è una vera e propria quota di controllo. Quindi ecco un primo grosso problema della politica e finanza italiane: la moneta non viene emessa dallo stato, ma dalla banche private; il controllo della moneta e degli istituti di credito è in mano alle banche private e non allo stato. Cioè i controllati si controllano da soli.
Questo significa una cosa sola: che sono le banche a governare il paese, e non la politica, e che i politici sono asserviti ai bancheri e agli imprenditori. Ciò è confermato dalle leggi che disciplinano le banche, ove è evidente che il governo non ha nessun potere su Banca D’Italia, né di controllo né di nomina degli amministratori.
2) La seconda anomalia è europea. Noi dipendiamo dalla BCE. E la BCE è un istituzione indipendente dalla Comunità europea, con più poteri addirittura dello stesso parlamento europeo. Gli amministratori della BCE son svincolati dai governi, non rispondono praticamente a nessuno e godono addirittura di immunità superiori a quelle, già corpose, dei parlamentari europei.
In poche parole: la finanza europea dipende dalla BCE.

3) La cosa che salta agli occhi è che la Banca d’Inghilterra ha il 17 per cento del capitale della BCE. Ma l’Inghilterra è fuori dall’euro, quindi non ha senso che una nazione straniera fuori dal circuito dell’euro possa controllare i destini dei paesi dell’area Euro. Ora, se i geni dell’anticomplottismo saltano subito su a precisare che quel 17 (superiore pure alle quote italiane, francesi, spagnole) è solo formale, basta un minimo di intelligenza per capire che un’istituzione come la Banca d’Inghilterra non si insedia certo in un organismo importante e potente come la BCE solo formalmente. In realtà “sostanzialmente” le banche inglesi hanno un potere enorme sulle banche europee. Vediamo come.

4) Facendo una breve ricerca che chiunque può fare da solo su Internet, risulta che il vertice della massoneria mondiale, il vertice UFFICIALE, è nella corona inglese. Ora, siccome la corona inglese nomina i dirigenti della Banca d’inghilterra (è sufficiente controllare sul sito ufficiale della banca) ne consegue che la Banca d’Inghilterra è controllata dalla massoneria. E questo non lo diciamo noi, ma lo dicono i siti ufficiali di queste istituzioni.

5) Considerando l’importanza e la potenza della massoneria a livello mondiale ci vuole poco a capire quindi chi, veramente, detiene il potere nella BCE, e per quale motivo i vertici della BCE non rispondono penalmente e civilmente neanche nei confronti del parlamento europeo. Ma la vera anomalia non è neanche questa.

6) La cosa più assurda è che controllando il flusso degli investimenti delle banche italiane, si nota che molte, tante, troppe azioni e troppi milioni di euro, sono investiti in… banche inglesi e americane. Barclays, Rockfeller, Morgan Stanley, ecc., creando un conflitto di interessi pauroso. In altre parole, il nostro destino è legato a filo doppio alle sorti delle banche inglesi e americane. In questo modo si crea però un conflitto di interessi, perché le leggi o le manovre finanziarie che rafforzano l’Euro danneggiano le altre monete, ma rafforzando la nostra moneta paradossalmente allo stesso tempo danneggiamo anche le nostre banche e i nostri investimenti, e viceversa. Analizzando quindi i flussi di capitali e la ricchezza ci si accorge che tutto il potere del mondo è concentrato in poche mani, di pochi gruppi bancari e industriali il cui destino è legato a filo doppio dalle stesse vicende. A questo punto si capisce perché la politica sia assoggettata alle banche e perché chi prova a toccare le banche muore. Si capisce cioè perché, gira e rigira, tutti quelli che si sono avvicinati alla massoneria e/o alle banche sono morti, da Falcone, ad Ambrosoli, a persone meno conosciute come Arrigo Molinari che avevano provato a portare alla luce il problema del Signoraggio (Arrigo Molinari che, ricordiamolo, morirà in un lago di sangue, secondo il copione più classico dei delitti della Rosa Rossa, in una data il cui valore numerico è, non a caso,

7). Ma ancora non si capisce il fine di tutto ciò. Controllare tutto va bene. Ma perché? Studiando i meccanismo del sistema bancario la cosa appare chiara e risulta evidente il motivo della crisi di questi giorni. Anche qui occorre procedere per punti.

