sabato 30 agosto 2008

LA SCIENZA AL SERVIZIO DELLA GUERRA

LA SCIENZA HA LO SCOPO DI PROTEGGERE NON DI ANNIENTARE LA VITA

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4949

L'umanità, a ragione, si aspetta dalla scienza che essa aiuti a risolvere i problemi urgenti come la guerra, la povertà, la fame, la malattia e l'ingiustizia sociale, quando invece sempre più scienziati vendono il loro sapere, le loro abilità, e spesso anche la loro anima, al complesso militare-industriale e mediatico. Si allontanano talmente dal loro lato umano che aiutano a perfezionare i mezzi di annientamento totale dell'umanità. La decimazione delle popolazioni dei paesi poveri ne è la conseguenza, se non l'obiettivo. Si lasciano i popoli nell'ignoranza tenendo segreti i progetti di ricerca, si mente loro facendogli credere che si stanno perseguendo obiettivi umanitari.

La prima parte di questa serie di articoli tratta del soggetto prendendo in esempio la tecnologia militare – basata sulla nanotecnologia – delle armi all'uranio impoverito e delle armi biologiche come l'AIDS e la SARS. Consacreremo un altro articolo ad esempi tratti dalle scienze umanistiche che giungono in soccorso ai bellicisti invece di opporvisi. In un terzo articolo, mostreremo che ci sono sempre stati scienziati che si sono impegnati a favore della protezione della vita e della pace. Si tratterà di vedere come le forze sociali responsabili dell'educazione, della scuola, della giustizia, della ricerca, dell'economia e della politica possono unire le loro forze per ricordare agli scienziati le loro responsabilità nei confronti dei cittadini e della comunità e portarli a rispettare le norme etiche nei loro lavori scientifici.

Nanotecnologia: “ Le nanostrutture, questi nuovi elementi minuscoli, permetteranno di compiere grandi cose.”

Qualche tempo fa è apparso su un grande quotidiano tedesco un annuncio a tutta pagina di un'industria chimica [1]. Un premio Nobel della fisica nato nel 1947 vi evoca i vantaggi di cui si suppone la nanotecnologia (NT) sia dotata. Egli stesso ha contribuito un quarto di secolo fa a far avanzare la NT inventando un microscopio a effetto tunnel che permette di osservare atomi e molecole. Il prefisso nano serve a designare le particelle la cui dimensione è inferiore a 100 nanometri (1nm = 1 miliardesimo di m) e, secondo questo scienziato, la nanotecnologia permette di lavorare su atomi precisi.

Il professore di fisica comincia enumerando prodotti industriali creati grazie alla NT, come padelle e vernici per automobili “estremamente resistenti” e nello stesso tempo “di facile manutenzione”, così come "nuovi materiali dalle proprietà superiori a quelle dei metalli". Inoltre, nanosistemi biologici sono stati studiati “per essere utilizzati in medicina e nella tecnica”, così come “nuove tecniche di combustione [...]che producono energia senza rilasciare CO2 nell'atmosfera”. Si sono investite molte speranze anche nei nanoprocessori “la cui produzione è meno costosa di quella delle attuali chip” e che sono più intelligenti. Secondo il nostro professore, la NT apporterà molto alla medicina. Nelle terapie anticancro, si introducono “delle nanoparticelle fino alle cellule cancerose, dove vengono riscaldate tramite agitazione magnetica distruggendo le cellule in modo mirato.” “Grazie alla nanotecnologia in particolare, un giorno saremo in grado di attaccare i virus e lottare contro pandemie che minacciano il mondo.” Dal momento che nella NT alcune cose sono ancora “ in via di sviluppo, dei timori al riguardo potrebbero manifestarsi nella popolazione, ad esempio a proposito dei chip intelligenti.” Dobbiamo inoltre “comunicare apertamente e creare una fiducia profonda nella scienza”. “Noi ricercatori”, afferma con forza, “ci avventuriamo in terre sconosciute, ma ridurremo i rischi per quanto ci sia possibile.”

