http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1437&Itemid=62#JOSC_TOP
Scritto da Stefano Montanari
lunedì 01 dicembre 2008
Sabato sera mi trovavo per il terzo anno consecutivo alla cena di beneficenza di Cure2children (cure to children = cura per i bambini) (http://www.cure2children.org/italia/), una delle mille e mille organizzazioni attorno cui uomini di buona volontà si riuniscono e si danno da fare per lenire le sofferenze che questo mondo per sua stessa natura patisce.
Come nelle altre due occasioni, anche stavolta la manifestazione è stata allegra, commovente, sobria e fattiva.
Lo scopo? Il solito: fondamentalmente raccogliere quattrini, perché per curare malattie ematologiche e tumori nei bambini dei paesi più svantaggiati occorre anche e soprattutto questo.
Qualche spunto di riflessione:
Il mio professore di fisiologia diceva che esistono malattie inguaribili ma non malattie incurabili. La differenza è profonda:
al di là dei toni trionfalistici dei soliti tromboni, la medicina di oggi non è capace di risolvere un numero enorme di affezioni. Il raffreddore, l’influenza e le verruche tra queste. Gli uomini di buona volontà, in tutta modestia, invece, riescono a prendersi cura dei malati, dei loro bisogni di tutti i giorni, della loro tristezza, perché questa non diventi disperazione, per rendere vivibili quelle vite.
Seconda riflessione: in fondo, portare cure ai bambini malati del cosiddetto terzo mondo non turba interessi particolari, e Cure2children non ha mai dovuto sopportare le porcherie che sopportiamo giornalmente noi a base di calunnie, diffamazioni ed angherie della più diversa natura, per di più portate da chi non si scomoda dalla poltrona. Dura sì, per loro, ma almeno senza sputi in faccia. Dura sì, ma senza che nessuno si sia rovinato per questo e senza che l’iniziativa sia a rischio perenne di chiusura.
Terzo punto: Cure2children interviene su bambini già malati, e nei casi che ha affrontato ha un tasso di successi altissimo, il che dà molto da pensare. Se s’intervenisse con le terapie conosciute e disponibili nei modi e nei tempi dovuti, moltissimi di quei bambini destinati ad una brutta morte se la caverebbero. Dunque, una questione principalmente di quattrini in paesi dove gran parte di questi finiscono per coprire spese belliche. Non credo che la cosa meriti una sola riga di commento.
Quarto punto: la prevenzione sanitaria si fa in tre maniere, chiamate rispettivamente primaria, secondaria e terziaria. La primaria è quella che previene la malattia, vale a dire elimina le condizioni che portano ad ammalarsi. Quella che perseguiamo noi, tanto per intenderci. Quella che funziona meglio. Quella che costa pochissimo. La secondaria è volta alla diagnosi precoce, così da mettere in atto una terapia quando questa avrà terreno più facile. Quella che rende tanti quattrini a chi auspica un mondo a mo’ di un’immensa sala d’aspetto brulicante di persone trasformate con una splendida operazione di terrorismo psicologico in potenziali malati. La terziaria è quella che altro non fa se non curare nel migliore dei modi una determinata patologia. Il paradiso delle case farmaceutiche. Cure2children lavora su quest’ultima che è, in fondo, di gran lunga la meno efficace. È ovvio, però, che per l’associazione non esiste alcuna altra possibilità se non questa, visto il terreno su cui è costretta ad intervenire. Ed è altrettanto ovvio che, se non s’interverrà con un’opera di prevenzione primaria, saremo sempre a tessere una sorta di faticosa tela di Penelope in cui un po’ si fa e un po’ si disfa senza arrivare ad altro se non a successi episodici.
Quarto punto di riflessione: ho qualificato come svantaggiati i paesi nei quali Cure2children è attiva. Ma non siamo anche noi tra questi? Chi abbia dato un’occhiata alle gesta dei governi nostrani che si succedono (l’ultima mazzata è la follia firmata Prestigiacomo di cui al post di giovedì 27 novembre) non può non essersi accorto che questi personaggi a dir poco incompetenti ci stanno trascinando in un baratro che non sarà per nulla diverso da quello in cui si dibatte quello che ancora chiamiamo altezzosamente Terzo Mondo.
Ultimo punto: questo genere di associazioni sta svolgendo un ruolo fondamentale a livello planetario. Il che, a pensarci bene, ha un risvolto negativo. Potendo contare su queste, molti stati - e il nostro, con il suo beffardo articolo 32 della Costituzione, è di diritto nel gruppo – dedicano le poche risorse disponibili ad obiettivi non certo prioritari se parliamo di bene comune. Peggio ancora quando si spulciano certi bilanci - sempre che siano attendibili, perché non è raro che alcune voci siano mimetizzate – e ci si accorge di quanto denaro vada a coprire i costi di guerre combattute per lo squallido interesse di pochi o a coprire costi che dovrebbero essere sostenuti da altri. Basti pensare, a questo proposito, ai danni inflitti all’ambiente da tante industrie che poi ben si guardano dal rifonderli, lasciandone l’onere ad una quasi sempre ignara comunità. E, poiché al peggio non c’è mai fine, basti pensare alle montagne di denaro bruciate al fuoco della corruzione. Chi si occupa di rifiuti, una voce tra le tante, sa di che cosa sto parlando.
Insomma, un po’ alla Brecht che desiderava un mondo senza eroi, io auspico un mondo in cui Cure2children sia inutile, così come vorrei lo fossimo noi.
Commenti
martedì 2 dicembre 2008
lunedì 24 novembre 2008
La cicogna e l'assenzio
Mondo in Cammino Massimo Bonfatti Giugno 2006:
La cicogna e l’assenzio
www.mondoincammino.org – www.progettohumus.it
ARTICOLO SCRITTO PER "NATURA E SOCIETA'" (N°2/06), TRIMESTRALE D'INFORMAZIONE ECOLOGICA,
ORGANO UFFICIALE DELLA FEDERAZIONE NAZIONALE PRO NATURA
LA CIGOGNA E L'ASSENZIO
di Massimo Bonfatti
Dubovy Log ovvero il “posto delle querce”: quasi uno spot
pubblicitario per reclamizzare un’oasi di pace e
tranquillità. Lasciata Dobrush, la strada che là conduce si
snoda come una ferita aperta fra i boschi di conifere. Alle
spalle le paludi di Polessje del giorno prima: zanzare e
specchi d’acqua, gli sterletti che timidamente cercano la
superficie per farsi accarezzare dal tepore del sole,
bianche cicogne che si rincorrono con le otarde e, più in là
e discrete, singole aquile reali che vigilano sui movimenti
nel loro aerale.
L’odore dei boschi è una presenza importante ed intensa.
Viene voglia di scendere dalla macchina, correre a bocca
aperta per inalare questa fragranza: aria salubre, profumi
di mirtilli e lamponi, il sottobosco che pervade e stordisce
con il richiamo quasi visivo di una costante presenza di
funghi.
E poi quando il cielo sposa il fiume non c’è scampo. E le
isbe. Colori tenui ed intensi nello stesso tempo, un’armonia da cartolina. Oche, anatre, galline, la legna
tagliata, il pozzo per l’acqua. Cavalli allo stato brado.
I colori enfatizzano tutto nella giornata tersa.
E il fiume…L’Iput che si insinua nell’abitato di Dobrush e ci viene incontro, ci scruta dal basso in quel
rilievo anormale che corre parallelo alla strada e che rompe il piatto del paesaggio e prolunga la vista
verso i boschi della Russia. Terra di confine. L’Iput zigzaga ricucendo la frattura generata dalla caduta del
muro di Berlino: Bielorussia e Russia sono ancora lì assieme senza soluzione di continuità geografica,
fisica, culturale. Un posto affascinante, posto di villeggiatura che si spinge alle emozionanti rovine del
palazzotto di Demjanki. Uno dei posti di villeggiatura più strategici ai tempi dell’Unione Sovietica in
questa provincia di Dobrush nel sud est della Bielorussia, provincia che delinea i confini di tre stati: la
stessa Bielorussia (Gomel), la Russia (Bryansk), l’Ucraina (Chernigov).
Il rilievo del selsoviet di Demjanki, che ingloba Dubovy Log, permette di sconfinare con lo sguardo su
abeti, betulle, campi di foraggio e grano.
Tutto pare segnato dall’inesorabilità e dalla pacatezza del tempo, dal suo lento incedere.
Tutto vero; tutto realisticamente accattivante; tutto drammaticamente vero e reale.
Le immagini si fissano nel cervello, piano piano, come un fotogramma sgranato di un film. La maglia,
progressivamente, si allarga sempre più ed il fotogramma si inceppa. Il cervello si sforza di riavvolgere le
immagini alla ricerca del punto di rottura.
I colori e le sensazioni vanno a ritroso, da Demjanki a Dubovy Log, seguendo il progredire dell’Iput verso
il fiume Sozh.
Tutto, però, è più statico. È come se un’epoca si fosse fermata senza disgregare la presenza del
circostante, ma appesantendola ed ovattandola in una tristezza agghiacciante.
26 APRILE 1986: la centrale di Chernobyl si scoperchia come una pentola. Un’impressionante
fantasmagoria di colori, lapilli, fumi si eleva fino a due chilometri d’altezza, viaggia mollemente in
sospensione per poi ricadere, con capriccio od obbligata dai giochi del vento o dalle gocce di pioggia, sulle
distese dell’Ucraina, Russia e Bielorussia.
Con ostinazione le volute si indirizzano maggiormente a nord, sorvolando le regioni di Gomel e Mogiliov in
Bielorussia. La nuvola radioattiva sparge il suo fardello invisibile sul 23% del territorio della Bielorussia.
La radioattività scende sugli uomini, sulle cose, sugli animali, sulle piante lasciando il tutto inalterato.
A volte ti confonde e ti prende in giro.
A Dubovy Log il pericolo sembra scampato. Si costruiscono case per gli sfollati (obbligatoriamente sfollati)
della provincia di Braghin. Case che verranno finite, ma mai consegnate. Improvvisamente i geiger
impazziscono: “il posto delle querce” manifesta livelli di contaminazione superiore ai 40 Ci/kmq. Sì, il
posto delle querce: il luogo più contaminato di tutta la Bielorussia.
