domenica 18 ottobre 2009

LA FRANCIA RADIOATTIVA

di Alessandro Iacuelli

Il documentario mandato in onda dall'emittente televisiva d'oltralpe France 3 ha scosso un po' tutto il Paese transalpino. Anche perché i francesi stessi non se l'aspettavano: i rifiuti speciali pericolosi sono stati usati per realizzare stadi, strade e parcheggi. Ma il documentario televisivo è andato anche oltre, misurando e mostrando al pubblico un elevato livello di radioattività sia in molte zone rurali sia nelle aree urbane del Paese. L'inchiesta, firmata dai giornalisti Emmanuel Amara e Romain Icard, denuncia per la prima volta pubblicamente come le scorie pericolose siano state utilizzate per realizzare opere infrastrutturali, delle quali tra l'altro la Francia va fiera. Nel documentario vengono riprese alcune passate inchieste giornalistiche, vengono messi assieme i dati di circa 80 siti, soprattutto per quanto riguarda il massiccio utilizzo di materiali di scarto delle miniere di uranio per realizzare terrapieni, strade e parcheggi e quant'altro.

Praticamente, un vero e proprio smaltimento a costo zero di materiali e detriti, definiti "sterili" sulla relativa documentazione, ma ovviamente niente affatto innocui. I detriti cosiddetti "sterili" sono quelli a basso contenuto di uranio, scartati perché non utili all'industria nucleare, ma con l'accumulo in anni e anni di costruzioni, stanno procurando un danno sanitario che inizia ad assumere una notevole gravità.

In Francia esiste un unico laboratorio indipendente che si occupa di ricerca e informazione sulla radioattività, il CRIIRAD, che ha denunciato già da un paio di anni alle autorità e all'opinione pubblica l'esistenza di aree con una radioattività anche 60-100 volte superiore a quella naturale. Nel marzo del 2007, il CRIIRAD ha pubblicato un primo rapporto, nel quale si stimava un totale di circa 225.000 tonnellate di materiali di scarto dell'industria statale Cogema (Compagnia Generale delle materie radioattive), sotterrati nell'area dello stadio nella cittadina di Gueugnon, in Borgogna. La denuncia suscitò una grande sorpresa ed un altrettanto grande allarme tra gli abitanti.

L'inchiesta televisiva di Amara e Icard dimostra che di casi come questo ne esistono quasi un centinaio in tutta la Francia, con i cittadini rigorosamente all'oscuro. Ed è andata così per trent’anni. Trent’anni in cui un vero e proprio segreto di Stato ha coperto i gravi danni all'ambiente ed alla salute dei francesi. Gli unici a sapere, oltre i dirigenti statali, erano i lavoratori. Ha destato impressione, nel documentario, l'intervista a Jules Rameau, impiegato nell'officina di trattamento dell'uranio dal 1955 al 1980: "L'uranio", racconta l'uomo", arrivava in forma di pietre dalla cava e qui veniva frantumato. Successivamente, una macchina lo filtrava. Tutto ciò che era acqua e sabbia è stato portato qui. Vedete lo stadio? Il terrapieno è stato costruito con lo sterile".

A fare tutto questo sono stati in due: la CEA (Commissariato dell'energia atomica) e la Cogema, cioè due aziende statali. La Cogema da tre anni è diventata Areva, il principale operatore nucleare francese. I numeri sono preoccupanti: dal 1946 in poi, sul territorio francese sono state sfruttate circa 210 miniere di uranio per fornire materia prima alle centrali nucleari nazionali, ma anche alla fabbricazione di armi nucleari. Ancora una volta, il costo ambientale e sanitario viene pagato dagli abitanti dei 25 dipartimenti coinvolti. A partire dal 1999, ma qualcuno ipotizza anche prima, è stata tralasciata ogni forma di controllo sulle scorie radioattive prodotte nella filiera nucleare, per non parlare dei controlli sanitari sui minatori, gran parte dei quali sono già deceduti precocemente per malattie collegate all'estrazione e all'esposizione alla radioattività.

La denuncia che emerge dall'inchiesta di France 3 è che chi effettua i controlli dovrebbe essere invece il controllato. Ad oggi, le aziende statali francesi, prima di tutto l'Areva, non sembrano volersi assumere le responsabilità della situazione. Mentre alcune aree vengono misteriosamente recintate e ne viene proibito l’accesso, altre vengono lasciate disponibili alle popolazioni. Inoltre, non si parla di bonificare, ovviamente dove possibile, cioè solo in casi abbastanza rari, i siti più inquinati. La cosa che fa riflettere è che addirittura Areva nega la pericolosità di queste aree: o prende tempo, oppure scarica le responsabilità sull'amministrazione pubblica in merito alle decisioni di recintare le zone a rischio o informare i cittadini. Così come non prende atto, e questo è chiaramente dimostrato dalle domande dell'intervistatrice ad un portavoce della compagnia, di uno studio dell'Istituto di Radioprotezione e sicurezza nucleare (IRSN) che afferma come prolungate esposizioni a basse dosi di radioattività, possano creare nella popolazione problemi ai reni, di respirazione, di comportamento, di alimentazione e di riproduzione. Areva non intende rispondere né di questo né di altro.

Ad essere particolarmente in imbarazzo è certamente l'ASN, cioè l'Agenzia Nucleare di Stato, che è incaricata di fare i controlli su tutti gli aspetti del nucleare, compresi la protezione della popolazione e la loro informazione. Per il suo presidente, in carica da oltre 15 anni, non c'è alcun motivo di timore. E si tratta di un'Agenzia di Stato. Quel che emerge dal documentario shock mandato in onda, è che in tema di nucleare i pericoli nascono dall'assenza di trasparenza. E quando si tocca questo tema, il pensiero va all'Italia, dove ci si sta imbarcando in un'avventura nucleare con un atteggiamento da sprovveduti da parte dello Stato, e dove prima ancora della costruzione della filiera già è stato imposto il segreto di Stato sui siti.

Ancora sulla trasparenza, gli autori dell'inchiesta indagano su un altro tema importantissimo: in tutti questi anni, di questo modo di smaltire le sostanze radioattive, la politica francese sapeva? La conclusione può solo essere affermativa, visto che ben diciotto anni fa era stato realizzato un rapporto a cura del direttore del Consiglio per la Sicurezza delle Informazioni Nucleari, dove veniva evidenziato che il problema scorie era stato ampiamente sottovalutato, in particolare la nocività dei cosiddetti “discendenti dell'uranio”. Si parla quindi dei prodotti del decadimento dell'uranio, come torio e radio 226. Questo rapporto, e tutti quelli successivi, sono sempre stati accantonati e nascosti dai ministri di turno, indipendentemente dalla loro provenienza politica.

Il nucleare in Francia è stato trattato come una questione riservata alle alte sfere dello Stato, ma in cima non troviamo l'Eliseo o il Parlamento, ma sempre l'Areva. Cioè, l'industria nucleare è stata trattata politicamente come qualcosa che non può avere alcun ostacolo, un terreno sostanzialmente coperto dal segreto e dagli interessi statali e delle grandi aziende energetiche. In pratica, ad essere assente, è stata la responsabilità sociale di questo settore. Questo dovrebbe far riflettere non solo i francesi, ma anche noi italiani. Magari adesso, e non tra 15 o 20 anni, quando le centrali nucleari saranno già in produzione.