Coloro che desiderano sapere di più sulla NT sono invitati, in fondo al comunicato, a “chattare” su internet con degli specialisti. L'argomento di discussione è il seguente: “Le nanostrutture, questi nuovi elementi minuscoli, permetteranno di compiere grandi cose.”[2]

Il profano si sentirà interpellato dalle promesse di questo annuncio, il malato di cancro potrebbe cominciare a sperare nuovamente, in particolare dal momento che gli scienziati celebrano la NT come una “nuova rivoluzione industriale”[3]. Non gli passerà per la testa di diffidare di queste belle promesse perché partirà dal principio che gli scienziati obbediscano ad un'etica stretta. In più, confiderà nel fatto che lo Stato controlli gli scienziati che da esso dipendono dal momento che le loro ricerche sono finanziate con i soldi dei contribuenti.

Nanotecnologia: effetti devastanti sulla salute. Se ci si prende la pena di leggere i rapporti di ricerche sulla NT facilmente reperibili su internet, si giunge ad altre conclusioni. Si può constatare con spavento che la NT è una tecnologia estremamente pericolosa per l'uomo. L'annuncio è un esempio di disinformazione mediatica dell'industria chimica che ha usato i servigi di un premio Nobel.

Hiltrud Breyer, deputata europea specialista della protezione dell'ambiente e dei consumatori, del genio genetico e della bioetica, ha pubblicato su “Blätter für deutsche und internationale Politik”[4] un articolo intitolato “Risiko nanotechnologie" ["Rischio nanotecnologia”, ndt] nel quale ci mette in guardia: la NT è entrata “insidiosamente, quasi inosservata” nelle nostre vite e “ i consumatori vengono usati come cavie indifese per i nanoprodotti”. Questi prodotti sono apparsi liberamente sul mercato “ anche se la NT cela dei rischi considerevoli”. La Commissione Europea riconosce, in un documento intitolato “Nanoscienze, nanotecnologia, un piano d'azione per l'Europa 2005-2009”, che la tossicità e i rischi per la salute dovuti alle nanoparticelle possono essere più pericolosi di quelli provenienti da particelle più grandi, ma nonostante ciò, dal 2007 ha raddoppiato il budget della ricerca.

Per quanto riguarda gli effetti incalcolabili della NT sulla salute, Breyer scrive: “Dato che la superficie delle nanoparticelle è più rilevante della loro dimensione, esse sono molto più reattive, ma allo stesso tempo molto più pericolose. [...] Si fa in modo che le nanoparticelle sintetiche non si leghino a particelle più grandi in modo che siano meno pericolose.” Le nanoparticelle possono, “attraverso i polmoni e il sistema digestivo, giungere nel circolo sanguigno e da lì in tutti gli organi, compreso il cervello, poiché attraversano la barriera ematoencefalica che generalmente impedisce alla maggior parte delle sostanze di penetrare nel cervello”. Siccome la loro piccola dimensione fa sì che non siano riconosciute dal sistema immunitario come dei corpi estranei, possono scatenare infiammazioni e allergie. In esperimenti su dei topi, le nanoparticelle hanno causato “considerevoli danni genetici al cuore e all'aorta.”
Secondo Breyer è dal 2004 che la compagnia di assicurazione Swiss Re mette in guardia contro i “rischi non calcolabili”, stabilendo un parallelo con l'amianto, “ per il quale abbiamo impiegato 100 anni a riconoscerne i rischi”.