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Chernobyl e Dubovy Log: nei nomi lo scherzo del destino.
Chernobyl, in russo, vuol dire," l’erba amara", vuol dire: Assenzio. E Giovanni, nell’Apocalisse (8-10,11)
annuncia la stella che si chiama Assenzio: "...cadde dal cielo una grande stella, ardente come un torchio;
e cadde sopra la terza parte dei fiumi, e sopra le fonti delle acque. E il nome della stella si chiama
Assenzio. E molti uomini moriranno di quelle acque, perciocché erano divenute amare".
Ma Dubovy Log, a dispetto di tutto, continua ad accogliere nei suoi boschi le cicogne.
Dubovy Log: la cicogna e l’assenzio, il ghetto e la schizofrenia.
A Dubovy Log non si entra senza permesso. C’è un posto di blocco con una sbarra presidiato
costantemente. Solo se fai parte del ghetto puoi andare e venire in libertà. La sbarra ti ricorda solo che
vivi in un posto speciale. Non ci sono evidenti differenze: l’aria ha lo stesso profumo, il fiume è identico,
le cicogne e gli animali selvatici si spostano indifferentemente da una parte all’altra. Anche le persone del
villaggio hanno gli stessi vestiti, le stesse case, le stesse abitudini di quelli “oltre cortina”. Fanno
addirittura gli stessi lavori. E poi c’è la scuola, l’asilo nido, l’ambulatorio infermieristico, la mensa, il
negozio, la biblioteca, il municipio ed il kolchoz. Ed ogni casa ha il proprio orto, i propri animali.
La produzione del kolchoz è una delle più efficienti di
tutta la provincia. La quantità di grano è impressionante:
grano bello, dritto, dorato. Grano radioattivo. Ed il pane,
il suo gusto e la fragranza del sole incorporato diventano
un’utopia anche per le normative di sicurezza adottate
ad hoc in Bielorussia. Troppo radioattivo per mangiarlo.
Ed allora il grano attraversa la sbarra e viene avviato
all’industria di trasformazione di Vetka per essere
commercializzato come vodka: vodka “pulita”, vodka
“secondo norma”. Stesso destino tocca al latte, così
gustoso con il suo profumo di foraggio. Ma troppo
radioattivo per berlo. E così anche lui supera la sbarra,
per essere trasformato in burro “pulito”, ovvero
radioattivo secondo norma.
Ma la fame e la povertà sono più forti della radioattività. Subdolamente essa entra nei corpi degli abitanti
di Dubovy Log con la carne degli animali da cortile, con le mele ed i cetrioli dell’ orto personale, con i
funghi e le bacche raccolti nei boschi.
E quando fa freddo e la stufa nelle case reclama carburante, il bosco offre legna impregnata di
radionuclidi: legna che scalda e conforta il cuore accanto ad una bottiglia di vodka. Legna che produce
cenere, cenere radioattiva usata come fertilizzante per l’orto.
La stufa, la “pjechka”: piccola centrale radioattiva, piccolissima Chernobyl fra la contaminazione di
Chernobyl.
Miseria nella miseria.
L’incidente nucleare ha riscritto la storia del villaggio e ne ha cambiato il calendario. Chernobyl ha
sostituito Cristo in un’alternanza sacrilega, ma significativa; nuovo spartiacque storico.
Infatti a Dubovy Log ed in tutta la Bielorussia contaminata (come pure nelle equivalenti zone della Russia
ed Ucraina) nel 1986 è finita un’era e ne è cominciata un’altra: l’era A.C. – avanti Chernobyl – e l’era D.
C. – dopo Chernobyl).
La famiglia Gatalsky è una famiglia D. C., sospesa incredulamente in quel vuoto che si sta costruendo
intorno a Chernobyl e che, lentamente, ma inesorabilmente, va a sostituirsi al vuoto di Chernobyl.
Sempre più ampi spazi di territorio vengono restituiti alla produzione agricola, le liste dei villaggi che si
trovano in zona contaminata, si accorciano ogni anno. L’AIEA e la Banca Mondiale sostengono questa
politica: bisogna investire, investire, investire… Bisogna ridare fiducia al nucleare. Il direttore dell’Istituto
radiologico di Gomel, pur evidenziando le conseguenze dell’incidente nucleare, recita quanto previsto
dagli indirizzi in merito:”Sono passati ormai 20 anni dall’incidente. Dobbiamo uscire da questo circolo
vizioso. Lo stato spende ogni giorno un milione di dollari per l’eliminazione delle conseguenze di
Chernobyl. Bisogna pensare a produrre energia in loco. È necessario avere una centrale nucleare. Ormai
le nuove centrali nucleari sono sicure”.
Ebbene, sì. Si può uscire dalla conseguenze di Chernobyl. È sufficiente costruire una nuova centrale. Se
non ci saranno intoppi di alcun tipo o variazioni attualmente non prevedibili, la costruzione della nuova
centrale incomincerà nel 2008 nella regione di Mogiljov.
Subito dopo lo scoppio della centrale di Chernobyl, l’allora direttore generale dell’AIEA Blix affermò: “Il
mondo potrebbe sopportare un incidente uguale a Chernobyl ogni anno.” Un cinismo frutto della legge
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truffa WHA 12-40 del 28 maggio 1959 in cui venne mondializzata l’omertà sugli effetti delle radiazioni
sulla salute umana, un accordo dalla cui lettura si evince chiaramente la possibilità di poter assumere, da
parte dell’AIEA e da parte dell’OMS, misure restrittive per salvaguardare il carattere confidenziale delle
informazioni e dell’obbligatorietà delle due agenzie di rapportarsi direttamente per tutti i progetti o i
programmi che possano coinvolgere una delle due parti.
La legge truffa del 1959 ha fatto sì che nel 1995 l’AIEA riuscisse a bloccare la conferenza dell’OMS a
Ginevra sull’incidente di Chernobyl. Conferenza in cui il dr. M. Griffith del Dipartimento degli Affari
Umanitari dell’Onu, dichiarò che non era stata detta la verità alle popolazioni e che le persone
complessivamente colpite erano 9 milioni. Alla stessa conferenza il dr. Y. Korolenko, Ministro della Salute
dell’Ucraina, fece presente che era contaminata l’acqua di 30 milioni di persone e che vi era stato un
aumento del 25% del diabete; mentre il prof. E. A. Netchaev del Ministero della Sanità e dell’Industria
farmaceutica segnalò che 2,5 milioni di persone erano state irradiate, nella Federazione russa, in seguito
all’incidente di Chernobyl; fece notare, inoltre, un aumento da 220 a 400, su 100.000 nati, delle
malformazioni congenite. Un altro studioso bielorusso, Okeanov, presentando i dati di una ricerca
specialistica, segnalò un raddoppio delle leucemie, dopo 9 anni, nei Liquidatori e addirittura un aumento
triplicato in coloro che avevano prestato la loro opera per più di 30 giorni. Okeanov segnalò, inoltre, un
aumento della cataratta, delle opacizzazioni del cristallino, un raddoppio dell’incidenza dei ritardi mentali
nei bambini, l’aumento delle sindromi neurologiche negli adulti e delle malattie digestive.
La conferenza fu interrotta e da allora l’AIEA riconosce solo i rapporti convalidati, cioè confermati dai
laboratori di Los Alamos e del Commissariato
per l’Energia Atomica francese, ovverosia i
fabbricanti della bomba atomica.
Ha potuto così nascere indisturbato il rapporto
del Chernobyl Forum/AIEA del settembre 2005:
un rapporto ad orologeria che, anticipando le
celebrazioni per il ventennale, minimizza
drasticamente e cinicamente le conseguenze
dell’incidente nucleare.
Però la famiglia Gatalsky è al di fuori dei
rapporti e delle dispute e, come l’invisibile
radioattività, respira la costruzione di una verità
artificiale, subdola e sommessa.
Per tutti i componenti della famiglia Dubovy Log
è una realtà amica. Non importa se sui cartelli ci
sia scritto: nella zona è proibito raccogliere
funghi, bacche, pescare, asportare legname.
Sascha, la figlia, afferma: “La radioattività non la sento, non la vedo, non la tocco. Perché devo aver
paura? E poi sono passati 20 anni”. La mamma spavalda: “È la radioattività che deve aver paura di noi”.
Il papà: “Sono tutte balle!. La colpa è di Gorbacjov che ha distrutto l’economia. Per questo noi viviamo
qua: non possiamo permettere di mandare all’aria un kolchoz così importante. Ma poi quale radioattività?
Politica, è politica! Certo che vado a raccogliere la legna per la stufa nei boschi. Non posso permettermi di
pagare il gas d’inverno. Al mese dovrei spendere 120.000 rubli e ne guadagno solo 100.000. Certo che
vado a pescare. Non capisco perché quello che non posso pescare qui, può essere pescato 5 km più in
giù, a valle”.
La casa dei Gatalsky ed il villaggio di Dubovy Log sono il paradigma delle contraddizioni che convivono in
questa realtà in un gioco a rimpiattino a contrastarsi o ad esaltarsi reciprocamente.
La precedente famiglia della casa di Sascha si è trasferita a Dobrush. Era la loro casa prima dell’incidente
nucleare e, trovandosi pertanto in zona in cui per le stesse leggi repubblicane non è prevista la residenza,
hanno ottenuto l’assegnazione da parte dello stato di un alloggio in città.
La casa vuota è stata offerta dal Kolchoz, a titolo gratuito, alla famiglia di Sascha per permetterle di
prestare la loro opera per la fattoria collettiva.
Ed è così per tutto il villaggio: lo stato legifera l’impossibilità alla residenza, ma permette di viverci.
Molti abitanti che vivevano nel villaggio prima dell’incidente, si sono fatti consegnare una casa nuova
dallo stato a Dobrush: continuano a vivere a Dubovy Log ed affittano l’alloggio a Dobrush.
Forza dell’economia! Le possibilità e le modalità di vita materiale sono una importante chiave di lettura
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per capire le contraddizioni di Chernobyl direttamente in territorio contaminato. Le politiche per la
gestione del rischio radioattivo devono tenerne obbligatoriamente conto.