venerdì 16 ottobre 2009

Pensierino della sera

"Il nucleare è poco economico, non conveniente, pericoloso. Ma più di tutto, in Italia non ce lo possiamo permettere: occorre un livello minimo di onestà e correttezza che qui da noi ha passato il picco da un pezzo"

giovedì 8 ottobre 2009

Polveri fini e ultrafini

Sentiamo parlare continuamente di PM10 le famigerate polveri sottili, provocate dagli effetti di qualsiasi combustione, che possono danneggiar la nostra salute.
Ma sappiamo cosa significa questo PM10? Significa semplicementi polveri inferiori a 10 micron. ma cos'è un micron? Un micron è la milionesima parte di un metro. E il nanometro? Il nanometro è la milliardesima parte di un meto.
Detto così sembra niente, ma la differenza fra una polvere da 10 micron e una da 1 micron è gigantesca percè l'1 va moltiplicato per mille e non per 10 praticamente quando cominciamo a parlare di micron non siamo più nel sistema metrico decimale , ma bensì in un sistema metrico millisimale, poichè da una misura all'altra non dividiamo per dieci bensì per mille.
Più le particelle sono piccole più penetrano in profondità nel nostro organismo. Le PM10 si fermano nei bronchi e nei polmoni provocando bronchiti e malattie respiratorie, ma quelle più fini possono entrare nel sangue e da qui negli organi interni, fegato pancreas cervello, provocando tumori, diabete, malattie neurodegenerative. Hanno anche la capacità, alterando alcune caratteristiche del sangue di provocare dei trombi che provocano malattie cardiovascolari e ictus. Alcune, date le loro infinitesimali dimensioni possono arrivare al nucleo della cellula, e alterare il DNA provocando malformazioni fetali.
La legge, per misurare l'inquinamento, valuta il peso delle particelle, la massa, senza considerarne la dimensione.
Dal punto di vista della massa una particella da 10 micron di diametro vale quanto 64 particelle da 2,5 micron o 1.000 particelle da 1 micron o 1.000.000 di particelle da 0,1 micron. Per questo, valutare per massa le polveri - così come, del resto, previsto dalla legge - non rende ragione della loro effettiva patogenicità, visto che, legalmente, una particella da 10 micron considerabile innocua vale quanto un milione di particelle da 0,1 micron di diametro, ognuna delle quali incomparabilmente più aggressiva per l’organismo
Enrica Martolini

lunedì 5 ottobre 2009

J.F.Kennedy parla di" un governo ombra che annullerà gli Stati e cancellerà ogni Repubblica

La parola segretezza è ripugnante in una società aperta e democratica e noi come popolo ci siamo opposti intrinsecamente e storicamente alle società segrete e ai giuramenti segreti e alle riunioni segrete. Siamo di fronte in tutto il mondo ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti per espandere la sua sfera d’influenza sull’infiltrazione anziché sull’invasione, sulle sovversioni anziché sulle elezioni, sull’intimidazione anziché sulla libera scelta. E’ un sistema che ha reclutato ampie riserve umane e materiali nella costruzione di una macchina altamente affiatata, altamente efficiente, che combina operazioni militari, diplomatiche, d’intelligence, operazioni economiche scientifiche, politiche. Le sue azioni non vengono diffuse, ma tenute segrete e i suoi errori non vengono messi in evidenza, ma vengono nascosti. I suoi dissidenti non sono elogiati, ma vengono ridotti al silenzio Nessuna spesa viene contrastata, nessun segreto viene rivelato. Ecco perché il legislatore ateniese Solone decretò che evitare controversie fosse un crimine per ogni cittadino. Sto chiedendo il vostro aiuto nel difficilissimo compito di allertare il popolo americano. Convinto che col vostro aiuto l’uomo diverrà quello che è nato per essere: libero e indipendente.

J.F.Kennedy Conferenza stampa del 27 aprile 1961

domenica 4 ottobre 2009

"Siamo di fronte in tutto il mondo ad una cospirazione monolitica e spietata, basata soprattutto su mezzi segreti per espandere la sua sfera di influenza.....Sto chiedendo il vostro aiuto nel difficilissimo compito di allertare il popolo americano. Convinto che col vostro aiuto l'uomo diverrà quello che è nato per essere: libero e indipendente." 27 aprile 1961 J.F.Kennedy



http://www.youtube.com/watch?v=wWBkxHlaYPI

Sul Trattato di Lisbona

venerdì 2 ottobre 2009

Sul Trattato di Lisbona (oggi in Irlanda si decide il nostro futuro nel silenzio più assoluto)

DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

E così, mentre tutti guardano da quella parte, da quell’altra accade il nostro destino, ma non c’è nessuno a osservare. Accade per esempio il Trattato di Lisbona, il quale, come tutte le cose che ridisegnano la Storia, che decidono della nostra esistenza, che consegnano a poteri immensi immense fette del nostro futuro, non è al centro di nulla, passa nel silenzio, non trova prime pagine o clamori di alcun tipo, nel Sistema come nell’Antisistema.

Pensate: stiamo tutti per diventare cittadini di un enorme Paese che non è l’Italia, governati da gente non direttamente eletta da noi, sotto leggi pensate da misteriosi burocrati a noi sconosciuti, secondo principi sociali, politici ed economici che non abbiamo scelto, e veniamo privati nella sostanza di tutto ciò che conoscevamo come patria, parlamento, nazionalità, autodeterminazione, e molto altro ancora.

E’ il Trattato di Lisbona, vi sta accadendo sotto al naso, qualcuno vi ha detto nulla? Ribadisco: fra poco Montecitorio potrebbe essere un palazzo dove qualche centinaio di burocrati dimenticati si aggirano fingendo di contare ancora qualcosina; fra poco la Costituzione italiana potrebbe essere un poemetto che viene ricordato agli alunni delle scuole come un pezzo di una vecchia storia; fra poco una maggioranza politica che non sa neppure cosa significa la parola calzino potrebbe trovarsi a decidere come noi italiani ci curiamo, se avremo le pensioni, cosa insegneremo a scuola, come invecchieremo, o se dobbiamo entrare in guerra, e così per tutto il resto della nostra vita. Altro che Cavaliere, altro che Brunetta o Emilio Fede.


Bene, vado per gradi. Nel primo, vi fornisco un breve riassunto delle puntate precedenti; nel secondo vi spiego il Trattato di Lisbona in sintesi; nel terzo l’approfondimento per chi lo desidera.





LE PUNTATE PRECEDENTI


L’Italia è parte dell’Unione Europea (UE), che è la versione moderna di un vecchio accordo fra Stati europei iniziato nel 1957 col Trattato di Roma, il quale partorì la Comunità Economica Europea (CEE), divenuta nel 1967 la Comunità Europea (CE). Si trattava di una unione prettamente commerciale, non politica, ma presto lo divenne: nel 1979 eleggemmo infatti il primo Parlamento Europeo, e fu lì che prese piede l’idea che questa vecchia Europa poteva dopo tutto diventare qualcosa di simile agli Stati Uniti (sempre per fini soprattutto economici). Nel 1993 nacque l’Unione Europea col Trattato di Maastricht, che sancì una serie di riforme eclatanti, fra cui dal 1 gennaio 2002 quella dell’Euro come moneta comune ai suoi membri. Nel 1957 erano sei le nazioni disposte a legarsi fra loro, oggi siamo in 27 membri nella UE, tutti Stati sovrani che sempre più agiscono secondo regole e principi comuni. Infatti, l’Unione Europea si è dotata già da anni di una sorta di proprio governo sovranazionale (che sta sopra ai governi dei singoli Stati dell’unione), chiamato Commissione Europea e Consiglio dei Ministri, di un Parlamento come si è già detto, e di un organo giudiziario che risponde al nome di Corte di Giustizia Europea. La UE ha persino una presidenza, che viene assegnata a rotazione agli Stati membri, e che si chiama Consiglio Europeo. Quindi: questo agglomerato di nazioni che da secoli forma l’Europa, si è lentamente trasformato in una unione che ha già un suo presidente, un suo governo, un suo parlamento e un suo sistema giudiziario. Cioè, quasi uno Stato in tutta regola. Fin qui tutto fila, poiché comunque ogni singolo Paese come l’Italia o la Germania o l’Olanda ecc. ha finora mantenuto la piena sovranità, e i suoi cittadini sono rimasti italiani, tedeschi, olandesi, gente cioè del tutto propria ma che ha accettato sempre più una serie di regole comuni nel nome dell’essere europei uniti e moderni.


Ma a qualcuno non bastava. Nelle elite politiche del Vecchio Continente sobbolliva sempre quell’idea secondo cui questa Europa degli Stati sovrani poteva, anzi, doveva diventare gli Stati Uniti d’Europa, ovvero un blocco cementato di popoli sotto un’unica bandiera, leggi comuni, governo comune e soprattutto un’economia comune. Una potenza mondiale. Ma la litigiosità che ci ha sempre caratterizzato come singoli Paesi, l’individualismo nazionalista, e l’attaccamento ciascuno alle proprie regole e tradizioni, erano l’ostacolo fra gli ostacoli. Infatti l’evidenza dell’andamento dell’Unione suggeriva che pur essendoci adeguati a una ridda di leggi europee, regolamenti e sentenze, ancora ciascuna nazione era ben salda negli interessi di casa propria, e in quel modo gli Stati Uniti d’Europa erano impossibili da realizzare. Occorreva qualcosa di unificante, di potente, più potente degli Stati e dei loro capricci. Cosa? Una Costituzione europea in piena regola, con tutto il potere proprio di una Costituzione.