Secondo Breyer, non stupisce che gli Stati Uniti, guerrafondai, consacrino la metà del budget disponibile per la ricerca sulla NT per le sue applicazioni militari. Si tratta di ottimizzare le tenute dei soldati, di sviluppare nuove armi e anche di “ottimizzare” alcune capacità come l'intelligenza, la memoria o la forza fisica. Nanotecnologia: le armi nucleari di quarta generazione devono permettere di uccidere in maniera perfetta. Essenzialmente è stato il complesso militare-industriale a ricorrere alla NT e i presunti vantaggi menzionati nell'annuncio non sono che sottoprodotti della fabbricazione di armi da guerra. Un rapporto del 2004, destinato all'Assemblea parlamentare della NATO riguardante “le implicazioni delle nanotecnologie sulla sicurezza”[5], presenta in maniera dettagliata i vantaggi militari della NT. Secondo il relatore, la NT migliorerà considerevolmente la tecnologia militare: “Nel 2002, il Massachusett Institute of Technology (MIT) ha creato l'Institute for Soldier Nanotechnology (ISN) con una dotazione dell'esercito americano di 50 milioni di dollari per 5 anni”. L'obiettivo di questo centro di ricerca è di mettere a punto, con l'aiuto della NT, una tenuta da combattimento multifunzionale che migliori la protezione contro le armi biologiche e chimiche. “Alcune visioni più futuristiche intravedono anche la possibilità, grazie alle nanotecnologie, di sviluppare dei robots da combattimento autonomi e di un utilizzo militare dell'intelligenza artificiale.” Il fisico svizzero André Gsponer, direttore dell' Independent Scientific Research Institut di Ginevra, arriva a pensare che “la NT può effettivamente, grazie ad alcune sostanze resistenti al calore e alle radiazioni, contribuire a miniaturizzare e a rendere più sicure le bombe nucleari.” Si tratterebbe di una bomba “pulita” a ridotta potenza esplosiva, a combustibile termonucleare che non contiene o contiene pochissimo materiale fissile e destinata a penetrare nel suolo.

Secondo una trasmissione televisiva di rainews24 [6], “le armi nucleari di quarta generazione provocano una contaminazione radioattiva limitata, ma le loro proprietà specifiche non sono ancora state divulgate dai militari”. Il fisico nucleare interrogato è dell'opinione che abbiamo a che fare con “dei nuovi processi nucleari”. Si potrebbero fondere da 30 a 40 tonnellate di blindati pesanti in acciaio e i corpi dei soldati uccisi si farebbero neri senza che vi sia traccia di bruciatura. Secondo rapporti provenienti da varie regioni in guerra nel mondo, sembra che simili armi vengano utilizzate dagli anni 90. E le chiamiamo bombe “pulite”?

Al punto 20, il relatore della NATO scrive quanto segue: “Le possibilità innovative delle nanotecnologie nell'ambito delle armi chimiche e biologiche sono particolarmente inquietanti poiché permettono di migliorare sensibilmente i vettori degli agenti o delle sostanze tossiche. La capacità delle nanoparticelle di penetrare l'organismo umano e le sue cellule sortirà l'effetto di facilitare enormemente la guerra chimica o biologica, di governarla e di dirigerla direttamente verso gruppi o individui precisi.”[7] Nel suo libro intitolato “Die geplanten Seuchen – Aids, Sars und die militärische Genforschung” [“Le epidemie progettate – Aids, Sars e genetica militare”, ndt], Wolfgang Eggert descrive bene il fenomeno: “Qui, scienziati beneficianti di considerevoli finanziamenti intraprendono ricerche sull'annientamento dell'umanità tramite armi biologiche.”[8]

La Russia non vuole essere da meno nell'ambito della NT. A sentire la stampa, si tratta, nel quadro di un grande sforzo di investimento, di consacrare 200 miliardi di rubli alla ricerca nanotecnologica e di creare, grazie a nuovi materiali e a delle nanomacchine, nuove armi devastatrici. In seno ad un Consiglio delle nanotecnologie istituito recentemente, troviamo, a fianco di politici di primo piano, eminenti rappresentanti del capitale industriale e della scienza [9]. Non stupisce che, vista questa nuova corsa agli armamenti, i banchieri presentino il settore nanotecnologico a suon di superlativi e pronostichino un fatturato di 700 miliardi di dollari per il 2008 [10]. E dal momento che la Germania è al passo in materia di NT [11], le abilità tedesche dovrebbero rappresentare un grande interesse per l'industria di armamenti americana che funziona a pieno regime.