Ma i genitori di Sasha in un momento di confidenza affermano: “Certo che sappiamo che c’è la
radioattività, ma l’unica maniera per vivere qui è pensare di averla sconfitta e che non ci può far male. È
pensare che muore prima di nostalgia chi ha lasciato il villaggio, piuttosto che noi che vi continuiamo a
vivere. Non dobbiamo nemmeno spaventare i nostri figli. Qui dobbiamo vivere perché qui è il nostro
lavoro. Certo che se avessimo possibilità migliori e di lavoro in altre realtà ce ne andremmo. Ma se siamo
venuti qua è perché non avevamo alternative, è perché ci veniva offerto il lavoro di cui siamo capaci, cioè
fare il meccanico per il Kolchoz ed accudire le vacche nelle stalle. I funghi ed il latte non li portiamo al
controllo. Gli animali sì, prima di ucciderli. Tre anni fa non ci hanno ucciso la vacca perché era
contaminata. L’anno scorso avevamo in comune con i vicini un maiale. Loro avevano l’orto contaminato e
al macello di Vetka non ci hanno ucciso il maiale. In questi casi ci riprendiamo gli animali, ripulendoli con
una dieta solo a base di granoturco. Quando i controlli rientrano nella norma, allora ce li macellano. Gli
animali vanno fatti pascolare vicino al cimitero, là
non c’è contaminazione. Io penso che il mio orto sia
pulito. Nel FAP (ambulatorio infermieristico) qui di
fronte, a cinque metri, e nella posta di fianco, tutto
il perimetro è contaminato. Il perimetro di casa
nostra no. Noi raccogliamo molti finferli, sono funghi
gustosi…e molto redditizi. Ne crescono moltissimi
nei boschi di Viljevo, dove avete visto le case e la
chiesa sotterrate. Durante la stagione vengono delle
persone che ci consegnano dei sacchi da riempire.
Ci pagano bene. Dicono che sono funghi per l’estero
per preparare, non sappiamo quali, medicine e
prodotti di bellezza. Di più non sappiamo. Sappiamo
solo che ci conviene”.
Non è, però, convenuto al dr. Yuri Bandazhevskij.
Laureatosi nel 1980 all’istituto nazionale di medicina
di Grodno, nel 1991 è il più giovane professore dell’URSS. Dal 1990 al 1999 è rettore dell’istituto medico
di Gomel. Membro di numerose Accademie nazionali ed internazionali, riceve, per le sue ricerche in
ambito medico ed anatomo-patologico, diversi riconoscimenti, fra cui la medaglia d’oro Albert Swaitzer e
la Stella d’oro dell’Accademia di Medicina della Polonia. E’ autore di oltre 240 lavori di ricerca. E’ aiutato
nelle sue ricerche dalla moglie Galina, medico cardiologo.
Dopo il disastro di Chernobyl, il professore Bandazhevskij intuisce le esatte dimensioni della tragedia. Il
ricercatore non si arresta davanti ai dogmi ed alle immutabili verità ufficiali: le sue ricerche riescono a
dimostrare gli effetti nel tempo dell’esposizione continua a piccole quantità e basse dosi di radionuclidi,
soprattutto a livello cardiovascolare. Il veicolo di questo lento assorbimento è il cibo e Bandazhevskij
segnala la pericolosità del cibo bielorusso: pericolosità superiore ai decreti repubblicani sulle dosi
ammissibili per la popolazione. Oltre a ciò, il professore denuncia che più di 10 miliardi di rubli, stanziati
per la liquidazione delle conseguenze dell’incidente nucleare, sono stati sprecati.
Il 18 giugno 2001 Bandazhevskij è condannato da un tribunale militare a 8 anni di lavori forzati con la
possibilità di vedere una volta, ogni tre mesi, la moglie Galina. L’accusa, non supportata da alcun
testimone, è di avere chiesto denaro per ammettere uno studente all’università. Sotto pressione
internazionale e tutela di Amnesty International, il 5 agosto 2005 viene liberato, dopo 6 anni e un mese
dal primo arresto. Riprende con ostinazione gli studi sul Cesio 137, interrotti anni prima a Gomel, perché
ha scoperto che il Cesio 137 agisce sul sistema energetico di cellule anche molto differenziate e distrugge
gli organi vitali, in modo particolare il cuore, i reni , la mucosa gastrica, e così via. Non pretende di avere
ragione, ma nemmeno ha mai avuto smentite. Sa che è importante capire gli effetti sanitari delle
radiazioni, perché al mondo ci sono in funzione 442 centrali nucleari con 22 reattori dello stesso modello
di Chernobyl. Altre 24 sono in costruzione…ed il pericolo è sempre in agguato.
Ma le informazioni e gli studi del dottor Bandazhevskij non sono giunti agli orecchi della famiglia
Gatalsky, così come non hanno mai visto la prima foto scattata al reattore, subito dopo l’incidente, da
Igor Kostin.
Igor Kostin, il fotoreporter della tragedia di Chernobyl, dei liquidatori. “L’URSS ha rifiutato l’aiuto
internazionale e ci si arrangia con quello che si ha: gli uomini. Tocca a loro “liquidare” l’incidente della
centrale di Chernobyl. Perciò non avranno altro nome che quello, molto burocratico e al contempo
terribile, di “liquidatori”. Non so se tutte quelle persone erano davvero dei volontari. Senza esserne
nemmeno consapevoli essi hanno compiuto l’inimmaginabile. Su tutta la superficie della terra, piccoli e
grandi popoli devono loro la sopravvivenza. Senza il loro sacrificio, le conseguenze dell’incidente della
centrale sarebbero state ben peggiori. Peggiori in Ucraina e in Bielorussia, ma peggiori anche in tutta
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l’Europa dove metà della popolazione avrebbe dovuto essere trasferita e dove metà della sua superficie
non sarebbe più stata coltivabile. Forse “i liquidatori” non hanno scelto di fare questa guerra, ma hanno
messo a disposizione del potere una delle rare cose che si potevano ancora possedere in URSS: la vita”.
Un sacrificio che rischia di essere vanificato dalla politica disattenta mondiale di tutti questi anni. Gli 800
siti di scorie radioattive non impermeabilizzati, realizzati a volte a mani nude dai liquidatori, stanno
contaminando le acque dei fiumi Pripyat e Dnjepr che formano un bacino fluviale che sfocia nel Mar Nero.
La zona intorno alla centrale ha livelli di 100.000 curie per ettaro contro un limite di sicurezza di 0,1
curie: un milione di volte superiore. L’utilizzo del suolo interdetto per i prossimi 200.000 anni. Il
sarcofago con oltre 1.000 metri quadri di crepe, con la pioggia si infiltra al ritmo di 2200 metri cubi
l'anno, con una pericolosa inclinazione di 60 cm. della parete est, con le sue oltre 70 tonnellate di scorie
altamente radioattive e con la nuova copertura che non decolla e che ha già raggiunto un preventivo di
un miliardo di dollari.
Tutti dati sconosciuti per i Gatalsky. Ma i dati a loro non servono. La loro esperienza insegna che, sulla
base appunto della triste esperienza di Chernobyl, non bisogna cadere nel tranello dei numeri e delle
dispute scientifiche. Il problema del nucleare è ETICO e fonda le sue argomentazioni nei concetti di
precauzionalità, di accettabilità del rischio (e non quindi di probabilità) e di risarcimento umano ed
ambientale. Il nucleare non può ipotecare il futuro della famiglia Gatalsky, il nostro e quello delle
generazioni che verranno dopo di noi.
Però, al di là della gravità degli eventi, la famiglia Gatalsky e tutti gli abitanti a Dubovy Log hanno
imparato la pazienza, quasi a voler riaffermare il senso di una vita che continua e che, in ogni caso, deve
continuare.
E così Dubovy Log aspetta: Dubovy Log in cui nascono ancora bambini; Dubovy Log in cui, ad ogni
primavera, ritornano le cicogne.
E finchè nascono bambini e finchè volano le cicogne, la fantasia può oltrepassare le mura di questa
prigione a cielo aperto e riaccompagnare nel suo corso l’Iput, senza barriere. E la fantasia porta nuovi
progetti e con essi la speranza e la certezza che una vita migliore è possibile. Con l’aiuto di tutti, con
l’antidoto della cooperazione che sradica l’erba amara e restituisce acque salubri da cui gli sterletti
continueranno a vedere l’ampio volteggiare delle cicogne.
P.S.: Dubovy log è la sede del Progetto Humus (www.progettohumus.it)
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Dubovy Log ovvero il “posto delle querce”: quasi uno spot
pubblicitario per reclamizzare un’oasi di pace e
tranquillità. Lasciata Dobrush, la strada che là conduce si
snoda come una ferita aperta fra i boschi di conifere. Alle
spalle le paludi di Polessje del giorno prima: zanzare e
specchi d’acqua, gli sterletti che timidamente cercano la
superficie per farsi accarezzare dal tepore del sole,
bianche cicogne che si rincorrono con le otarde e, più in là
e discrete, singole aquile reali che vigilano sui movimenti
nel loro aerale.
L’odore dei boschi è una presenza importante ed intensa.
Viene voglia di scendere dalla macchina, correre a bocca
aperta per inalare questa fragranza: aria salubre, profumi
di mirtilli e lamponi, il sottobosco che pervade e stordisce
con il richiamo quasi visivo di una costante presenza di
funghi.
E poi quando il cielo sposa il fiume non c’è scampo. E le
isbe. Colori tenui ed intensi nello stesso tempo, un’armonia da cartolina. Oche, anatre, galline, la legna
tagliata, il pozzo per l’acqua. Cavalli allo stato brado.
I colori enfatizzano tutto nella giornata tersa.