Ed ecco che quei signori importanti che fanno politica fra Strasburgo, Bruxelles e il Lussemburgo si riunirono nel 2001 nell’anonima cittadina belga di Laeken, e decisero: scriveremo una Costituzione per tutte le genti d’Europa. Fu fatto, sotto la supervisione dell’ex presidente francese Valéry Giscard D’Estaing e con la figura in evidenza del nostro Giuliano Amato. Ma quei burocrati in doppiopetto fecero un ‘errore’: furono aperti e democratici, cioè permisero alle genti d’Europa di conoscere i contenuti della nuova Carta. Nel 2005, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per le Tv del Cavaliere, i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione in due referendum, accusando i burocrati europei di aver redatto un testo scandalosamente ignorante dei temi sociali e altrettanto parziale a favore dei grandi interessi economici. In altre parole: con quella Costituzione, gli Stati Uniti d’Europa sarebbero diventati il parco giochi dei falchi miliardari e terra dolente per le persone comuni, per me e per voi e per i vostri figli.


Fu uno shock per i doppiopetti blu, e soprattutto per i loro sponsor nelle corporate rooms d’Europa. Ricacciati nelle loro Mercedes blindate a suon di voti franco-olandesi, essi decisero la momentanea ritirata, ma non la resa. Infatti, la mattina del 13 dicembre 2007, mentre noi italiani attivi giustamente perdevamo il sonno per la scelta fra PD o Beppe Grillo, ventisette capi di governo europei si riunirono a Lisbona e decisero: ci si riprova, ma stavolta col cavolo che permetteremo ai cittadini di esprimere un parere. Nacque così il Trattato di Lisbona, scritto in segreto, firmato in segreto, segreto nei contenuti che sono praticamente impossibili da leggere, e segretamente persino peggiore della defunta Costituzione. Nel Trattato è sancito il nostro futuro con mutamenti così sconvolgenti da lasciare a bocca spalancata. La mia e la vostra vita, quella dei vostri figli, viene destinata lungo corsie d’acciaio che se definitivamente ratificate saranno quasi impossibili da mutare. Ma quelle corsie dove portano? Al nostro interesse di persone? Al nostro benessere? Alla nostra pacifica convivenza? Ce l’hanno chiesto? Abbiamo voce in capitolo? No, nessuno ce lo ha chiesto e voi non ne sapete nulla.





IL TRATTATO DI LISBONA IN SINTESI


E’ un impianto di regole europee raccolte in un Trattato che non è così come ce lo immagineremmo (un unico testo), ma è formato da migliaia di emendamenti a centinaia di regole già in essere per un totale di 2800 pagine. E’ stato fatto in quel modo con intento truffaldino e anti democratico, come spiego fra poco. Se ratificato da tutti gli Stati, esso diventerà di fatto una Costituzione che formerà la struttura per la nascita di un super Stato d’Europa, come gli Stati Uniti d’America, con una Presidenza, con un governo centrale, un Parlamento, un sistema giudiziario. Questo super Stato diventerà più forte e vincolante di qualsiasi odierna nazione europea. Tutti noi europei diverremo cittadini di quello Stato e soggetti più alle sue leggi che a quelle dei Parlamenti nazionali, pur mantenendo la cittadinanza presente (italiana, tedesca ecc.). Infatti le leggi fatte da questo super Stato d’Europa saranno vincolanti sulle nostre leggi nazionali, e saranno persino più forti della nostra Costituzione. Ma al contrario degli Stati Uniti, tali leggi verranno scritte da burocrati che noi non eleggiamo (es. Commissione Europea), mentre l’attuale Parlamento Europeo, dove risiedono i nostri veri rappresentanti da noi votati, non potrà proporre le leggi, né adottarle o bocciarle da solo. Potrà solo contestarle ma con procedure talmente complesse da renderlo di fatto secondario. Il Trattato di Lisbona infatti offrirà poteri enormi a istituzioni che nessun cittadino elegge direttamente (Consiglio Europeo che sarà la presidenza - Commissione Europea e Consiglio dei Ministri che sarà l’esecutivo - Corte di Giustizia Europea, che sarà il sistema giudiziario), le quali avranno persino la facoltà di far entrare in guerra l’Europa senza il voto dell’ONU. I poteri di cui si parla avranno principi ispiratori pericolosamente sbilanciati a favore del business, con poca attenzione per i bisogni sociali dei cittadini. Tutto il cosiddetto Capitolo Sociale del Trattato di Lisbona (lavoro, salute, scioperi, tutele, leggi sociali, impiego…) è miserrimo, con gravi limitazioni e omissioni, mentre sono sanciti con forza i principi del Libero Mercato pro mondo degli affari. Dovete ricordare mentre leggete queste righe, che stiamo parlando di un Trattato che potrebbe molto presto ribaltare la vostra vita come nulla da 60 anni a questa parte: nuovo Stato, nuova cittadinanza, nuove leggi, nuovi indirizzi di vita nella quotidianità anche più banale, sicuramente meno democrazia, e nessuno che ci abbia interpellati. Come sarà questa nuova esistenza? Migliore, o un salto indietro nella qualità di vita? Saremo più liberi o più schiavi degli interessi delle elite di potere? Anche nel Capitolo Giustizia il Trattato pone seri problemi. Ci sarà un organo superpotente, la Corte di Giustizia Europea, che emetterà sentenze vincolanti sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci regolano; la Corte sarà superiore in potere alla nostra Cassazione, al nostro Ministero di Giustizia, ma di nuovo sarà condotta da giudici nominati da burocrati che nessuno di noi ha scelto. Come interpreteranno i nostri diritti di uomini e di donne? Ci hanno interpellati?


Ed è qui il punto. Un Trattato col potere di ribaltare tutta la nostra vita di comunità di cittadini, viene scritto in modo da essere illeggibile ed è stato già ratificato (manca solo la firma dell’Irlanda, che terrà un referendum il 2 ottobre) dai nostri governi completamente di nascosto da noi, e volutamente di nascosto. Questo poiché una versione simile di questo Trattato (la Costituzione Europea) e con simili scopi fu bocciato da Francia e Olanda nel 2005, proprio perché scandalosamente sbilanciato a favore delle lobby di potere europee e negligente verso i cittadini. Scottati da quell’umiliante esperienza, i pochi politici europei che contano (il 90% non ne sa nulla e firma senza capirci nulla) hanno architettato una riedizione di quelle Costituzione bocciata chiamandola Trattato di Lisbona, e la stanno facendo passare in segreto dietro le nostre spalle.


Il Trattato di Lisbona contiene anche clausole di valore, che come ogni altra sua regola sarebbero vincolanti su tutti gli Stati, dunque anche su questa arretrata e cialtrona Italia, e limitatamente a ciò per noi non sarebbe un male. Tuttavia, la mole dei cambiamenti cruciali che porterebbe è tale e di tale potenza per la nostra vita di tutti i giorni e per i nostri diritti vitali, da obbligare chi vi scrive a lanciare un allarme: il Trattato di Lisbona va divulgato alle persone d’Europa e da queste giudicato con i referendum. Pena la possibilità di un futuro molto, ma molto più gramo di quello che qualsiasi Cavaliere potrà mai regalarci.





L’APPROFONDIMENTO


Cosa è.


Il Trattato di Lisbona (di seguito chiamato il Trattato) non è una Costituzione europea, ma ne mantiene esattamente tutti i poteri. Esso non è neppure un trattato in sé, visto che nella realtà si tratta di una colossale mole di modifiche apportate ai due trattati fondamentali della UE, che sono: il Trattato dell’Unione Europea (TEU) e il Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFEU). Ad essi viene aggiunto il Trattato di Nizza del 2003. Ogni singolo articolo del Trattato, inclusi gli annessi e i protocolli, assume una forza enorme, spessissimo sovranazionale, cioè più potente di qualsiasi legge nazionale degli Stati membri della UE.





L’astuzia e l’inganno.