Armi radioattive all'uranio: genocidio o “onnicidio” [ ndt: estinzione della specie umana a seguito di un'azione umana, come una guerra nucleare o una catastrofe ambientale] a credito. La NT non è che un esempio tra gli altri di come, come scriveva Einstein, il dotto “si abbassi al punto da contribuire, in tutta obbedienza, a perfezionare i mezzi che permetteranno la distruzione totale dell'umanità.”[12] Un altro esempio è costituito dallo sviluppo di armi radioattive all'uranio, seconda arma di distruzione di massa dopo il Zyklon B, messo a punto in Germania. Utilizzando durante le loro guerre contrarie al diritto internazionale armi all'uranio contro la popolazione civile di Jugoslavia e Iraq negli anni 90, contro l'Iraq e l'Afghanistan e, con Israele, contro il Libano durante i primi anni di questo secolo, gli Anglo-Americani hanno commesso un genocidio ed un onnicidio a credito. “Horizons et débats” ha pubblicato numerosi articoli su questo argomento[13]. L' uranio impoverito, prodotto di scarto delle centrali nucleari, viene utilizzato per fabbricare munizioni dal grande potere penetrante destinate ad attaccare blindature e muri di cemento di impianti nucleari sotterranei profondi vari metri. Al momento dell'impatto della munizione sul bersaglio, dopo un grande rilascio di calore, una polvere di nanoparticelle di uranio si spande nell'atmosfera avvelenando e irradiando uomini, animali e vegetazione. La vita media delle particelle di uranio impoverito è di 4,5 miliardi di anni. Albrecht Schott stima che l'uranio impoverito sia “un esempio di intervento nel creato che ne minaccia l'esistenza” e “un'arma diretta non contro gli stati ma contro il pianeta”[15].
L'utilizzo di quest'arma costituisce una violazione flagrante della Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio del 1948, esito del Processo di Norimberga [16].

AIDS e SARS, altre armi di distruzione di massa messe a punto dagli scienziati?

Secondo le ricerche di Wolfgang Eggert, sembra che l'AIDS e la SARS siano delle armi biologiche “inventate” in laboratori di massima sicurezza statunitensi al fine di sterminare esseri umani. Ciò che testimonia nel suo libro “Die geplanten Seuchen – Aids, Sars und die militärische Genforschung” è pressoché incredibile. Nel 1969, il ministero della difesa statunitense avrebbe richiesto un credito di 10 milioni di dollari destinato a ricerche sullo sviluppo di un nuovo virus che distruggerebbe il sistema immunitario e contro il quale non esisterebbe terapia [17]. Secondo il direttore aggiunto del Dipartimento di ricerca del Pentagono, “il possesso di questo virus conferirebbe agli Stati Uniti la superiorità militare assoluta”. Il credito fu accordato e gli scienziati più capaci – tra i quali Robert Gallo, “scopritore” dell'HIV, si sono messi al lavoro. Dieci anni dopo, si verificarono i primi casi di AIDS negli Stati Uniti.

Così, l'AIDS sarebbe un'arma biologica di distruzione di massa sviluppata dal genio genetico militare e utilizzabile, ad esempio, per depopolare il continente africano, in modo che i “global players” alleati dell'apparato militare possano sfruttarlo più facilmente. Eggert scrive: “Mezzo secolo fa, la fissione dell'atomo ha creato la prima minaccia di annientamento mondiale. Oggi, gli scienziati manipolano i geni e creano nuove malattie che celano un potenziale distruttivo altrettanto inquietante”[18]. Secondo Henry Kissinger, che 30 anni fa è stato il ministro americano degli Affari Esteri e capo del Consiglio nazionale di sicurezza e che ha redatto il “National Strategic Security Memorandum 200” (NSSM 200), il depopolamento doveva essere “la prima priorità della politica americana nei confronti del terzo mondo”[...] dal momento che l'economia americana necessitava “innanzitutto di materie prime provenienti d'oltre mare, soprattutto dai paesi meno sviluppati”[19].