E il fiume…L’Iput che si insinua nell’abitato di Dobrush e ci viene incontro, ci scruta dal basso in quel
rilievo anormale che corre parallelo alla strada e che rompe il piatto del paesaggio e prolunga la vista
verso i boschi della Russia. Terra di confine. L’Iput zigzaga ricucendo la frattura generata dalla caduta del
muro di Berlino: Bielorussia e Russia sono ancora lì assieme senza soluzione di continuità geografica,
fisica, culturale. Un posto affascinante, posto di villeggiatura che si spinge alle emozionanti rovine del
palazzotto di Demjanki. Uno dei posti di villeggiatura più strategici ai tempi dell’Unione Sovietica in
questa provincia di Dobrush nel sud est della Bielorussia, provincia che delinea i confini di tre stati: la
stessa Bielorussia (Gomel), la Russia (Bryansk), l’Ucraina (Chernigov).
Il rilievo del selsoviet di Demjanki, che ingloba Dubovy Log, permette di sconfinare con lo sguardo su
abeti, betulle, campi di foraggio e grano.
Tutto pare segnato dall’inesorabilità e dalla pacatezza del tempo, dal suo lento incedere.
Tutto vero; tutto realisticamente accattivante; tutto drammaticamente vero e reale.
Le immagini si fissano nel cervello, piano piano, come un fotogramma sgranato di un film. La maglia,
progressivamente, si allarga sempre più ed il fotogramma si inceppa. Il cervello si sforza di riavvolgere le
immagini alla ricerca del punto di rottura.
I colori e le sensazioni vanno a ritroso, da Demjanki a Dubovy Log, seguendo il progredire dell’Iput verso
il fiume Sozh.
Tutto, però, è più statico. È come se un’epoca si fosse fermata senza disgregare la presenza del
circostante, ma appesantendola ed ovattandola in una tristezza agghiacciante.
26 APRILE 1986: la centrale di Chernobyl si scoperchia come una pentola. Un’impressionante
fantasmagoria di colori, lapilli, fumi si eleva fino a due chilometri d’altezza, viaggia mollemente in
sospensione per poi ricadere, con capriccio od obbligata dai giochi del vento o dalle gocce di pioggia, sulle
distese dell’Ucraina, Russia e Bielorussia.
Con ostinazione le volute si indirizzano maggiormente a nord, sorvolando le regioni di Gomel e Mogiliov in
Bielorussia. La nuvola radioattiva sparge il suo fardello invisibile sul 23% del territorio della Bielorussia.
La radioattività scende sugli uomini, sulle cose, sugli animali, sulle piante lasciando il tutto inalterato.
A volte ti confonde e ti prende in giro.
A Dubovy Log il pericolo sembra scampato. Si costruiscono case per gli sfollati (obbligatoriamente sfollati)
della provincia di Braghin. Case che verranno finite, ma mai consegnate. Improvvisamente i geiger
impazziscono: “il posto delle querce” manifesta livelli di contaminazione superiore ai 40 Ci/kmq. Sì, il
posto delle querce: il luogo più contaminato di tutta la Bielorussia.
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Chernobyl e Dubovy Log: nei nomi lo scherzo del destino.
Chernobyl, in russo, vuol dire," l’erba amara", vuol dire: Assenzio. E Giovanni, nell’Apocalisse (8-10,11)
annuncia la stella che si chiama Assenzio: "...cadde dal cielo una grande stella, ardente come un torchio;
e cadde sopra la terza parte dei fiumi, e sopra le fonti delle acque. E il nome della stella si chiama
Assenzio. E molti uomini moriranno di quelle acque, perciocché erano divenute amare".
Ma Dubovy Log, a dispetto di tutto, continua ad accogliere nei suoi boschi le cicogne.
Dubovy Log: la cicogna e l’assenzio, il ghetto e la schizofrenia.
A Dubovy Log non si entra senza permesso. C’è un posto di blocco con una sbarra presidiato
costantemente. Solo se fai parte del ghetto puoi andare e venire in libertà. La sbarra ti ricorda solo che
vivi in un posto speciale. Non ci sono evidenti differenze: l’aria ha lo stesso profumo, il fiume è identico,
le cicogne e gli animali selvatici si spostano indifferentemente da una parte all’altra. Anche le persone del
villaggio hanno gli stessi vestiti, le stesse case, le stesse abitudini di quelli “oltre cortina”. Fanno
addirittura gli stessi lavori. E poi c’è la scuola, l’asilo nido, l’ambulatorio infermieristico, la mensa, il
negozio, la biblioteca, il municipio ed il kolchoz. Ed ogni casa ha il proprio orto, i propri animali.
La produzione del kolchoz è una delle più efficienti di
tutta la provincia. La quantità di grano è impressionante:
grano bello, dritto, dorato. Grano radioattivo. Ed il pane,
il suo gusto e la fragranza del sole incorporato diventano
un’utopia anche per le normative di sicurezza adottate
ad hoc in Bielorussia. Troppo radioattivo per mangiarlo.
Ed allora il grano attraversa la sbarra e viene avviato
all’industria di trasformazione di Vetka per essere
commercializzato come vodka: vodka “pulita”, vodka
“secondo norma”. Stesso destino tocca al latte, così
gustoso con il suo profumo di foraggio. Ma troppo
radioattivo per berlo. E così anche lui supera la sbarra,
per essere trasformato in burro “pulito”, ovvero
radioattivo secondo norma.
Ma la fame e la povertà sono più forti della radioattività. Subdolamente essa entra nei corpi degli abitanti
di Dubovy Log con la carne degli animali da cortile, con le mele ed i cetrioli dell’ orto personale, con i
funghi e le bacche raccolti nei boschi.
E quando fa freddo e la stufa nelle case reclama carburante, il bosco offre legna impregnata di
radionuclidi: legna che scalda e conforta il cuore accanto ad una bottiglia di vodka. Legna che produce
cenere, cenere radioattiva usata come fertilizzante per l’orto.
La stufa, la “pjechka”: piccola centrale radioattiva, piccolissima Chernobyl fra la contaminazione di
Chernobyl.
Miseria nella miseria.
L’incidente nucleare ha riscritto la storia del villaggio e ne ha cambiato il calendario. Chernobyl ha
sostituito Cristo in un’alternanza sacrilega, ma significativa; nuovo spartiacque storico.
Infatti a Dubovy Log ed in tutta la Bielorussia contaminata (come pure nelle equivalenti zone della Russia
ed Ucraina) nel 1986 è finita un’era e ne è cominciata un’altra: l’era A.C. – avanti Chernobyl – e l’era D.
C. – dopo Chernobyl).
La famiglia Gatalsky è una famiglia D. C., sospesa incredulamente in quel vuoto che si sta costruendo
intorno a Chernobyl e che, lentamente, ma inesorabilmente, va a sostituirsi al vuoto di Chernobyl.
Sempre più ampi spazi di territorio vengono restituiti alla produzione agricola, le liste dei villaggi che si
trovano in zona contaminata, si accorciano ogni anno. L’AIEA e la Banca Mondiale sostengono questa
politica: bisogna investire, investire, investire… Bisogna ridare fiducia al nucleare. Il direttore dell’Istituto
radiologico di Gomel, pur evidenziando le conseguenze dell’incidente nucleare, recita quanto previsto
dagli indirizzi in merito:”Sono passati ormai 20 anni dall’incidente. Dobbiamo uscire da questo circolo
vizioso. Lo stato spende ogni giorno un milione di dollari per l’eliminazione delle conseguenze di
Chernobyl. Bisogna pensare a produrre energia in loco. È necessario avere una centrale nucleare. Ormai
le nuove centrali nucleari sono sicure”.
Ebbene, sì. Si può uscire dalla conseguenze di Chernobyl. È sufficiente costruire una nuova centrale. Se
non ci saranno intoppi di alcun tipo o variazioni attualmente non prevedibili, la costruzione della nuova
centrale incomincerà nel 2008 nella regione di Mogiljov.
Subito dopo lo scoppio della centrale di Chernobyl, l’allora direttore generale dell’AIEA Blix affermò: “Il
mondo potrebbe sopportare un incidente uguale a Chernobyl ogni anno.” Un cinismo frutto della legge
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truffa WHA 12-40 del 28 maggio 1959 in cui venne mondializzata l’omertà sugli effetti delle radiazioni
sulla salute umana, un accordo dalla cui lettura si evince chiaramente la possibilità di poter assumere, da
parte dell’AIEA e da parte dell’OMS, misure restrittive per salvaguardare il carattere confidenziale delle
informazioni e dell’obbligatorietà delle due agenzie di rapportarsi direttamente per tutti i progetti o i
programmi che possano coinvolgere una delle due parti.
La legge truffa del 1959 ha fatto sì che nel 1995 l’AIEA riuscisse a bloccare la conferenza dell’OMS a
Ginevra sull’incidente di Chernobyl. Conferenza in cui il dr. M. Griffith del Dipartimento degli Affari
Umanitari dell’Onu, dichiarò che non era stata detta la verità alle popolazioni e che le persone
complessivamente colpite erano 9 milioni. Alla stessa conferenza il dr. Y. Korolenko, Ministro della Salute
dell’Ucraina, fece presente che era contaminata l’acqua di 30 milioni di persone e che vi era stato un
aumento del 25% del diabete; mentre il prof. E. A. Netchaev del Ministero della Sanità e dell’Industria
farmaceutica segnalò che 2,5 milioni di persone erano state irradiate, nella Federazione russa, in seguito
all’incidente di Chernobyl; fece notare, inoltre, un aumento da 220 a 400, su 100.000 nati, delle
malformazioni congenite. Un altro studioso bielorusso, Okeanov, presentando i dati di una ricerca
specialistica, segnalò un raddoppio delle leucemie, dopo 9 anni, nei Liquidatori e addirittura un aumento
triplicato in coloro che avevano prestato la loro opera per più di 30 giorni. Okeanov segnalò, inoltre, un
aumento della cataratta, delle opacizzazioni del cristallino, un raddoppio dell’incidenza dei ritardi mentali
nei bambini, l’aumento delle sindromi neurologiche negli adulti e delle malattie digestive.
La conferenza fu interrotta e da allora l’AIEA riconosce solo i rapporti convalidati, cioè confermati dai
laboratori di Los Alamos e del Commissariato
per l’Energia Atomica francese, ovverosia i
fabbricanti della bomba atomica.