1) Le banche prestano denaro virtuale ed inesistente a fronte di beni reali. Spieghiamo meglio. Per prestare denaro una banca non fa alcuna fatica, deve solo scrivere una cifra sullo schermo di un PC. Si digita: 1.000.000.000 di euro e voilà… come per magia la banca ha prestato un miliardo di euro. Quando l’azienda, il privato, o lo stato estero, non possono restituire, la banca fa un’operazione molto semplice: chiede all’azienda mezzo miliardo di azioni in cambio dell’azzeramento del prestito; chiede al privato i suoi beni in cambio dell’azzeramento del prestito; oppure chiede allo stato estero del terzo mondo una miniera di diamanti, di oro, ecc…. Non è un caso che la maggior parte delle miniere di diamanti dell’Africa siano di proprietà di banche europee. Il meccanismo è semplice: se Tizio non può pagare un debito di 100, la banca si accontenta di un bene che vale 50. Tizio ci guadagna. La banca, contabilmente, ci rimette. In realtà, dal punto vista reale, la banca non ha perso nulla, ma al contrario ha guadagnato una miniera, il controllo di una società, i beni di Tizio. Cioè in altre parole la banca non ha perso nulla, tranne una cifra scritta sullo schermo di un PC; ma in cambio ha acquistato petrolio, diamanti, oro, terreni, case. Ricordiamoci poi che da Bretton Woods in poi, nel 1944, il sistema bancario mondiale non è più vincolato all’oro, ma è poco più che carta straccia. Il suo valore infatti è dato da un complesso di calcoli e di variabili che in sostanza fanno dipendere il suo valore dalla fiducia che in un dato momento il mondo accorda a quella moneta. La banca cioè (o il suo prestanome) a fronte di un esborso pari a 0, acquista beni reali, diamanti, oro, terreni, case, società. Inoltre, allo stato attuale, non esiste neanche una quantità di cartamoneta sufficiente a coprire tutti i conti correnti e i debiti della banche. Questo significa che se domani tutti i risparmiatori si recassero a prelevare contanti, in circolazione non ci sarebbe neanche un numero di monete sufficiente a restituire il tutto. Il denaro, in altre parole, è diventato meno che carta straccia. E’ diventato un numero scritto sullo schemo di un PC. Quindi è sbagliato dire che la banche “falliscono”. Fallimento implica l’idea di sconfitta. Sarebbe più corretto dire che la banca “termina il suo lavoro”. Quando la banca fallisce, in realtà non fallisce affatto, ma ha completato la sua opera: che è quella di acquisire beni reali a fronte della cessione di beni inesistenti. Avere un bilancio in passivo, per una banca, equivale ad avere in mano un documento con calcoli e cifre… ma avere in mano anche beni materiali di ingente valore acquistati per poter arrivare a questo buco di bilancio.

2) L’altro strumento di questa immensa operazione è stato il fenomeno delle privatizzazioni. Ci avevano detto che la provatizzazione serviva per rendere più efficiente il sistema dell’energia, il telefono, l’acqua, tutto. All’inizio ci avevamo creduto. Ma oggi abbiamo capito che non è così. Telecom è più inefficiente di prima, quando la società si chiamava SIP. Mentre l’Enel, in questi anni, ha moltiplicato gli “errori” sulla bolletta e sui contatori, che sono all’ordine del giorno e si traducono una truffa sistematica ai danni dei cittadini, con un meccanismo che prima, quando questi enti erano in mano statale, non accadeva. Per non parlare delle società di riscossione delle tasse degli enti locali, che diventano private. Cioè si affida un servizio pubblico impositivo ad un ente privato che mediante le cosiddette cartelle esattoriali pazze, incamera illegalmente milioni di euro. Come poi sappiamo, è in atto un processo di privatizzazione degli altri servizi pubblici essenziali, come l’energia e l’acqua. E chi controlla l’acqua, l'energia e il cibo, controlla il pianeta.