Secondo le Nazioni Unite, nel corso dei prossimi 20 anni, l'AIDS farà nella maggior parte dei paesi toccati dalla pandemia 68 milioni di morti se non cambierà nulla di decisivo. I più vulnerabili sono i giovani male o per nulla informati [20]. Solo durante il 2005, più di un milione di giovani, di cui due terzi ragazze, sono stati contaminati dall'HIV[21].

Secondo il cronista di una radio africana, non c'è più posto nei cimiteri per seppellire i numerosi morti di AIDS.

La seconda arma biologica creata dagli scienziati descritta da Eggert nella sua opera è il virus della SARS. A crederci, il virus è stato verosimilmente creato artificialmente come “mezzo di guerra di basso livello”. È stato “messo in circolazione” in Asia ed ha frenato la stupefacente crescita economica della Cina [22].

La scienza al servizio della guerra

I preparativi di guerra del complesso militar-industriale e mediatico non sarebbero possibili senza la partecipazione di numerosi scienziati qualificati provenienti da molti ambiti diversi. Sembra che il suddetto complesso possa contare sulla loro collaborazione più o meno entusiasta. Questo stretto legame non ha certo origine oggi.

Il 29 agosto 1915, un anno dopo l'inizio della Prima Guerra Mondiale, il “Berliner Illustrierte Zeitung” scriveva, in un articolo intitolato “La scienza e la guerra”: “La guerra brutale sembra incoraggiare tutt'altro che la ricerca pacifica. In questa guerra, il lavoro scientifico porta delle vittorie. [...] Ricercatori e dotti tedeschi non smettono di inventare armi stupefacenti per i nostri eserciti vittoriosi.”[23]

Le ricerche sui gas da combattimento e le loro applicazioni in vista di un loro utilizzo durante la Prima Guerra Mondiale, quelle sul Zyklon B utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale, il programma Manhattan relativo alla messa a punto della bomba d'Hiroshima, lo sviluppo della bomba a idrogeno negli anni '50, l'utilizzo del defoliante “Agente Arancio” – sostanza tossica che provoca malformazioni dell'embrione – durante la guerra in Vietnam negli anni '60-'70, così come le ricerche sulle armi biologiche cominciate negli anni '20 in Unione Sovietica, in Gran Bretagna, in Canada e negli USA sono dei capitoli particolarmente oscuri della ricerca scientifica dell'ultimo secolo [24].

Di cosa saranno ancora capaci gli uomini? Le ricerche in Sudafrica riguardanti una droga che renda sterili in modo da ridurre “umanamente” la popolazione nera (“bomba razziale”) o quelle in Israele su una “bomba etnica” diretta contro gli Arabi sono i prodotti mostruosi delle menti di politici e di scienziati senza alcuna coscienza morale [25]. E cosa ci attende per il 21esimo secolo?

Nel 1998, gli scienziati del “Forschungsverbund Naturwissenschaft, Abrüstung und internationale Sicherheit” (FONAS), in un “memorandum di ricerche”, hanno attirato l'attenzione su “una rivoluzione nell'ambito militare” che si sta preparando oggi nei laboratori:

“La presa in considerazione dello spazio, l'elettronizzazione e l'automatizzazione del campo di battaglia, lo sviluppo di nuovi tipi di armi e l'aumento della precisione e del potere di penetrazione delle armi rinforzano nuovamente la dinamica della corsa agli armamenti. [...] Negli Stati Uniti, si parla di una rivoluzione nell'ambito militare che si sta preparando scientificamente”[26]. La bomba nucleare di quarta generazione concepita grazie alla tecnologia è uno dei prodotti mostruosi di questa rivoluzione degenerata.

Perché i cittadini non si muovano, si mente loro sui veri obiettivi di queste ricerche: si invoca il miglioramento della salute pubblica, la sicurezza energetica, la lotta contro la fame, la lotta contro il terrorismo internazionale, il mantenimento della pace nel mondo. Ed ecco che le rare scoperte applicabili all'ambito civile non sono che dei sottoprodotti della produzione di armi da guerra che prospera nel mondo intero.