Ha potuto così nascere indisturbato il rapporto
del Chernobyl Forum/AIEA del settembre 2005:
un rapporto ad orologeria che, anticipando le
celebrazioni per il ventennale, minimizza
drasticamente e cinicamente le conseguenze
dell’incidente nucleare.
Però la famiglia Gatalsky è al di fuori dei
rapporti e delle dispute e, come l’invisibile
radioattività, respira la costruzione di una verità
artificiale, subdola e sommessa.
Per tutti i componenti della famiglia Dubovy Log
è una realtà amica. Non importa se sui cartelli ci
sia scritto: nella zona è proibito raccogliere
funghi, bacche, pescare, asportare legname.
Sascha, la figlia, afferma: “La radioattività non la sento, non la vedo, non la tocco. Perché devo aver
paura? E poi sono passati 20 anni”. La mamma spavalda: “È la radioattività che deve aver paura di noi”.
Il papà: “Sono tutte balle!. La colpa è di Gorbacjov che ha distrutto l’economia. Per questo noi viviamo
qua: non possiamo permettere di mandare all’aria un kolchoz così importante. Ma poi quale radioattività?
Politica, è politica! Certo che vado a raccogliere la legna per la stufa nei boschi. Non posso permettermi di
pagare il gas d’inverno. Al mese dovrei spendere 120.000 rubli e ne guadagno solo 100.000. Certo che
vado a pescare. Non capisco perché quello che non posso pescare qui, può essere pescato 5 km più in
giù, a valle”.
La casa dei Gatalsky ed il villaggio di Dubovy Log sono il paradigma delle contraddizioni che convivono in
questa realtà in un gioco a rimpiattino a contrastarsi o ad esaltarsi reciprocamente.
La precedente famiglia della casa di Sascha si è trasferita a Dobrush. Era la loro casa prima dell’incidente
nucleare e, trovandosi pertanto in zona in cui per le stesse leggi repubblicane non è prevista la residenza,
hanno ottenuto l’assegnazione da parte dello stato di un alloggio in città.
La casa vuota è stata offerta dal Kolchoz, a titolo gratuito, alla famiglia di Sascha per permetterle di
prestare la loro opera per la fattoria collettiva.
Ed è così per tutto il villaggio: lo stato legifera l’impossibilità alla residenza, ma permette di viverci.
Molti abitanti che vivevano nel villaggio prima dell’incidente, si sono fatti consegnare una casa nuova
dallo stato a Dobrush: continuano a vivere a Dubovy Log ed affittano l’alloggio a Dobrush.
Forza dell’economia! Le possibilità e le modalità di vita materiale sono una importante chiave di lettura
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per capire le contraddizioni di Chernobyl direttamente in territorio contaminato. Le politiche per la
gestione del rischio radioattivo devono tenerne obbligatoriamente conto.
Ma i genitori di Sasha in un momento di confidenza affermano: “Certo che sappiamo che c’è la
radioattività, ma l’unica maniera per vivere qui è pensare di averla sconfitta e che non ci può far male. È
pensare che muore prima di nostalgia chi ha lasciato il villaggio, piuttosto che noi che vi continuiamo a
vivere. Non dobbiamo nemmeno spaventare i nostri figli. Qui dobbiamo vivere perché qui è il nostro
lavoro. Certo che se avessimo possibilità migliori e di lavoro in altre realtà ce ne andremmo. Ma se siamo
venuti qua è perché non avevamo alternative, è perché ci veniva offerto il lavoro di cui siamo capaci, cioè
fare il meccanico per il Kolchoz ed accudire le vacche nelle stalle. I funghi ed il latte non li portiamo al
controllo. Gli animali sì, prima di ucciderli. Tre anni fa non ci hanno ucciso la vacca perché era
contaminata. L’anno scorso avevamo in comune con i vicini un maiale. Loro avevano l’orto contaminato e
al macello di Vetka non ci hanno ucciso il maiale. In questi casi ci riprendiamo gli animali, ripulendoli con
una dieta solo a base di granoturco. Quando i controlli rientrano nella norma, allora ce li macellano. Gli
animali vanno fatti pascolare vicino al cimitero, là
non c’è contaminazione. Io penso che il mio orto sia
pulito. Nel FAP (ambulatorio infermieristico) qui di
fronte, a cinque metri, e nella posta di fianco, tutto
il perimetro è contaminato. Il perimetro di casa
nostra no. Noi raccogliamo molti finferli, sono funghi
gustosi…e molto redditizi. Ne crescono moltissimi
nei boschi di Viljevo, dove avete visto le case e la
chiesa sotterrate. Durante la stagione vengono delle
persone che ci consegnano dei sacchi da riempire.
Ci pagano bene. Dicono che sono funghi per l’estero
per preparare, non sappiamo quali, medicine e
prodotti di bellezza. Di più non sappiamo. Sappiamo
solo che ci conviene”.
Non è, però, convenuto al dr. Yuri Bandazhevskij.
Laureatosi nel 1980 all’istituto nazionale di medicina
di Grodno, nel 1991 è il più giovane professore dell’URSS. Dal 1990 al 1999 è rettore dell’istituto medico
di Gomel. Membro di numerose Accademie nazionali ed internazionali, riceve, per le sue ricerche in
ambito medico ed anatomo-patologico, diversi riconoscimenti, fra cui la medaglia d’oro Albert Swaitzer e
la Stella d’oro dell’Accademia di Medicina della Polonia. E’ autore di oltre 240 lavori di ricerca. E’ aiutato
nelle sue ricerche dalla moglie Galina, medico cardiologo.
Dopo il disastro di Chernobyl, il professore Bandazhevskij intuisce le esatte dimensioni della tragedia. Il
ricercatore non si arresta davanti ai dogmi ed alle immutabili verità ufficiali: le sue ricerche riescono a
dimostrare gli effetti nel tempo dell’esposizione continua a piccole quantità e basse dosi di radionuclidi,
soprattutto a livello cardiovascolare. Il veicolo di questo lento assorbimento è il cibo e Bandazhevskij
segnala la pericolosità del cibo bielorusso: pericolosità superiore ai decreti repubblicani sulle dosi
ammissibili per la popolazione. Oltre a ciò, il professore denuncia che più di 10 miliardi di rubli, stanziati
per la liquidazione delle conseguenze dell’incidente nucleare, sono stati sprecati.
Il 18 giugno 2001 Bandazhevskij è condannato da un tribunale militare a 8 anni di lavori forzati con la
possibilità di vedere una volta, ogni tre mesi, la moglie Galina. L’accusa, non supportata da alcun
testimone, è di avere chiesto denaro per ammettere uno studente all’università. Sotto pressione
internazionale e tutela di Amnesty International, il 5 agosto 2005 viene liberato, dopo 6 anni e un mese
dal primo arresto. Riprende con ostinazione gli studi sul Cesio 137, interrotti anni prima a Gomel, perché
ha scoperto che il Cesio 137 agisce sul sistema energetico di cellule anche molto differenziate e distrugge
gli organi vitali, in modo particolare il cuore, i reni , la mucosa gastrica, e così via. Non pretende di avere
ragione, ma nemmeno ha mai avuto smentite. Sa che è importante capire gli effetti sanitari delle
radiazioni, perché al mondo ci sono in funzione 442 centrali nucleari con 22 reattori dello stesso modello
di Chernobyl. Altre 24 sono in costruzione…ed il pericolo è sempre in agguato.
Ma le informazioni e gli studi del dottor Bandazhevskij non sono giunti agli orecchi della famiglia
Gatalsky, così come non hanno mai visto la prima foto scattata al reattore, subito dopo l’incidente, da
Igor Kostin.
Igor Kostin, il fotoreporter della tragedia di Chernobyl, dei liquidatori. “L’URSS ha rifiutato l’aiuto
internazionale e ci si arrangia con quello che si ha: gli uomini. Tocca a loro “liquidare” l’incidente della
centrale di Chernobyl. Perciò non avranno altro nome che quello, molto burocratico e al contempo
terribile, di “liquidatori”. Non so se tutte quelle persone erano davvero dei volontari. Senza esserne
nemmeno consapevoli essi hanno compiuto l’inimmaginabile. Su tutta la superficie della terra, piccoli e
grandi popoli devono loro la sopravvivenza. Senza il loro sacrificio, le conseguenze dell’incidente della
centrale sarebbero state ben peggiori. Peggiori in Ucraina e in Bielorussia, ma peggiori anche in tutta
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l’Europa dove metà della popolazione avrebbe dovuto essere trasferita e dove metà della sua superficie
non sarebbe più stata coltivabile. Forse “i liquidatori” non hanno scelto di fare questa guerra, ma hanno
messo a disposizione del potere una delle rare cose che si potevano ancora possedere in URSS: la vita”.
Un sacrificio che rischia di essere vanificato dalla politica disattenta mondiale di tutti questi anni. Gli 800
siti di scorie radioattive non impermeabilizzati, realizzati a volte a mani nude dai liquidatori, stanno
contaminando le acque dei fiumi Pripyat e Dnjepr che formano un bacino fluviale che sfocia nel Mar Nero.
La zona intorno alla centrale ha livelli di 100.000 curie per ettaro contro un limite di sicurezza di 0,1
curie: un milione di volte superiore. L’utilizzo del suolo interdetto per i prossimi 200.000 anni. Il
sarcofago con oltre 1.000 metri quadri di crepe, con la pioggia si infiltra al ritmo di 2200 metri cubi
l'anno, con una pericolosa inclinazione di 60 cm. della parete est, con le sue oltre 70 tonnellate di scorie
altamente radioattive e con la nuova copertura che non decolla e che ha già raggiunto un preventivo di
un miliardo di dollari.
Tutti dati sconosciuti per i Gatalsky. Ma i dati a loro non servono. La loro esperienza insegna che, sulla
base appunto della triste esperienza di Chernobyl, non bisogna cadere nel tranello dei numeri e delle
dispute scientifiche. Il problema del nucleare è ETICO e fonda le sue argomentazioni nei concetti di
precauzionalità, di accettabilità del rischio (e non quindi di probabilità) e di risarcimento umano ed
ambientale. Il nucleare non può ipotecare il futuro della famiglia Gatalsky, il nostro e quello delle
generazioni che verranno dopo di noi.