L’intera opera è stata architettata in modo da essere incomprensibile e letteralmente illeggibile dagli esseri umani ordinari, inclusi i nostri politici. In totale si sta parlando di 329 pagine di diversi e disconnessi emendamenti apportati a 17 concordati e che vanno inseriti nel posto giusto all’interno di 2800 pagine di leggi europee. Questo labirinto non è accidentale. Come spiega il parlamentare europeo danese Jens-Peter Bonde “i primi ministri erano pienamente consapevoli che il Trattato non sarebbe mai stato approvato se fosse stato letto, capito e sottoposto a referendum. La loro intenzione era di farlo approvare senza sporcarsi le mani con i loro elettori”. Il nostro Giuliano Amato ribadì il concetto appieno, in una dichiarazione rilasciata durante un discorso al Centro per la Riforma Europea a Londra il 12 luglio del 2007: “Fu deciso che il documento fosse illeggibile, poiché così non sarebbe stato costituzionale (evitando in tal modo i referendum, nda)… Fosse invece stato comprensibile, vi sarebbero state ragioni per sottoporlo a referendum, perché avrebbe significato che c’era qualcosa di nuovo (rispetto alla Costituzione bocciata nel 2005, nda)”. (fonte: EuObserver.com). Il sigillo a questo tradimento dei principi democratici fu messo dallo stesso Valéry Giscard D’Estaing in una dichiarazione del 27 ottobre 2007, raccolta dalla stampa europea: “Il Trattato è uguale alla Costituzione bocciata. Solo il formato è differente, per evitare i referendum”. I capi di Stato erano concordi questa volta: no al parere degli elettori, no ai referendum.


In Italia, il Parlamento ha ratificato il Trattato l’8 agosto del 2008 (già la data la dice lunga), senza alcun pubblico dibattito, senza prime serate televisive, e senza che fosse letto dai parlamentari votanti. Nel resto d’Europa le cose non sono andate meglio, data la natura semi clandestina del Trattato e la specificata intenzione di nasconderlo agli elettori. Ma in Irlanda è successo qualcosa di particolare. Lo scomparso politico Raymond Crotty denunciò la procedura presso la Corte Suprema del Paese, ed ottenne modifiche tali da imporre all’odierno premier Brian Cowen un referendum popolare finale sul Trattato (uno già ci fu nel 2008), che si terrà il 2 ottobre di quest’anno. Si tenga presente che un no irlandese affonderebbe anche questa impresa.





Preciso, ma poi continuo.


Una precisazione è di dovere a questo punto. Ciò che è sotto accusa non è il processo di armonizzazione dei popoli europei, né la possibilità di fonderci in un grande Paese federale europeo alla stregua degli Stati Uniti, né il fatto di avere una Costituzione e leggi comuni in sé. Anzi, per una nazione di cittadini cialtroni e incivilizzabili come l’Italia, il ‘bastone e la carota’ dell’Unione potrebbero essere l’unica speranza di rimanere all’interno del circolo dei Paesi evoluti, e di non sprofondare del tutto nei Bantustan del mondo cui oggi apparteniamo (non per colpa di Berlusconi, ma nostra). Ciò che invece è gravissimo, è rappresentato dal fatto che un cambiamento di portata storica come sarebbe la nascita degli Stati Uniti d’Europa e la perdita del 90% della nostra autodeterminazione come popoli singoli, sta avvenendo secondo principi politici, economici e sociali che nessuno di noi conosce, che nessuno di noi ha discusso o votato. E un’analisi attenta del Trattato ci dice che quei principi sono pericolosamente contrari ai nostri interessi di persone comuni. Ci stanno riscrivendo la vita, nientemeno, e ci potremmo svegliare fra pochi mesi in un mondo che non abbiamo scelto e che ci potrebbe costare lacrime e sangue. Senza ritorno. Altro che “regime dello psiconano”.







Il potere al super Stato, e gli Stati odierni esautorati.


Il Trattato crea le basi legali per la nascita di un grande Stato unico europeo con poteri sovranazionali a tutto campo, cioè con leggi che saranno superiori a qualsiasi legge degli Stati membri (dichiarazioni 17 & 27). Questi poteri del nuovo super Stato d’Europa saranno estesi a 68 nuovi settori dove oggi gli Stati singoli hanno la possibilità di veto, che sarà perduta. Il Trattato sottolinea il ruolo subordinato dei Parlamenti nazionali nella nuova Europa, dove essi dovranno fare gli interessi dell’Unione prima che i propri (Art. 8c, TEU). Nel Consiglio Europeo, che sarà la sede della presidenza del nuovo super Stato, i partecipanti di ciascuna nazione dovranno rappresentare l’Unione presso gli Stati membri, piuttosto che rappresentare gli Stati membri presso l’Unione come accade ora. Essi poi, dovranno “interpretare e applicare le loro leggi nazionali in conformità con quelle dell’Unione”. La Commissione Europea assieme al Consiglio dei Ministri sarà l’esecutivo del super Stato d’Europa. Vi sarà come oggi un Parlamento e la Corte di Giustizia Europea sarà il sistema giudiziario.


Nel capitolo immigrazione le cose staranno così: la nuova Unione avrà frontiere esterne comuni, e deciderà a maggioranza chi potrà entrare e risiedere nei nostri territori, mentre i singoli governi perderanno il potere di decidere su ciò. Di nuovo, nessuno di noi cittadini potrà influenzare i criteri di quelle politiche, che potranno essere troppo permissive oppure disumane.


Si comprende già da questi primi aspetti del Trattato in quale misura drastica i poteri che oggi appartengono ai governi e ai Parlamenti che eleggiamo saranno trasferiti al nuovo super Stato europeo. Non è eccessivo dichiarare che siamo sulla strada per rendere Montecitorio e Palazzo Madama delle marginali rappresentanze di facciata. Le uniche aree dove ancora i Paesi europei manterrebbero autonomia decisionale sono la politica estera comune e la sicurezza. L’europarlamentare danese Jens-Peter Bonde ha dichiarato: “Non ricordo un singolo esempio di legge nazionale che non potrà essere influenzato dal Trattato di Lisbona”.





Dunque, super leggi vincolanti. Ma chi le farà?


Sarebbe naturale pensare che nei nuovi Stati Uniti d’Europa, verso i quali il Trattato ci spinge, saranno i rappresentanti eletti dal popolo a fare le leggi, come ovvio. Invece no. Il potere legislativo del nuovo super Stato, come accade già oggi nella meno vincolante UE, sarà ad esclusivo appannaggio di 1) La Commissione Europea che proporrà le leggi, ma che non è direttamente eletta da noi, 2) Il Consiglio dei Ministri che voterà le leggi, neppure esso direttamente eletto dai cittadini. Tenete presente che il ruolo del Consiglio è quasi un proforma, poiché funge praticamente da timbro alle leggi proposte dalla Commissione, visto che solo il 15% di esse viene discusso dai Ministri, e questo non cambierà col Trattato. Insomma, la Commissione Europea non direttamente eletta diverrà potentissima. Tutto ciò è grave. Il Trattato, inoltre, darà alla Commissione un elevato potere di legiferare per decreto, e le sue decisioni saranno persino vincolanti sulle Costituzioni dei Paesi membri. E così le leggi che potrebbero condizionale tutta la nostra vita futura saranno pensate da circa 3000 gruppi di lavoro della Commissione composti da oscuri burocrati che, ribadisco, nessuno ha eletto. Inoltre, questa istituzione non avrà più un Commissario per ogni Stato membro, ma solo due terzi dei Paesi saranno rappresentati a ogni mandato, per cui potrà accadere che una legge sovranazionale e vincolante cancellerà di fatto una legge italiana senza che neppure un italiano l’abbia discussa o pensata.