Le scienze umanistiche al servizio della guerra. Le scienze naturali non sono le sole a mettersi al servizio del complesso militar-industriale e mediatico. Anche rappresentanti delle scienze umanistiche contribuiscono, in tempo di guerra o durante gli anni dei preparativi, alla mobilitazione psicologica della popolazione, come mostreremo nel prossimo articolo.

In un terzo articolo, parleremo degli scienziati che si sono impegnati in favore della pace e di un'etica di pace, come Albert Schweitzer e molti altri [27], e vedremo come la società può esigere questo impegno.

mercoledì 13 agosto 2008

Ultimo atto di De Magistris

"Ecco la cupola". L'ultimo affondo di De Magistris
Scritto da Antonio Massari
martedì 12 agosto 2008

Il pm di Catanzaro Luigi De Magistris, punito e trasferito dal Csm, chiude l’inchiesta «Toghe Lucane» con un lungo elenco di indagati – ben 33 – e pesanti accuse alla magistratura. E’ il suo ultimo atto da pubblico ministero prima di trasferirsi a Napoli con funzioni di giudice.

Tra gli indagati figurano 8 magistrati, quattro ufficiali dei carabinieri, un senatore, un presidente di Regione e tre sindaci. Indagati anche l’ex questore, Vincenzo Mauro, e l’ex capo della squadra mobile, Luisa Fasano. Nelle aule di giustizia, a Potenza, si oscilla tra la corruzione e la «cartomanzia giudiziaria» (la pm Claudia De Luca, per 65 volte, chiama l’899 di un cartomante con il telefono di servizio). Spuntano complotti tra vertici dei carabinieri (i generali Cetola e Garelli, comandante interregionale e comandante della Basilicata) e toghe (il sostituto pg Bonomi) per...

danneggiare altri magistrati (i pm Woodcock e Montemurro, i gip Iannuzzi e Pavese).

Il «sodalizio», scrive De Magistris, era «composto da politici, avvocati, imprenditori e faccendieri che avevano necessità di interventi illeciti per il condizionamento dell’attività giudiziaria. I pubblici ufficiali asservivano la loro funzione, ricevendo utilità varie, inclusi incarichi in ruoli di vertice all’interno dell’ordine giudiziario o nella commissione antimafia».

Al centro delle vicende un vorticoso giro di soldi.
Milioni di finanziamenti pubblici vengono dirottati sul complesso turistico Marinagri. Ubicato in una zona ad alto rischio idrogeologico, potrebbe essere spazzato via da un’alluvione. Ma non importa: i finanziamenti devono passare ugualmente. La magistratura lucana, allertata sull’operazione archivia. Le indagini sono condotte dalla pm di Matera, Claudia Morelli (indagata).

Intanto, il pm napoletano, scopre che Giuseppe Chieco, capo della procura di Matera, era interessato all’acquisto d’un appartamento nel villaggio turistico.
Scopre che il senatore Filippo Bubbico (Pd), ex governatore lucano, spinge perché il progetto passi.
Indaga anche sul Presidente della Regione, Vito De Filippo (Pd), su un alto funzionario del ministero (Massimo Goti), sull’ex moglie di Marco Follini, Elisabetta Spitz, e sui passaggi che portano all’approvazione di progetto e finanziamento.

Altri esempi. Iside Granese, Presidente del Tribunale di Matera, ottiene dalla banca Popolare del materano un mutuo di 620 mila euro al tre per cento d’interessi. Per la banca sembra un’operazione in perdita. Ma la Granese firma una sentenza di fallimento che avvantaggerebbe due esponenti della banca.

In queste 516 pagine scorre una storia ultraventennale: indagando sulla magistratura lucana, de Magistris, scopre novità su tre casi irrisolti: la scomparsa di Elisa Claps e due duplici omicidi.
Novità trasmesse alla procura di Salerno.


La Stampa, 9 agosto 2008

sabato 2 agosto 2008

LA PENA DI MORTE NEL TRATTATO DI LISBONA?

La pena di morte nel Trattato di Lisbona?