Però, al di là della gravità degli eventi, la famiglia Gatalsky e tutti gli abitanti a Dubovy Log hanno
imparato la pazienza, quasi a voler riaffermare il senso di una vita che continua e che, in ogni caso, deve
continuare.
E così Dubovy Log aspetta: Dubovy Log in cui nascono ancora bambini; Dubovy Log in cui, ad ogni
primavera, ritornano le cicogne.
E finchè nascono bambini e finchè volano le cicogne, la fantasia può oltrepassare le mura di questa
prigione a cielo aperto e riaccompagnare nel suo corso l’Iput, senza barriere. E la fantasia porta nuovi
progetti e con essi la speranza e la certezza che una vita migliore è possibile. Con l’aiuto di tutti, con
l’antidoto della cooperazione che sradica l’erba amara e restituisce acque salubri da cui gli sterletti
continueranno a vedere l’ampio volteggiare delle cicogne.
P.S.: Dubovy log è la sede del Progetto Humus (www.progettohumus.it)
venerdì 21 novembre 2008
LE IENE
DI STEFANO MONTANARI
http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1415&Itemid=1
A seguito dei numerosi commenti ricevuti, alle 17 e 30 aggiungo: Il prof. Raffaello Cossu, organizzatore del congresso, si è comportato in maniera estremamente onesta e corretta nei miei riguardi. Anzi, si è anche dimostrato interessatissimo ai nostri studi ed è più che possibile una collaborazione futura. Sulla sua perfetta buona fede e sul suo buon senso non ho dubbi. Il resto è quello che ho scritto.
Ci sono volte in cui non credo che ce la faremo. Ci sono volte in cui sento la solitudine. Ci sono volte in cui sento chiara e forte tutta la mia impotenza davanti allo spettacolo terrorizzante di un’umanità che corre al suicidio, e un suicidio dei più crudeli perché chi si prende la responsabilità di sparare il colpo non lo spara solo a se stesso ma coinvolge miliardi di suoi simili, nati e non ancora nati.
E oggi è una di quelle volte.
Ieri ero a Venezia, relatore ad un congresso internazionale il cui scopo era quello di santificare l’incenerimento dei rifiuti. Ero solo. Dall’altra parte, centinaia di personaggi, per lo più ingegneri, spesso i soliti tromboni universitari, che mangiano immondizia e di questa coprofagia vivono e prosperano.
Ho tenuto la mia relazione. Ho mostrato che cosa esce da uno di quei camini. Erano immagini di campioni prese al microscopio elettronico del nostro laboratorio. Ho mostrato che cosa si trova nei tessuti malati, specie in quelli dei bambini. Non ho fatto chiacchiere: ho mostrato fatti inconfutabili. Discutiamone finché vogliamo, ma quella roba
c’è.
Alla fine sono stato aggredito verbalmente da centinaia di persone. Quelli sopra quel massacro ci mangiano. Come gli avvoltoi. Come gli sciacalli. Come le iene. Io stavo mettendo a rischio il loro pasto che ai loro occhi ciechi promette di essere sempre più grasso. Almeno fino a che non si tirerà il sipario.
Vista freddamente, vista con la prospettiva di chi guarda da fuori e, magari, dal futuro, ci sarebbe stato da ridere, addirittura da sganasciarsi dalle risate a sentire le idiozie che echeggiavano in quell’augusto salone. E invece ad echeggiare era una miriade sinistra di sentenze di morte.
Quei signori ignorano la fisica, la chimica, la tossicologia. E il buon senso.
Da due habitué del Politecnico di Milano (come per un vecchio purgante, basta la parola) sono uscite enormità quali: la tonnellata di fumi che esce da una tonnellata di rifiuti bruciati contiene ossigeno atmosferico e, dunque, non è una vera tonnellata. Credo sia inutile far notare ad una macchietta simile che, nel rispetto della legge di conservazione della massa, l’ossigeno che viene sottratto all’aria si combina con altre sostanze dando origine a composti tossici. La diossina, che ha due atomi di ossigeno nella molecola, è uno dei tantissimi composti del genere.
L’altra enormità è: l’aria che esce da un inceneritore è identica a quella che entra. Seguita da: mettiamo filtri di carbone attivo che bloccano tutto (dove finirà quel carbone carico di porcherie resta coperto dalla privacy). Qui mi rifiuto di commentare per manifesta inferiorità intellettiva del personaggio, peraltro lo stesso che affermò in TV (Matrix), spalleggiato dallo statista Gasparri, che la strategia “rifiuti zero” forse si attua in qualche paesino della tundra canadese e nulla più. San Francisco e l’intera Nuova Zelanda, tra le migliaia di altre ubicazioni, sono site nella tundra canadese, stando alla personalissima geografia del professore e dello statista.
E un medico, l’unico presente, un oncologo che dice che solo il 3% dei cancri viene dall’inquinamento ambientale, e che non capisce che, cancri o no, le polveri che ho mostrato nei reperti presi da bambini malati o da feti malformati non hanno alcun diritto di essere là. E come è possibile affermare che dei corpi estranei in cui c’è davvero di tutto siano perfettamente innocui? E come è possibile impiegare il denaro pubblico per mettere in piedi un’indagine epidemiologica che nasce vistosamente taroccata (vedi Il Girone delle Polveri Sottili)? E come è possibile aprire bocca per contestarmi se non ci si è mai presi la briga nemmeno di leggere ciò che abbiamo scritto (e ieri, proprio per questa ignoranza, sono stato accusato di aver affermato sciocchezze che non mi sono mai passate per il cervello)?
Il tutto, naturalmente, senza aver mai fatto uno straccio di analisi nanopatologia sui tessuti malati, di qualunque natura la malattia sia. Esattamente come si faceva quando la scienza era l’ipse dixit: è vero non perché l’ho sperimentato ma perché l’ho detto io che sono tanto bravo.
Insomma, siamo nelle mani di un branco di iene. Denaro? Potere? Semplice ignoranza? Non posso dire che cosa spinga ognuno di loro. Ciò che posso dire è che, dal punto scientifico, il livello è molto sotto lo zero e che dal punto di vista morale il livello è, se possibile, di gran lunga inferiore. Quelli, se ne rendano conto o no, rischiano di essere complici di delitti che vanno dal disastro ambientale al danno patrimoniale, dalla lesione grave all’assassinio.
Non solo questo, ma quelli, certo non abituati ai congressi di medicina, sono pure talmente vigliacchi da insultarmi perché ho mostrato la fotografia di un bambino morto di leucemia mieloide acuta dopo otto ore dalla nascita. In quel corpo, in tutti i suoi organi compresi il cervello e il cuore, c’era la collezione di polveri ambientali più spaventosa che si possa immaginare. Vigliacchi perché mi hanno accusato di far leva sulle emozioni mentre di quel bambino loro avevano in qualche modo firmato la sentenza di morte. Vigliacchi perché loro uccidono a distanza e non hanno nemmeno il coraggio di guardare in faccia la loro vittima. E vigliacche le centinaia di persone del pubblico che agl’insulti hanno applaudito.
L’orrore che provo per voi, però, è sovrastato dalla pietà umana che mi suscitate. Voi non sapete che cosa state facendo, come soldatini disciplinatamente decerebrati che servono in un campo di sterminio. Se esiste un dio misericordioso, abbia pietà di voi.
Ma io che cosa posso fare? Io quelle cose le vedo tutti i giorni nel mio laboratorio, e le vedo sotto uno strumento senza emozioni come un microscopio che mi restituisce immagini obiettive e un’analisi chimica elementare senza possibilità d’errore.
Io non voglio essere creduto per un atto di fede: chiedo che si rifaccia ciò che facciamo noi in laboratorio, che lo si faccia per migliaia di volte come abbiamo fatto noi e che mi si dimostri, dati freddi e lucidi alla mano, che sbaglio, che per anni qui si sono presi degli abbagli, che io non ho capito niente. A quel punto io sarei il primo a tirare un sospiro di sollievo.
Ma nessuno fa questo. E nessuno lo fa per due motivi: il primo è per incapacità (ma, con impegno ed umiltà s’impara), e il secondo è perché chi in quella banda ha ancora cervello sa perfettamente che cosa significherebbe fare indagini sul serio.
Che fare? Inutile illudersi: io da solo non ce la posso fare. O mi si dà sul serio una mano o abbiamo perso.
http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=1415&Itemid=1
A seguito dei numerosi commenti ricevuti, alle 17 e 30 aggiungo: Il prof. Raffaello Cossu, organizzatore del congresso, si è comportato in maniera estremamente onesta e corretta nei miei riguardi. Anzi, si è anche dimostrato interessatissimo ai nostri studi ed è più che possibile una collaborazione futura. Sulla sua perfetta buona fede e sul suo buon senso non ho dubbi. Il resto è quello che ho scritto.
Ci sono volte in cui non credo che ce la faremo. Ci sono volte in cui sento la solitudine. Ci sono volte in cui sento chiara e forte tutta la mia impotenza davanti allo spettacolo terrorizzante di un’umanità che corre al suicidio, e un suicidio dei più crudeli perché chi si prende la responsabilità di sparare il colpo non lo spara solo a se stesso ma coinvolge miliardi di suoi simili, nati e non ancora nati.
E oggi è una di quelle volte.
Ieri ero a Venezia, relatore ad un congresso internazionale il cui scopo era quello di santificare l’incenerimento dei rifiuti. Ero solo. Dall’altra parte, centinaia di personaggi, per lo più ingegneri, spesso i soliti tromboni universitari, che mangiano immondizia e di questa coprofagia vivono e prosperano.
Ho tenuto la mia relazione. Ho mostrato che cosa esce da uno di quei camini. Erano immagini di campioni prese al microscopio elettronico del nostro laboratorio. Ho mostrato che cosa si trova nei tessuti malati, specie in quelli dei bambini. Non ho fatto chiacchiere: ho mostrato fatti inconfutabili. Discutiamone finché vogliamo, ma quella roba
c’è.
Alla fine sono stato aggredito verbalmente da centinaia di persone. Quelli sopra quel massacro ci mangiano. Come gli avvoltoi. Come gli sciacalli. Come le iene. Io stavo mettendo a rischio il loro pasto che ai loro occhi ciechi promette di essere sempre più grasso. Almeno fino a che non si tirerà il sipario.