E allora il Parlamento Europeo? Il Parlamento Europeo non ha e non avrà alcun potere di proporre le leggi né di adottarle o di bocciarle da solo, non potrà votare sul PIL dell’Unione né sulle tasse, e sarà escluso del tutto dal deliberare su 21 settori essenziali su un totale di 90, anche se la sua sfera di competenza è stata estesa ad un numero maggiore di aree. Ciò che ho appena affermato sembra una contraddizione, ma non lo è. Infatti, il Trattato da una parte taglia le gambe al Parlamento (i 21 settori da cui viene escluso), e dall’altra gli dà un contentino (ampliamento aree di competenza), che contentino è visto che nel secondo caso i parlamentari potranno solo decidere ‘assieme’ al Consiglio dei Ministri, dunque non da soli come accade in tutte le democrazie del mondo. Oltre tutto, se anche i nostri eletti rappresentanti in Europa si impuntassero per contestare le leggi della Commissione, avrebbero una vita durissima. Il Trattato stabilisce in quel caso che: se i parlamentari vogliono contestare una legge proposta dalla Commissione dovranno ottenere una maggioranza qualificata nel Consiglio dei Ministri (cioè il 55% degli Stati) o una maggioranza assoluta di tutti i deputati europei. Si avrebbe così il paradosso di politici regolarmente eletti che devono sgobbare per contestare le decisioni di un ‘governo’ che nessuno ha eletto. Già oggi la Commissione si può permettere di snobbare persino i parlamenti nazionali degli Stati membri, come dimostra il fatto che fra il settembre 2006 e il settembre 2007 questi ultimi avevano spedito a Bruxelles ben 152 bocciature di leggi proposte dalla Commissione, col risultato di essere ignorati nel 100% di casi.


Un’ultima stortura insita nell’impianto legislativo europeo si chiama Principio di Sussidiarietà. Stabilisce che nel caso di non chiarezza su chi deve fare che cosa fra l’UE e gli Stati membri, il diritto di agire ricade su chi garantisce la maggiore efficienza. Ma che significa? E chi stabilisce che cosa sia efficiente per noi persone? Ve l’hanno mai chiesto? Ce lo chiederanno?


Il quadro che emerge dal progetto del Trattato vede in primo piano il macroscopico e sproporzionato potere della Commissione Europea, che, bisogna ricordarlo ancora, nessuno di noi elegge. Pensate che occorrerà un terzo dei Parlamenti nazionali europei per, non dico bloccare le proposte della Commissione, ma per ottenere che essa le riconsideri, senza alcun obbligo di altro. Nel frattempo, i Parlamenti nazionali perderanno ben 68 poteri di veto in Europa. Una esautorazione immensa, che, a prescindere dai meriti, nessuno di noi cittadini ha votato e approvato.





Cittadini… di che?


Siamo italiani, tedeschi, olandesi o spagnoli, ma col Trattato diventeremo “in aggiunta” cittadini del super Stato d’Europa (Art. 17b.1 TEC/TFU). Attenzione qui: finora, le regole della UE stabilivano che noi eravamo cittadini europei “come corredo” alla nostra cittadinanza nazionale. Il termine “aggiunta” è usato nel Trattato per esprimere una doppia nazionalità a tutti gli effetti, con però un gigantesco ma: dovete sapere che i diritti e i doveri di questa nostra nuova nazionalità saranno superiori a quelli stabiliti dalle nostre leggi nazionali in ogni caso dove vi sia un conflitto fra di essi, e questo per la sancita superiorità delle leggi dell’Unione rispetto a quelle nazionali e persino rispetto alle nostre Costituzioni. Al di là del merito, è inquietante sapere che potremmo essere obbligati a fare cose non previste dalle nostre leggi, senza aver avuto alcuna voce in capitolo, come al solito.





In campo internazionale.


Il Trattato creerà uno Stato superiore agli Stati membri esattamente come gli Stati Uniti sono superiori ai singoli Stati americani. Esso avrà il potere di firmare accordi internazionali con altri Paesi del mondo, e questi accordi saranno vincolanti su ogni Paese membro anche se i suoi parlamentari sono contrari, e avranno precedenza sulle sue leggi. Avrà il potere di entrare in guerra come Europa e senza l’autorizzazione dell’ONU, lasciando ai singoli Stati il solo potere di “astenersi costruttivamente” (che significa poi collaborazionismo), e imporrà inoltre agli Stati membri un aumento delle spese militari. Il Presidente della nuova Unione non sarà eletto dal popolo come negli USA, ma potrà rappresentarci nei rapporti con Paesi cruciali come l’America, la Russia o la Cina, che non dialogheranno più con i nostri attuali governi su una serie di importanti affari internazionali.





I padroni del vapore.


Uno dei motivi per cui i francesi e gli olandesi bocciarono la Costituzione europea nel 2005, fu che essa magnificava i diritti del business lasciando le briciole ai diritti dei cittadini. Quella Carta fu infatti definita “socialmente frigida”. Il Trattato di Lisbona non altera in alcun modo questo stato di cose, ed è grave. Il problema, gridarono allora i detrattori della Costituzione, era che essa sanciva con forza il principio economico della “libera concorrenza senza distorsioni”, un principi che all’orecchio del profano può anche suonare giusto, ma che nel gergo delle stanza dei bottoni di tutto il mondo significa: privatizzazioni piratesche (ovvero svendite a poche lire ai privati) di tutto ciò che fu edificato con le nostre tasse, speculazioni selvagge nel commercio, precarizzazione galoppante del lavoro e dei diritti di chi lavora, tagli elefantiaci alle nostre tutele sociali e poi… ipocrisia sfacciata, con la notoria regola del ‘capitalismo per i poveri e socialismo per i ricchi’. Cioè: meno salvagenti sociali alla popolazione, ma poi ampi salvataggi di Stato quando è il business a finire nei guai. Infine, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ applicata al commercio europeo significa nessuna tutela di Stato nei Paesi svantaggiati ma sovvenzioni statali miliardarie per le economie opulente dei Paesi ricchi.


Quindi, la ‘libera concorrenza senza distorsioni’ sarà di nuovo sancita nero su bianco dal Trattato, nonostante fosse stata bocciata nella Costituzione. La si trova infatti in una dichiarazione vincolante del Protocollo 6. Come dire: ciò che fu cacciato dalla porta di casa, rientra dalla finestra. Ma c’è molto altro.


Il Trattato, per esempio, dà priorità all’aumento della produzione agricola europea che già oggi è sovvenzionata dall’Unione a suon di 1 miliardo di euro al giorno, ma non spende una parola sulle condizioni di lavoro dei braccianti né sull’impatto ambientale dell’espansione di quel settore, che è fra i più inquinanti del mondo (idrocarburi, pesticidi, consumo acqua…). Ancor più grave è il capitolo del Trattato sul diritto di sciopero, dove si prevede un assoluto divieto se esso ostacola “il libero movimento dei servizi”, una clausola che sarà aperta a interpretazioni selvagge; scioperare sarà altrettanto vietato quando colpirà un’azienda straniera che paga salari da miseria in Paesi europei dove il salario medio per lo stesso lavoro è del doppio; si immagini a quali sfruttamenti si andrebbe incontro, col corredo di gravi instabilità e tensioni sociali. Infine, diventa illegale pretendere nei pubblici appalti il rispetto di alcune contrattazioni salariali già acquisite, altra voragine. In tema di salute, il Trattato ha in serbo un pericolo non minore: il capitolo sui diritti del paziente è inserito fra le regole del Mercato Interno, e non in quelle dedicate alla sanità. Innanzi tutto questo significa che per decidere sui diritti di noi ammalati (perché lo saremo tutti nella vita) sarà necessaria solo la maggioranza qualificata dei voti e non l’unanimità, ma soprattutto spaventa trovarsi da ammalati nell’ambito del Mercato, che con la salute non ha proprio nulla a che vedere, come già sappiamo drammaticamente dalla nostra vita quotidiana.


Verremo privati anche del diritto di favorire certi settori della nostra economia anche se chiaramente svantaggiati. Se uno Stato membro deciderà di offrire un trattamento di favore ai propri cittadini in certi aspetti del vivere comune, potrà essere sanzionato. Se deciderà di aumentare l’occupazione pubblica a spese dello Stato per superare una crisi occupazionale (alla New Deal di Roosevelt) sarà sanzionato. La Banca Centrale Europea (BCE) ha il potere di imporre a tutti la stabilità dei prezzi a scapito della piena occupazione. E la BCE sarà arbitro assoluto e incontrastabile delle politiche monetarie, che non di rado significano per noi cittadini indebitati lacrime e sangue (mutui, tassi ecc.). Il Trattato non prevede alcun meccanismo per ridistribuire la ricchezza fra i cittadini ricchi e quelli in difficoltà all’interno dell’Unione; non prevede una politica comune in tema fiscale, salariale e sociale. Non prevede infatti alcun metodo per finanziare il già misero Capitolo Sociale del nuovo super Stato europeo, poiché fra le migliaia di articoli pensati con oculatezza, guarda caso manca proprio quello che armonizzi le politiche fiscali/monetarie/economiche con quelle sociali. Guarda caso.