3. Conclusioni
Studiando il sistema bancario, si spiega la ragione dell’intoccabilità delle banche. Ecco perché nessun partito, da destra a sinistra, salvo pochissime eccezioni, ha sollevato il problema. Neanche i paladini dei poveri come Rifondazione Comunista lo hanno fatto; né i paladini del nazionalismo e della forza dello stato, lega e AN, hanno denunciato questo stato di cose. Perché la parole d’ordine della politica è occuparsi di temi solo secondari, dall’aborto ai Pacs. Ma mai, in nessun caso, occuparsi della banche (che poi significherebbe risanare il bilancio dello stato e evitare il crack economico e finanziario). Da queste leggi, e dalla situazione economica e finanziaria, si risale al gruppo Bilderberg., alla P2, alla Rosa Rossa e a tutto il resto. Rosa rossa che è il cuore del potere bancario, finanziario, e politico. E allora non ci si stupisce più del motivo per cui, ad esempio, si trova il simbolo della rosa non solo nei simboli dei partiti; ma lo stilema di una rosa, compare nel sito di una delle istituzioni bancarie più importante del mondo, Euroclear (l’ex Cedel). E non deve stupire che tale stilema, in quel sito, sia immerso nel colore rosso, che altro non è che il lago di sangue che è stato versato in tutti questi decenni per arrivare alla situazione attuale; una situazione che è stata preparata con cura nei decenni, dai politici e dai finanzieri, in un legame indissolubile in cui nessuno poteva fare a meno dell’altro, e che ha richiesto un enorme dispendio di energie affinchè il piano finale potesse realizzarsi. Infatti per arrivare ad un’operazione del genere era necessario che nessun politico potesse dissentire dal programma globale; e che tutta la grande finanza, col tempo, si fosse assoggettata ad esso. Ecco allora che i pochi politici onesti col tempo sono stati allontanati. Ecco che chiunque arrivava alla verità moriva. Ecco le stragi di stato, per poter permettere il passaggio all’attuale sistema bipolare sull’onda della paura. Ed ecco le ragioni di questo crack finanziario globale: far crollare il sistema bancario, per far perdere al denaro il suo valore, ma affinchè i beni, siano essi terreni, oro, diamanti, abitazioni, continuino a valere. E quelli sono in mano ai grandi gruppi bancari e finanziari. Se a questo crack aggiungiamo la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compresa l’acqua, la luce, il quadro è completo. Tutto ciò rientra nel progetto di controllo globale delle risorse: i grandi gruppi bancari e industriali, nonostante il fallimento (anzi… proprio grazie a questo) avranno in mano non solo beni materiali come oro diamanti petrolio, ma anche risorse primarie, come acqua e energia elettrica.


Riassunto per domande e risposte.

Riassumiamo il tutto con semplici domande e risposte.
1) Chi ha voluto il crack? Le grandi banche. I grandi banchieri ovverosia il vertice della massoneria internazionale. BCE, Banca D’inghilterra e Federal Reserve in testa.
2) Perché? Per arricchirsi. Loro hanno acquisito e acquisiranno beni reali, mentre perderanno solo denario, ovverosia una posta virtuale che non vale niente. Il fallimento, infatti, arricchirà queste persone, e non le indebolirà. Sono loro che hanno le materie prime.
3) Di chi è la colpa? Della politica che lo ha permesso. Dei banchieri e della finanza internazionale che in questi decenni hanno corrotto e/o ucciso tutti quelli che si sono opposti a questo progetto.
4) Quali mezzi hanno usato? Il trattato di Lisbona, l’Unione Europea, i sistemi politici bipolari (non a caso fortemente voluti dalla P2). Questi sono solo i mezzi per accentrare tutti i poteri in poche mani, e allontanare i centri decisionali del potere dalla gente. E sono uno strumento per permettere questo crack finanziario, che diversamente non sarebbe stato possibile, se la politica avesse fatto il suo dovere e se ciascina nazione avesse curato i propri interessi anziché quelli dell’Unione Europea.
5) Ma cosa c’entra la Rosa Rossa con il crack finanziario, con Cogne, Erba, e il Mostro di Firenze? La massoneria rosacrociana, per poter attuare un piano decennale come quello che si può vedere in atto, è (e non può che essere) potentissima. Se qualcuno dei suoi membri commette delitti di natura esoterica, per finalità specifiche interne all’ordine, questi vengono coperti da tutti gli affiliati all’organizzazione. Si tratta di un’organizzazione che ha il potere di unificare l’europa e poter programmare un crack finanziario che era risaputo in tutti gli ambienti; un crack cioè che è stato voluto dalla elite bancaria e finaziaria, e appoggiato dalla maggior parte dei politici al governo che sono i meri esecutori materiali di questi gruppi. Un organizzazione così ha logicamente il potere di controllare e intervenire anche nelle vicende apparentemente marginali, come i delitti di sangue commessi dai suoi affiliati. In effetti, da questo punto di vista, hanno ragione Berlusconi e Tremonti. La situazione è sana: le banche infatti, non “falliscono” se non vitualmente, ma hanno raggiunto il loro obiettivo. E, dal loro punto di vista, non c’è certo di che preoccuparsi. Chi si deve preoccupare sono solo le persone che avevano accumulato, orgogliose, quelle decine di migliaia di euro in banca. “Loro”, i potenti, comunque vada cascheranno in piedi e si rialzeranno addirittura più forti di prima, con il controllo delle risorse economiche del pianeta.