Vista freddamente, vista con la prospettiva di chi guarda da fuori e, magari, dal futuro, ci sarebbe stato da ridere, addirittura da sganasciarsi dalle risate a sentire le idiozie che echeggiavano in quell’augusto salone. E invece ad echeggiare era una miriade sinistra di sentenze di morte.
Quei signori ignorano la fisica, la chimica, la tossicologia. E il buon senso.
Da due habitué del Politecnico di Milano (come per un vecchio purgante, basta la parola) sono uscite enormità quali: la tonnellata di fumi che esce da una tonnellata di rifiuti bruciati contiene ossigeno atmosferico e, dunque, non è una vera tonnellata. Credo sia inutile far notare ad una macchietta simile che, nel rispetto della legge di conservazione della massa, l’ossigeno che viene sottratto all’aria si combina con altre sostanze dando origine a composti tossici. La diossina, che ha due atomi di ossigeno nella molecola, è uno dei tantissimi composti del genere.
L’altra enormità è: l’aria che esce da un inceneritore è identica a quella che entra. Seguita da: mettiamo filtri di carbone attivo che bloccano tutto (dove finirà quel carbone carico di porcherie resta coperto dalla privacy). Qui mi rifiuto di commentare per manifesta inferiorità intellettiva del personaggio, peraltro lo stesso che affermò in TV (Matrix), spalleggiato dallo statista Gasparri, che la strategia “rifiuti zero” forse si attua in qualche paesino della tundra canadese e nulla più. San Francisco e l’intera Nuova Zelanda, tra le migliaia di altre ubicazioni, sono site nella tundra canadese, stando alla personalissima geografia del professore e dello statista.
E un medico, l’unico presente, un oncologo che dice che solo il 3% dei cancri viene dall’inquinamento ambientale, e che non capisce che, cancri o no, le polveri che ho mostrato nei reperti presi da bambini malati o da feti malformati non hanno alcun diritto di essere là. E come è possibile affermare che dei corpi estranei in cui c’è davvero di tutto siano perfettamente innocui? E come è possibile impiegare il denaro pubblico per mettere in piedi un’indagine epidemiologica che nasce vistosamente taroccata (vedi Il Girone delle Polveri Sottili)? E come è possibile aprire bocca per contestarmi se non ci si è mai presi la briga nemmeno di leggere ciò che abbiamo scritto (e ieri, proprio per questa ignoranza, sono stato accusato di aver affermato sciocchezze che non mi sono mai passate per il cervello)?
Il tutto, naturalmente, senza aver mai fatto uno straccio di analisi nanopatologia sui tessuti malati, di qualunque natura la malattia sia. Esattamente come si faceva quando la scienza era l’ipse dixit: è vero non perché l’ho sperimentato ma perché l’ho detto io che sono tanto bravo.
Insomma, siamo nelle mani di un branco di iene. Denaro? Potere? Semplice ignoranza? Non posso dire che cosa spinga ognuno di loro. Ciò che posso dire è che, dal punto scientifico, il livello è molto sotto lo zero e che dal punto di vista morale il livello è, se possibile, di gran lunga inferiore. Quelli, se ne rendano conto o no, rischiano di essere complici di delitti che vanno dal disastro ambientale al danno patrimoniale, dalla lesione grave all’assassinio.
Non solo questo, ma quelli, certo non abituati ai congressi di medicina, sono pure talmente vigliacchi da insultarmi perché ho mostrato la fotografia di un bambino morto di leucemia mieloide acuta dopo otto ore dalla nascita. In quel corpo, in tutti i suoi organi compresi il cervello e il cuore, c’era la collezione di polveri ambientali più spaventosa che si possa immaginare. Vigliacchi perché mi hanno accusato di far leva sulle emozioni mentre di quel bambino loro avevano in qualche modo firmato la sentenza di morte. Vigliacchi perché loro uccidono a distanza e non hanno nemmeno il coraggio di guardare in faccia la loro vittima. E vigliacche le centinaia di persone del pubblico che agl’insulti hanno applaudito.
L’orrore che provo per voi, però, è sovrastato dalla pietà umana che mi suscitate. Voi non sapete che cosa state facendo, come soldatini disciplinatamente decerebrati che servono in un campo di sterminio. Se esiste un dio misericordioso, abbia pietà di voi.
Ma io che cosa posso fare? Io quelle cose le vedo tutti i giorni nel mio laboratorio, e le vedo sotto uno strumento senza emozioni come un microscopio che mi restituisce immagini obiettive e un’analisi chimica elementare senza possibilità d’errore.
Io non voglio essere creduto per un atto di fede: chiedo che si rifaccia ciò che facciamo noi in laboratorio, che lo si faccia per migliaia di volte come abbiamo fatto noi e che mi si dimostri, dati freddi e lucidi alla mano, che sbaglio, che per anni qui si sono presi degli abbagli, che io non ho capito niente. A quel punto io sarei il primo a tirare un sospiro di sollievo.
Ma nessuno fa questo. E nessuno lo fa per due motivi: il primo è per incapacità (ma, con impegno ed umiltà s’impara), e il secondo è perché chi in quella banda ha ancora cervello sa perfettamente che cosa significherebbe fare indagini sul serio.
Che fare? Inutile illudersi: io da solo non ce la posso fare. O mi si dà sul serio una mano o abbiamo perso.
mercoledì 19 novembre 2008
La lezione di Hannah
LA LEZIONE DI HANNAH
DI MASSIMO FINI
Il gazzettino
Mentre in Italia si consuma l'inutile e angosciosa e indecente agonia di Eluana Englaro, da Londra ci arriva una di quelle piccole, grandi storie che racchiudono in sè i problemi e il senso di un'epoca.
Hannah Jones è una ragazzina di 13 anni, affetta dall'età di cinque da una forma rara e gravissima di leucemia. Otto anni della sua breve vita li ha passati facendo su e giù con l'ospedale di Hereford. Le cure intensive e intrusive cui ha dovuto sottoporsi per sopravvivere le hanno spaccato il cuore. I medici hanno allora deciso di sottoporla a un trapianto. Ma Hannah ha detto no. Anche se il trapianto fosse riuscito le avrebbe dato solo qualche mese di vita in più dei sei che i medici le hanno pronosticato nel caso non si fosse sottoposta all'operazione. Ma Hannah ha deciso che non voleva più vivere una vita che non era più tale e la cui qualità, se si può usare questo termine, sarebbe ancora peggiorata per le ulteriori e pesantissime cure cui avrebbe dovuto sottoporsi per evitare il rigetto. Voleva passare quel poco che le restava da vivere a casa sua, con i genitori e i tre fratellini, e morire di morte sartificiale. E ha detto no.
Il rifiuto della ragazzina, oltre che legittimo, era perfettamente legale perché la giurisprudenza inglese consente anche ai bambini di respingere le cure "se hanno un sufficiente grado di comprensione". In ogni caso i genitori, che hanno la tutela legale, erano d'accordo. Ma a non essere d'accordo, non si capisce in base a quale principio, erano i medici dell'ospedale di Hereford che hanno fatto ricorso all'Alta Corte chiedendo ai giudici di sottrarre la ragazzina alla custodia dei genitori e di restituirla all'ospedale.
Ma la piccola Hannah, indomita, si è allora rivolta a un'assistente sociale per spiegarle le sue ragioni, che l'assistente ha condiviso. Ciò ha convinto la direzione dell'ospedale di Hereford a ritirare il suo ricorso e la piccola Hannah Jones ha vinto la sua battaglia per poter morire in santa pace.
È una vittoria dolorosa ma molto importante perché va contro un diffusissimo, pernicioso, e interessato, principio dell'era tecnologica, che è andato sempre più imponendosi in questi anni, secondo il quale la lunghezza della vita, non importa a che condizioni è il bene supremo e che consegna il malato, privato di ogni autonomia e di ogni diritto, alla società e, attraverso questa alla congregazione degli scienziati e dei tecnici, in questo caso dei medici delle équipes ospedaliere.
L'uomo è sempre stato un essere oppresso, ma mai come in quest'epoca "liberale" ha finito per essere espropriato, dalla tecnica e dalla cultura che la tecnica ha generato, davvero di tutto, anche della propria morte. E non si è padroni nemmeno della propria vita se non si è padroni della propria morte. La tecnica è riuscita in un'impresa che sembrava impossibile, quella di spersonalizzare anche ciò che l'uomo ha di più privato, individuale e indivisibile: la sua morte. Nella società preindustriale non era così. «L'uomo è stato, per millenni, il padrone assoluto della sua morte e delle circostanze della sua morte, oggi non lo è più» (Philippe Ariès, Storia della morte in Occidente). Un tempo si moriva a casa, circondati dai familiari e dagli amici, si presiedeva la propria morte e, dopo un'agonia breve, si rendeva l'anima a Dio. Oggi si muore soli, negli ospedali, in struttura disumanizzante, ridotti a numeri, a oggetto di esperimenti, irti d'aghi, intubati, monitorizzati, una povera cosa umiliata, privata della propria identità e dignità. In nome della lunghezza della vita e per non voler più accettare la morte l'uomo dell'era tecnologica è disposto a qualsiasi cosa. Ma, soprattutto, lo sono le équipes ospedaliere.
Hanna Jones, opponendosi a questo scempio, ci ha dato una grande lezione. Ha riaffermato il diritto di ognuno a vivere liberamente la propria vita; la propria malattia e la propria morte. Ha riaffermato il primato dell'individuo sulla società, dell'uomo sulla tecnica. Grazie, piccola, coraggiosa, commovente Hannah.
Massimo Fini
Fonte: www.ilgazzettino.it
14.11.08
DI MASSIMO FINI
Il gazzettino
Mentre in Italia si consuma l'inutile e angosciosa e indecente agonia di Eluana Englaro, da Londra ci arriva una di quelle piccole, grandi storie che racchiudono in sè i problemi e il senso di un'epoca.