Scorrendo queste righe, risulta chiarissimo il perché i bravi francesi e olandesi hanno bocciato queste stesse regole quando furono presentate nella Costituzione europea. Qui di sociale c’è poco più del nome. E il sociale è la rete di sicurezza nella mia e nella tua vita di tutti i giorni.





La Giustizia. I Diritti.


In questo settore, il Trattato adotta appieno la Carta dei Diritti Fondamentali, che diventa vincolante per tutti i cittadini del nuovo super Stato d’Europa (Art.6 TEU). Chi deciderà interpretando di volta in volta questi diritti con potere unico sarà la Corte di Giustizia Europea con sede nel Lussemburgo. Infatti, secondo le regole già spiegate in precedenza, anche qui le decisioni della Corte avranno potere sovranazionale e dunque saranno più forti di qualsiasi legge degli Stati membri. Esse poi avranno potere di condizionare ogni singola legge esistente nella UE. Ma chi impedirà alla Corte di interpretare un diritto odierno di un singolo Stato membro in senso più restrittivo? Vi do un esempio: in Svezia, una legge permette ai burocrati di Stato di fare ‘soffiate’ ai giornalisti, per cui il governo non può pretendere che il reporter sveli poi le fonti di uno scandalo pubblicato. Se la Corte decidesse che ciò è illegale, addio avanzatissima legge svedese. E vi ricordo che quando il collega tedesco Hans-Martin Tillack fu arrestato per aver denunciato lo scandalo Eurostat (fondi neri dell’agenzia di statistica della UE), la Corte di Giustizia Europea approvò l’arresto.


Ma chi nomina quei giudici? Nessuno dei cittadini europei, è la risposta. Li eleggono i governi, e questo li rende di fatto a loro soggetti. In altre parole, le sentenze sui nostri diritti fondamentali e sulle leggi che ci governano saranno nelle mani di magistrati del tutto fuori dal nostro controllo e secondo leggi, non lo si dimentichi, fatte da burocrati non eletti. Questo prevede il Trattato di Lisbona, all’apice di almeno duemila anni di giurisprudenza ‘moderna’. Inoltre, ciò che viene deliberato in seno alla Corte di Giustizia Europea avrà precedenza su quanto deliberato dalle nostre Corti Supreme, Cassazione, e da altre Alte Corti europee. Essa ha il potere persino di influenzare la tassazione indiretta (IVA, catasto, bolli ecc.).


Tutto questo è improprio, irrispettoso del diritto dei cittadini di decidere del proprio vivere, visto che siamo e ancora rimaniamo in teoria gli arbitri finali delle democrazie. Qui siamo completamente messi da parte, ingannati e manipolati, con rischi futuri colossali a dir poco. Ma il realismo di cittadino italiano mi impone di aggiungere un altro distinguo. In un Paese come il nostro dove la nostra inciviltà ha portato in Parlamento dei bifolchi subculturati e violenti come i seguaci di Bossi e altri, il fatto che in futuro gli articoli della Carta dei Diritti Fondamentali e del Trattato di Nizza (diritti di prima, seconda, terza e quarta generazione; dignità umana; minoranze; diritti umani; no pena di morte; diritti processuali ecc.) saranno vincolanti in Italia potrebbe essere la salvezza, nonostante i pericoli che ho delineato. E queste considerazioni mi portano a dire che la critica al Trattato di Lisbona fatta dalla prospettiva italiana è un affare ambiguo, poiché se è vero che quel Trattato potrà da una parte travolgere in negativo le nostre vite e drammaticamente il futuro dei nostri figli, è anche vero che certa barbarie e mediocrità a tutto campo degli italiani rendono impossibile capire dove sia la padella e dove la brace, ovvero se ci farà più male entrare nell’Europa di Lisbona o rimanere l’Italia sovrana di oggi. La risposta sarebbe né l’una né l’altra, certo, ma il rischio per noi italiani di combattere e vincere la battaglia contro l’inganno del Trattato, è poi di ritrovarci qui a soffocare nella melma italica senza neppure l’Europa a mitigarla. Questo va detto per onestà.




Conclusione.



Se ripercorrete i capitoli principali che vi ho esposto, non potrete non rendervi conto che come sempre i grandi giochi che regoleranno ogni futuro atto della vostra vita di cittadini si decidono altrove e in segreto, mentre nessuno nell’Italia che protesta contro il secondario berlusconismo vi aiuta a capire cosa e chi veramente aggredisce la democrazia, e chi veramente tira le fila della vostra esistenza. E’ scandaloso che si sia pensato agli Stati Uniti d’Europa come a un colosso di potere in mano a oscuri burocrati non eletti e massicciamente sbilanciati verso il business, con le briciole lasciate a quel fastidioso ‘intralcio’ che si chiama popolo. E il tutto di nascosto. Questa macchina va fermata e la parola va restituita a noi, i cittadini, attraverso i referendum, come accade in Irlanda. Il Trattato di Lisbona pone 500 milioni di esseri umani in bilico fra due possibilità: un dubbio progresso, o la probabile caduta in un abisso di dominio degli interessi di pochi privilegiati su un oceano di cittadini con sempre meno diritti essenziali. Sto parlando di te, di me, di noi persone.


Ma noi italiani attivi siamo giustamente impegnati a discutere di Tarantini, di Papi, di “farabutti” e di "psiconani". Giustamente.





Paolo Barnard
Fonte:www.paolobarnard.info

COSA ENTRA E COSA ESCE DAGLI INCENERITORI

COSA ENTRA E COSA ESCE DAGLI INCENERITORI
Gli inceneritori bruciano ad alta temperatura perchè oltre gli 800° si forma poca (ma non nulla) diossina. La diossina è una sostanza estremamente stabile che, a causa del suo peso, dal camino di qualsiasi impianto esca, cade abbastanza velocemente a terra, quindi sull'erba, sulla verdura, sulla frutta. Noi perciò ce la mangiamo nutrendoci sia degli animali che hanno mangiato l'erba sia dei vegetali, ritrovandocela nei grassi, nel fegato, nel sangue, oltretutto concentrata, poiché il nostro organismo la elimina in tempi valutabili in diversi anni e quindi, se la fonte di diossina è costante nel tempo, questa si accumula nell'organismo. La diossina provoca alcune forme di cancro e malformazioni fetali.
Comunque, bruciando ad alta temperatura, via la diossina (o quasi) e allora via agli inceneritori! Purtroppo però gli inceneritori moderni producono comunque un bel po' di diossina; primo per la grande presenza di cloro nei rifiuti, secondo perchè la temperatura all'interno degli inceneritori è tutt'altro che omogenea e dunque esistono le condizioni idonee per la creazione del composto.
Oltre la diossina l'inceneritore genera pure una quantità di sostanze organiche di cui siamo soltanto in parte a conoscenza e queste sostanze, contenute nelle migliaia di materiali gettate negli inceneritori, quali sono? Che effetti hanno sulla salute e sull'ambiente? Non lo sappiamo.
Oltre a questo tipo di inquinamento l'inceneritore libera come ogni altro tipo di combustione gas organici e non e tra questi anidride carbonica (CO2)vari ossidi di azoto (NOx)vari ossidi di zolfo (SOx) e acido solfidrico (H2S).
Poichè questo è ben conosciuto, per evitare di mettere questi prodotti nocivi in atmosfera, si aggiungono al materiale da incenerire sostanze come ammoniaca, calce, bicarbonato e vi si aggiunge pure parecchia acqua. Praticamente si raddoppia la massa.
Ma un altro inuinante esce dal camino dell'inceneritore: le polveri organiche e inorganiche. Anche senza avere un grado di precisione accettabile sulla composizione delle polveri, il fatto è ben conosciuto e per questo motivo ecco l'introduzione dei filtri che dovrebbero acchiappare questi materiali.
Ora bisogna sapere che per una frazione le polveri da combustione si formano immediatamente dopo che il materiale è stato bruciato e per questo sono arrestabili con una certa facilità da filtri opportunamente congegnati. Queste polveri sono chiamate "primarie" o "filtrabili" proprio perchè dei filtri opportunamente congegnati possono catturarle.
Una seconda frazione di polveri è quella "primaria condensabile" dove il secondo aggettivo significa che la formazione avviene per condensazione del materiale vaporizzato e questo processo si verifica ben al di là del camino. Dunque fuori dalla portata di qualsiasi filtro.
Infine ci sono le "polveri secondarie" quelle che si generano dalla condensazione dei gas che escono dalla combustione con quanto trovano in atmosfera: gas come l'ozono, il vapor d'acqua e una grande quantità di radicali liberi, cioè questi ultimi, semplificando un po', porzioni di molecole dotate di enorme reattività chimica. Il processo è facilitato dalla luce solare che agisce come catalizzatore. Le polveri secondarie nascono in quantità enorme ben lontano dal camino e diventano veicolo per altre polveri che si trovano in atmosfera.
Dunque è evidente che un filtro posto lungo il camino potrà catturare solo le polveri primarie filtrabili e nulla più. Ma a questo punto sorge una domanda. Che ne farò di quello che sono riuscito a catturare? E che ne faro del filtro stesso una volta che questo avrà finito la sua capacità di lavoro? Questa roba, ahimé, finirà prima o poi nell'ambiente.
Eppure se si va a leggere nella pubblicità degli inceneritori si vedrà che questi riportano una capacità di cattura quasi assoluta nei riguardi delle polveri, senza però specificare di quali polveri si tratti e senza mai chiudere il cerchio: il solito giochetto per far vedere ciò che fa comodo, che sarà pure ingenuo, ma che, nella maggior parte dei casi funziona!
In più c'è il problema delle ceneri che, senza che ci sia gran che da fare, residuano ad ogni combustione.
Queste ceneri si dividono in pesanti e sono la grande maggioranza e leggere o volanti.
Le prime ricadono immediatamente e si possono raccogliere, le seconde invece sono finissime e galleggiano in aria volando anche a grande distanza dall'origine. E' impossibile stabilire a priori la composizione di queste polveri, poiché dipende da cosa si è bruciato. Contengono comunque, se non tutta la tavola degli elementi, un discreto campionario. Queste ceneri vengono definite dalla legge "inerti" come se il nostro organismo non s'incrociasse con loro.
Questa roba viene messa in discarica (e allora è falso che con gli inceneritori le discariche scompaiono) ma è vero pure che la legge consente che le ceneri di rifiuto siano aggiunte a laterizi e cemento. Questo appare per lo meno se non illegale certamente illegittimo, se compro del cemento e non c'è scritto con chiarezza che sto comprando anche ceneri che sono rifiuti dei rifiuti sono stato imbrogliato. Se poi sono allergico a qualche elemento presente nelle ceneri ecco che viene minata anche la mia salute, Si stanno verificando casi di bambini allergici alle proprie case.