PS.
L'articolo, per essere comprensibile, è volutamente generico. Altrove, in passato, ho trattato in modo più approfondito il problema della Banca d'Italia e dei legami tra massoneria e Banca d'Inghilterra con i riferimenti legislativi precisi.http://www.altalex.com/index.php?idnot=37581 http://www.altalex.com/index.php?idnot=38143 Per il problema delle banche si possono consultare i siti http://www.signoraggio.com/, Disinformazione, e il sito di Larouche http://www.movisol.org/, che da anni anticipavano il crack finanziario che oggi è sotto gli occhi di tutti. Da anni. Ma si sa... quelli sono siti complottisti. Meglio leggere il Corriere della Sera, che è equilibrato ed equidistante, Repubblica per chi è un po' a sinistra, e il Giornale per chi è un po' a destra.
Pubblicato da Paolo Franceschetti

lunedì 13 ottobre 2008

CENTRALI NUCLEARI:Conseguenze sanitarie e danni biologici dalle radiazioni

Da www.progettohumus.it



Con la radioattività non si scherza. Ne sapevano qual­cosa i primi fisici che all'ini­zio del secolo scorso provarono sulla propria pelle che cosa voleva dire essere sot­toposti alle radiazioni degli elementi che si iniziava a studiare proprio in quegli anni.

Nella filiera nucleare si ha ovviamente a che fare con molte radiazioni, e non soltanto quando avvengono degli incidenti. «La centrale è uno degli elementi fonda­mentali del ciclo del com­bustibile nucleare, ma non è l'unico - afferma » Giuseppe Onufrio, direttore del settore Campagne di Greenpeace -.

Emissioni di radioattività si producono dalla culla alla tomba e cioè dalla miniera al ritrattamen­to del combustibile, certa­mente la fase più sporca, e anche dai depositi di scorie. Le emissioni radioattive in atmosfera da una centrale sono prevalentemente costi­tuite da isotopi radioattivi di gas nobili come lo Xeno e il Krypton e quelle in ac­qua dal trizio e possono va­riare abbastanza da impian­to a impianto e da anno ad anno. Le dosi annuali per i gruppi più esposti della po­polazione, come riportate dalle statistiche ufficiali, possono variare da frazioni minime della dose massima ammessa a quote più eleva­te ma generalmente al di sotto dei limiti. Va però ri­cordato che non esiste una soglia al di sotto della quale si è a rischio zero.» A differenza di quello che si sente comunemente dire, una centrale nucleare in condi­zioni di funzionamento normale produce quindi un in­quinamento ambientale da radiazioni, che possono es­sere assunte dai lavoratori e da chi vive nelle vicinanze. Ma queste persone quanto rischiano? «La ICRP (lnternational Commission on Radiological Protection) è la Commissione creata nel 1928 che detta le racco­mandazioni e le normative in merito - afferma Gianni Mattioli, professore di Fisica Matematica all'Università La Sapienza di Roma e storico esponen­te del movimento ambienta­lista -. Essa definisce il si­gnificato di dose massima ammissibile non come la dose al di sotto della quale non si corre nessun pericolo, ma come la dose di ra­diazioni per cui i rischi per la salute umana (tumori, leucemie, danni genetici) si ritengono compatibili coi benefici economici. Ciò si­gnifica che alla dose massi­ma ammissibile si viene esposti a un certo tasso di rischio. Si calcola che ogni 10.000 lavoratori del setto­re nucleare ci siano in me­dia 10 morti l'anno dovute alle radiazioni, quindi 300 morti in 30 anni di attività ­prosegue Mattioli -. Se pen­siamo alla Fiat degli anni d'oro, quando contava ben 80.000 lavoratori, questo avrebbe significato 80 mor­ti l'anno: si sarebbe chiesto a gran voce di chiudere quelle fabbriche. Non pos­siamo che esprimere il no­stro stupore per il fatto che oggi, in un momento stori­co in cui in Italia si riparla di nucleare, questi temi sia­no completamente scom­parsi - conclude Mattioli -. Sono scandalizzato soprat­tutto dal fatto che un medi­co di prestigio come Umberto Veronesi quando parla di nucleare non ne faccia cenno.»