Un report di analisi sul Trattato di Lisbona per spiegare uno tra gli aspetti controversi e ambigui del testo del trattato semplificato che sostituisce il progetto della Costituzione Europea. Il corpus del Trattato di Lisbona crea infatti un vero e proprio guazzabuglio su un argomento così delicato, che è la "privazione della Vita del Cittadino ", o in altre parole la pena di morte, che diventa in qualche modo "lecita" dinanzi a particolari condizioni.



Il “Trattato di Lisbona” è un corpus di più documenti che vanno a rivoluzionare completamente l’assetto del nostro continente. Comprende la vecchia Costituzione europea, bocciata da Francia ed Olanda, praticamente in toto a meno di qualche elemento di cosmesi di facciata e vari altri documenti che assimilano e modificano i precedenti. Riguardo la questione della Lecita Privazione della Vita del Cittadino da parte dello Stato i documenti fondamentali a cui si farà riferimento sono:

1. il Trattato sull’Unione Europea (TUE)
2. la Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea
3. la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU)
In questo ambito il corpus del Trattato di Lisbona crea un vero e proprio guazzabuglio. Su un argomento così delicato, l’unica chiara ed inequivocabile risposta della nostra cultura europea, scaturita da secoli di lotte contro l’oppressione (Jhon Locke, 1690, Saggio sull’intelletto umano) è che la privazione della Vita del Cittadino è proibita e lo Stato non deve in nessun modo poterlo fare impunemente. E’ solo grazie alla lezione del Prof. Karl Albrecht Schachtschneider, Professore di Diritto all’Università di Erlangen-Nürnberg, che è possibile ricostruire con competenza il quadro completo.
Attualmente è disponibile in rete la Versione Consolidata del trattato, ovvero la versione completa in cui è stato sostituito tutto il “taglia e cuci” della precedente. Nonostante il processo di ratifica del Trattato in Europa sia iniziato nei primi mesi del 2008 (in Francia a Febbraio), la versione disponibile fino a Maggio comprendeva alcune centinaia di pagine incomprensibili tutte fatte di rimandi, correzioni e sostituzioni, note a piè di pagina assolutamente incomprensibile per i più, francesi compresi.
Ebbene la Versione consolidata del Trattato sull’Unione Europea dice:

Articolo 2
L'Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell'uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini.

Articolo 6, paragrafi 1 e 2
1. L'Unione riconosce i diritti, le libertà e i principi sanciti nella Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea del 7 dicembre 2000, adattata il 12 dicembre 2007 a Strasburgo, che ha lo stesso valore giuridico dei trattati.
Le disposizioni della Carta non estendono in alcun modo le competenze dell'Unione definite nei trattati.
I diritti, le libertà e i principi della Carta sono interpretati in conformità delle disposizioni generali del titolo VII della Carta che disciplinano la sua interpretazione e applicazione e tenendo in debito conto le spiegazioni cui si fa riferimento nella Carta, che indicano le fonti di tali disposizioni.
2. L'Unione aderisce alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (detta CEDU, ndr). Tale adesione non modifica le competenze dell'Unione definite nei trattati.

Inoltre il fatto che l'Unione aderisca alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali è ribadito anche nel Protocollo n°8 intitolato "relativo all'articolo 6, paragrafo 2 del Trattato sull'Unione Europea sull'adesione dell'unione alla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali". Infine:

Articolo 51
I protocolli e gli allegati ai trattati ne costituiscono parte integrante.

Fin qui, parrebbe tutto come di consueto: viene tutelata la libertà dell’individuo, il pluralismo e sono rispettati i diritti umani inalienabili, tanto che l’Unione aderirebbe alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (come se la carta dei Diritti Fondamentali dell’Uomo dell’ONU non bastasse più…).
Occorre però osservare che integrata nel Trattato sull’Unione Europea, vi è anche la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, la quale recita:

Articolo 2
Diritto alla vita
1. Ogni individuo ha diritto alla vita.
2. Nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato.