Adesso consideriamo un po' la massa che si incenerisce e ciò che esce dal processo. Consideriamo una tonnellata di rifiuti (ma un inceneritore normale tratta diverse centinaia di migliaia di tonnellate l'anno). Dobbiamo considerare anche le aggiunte di cui abbiamo parlato (acqua, calce bicarbonato, ammoniaca)e queste aggiunte portano la tonnellata iniziale a due. Da questa tonnellata iniziale escono:
-una tonnellata di fumi
-650 kg. d'acqua da depurare
-300 kg. di ceneri pesanti
-30 kg. di ceneri volanti
-25 kg. di gesso
Basta fare una semplice addizione per vedere che da una tonnellata di rifiuti escono due tonnellate e questo trascurando le polveri secondarie che si formano per condensazione e che possono superare da sole quella massa. E questo ce lo garantisce la legge di conservazione della massA.
Da aggiungere a questo fatto il problema della trasformazione chimica. Nella grande maggioranza dei casi ciò che esce da una combustione ha una tossicità assai maggiore di ciò che è entrato e le polveri che si producono sono ben più aggressive di quanto non lo fosse l'oggetto iniziale, se mai quest'oggetto iniziale lo fosse stato. L'oggetto iniziale viene sminuzzato in una quantità immensa di particelle tanto più piccole quanto più alta è la temperatura di combustione. Dunque dall'oggetto innocuo e grossolano iniziale siamo passati a un coacervo di gas e polveri ETERNE (e per eterne si intende fino alla fine della vita del nostro pianeta) sulla cui aggressività pare non possano esistere dubbi.
A questo punto è chiaro che qualsiasi alternativa è preferibile a raddoppiare la massa e a trasformare materiale in materiale di gran lunga più aggressivo, anche se invisibile, per la salute e per l'ambiente.

QUAL'E' ALLORA IL MOTIVO DI ESISTERE DI IMPIANTI COSI' SMACCATAMENTE CONTRARI ALLA SCIENZa?

giovedì 1 ottobre 2009

Cacciare la Gabbanelli dal Tempio

Cacciare Milena Gabanelli dal Tempio
di Paolo Barnard

http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=142

Solo una volta, nel Vangelo, Gesù divenne violento. Egli scoprì che i mercanti e i falsari avevano violato il suo Tempio (Gv 2,13-25). Tale fu l’oltraggio, che ‘il Cristo del perdono e dell’amore’ fece qualcosa di inaudito, li cacciò a frustate senza pietà. La parabola non ci tramanda solo contenuti di dottrina, ma anche un insegnamento profondo per vivere: chiunque violi con il dolo il nostro Tempio sacro merita la più dura condanna.

Coloro che in buona fede bramano un mondo più morale, i cittadini e le cittadine della modernità italiana alla ricerca spasmodica di un filo di pulizia cui aggrapparsi, voi che vi interessate di queste cose e che dedicate il vostro tempo ad ostacolare la barbarie, avete un Tempio sacro: si chiama fiducia. La fiducia che voi - lettori, attivisti, pubblico impegnato - riponete in chi vi si propone come esempio, come punto di riferimento, come ultima scialuppa che resiste al gorgo del Titanic. Essa è un Tempio inviolabile. Chiunque scientemente, metodicamente, cinicamente la violi, deve esserne cacciato senza pietà. Infatti il tradimento in questo caso è imperdonabile. La scoperta che coloro in cui riponete la fiducia per sopravvivere sono invece dei traditori venduti al nemico comune, è di quelle che fa raggelare il sangue. E’ la scoperta dell’ammalato terminale spinto dal suo medico corrotto verso terapie inutili col solo fine di lucro; è la scoperta di chi in tribunale coglie il proprio avvocato a patteggiare la svendita della causa con l’avvocato della controparte; è la scoperta del figlio che aveva prestato la firma di garanzia al padre che gli ha celato un indebitamento che lo rovinerà per la vita.

Milena Gabanelli si presenta a voi da 15 anni come una ‘paladina’ incorruttibile, tenace e senza macchia nella lotta per la libera informazione in Italia. In 15 anni ella ha ottenuto le chiavi del Tempio di centinaia di migliaia di italiani in buona fede. Ma una volta all’interno, la signora di Report ne ha fatto scempio. Si è venduta ai poteri che la sovrastano, ha tradito il principio stesso di libera informazione, e ha usato metodi sordidi per celare i suoi misfatti. Milena Gabanelli non ha diritto di stare nel vostro Tempio. Va cacciata.

Non solo. Ha avuto persino l’ardire di sfidare la sua impunità, garantitale dal muro di gomma di tutta la stampa di centro sinistra e di sinistra italiana, e dallo stuolo di adoranti fans, sfoderando un altro dei peccati capitali del Vangelo: l’ipocrisia.

Sul Corriere della Sera del 29 settembre 2009, Gabanelli scrive parole importanti: “… la pressione politica sul condizionamento della libertà d’informazione forse non è l’aspetto più importante… Visto che ad oggi le cause pendenti sulla mia testa sono una trentina, è facile capire che alla fine una pressione del genere può essere ben più potente di quella dei politici, e diventare fisicamente insostenibile. Al tiranno di turno puoi rispondere con uno strumento politico, quale la protesta, la manifestazione, ma se sei seppellito dalle cause, anche se infondate, alla fine soccombi.”