martedì 7 ottobre 2008

Nanopahtology

A proposito di "Corruzione ad Alta Velocità" mi sembra di aver già copiato abbastanza. Chi ne vuol sapere di più è bene che si compri il libro. Un libro sicuramentwe interessante che a noi, poveri mortali, apre un po' gli occhi sul mondo della politica e dell'economia.

Basta cambio pagina e copio questa recensione, apparsa sulla rivista scientifica Nano, del libro della Dott.ssa Gatti e del Dott. Montanari "Nanopathology".
E' un libro scientifico e scritto in inglese, quindi per me un po' difficilino, ma prima o poi sono sicura che lo leggerò.

Indirizzohttp://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1300&Itemid=1

Questo il testo originale http://www.nanomagazine.co.uk/books.php

Questo è un libro che Sir Arthur Conan Doyle avrebbe potuto invidiare, non solo per il lavoro investigativo intrapreso dalla dott.ssa Gatti e dal suo coautore, il dott. Montanari, che rivaleggia con qualsiasi storia di Sherlock Holmes, ma per il fatto che gli studi minuziosi raccontati dagli autori possiedono implicazioni reali e profonde riguardo l’origine finora inspiegabile di molte malattie.

La “storia” comincia con la richiesta di un consiglio rivolto alla dott.ssa Gatti a proposito di alcuni eventi medici insoliti che sembrano sfidare l’analisi “convenzionale”. Dallo studio di questi casi comincia ad emergere uno schema che ha portato gli autori ad un viaggio straordinario all’interno di un mondo nuovo di causa ed effetto patologico. Nel corso di questo viaggio i due esaminano un gran numero di campioni prelevati da individui colpiti da gravi malattie dei polmoni, del fegato o dei reni. Questi individui hanno certe cose in comune: o vivevano all’ombra di un inceneritore, o lavoravano in un teatro di guerra, o erano in qualche modo coinvolti nell’ambiente di industrie dove le alte temperature di combustione sono una caratteristica della produzione oppure dove si macinano o si fresano metalli. In alcuni casi, e il fatto è ancora più sconcertante, la malattia si manifestava in chi era venuto in contatto con una di queste attività solo in modo indiretto.

In questa nuova patologia molte delle forme di malattia sembrano aver “nucleato” intorno a nanoparticelle di leghe metalliche insolite formatesi attraverso una combustione ad alta temperatura; particelle per le quali l’organismo umano (e magari altri organismi!) paiono non aver sviluppato alcuna risposta immunologica, proprio per la loro relativa novità. Queste particelle capaci d’indurre malattia possono essere il prodotto di processi industriali, il risultato della guerra moderna e, più di recente, di nuovissime particelle ingegnerizzate da scienziati e tecnologi.

In modo agghiacciante,

gli autori sono indotti a concludere che le nanoparticelle di leghe metalliche prodotte da processi industriali e quelle radioattive provenienti dalla guerra possono avere effetti gravi e duraturi, a volte ben al di là di confini geografici regionali in cui sono state formate, visto che, per loro stessa natura, queste particelle sono trasportate con grande facilità. Ambedue gli autori concordano sul fatto che una considerevole ricerca ulteriore è necessaria, ma che dobbiamo prestare grande attenzione alle serie conseguenze potenziali nei riguardi della popolazione mondiale, ora ed in futuro, quando si tratta di molte attività umane. Fino a che la ricerca non sarà stata completata, i dottori Gatti e Montanari suggeriscono di assumere un atteggiamento di estrema cautela verso l’esposizione di qualsiasi lavoratore o utilizzatore di nanoparticelle metalliche, radioattive o ingegnerizzate, indipendentemente dalla fonte da cui derivino.