Ma anche

Articolo 52, paragrafo 3
Portata dei diritti garantiti
3. Laddove la presente Carta contenga diritti corrispondenti a quelli garantiti dalla convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (detta CEDU), il significato e la portata degli stessi sono uguali a quelli conferiti dalla suddetta convenzione. La presente disposizione non preclude che il diritto dell'Unione conceda una protezione più estesa.

Questo passaggio è fondamentale perché di fatto si sancisce la pariteticità tra Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) laddove le due carte trattano gli stessi argomenti.
Quest’ultima, a dispetto del nome, presenta diverse contraddizioni che minano completamente le basi precedentemente poste, infatti la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) dice:
Articolo 2 - Diritto alla vita
1. Il diritto alla vita di ogni persona è protetto dalla legge. Nessuno può essere intenzionalmente privato della vita, salvo che in esecuzione di una sentenza capitale pronunciata da un tribunale, nel caso in cui il delitto è punito dalla legge con tale pena.
2. La morte non si considera inflitta in violazione di questo articolo quando risulta da un ricorso alla forza resosi assolutamente necessario:
1. per assicurare la difesa di ogni persona dalla violenza illegale;
2. per eseguire un arresto regolare o per impedire l'evasione di una persona regolarmente detenuta;
3. per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o una insurrezione.
E’ da notare che non esiste una definizione di sommossa o insurrezione!!! Quindi le forze di polizia hanno la massima opinabilità in questo frangente! La sommossa sono i valsusini che non vogliono respirare amianto e uranio? Sono i vicentini che non vogliono 90 testate nucleari pronte a distruggere l’Iran in casa propria? Sono i cittadini di Chiaiano che non vogliono gli sversamenti abusivi di rifiuti tossici o radioattivi? Sono i Ferraresi che non desiderano un triplo cancronizzatore? O chi di noi domani quando vedrà calpestato selvaggiamente un proprio diritto fondamentale

Inoltre aggiunge nel sesto protocollo aggiuntivo:

Articolo 1 - Abolizione della pena di morte
La pena di morte è abolita. Nessuno può essere condannato a tale pena né giustiziato.

Articolo 2 - Pena di morte in tempo di guerra
Uno Stato può prevedere nella sua legislazione la pena di morte per atti commessi in tempo di guerra o in caso di pericolo imminente di guerra; tale pena sarà applicata solo nei casi previsti da questa legislazione e conformemente alle sue disposizioni. Lo Stato comunicherà al Segretario Generale del Consiglio d'Europa le disposizioni rilevanti della legislazione in questione.

Conclusioni:
-la pena di morte è ovunque abolita in tempo di pace, per cui gli Stati che la dovessero prevedere allo stato attuale la devono abolire. Ad ogni modo, nella transizione verso l’abolizione non infrangono il Trattato di Lisbona se la comminano a causa dell’articolo 2 del CEDU.
-la pena di morte può essere introdotta in tempo di guerra. Certo è che grazie al patto di mutuo soccorso fra gli stati europei in casi di attacchi terroristici, una nazione può in un attimo trascinare le altre in guerra, quindi la probabilità che anche la provincia italiana si trovi perennemente in stato di guerra è rilevante-è gravissimo e subdolo che l’articolo 2 del CEDU permetta di sparare sulla folla impunemente. Qui non si parla di pena di morte ma di uccidere barbaramente nel tumulto! Nei casi di pena di morte in tempo di guerra, per lo meno, c’è un processo, degli avvocati, un dibattimento. In questo caso no: è tutto immediato, senza razionalità, è pura barbaria! Se il comandante impartisce l’ordine, i sottoposti possono ammazzare i manifestanti, se un celerino nel tumulto, magari preso da paura, comincia a sfasciare crani e costole all’impazzata senza più alcun controllo, lo potrà fare. Tutto ciò perché non vi è alcuna definizione di “ricorso alla forza resosi assolutamente necessario”.
Non è possibile accettare una simile legge perché la vita del cittadino è inviolabile! Ed è offensivo che i nostri politici lascino tanta indeterminatezza ed opinabilità su un argomento tanto delicato!

Fatto così, no al Trattato di Lisbona!!!

Stefano Cantelli