Milena Gabanelli sta parlando di Censura Legale, ovvero della scandalosa pratica secondo cui gli editori usano i giornalisti freelance per pubblicare le inchieste scomode facendosene persino vanto, ma al sopraggiungere delle citazioni in giudizio dei gaglioffi smascherati da quelle inchieste, abbandonano i giornalisti a pagarsi sia le spese legali che le eventuali condanne in sede civile. Questo, sottolinea la conduttrice di Report, minaccia la sopravvivenza della libera informazione più della censura politica, poiché nessun giornalista libero può reggere i costi di quei procedimenti. Le sue parole vengono diramate oggi dai maggiori quotidiani proprio perché, come è noto, la direzione RAI ha appena deciso di negare a Gabanelli e collaboratori la copertura legale sulle inchieste che fanno. C’è solo una cosa che stona nella giusta denuncia della signora di Report: lei ha appoggiato, sposato e difeso con unghie e denti proprio quell’infame sistema contro cui oggi si scaglia, e per anni si è stesa ai piedi del suo editore mentre negava la copertura legale a un suo giornalista di punta, tradendo lui e con lui il principio stesso di libera informazione. In combutta con i poteri forti della RAI, Gabanelli lo ha avversato, ne ha ignorato le proteste quando costui privato della voce gridava comunque allo scandalo e invocava una sua presa di posizione pubblica contro il medesimo abbandono che oggi la signora di Report denuncia ai quattro venti. Né ella spese mai una sillaba, la ‘paladina’ TV, per tutti gli altri colleghi così abbandonati.

Quel giornalista sono io, co-fondatore di Report, per dieci anni al servizio della trasmissione, e finito nei guai assieme a RAI e Gabanelli per aver denunciato in un’inchiesta la corruzione dei medici da parte delle multinazionali del farmaco. La vicenda è raccontata nei dettagli e con prove documentali qui (http://www.paolobarnard.info/censura.php), impossibile ripercorrerla tutta in questa sede, ma è cruciale riproporne alcuni aspetti salienti.

Il procedimento legale di cui sopra fu la prima causa civile per danni lanciata contro Report dalla sua nascita. La RAI decise immediatamente l’abbandono del sottoscritto al suo destino, ma offrì a Milena Gabanelli la difesa gratuita. Gabanelli sapeva benissimo che la dirigenza di viale Mazzini avvallava così una forma di censura micidiale contro i reporter indipendenti, ma l'eroina della libera informazione Tv d'Italia non ebbe neppure una frazione di dubbio: gettò nella spazzatura il suo giornalista Barnard assieme ai principi che di cui lei si proclama 'paladina', incurante del pericolosissimo precedente per mille altri colleghi freelance, e si schierò con l’Azienda che le garantisce la carriera. Accettò solo per sé la difesa gratuita offertale dai censuratori di viale Mazzini, e, peggio, controfirmò lungo tutto il procedimento durato cinque anni l’abbandono legale della RAI in aula contro di me, nonostante quella mia inchiesta fosse stata da lei voluta, vagliata, trasmessa e replicata (sic). Alle mie proteste rispose mentendo, e i suoi fedelissimi di redazione insultandomi. Mai le scappò una sillaba di critica all'indegno operato della RAI, né un grammo di solidarietà per i tanti reporter nelle mie condizioni. Alle proteste indignate di tanti spettatori di Report reagì dapprima con le medesime menzogne, poi addirittura censurandoli dal Forum RAI, infine chiudendo quello spazio in un disperato tentativo di zittirli, un metodo oggi comune in Birmania e in Cina. Questo mentre la ‘paladina’ Gabanelli si vendeva a voi come l’intrepida e libera nemica dei poteri corporativi, la spada tratta contro le censure del ‘regime’ informazione.

Alla luce di quanto oggi la signora di Report scrive sui massimi quotidiani, assume rilevanza sconcertante quanto ella scrisse allora in risposta alle mie proteste e alla mia richiesta che prendesse una posizione pubblica contro Censura Legale e contro la RAI. Eccovelo.

Gabanelli un anno fa, dava serenamente per scontato che “Ogni azienda, giornale o Tv fornisce l'assistenza legale ai propri dipendenti, non ai collaboratori… Non avendo l'autore del servizio nessun contratto di collaborazione con la RAI, si assume i rischi in caso di richiesta di risarcimento danni… E' un mestiere complesso che comporta molti rischi. Si può decidere di correrli oppure no, dipende dalla capacità di tenuta, dal carattere e dagli obiettivi che ognuno di noi si da nella vita. Il resto sono polemiche… Certo, se su ogni puntata vieni trascinato in tribunale, alla fine può darsi che lasci la partita perché non riesci più a reggere fisicamente. Ma questo non è colpa della RAI di turno, bensì del sistema giudiziario”. Un messaggio più che chiaro: va bene così, la RAI non ha nulla di cui essere rimproverata, nessuno scandalo, nessun dovere disatteso. Pagella all’Azienda: dieci e lode. Certo, la mannaia di Censura Legale era su di me e su altri colleghi da anni, non su di lei, perché denunciare chi la colloca in prima serata? Perché poi difendere un principio di libertà d’informazione?

Gabanelli oggi, invece: “Alla sottoscritta era stata manifestata l'intenzione (da parte della dirigenza RAI, nda) di togliere la tutela legale (a Report, nda). La direzione della terza rete ha fatto una battaglia affinché questa intenzione rientrasse, motivata dal dovere del servizio pubblico di esercitare il giornalismo d’inchiesta assumendosene rischi e responsabilità”. Di colpo Gabanelli scopre che la RAI ha ora dei doveri di servizio pubblico impellenti… ora, non ieri. Superfluo commentare.

E qui torniamo al Vangelo. Questa è ipocrisia. Della peggior specie.

In quei giorni, infine, l’Azienda di viale Mazzini mi recapitò un atto di costituzione in mora, dove nero su bianco annunciava l’intenzione di rifarsi su di me e solo su me nel caso in cui avessimo perduto la causa sopraccitata (cosa ahimè avvenuta). Una vessazione nella vessazione.
Ma neppure in questo caso Milena Gabanelli trovò la forza di essere all’altezza del ruolo per cui è celebre. Mai fu sfiorata dal dubbio che la sua posizione di ‘paladina’, per cui riceve da anni onori e fama e soprattutto la fiducia che voi le avete concesso, la obbligavano innanzi tutto a dissociarsi pubblicamente dalla condotta della RAI e poi a condurre una battaglia a tutto campo per rivelare all’Italia lo scandalo di Censura Legale che divora la libertà di informare. Nulla di questo ha fatto, ed ebbe la faccia tosta di scrivere “Non ho il potere di cambiare le regole di un'azienda come la Rai”, dunque pace. Alla faccia della guerriera coraggiosa. Ha dunque taciuto per anni sull’ignobile pratica degli editori di abbandonare legalmente i giornalisti liberi, contenta del fatto che solo per lei e per i suoi fedelissimi la tutela legale era garantita. Al diavolo gli altri colleghi, al diavolo i principi fondamentali del suo stesso mestiere. Fino a quando la stessa mannaia che brandì in pieno accordo con la RAI dal 2004 al 2009, si è abbattuta su di lei. Oggi la ‘paladina’ una briciola di coraggio l’ha trovata. Che esempio.

E non vale qui il realismo di chi dice “la perfezione non esiste, comunque Report fa un grande servizio”. Nulla di più sbagliato e pericoloso. Va compreso che il guadagno a breve termine che si avrebbe dal chiudere un occhio qua e là pur di mantenere voci apparentemente libere in Tv, è di molto inferiore al danno nel lungo termine che verrà a tutti noi da quei compromessi morali. La ragione per cui questo nostro vivere è perennemente in declino su tutti i fronti, dai diritti alle libertà fino alla sopravvivenza stessa delle comunità umane, è precisamente perché oggi quasi più nessuno sa gridare “No!, a un principio non si deroga mai. Anzi: se ‘paladini’ siamo, lo si difende a qualsiasi prezzo”. E qui, il principio è quello della coerenza morale, per il quale si può anche rinunciare a una o più fette di libertà, poiché una volta intaccata quella coerenza, è tutto uno scivolare sempre più in basso senza più neppure rendersene conto, dritti fino al ritrovarsi della stessa pasta del 'nemico'.

Milena Gabanelli doveva sapere che il prezzo della sua fama, e dell’adorazione che le viene tributata, era il coraggio di perdere anche tutto per difendere un Principio sempre, e non solo quando conviene a lei. Ha avuto le chiavi del vostro Tempio, e si è comportata come detto. Ora il prezzo lo paghiamo tutti, tutta l’informazione italiana, tutti voi che per l’ennesima volta scoprite che “il nemico marcia alla vostra testa”. E ogni volta che accade, è sempre più dura ricominciare.