A questo punto va sottolineata vigorosamente la necessità di educazione da parte della professione medica rispetto a pericoli potenziali che le nanoparticelle comportano e la possibile contaminazione della catena alimentare da parte delle attività che le generano (come gl’inceneritori). E, quel che è peggio, rispetto ai pericoli indotto dai prodotti della guerra che stanno mettendo gli abitanti innocenti del pianeta ad un rischio estremo ed irreversibile.

L'unico nconveniente di questo libro, che, in modo deludente, può distrarre alcuni lettori da un testo altrimenti pioneristico ed innovatore è l’imperdonabile quantità di errori grammaticali e di lingua, cosa che avrebbe potuto essere facilmente ovviata da un buon revisore!

giovedì 2 ottobre 2008

Da "CORRUZIONE AD ALTA VELOCITA' " (5° PARTE)

La sentenza del Tribunale di Brescia
Un episodio significativo –scrive la sentenza- era quello dell’intervento di Di Pietro per il cosiddetto salvataggio dell’amico Rea, già funzionario della questura di Milano e dal 1989/1990 comandante della Polizia Municipale di milano, notorio amico del magistrato. Riferiva gorrini di essere stato convocato, nel 1990, da Di Pietro presso l’abitazione di D’Adamo e che nell’occasione aveva chiesto, a lui come a D’Adamo di salvare Rea dalla posizione di pesante indebitamento in cui versava per debiti di gioco. Entrambi, inizialmente riluttanti al precitato intervento, avendo provveduto in altre occasioni ad erogare alRea alcune decine di milioni, alla fine avevano ceduto di fronte alle insistenze del magistrato il quale aveva prospettato anche, in caso di mancato salvataggio, lo scandalo che ne sarebbe derivato per coloro che avevano voluto la nomina di Rea a comandante della polizia municipale, cioè Pillitteri e Craxi.

Piccola chiosa: di Pietro, quindi, si preoccupava per gli altri, Pillitteri e Craxi in particolare, e non per se stesso, dimenticando che era stata proprio la sua presenza in commissione a favorire la nomina di Rea.
Ma lasciamo parlare ancora la sentenza del Tribunale di Brescia:

“L’esborso era stato, dichiarava Gorrini, di circa 600 milioni, dei quali trecento versati da lui. Il risanamento della situazione finanziaria era stato coordinato personalmente da Di Pietro. La conclusione dell’operazione era stata festeggiata con una cena cui avevano partecipato D’Adamo, Rea, Rocca, Di Pietro, Pillitteri, Prada e Radaelli.”

C’è qualcosa che colpisce nel contenuto di questa sentenza: la diversa e diametralmente opposta valutazione di alcuni episodi della “Di Pietro story” fatta dal tribunale di Brescia, presieduta dal giudice Maddalo, rispetto al gip di Brescia Anna Di Martino. Il tribunale , mostrando di non avere alcun timore referenziale nei confronti dell’ex “eroe di mani pulite”, ritiene scarsamente attendibili le versioni dei fatti prospettate da Di Pietro, concernenti i suoi rapporti con Gorrini, Rea e D’Adamo. E questo fa con ragionamenti che a noi sembrano molto più convincenti di quelli fatti dallo stesso ex magistrato, seguiti invece con benevolenza dalla Di Martino.

Non va neanche dimenticato che il tribunale di Brescia, voleva procedere ad un confronto dibattimentale tra Di Pietro e D’Adamo. Ma l’ex “grande inquisitore” si avvalse della facoltà di non rispondere, privando l’opinione pubblica della possibilità di capire da che parte fosse la verità.
Una domanda si impone a questo punto. E’ normale che un magistrato, un pubblico ministero impegnato in inchieste quanto mai delicate, faccia pressione su due imprenditori sull’orlo del fallimento, imputati di gravi reati contro il patrimonio e la fede pubblica, per ottenere un cospicuo pagamento teso all’estinzione del debito di gioco di un amico? Ed è accettabile che la giustificazione di tale richiesta fosse quella di evitare uno scandalo, non a se stesso, ma al sindaco Pellitteri e a quello che Di Pietro considerava come l’artefice massimo di Tangentopoli, il più corrotto, spregevole, cinico, malvagio e insopportabile dei politici italiani? Quel bettino Craxi che di lì a pochi mesi sarebbe stato accusato di tutte le nefandezze del sistema?
Un ulteriore vicenda narrata dal Gorrini riguardava l’affidamento alla moglie di Di Pietro, l’avvocato Susanna Mazzoleni del Foro di Bergamo, di un certo numero di cause della compagnia assicuratrice Maa. Gorrini aveva deciso in tal senso di rispondere ad una esplicita richiesta avanzatagli dallo stesso Di Pietro in occasione di un pranzo cui avevano partecipato anche la signora Mazzoleni e il padre di qeust’ultima, avvocato fiduciario della Maa per Bergamo. La richiesta era stata giustificata dalla necessità di consentire alla moglie del magistrato l’espletamento della propria attività professionale anche sulla piazza di Milano. Lo scopo era quello di alleviare Di Pietro dai fastidi dovuti al continuo spostamento tra Milano, luogo di lavoro, e Curno, in provincia di Bergamo, dove abitava conn la moglie.
Scrive a questo proposito la sentenza del tribunale di Brescia:

“Evidenziava il Gorrini che per ottenere l’assegnazione delle cause si era dovuto imporre, dal momento che la compagnia non era soddisfatta della professionalità dello studio di Bergamo.[…] Da ultimo il denunciante Gorrini riferiva all’ispettore [del Ministero di Grazia e Giustizia] che per certo periodo il figlio di DI Pietro , Cristiano, aveva lavorato presso la Maa per interessamento di Rocca.
E qui va notato che il tribunale di Brescia lancia la prima accusa a Di Pietro, laddove questi cerca di accreditare la tesi della “normalità” dell’assegnazione delle cause. Innanzitutto ribadisce che la Maa non era soddisfatta delle restazioni dell’avvocato Mazzoleni.Quanto alla asserita” necessità di evitare quotidianamente lo spostamento da Bergamo a Milano e, quindi , la possibilità per la moglie di lavorare a Milano per poter entrambi soggiornare qualche giorno la settimana nel capoluogo lombardo”, i giudici la escludevano, affermando che essa “non ha trovato alcun riscontro, perché comunque la famiglia non si è trasferita da Curno.”. Il tribunale di Brescia definiva quella motivazione fornita da Di pietro “poco verosimile”.
Ma ciò che è “èpoco verosimile” per tre giudici di un tribunale, diventa il verbo, la verità assoluta, il Vangelo per un gip dello stesso tribunale che aveva il dovere di leggere le motivazioni di una sentenza passata in giudicato e accettata dallo stesso Di pietro.
E’ sempre il tribunale di Brescia a ricostruire anche la famosa storia del prestito del Gorrini a Di Pietro. Secondo il racconto di Rocca, Do Pietro aveva restituito il prestito da 120milioni, ricevuto nel 1989, in tre rate tra il giugno e l’ottobre 1994: 20 milioni in giugno, con quattro assegni circolari; 50 milioni a fine settembre; i restanti 50 milioni all’inizio di ottobre: nell’ultima circostanza il magistrato gli aveva dato assegni intesti a Di Pietro dalla Larus, la casa editrice del suo libretto La costituzione italiana. Diritti e doveri, pubblicato nel settembre 1994. In una intervista all’Unità, Gorrini così spiegava il perché Di Pietro avesse deciso di restituire il prestito cinque anni dopo:

“Intanto non era un prestito. Io [i soldi] glieli avevo dati quattro o cinque anni prima a fondo perduto. Ho aiutato tanta gente. Lui ne aveva bisogno per ristrutturare una casa. Improvvisamente, dopo che ero stato dagli ispettori, arrivò Rocca che mi restituì i soldi.”

Eppure Rocca aveva raccontato di aver consegnato a Gorrini i soldi datigli da Di Pietro più di un mese prima che li stesso Gorrini fosse ascoltato dagli ispettori ministeriali. E quando il giornalista dell’Unità ricorda a Gorrini che, secondo Rocca, Di Pietro non sapeva che quei soldi venivano da lui l’assicuratore replica

“Qualcuno deve aver detto nel frattempo a Rocca di andare a raccontare quelle cose”