Hannah Jones è una ragazzina di 13 anni, affetta dall'età di cinque da una forma rara e gravissima di leucemia. Otto anni della sua breve vita li ha passati facendo su e giù con l'ospedale di Hereford. Le cure intensive e intrusive cui ha dovuto sottoporsi per sopravvivere le hanno spaccato il cuore. I medici hanno allora deciso di sottoporla a un trapianto. Ma Hannah ha detto no. Anche se il trapianto fosse riuscito le avrebbe dato solo qualche mese di vita in più dei sei che i medici le hanno pronosticato nel caso non si fosse sottoposta all'operazione. Ma Hannah ha deciso che non voleva più vivere una vita che non era più tale e la cui qualità, se si può usare questo termine, sarebbe ancora peggiorata per le ulteriori e pesantissime cure cui avrebbe dovuto sottoporsi per evitare il rigetto. Voleva passare quel poco che le restava da vivere a casa sua, con i genitori e i tre fratellini, e morire di morte sartificiale. E ha detto no.
Il rifiuto della ragazzina, oltre che legittimo, era perfettamente legale perché la giurisprudenza inglese consente anche ai bambini di respingere le cure "se hanno un sufficiente grado di comprensione". In ogni caso i genitori, che hanno la tutela legale, erano d'accordo. Ma a non essere d'accordo, non si capisce in base a quale principio, erano i medici dell'ospedale di Hereford che hanno fatto ricorso all'Alta Corte chiedendo ai giudici di sottrarre la ragazzina alla custodia dei genitori e di restituirla all'ospedale.
Ma la piccola Hannah, indomita, si è allora rivolta a un'assistente sociale per spiegarle le sue ragioni, che l'assistente ha condiviso. Ciò ha convinto la direzione dell'ospedale di Hereford a ritirare il suo ricorso e la piccola Hannah Jones ha vinto la sua battaglia per poter morire in santa pace.
È una vittoria dolorosa ma molto importante perché va contro un diffusissimo, pernicioso, e interessato, principio dell'era tecnologica, che è andato sempre più imponendosi in questi anni, secondo il quale la lunghezza della vita, non importa a che condizioni è il bene supremo e che consegna il malato, privato di ogni autonomia e di ogni diritto, alla società e, attraverso questa alla congregazione degli scienziati e dei tecnici, in questo caso dei medici delle équipes ospedaliere.
L'uomo è sempre stato un essere oppresso, ma mai come in quest'epoca "liberale" ha finito per essere espropriato, dalla tecnica e dalla cultura che la tecnica ha generato, davvero di tutto, anche della propria morte. E non si è padroni nemmeno della propria vita se non si è padroni della propria morte. La tecnica è riuscita in un'impresa che sembrava impossibile, quella di spersonalizzare anche ciò che l'uomo ha di più privato, individuale e indivisibile: la sua morte. Nella società preindustriale non era così. «L'uomo è stato, per millenni, il padrone assoluto della sua morte e delle circostanze della sua morte, oggi non lo è più» (Philippe Ariès, Storia della morte in Occidente). Un tempo si moriva a casa, circondati dai familiari e dagli amici, si presiedeva la propria morte e, dopo un'agonia breve, si rendeva l'anima a Dio. Oggi si muore soli, negli ospedali, in struttura disumanizzante, ridotti a numeri, a oggetto di esperimenti, irti d'aghi, intubati, monitorizzati, una povera cosa umiliata, privata della propria identità e dignità. In nome della lunghezza della vita e per non voler più accettare la morte l'uomo dell'era tecnologica è disposto a qualsiasi cosa. Ma, soprattutto, lo sono le équipes ospedaliere.
Hanna Jones, opponendosi a questo scempio, ci ha dato una grande lezione. Ha riaffermato il diritto di ognuno a vivere liberamente la propria vita; la propria malattia e la propria morte. Ha riaffermato il primato dell'individuo sulla società, dell'uomo sulla tecnica. Grazie, piccola, coraggiosa, commovente Hannah.
Massimo Fini
Fonte: www.ilgazzettino.it
14.11.08
martedì 11 novembre 2008
OBAMA? SEGUITE I SOLDI
Paolo Barnard - 10/11/2008
http://www.paolobarnard.info:80/intervento_mostra_go.php?id=53
Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è ‘follow the money’, cioè segui i soldi se vuoi capire come realmente funzionano le cose. Nel caso dell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Barack Obama, è istruttivo applicare quella regola... purtroppo. Il Democratico ha raccolto un gran totale di 640 milioni di dollari per la sua corsa alla Casa Bianca, di cui una larghissima parte dai cosiddetti contributi individuali. Certamente in essi vi è una gran massa di donazioni di singole persone comuni, attivisti, gruppi di volontari, che è innegabile siano stati determinanti per il successo del loro beniamino. Ma non ci è dato sapere quale percentuale di quei fondi proveniva invece da settori un po’ meno ‘puliti’. Ricordo anche, è doveroso, che l'afroamericano ha rifiutato del tutto i contributi federali alla sua campagna elettorale. Quest’ultima nota è di sicuro molto edificante, ma se si dà un’occhiata ad altri dettagli, ahimè, il quadro cambia. Si scoprono cose che preoccupano, e che confermano quello che ho scritto in “Obama? Gioire con prudenza, molta”.
Un primo sguardo ai dati pubblicati dalla Federal Election Commission americana fa risaltare la presenza dei ‘falchi’ della finanza di Wall Street fra i maggiori gruppi che hanno versato nelle casse del neo presidente, gli stessi che hanno giocato a biglie col futuro economico dell’intero pianeta, fino al collasso di questi giorni: Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Citigroup, Morgan Stanley fra gli altri. Nel paragone fra i due contendenti alla Casa Bianca, Obama batte McCain per 2.938.556 dollari a 2.185.869 ricevuti delle banche commerciali. Quando poi si considerano gli speculatori più selvaggi della finanza americana, e cioè gli Hedge Funds, il presidente nero batte lo sconfitto bianco con un margine notevole: 2.637.578 dollari a 1.561.865. Questo forse spiega uno dei dettagli meno edificanti del passato politico di Obama: il suo voto al Congresso a favore del pacchetto di salvataggio sborsato direttamente dai contribuenti americani nelle tasche di Wall Street poche settimane fa, che non solo costerà sudore e pene a milioni di cittadini per anni a venire, ma che non risolve neppure uno dei problemi strutturali della finanza impazzita di quel Paese.
Proseguiamo. Da notare, fra le righe, quei 34.454 dollari che Barack Obama ha intascato dall’industria del tabacco. Non proprio morale per chi si presenta come ‘pulito’, per motivi persino troppo ovvi per essere citati. Ma una bruttissima sorpresa arriva quando si incontrano le voci relative ai colossi farmaceutici: Obama si è preso 1.662.280 dollari da questi giganti della speculazione sulla salute, contro i miseri 579.013 di McCain. La cosa è grave, poiché gli interessi di Big Pharma sono direttamente collegati al mantenimento del sistema Sanitario privatizzato americano, causa di ineguaglianze sociali orrende. Inoltre, visto ciò che le multinazionali del farmaco stanno facendo nel Terzo Mondo, dove negano ancora farmaci salvavita o sconti sui brevetti a tanti popoli disperati, di nuovo si fatica a trovare una moralità in questo aspetto di Obama. Si comincia qui a sbirciare qualcosa della realtà dietro i suoi proclami retorici.
Alla voce Comunicazioni ed Elettronica si rimane di sasso. Il Democratico straccia McCain con una somma ben cinque volte superiore, 21.600.186 dollari contro 4.308.349. La cosa grave in questo caso sta nella comprensione di chi in realtà milita in quella categoria: alcune fra le più micidiali industrie di Guerre Stellari americane, di spionaggio e di intercettazioni. Forse è per questo che Obama votò al Congresso la famigerata legge FISA, quella cioè che permette lo spionaggio di immigrati o di americani considerati ‘alieni’, politicamente scomodi, e che fu aspramente contestata da tutti i maggiori gruppi per i Diritti Civili. Inoltre, alla voce più specifica sui finanziatori della campagna elettorale provenienti dall’industria bellica, di nuovo Obama batte il Repubblicano, con 870.165 dollari contro 647.313.
Un altro settore di finanziamenti che preoccupa, è quello del comparto salute e assicurazioni. Ho già detto e scritto che la riforma sanitaria ipotizzata dal neo presidente lascia in sostanza le cose come stanno, con solo ritocchi cosmetici. Tradotto, significa che le grandi compagnie di assicurazione rimarranno gli arbitri della salute degli americani, in particolare dei 44 milioni di essi che oggi non hanno alcuna assistenza. I cittadini di quel Paese invocano in maggioranza e disperatamente un sistema sanitario pubblico, gratuito e finanziato dalle tasse, cosa riportata con chiarezza dai sondaggi ma non dalla stampa americana né dalla nostra. Obama ha ricevuto un gran totale di 49.408.792 dollari dal comparto salute e assicurazioni, McCain 33.286.626. Non sono spiccioli, e soprattutto non vengono donati a fondo perduto. Mi state capendo?
Per concludere, si arriva al tema dell’influenza sui candidati da parte delle lobby e delle professioni che contano. Barack Obama si è sforzato di rassicurare l’America che lui era il candidato degli interessi della persona media, della famiglia media, ma anche dei poveri, degli svantaggiati. Ok, senza perdere altro tempo ecco le cifre. Gli influenti lobbisti americani e gli studi legali (che negli USA hanno un potere enorme) hanno dato al giovane candidato vittorioso il triplo di quanto hanno dato a McCain: 37.122.161 dollari per il primo e solo 10.765.423 per il secondo. Questi non sono idealisti con lo sguardo perso nelle nuvole, sono personaggi, anzi, rapaci che ci vedono benissimo… Perché hanno premiato Obama?
Ripeto. Gioire, con prudenza. Moltissima.
www.disinformazione.it
http://www.paolobarnard.info:80/intervento_mostra_go.php?id=53
Una delle regole più note del giornalismo anglosassone è ‘follow the money’, cioè segui i soldi se vuoi capire come realmente funzionano le cose. Nel caso dell’elezione a presidente degli Stati Uniti di Barack Obama, è istruttivo applicare quella regola... purtroppo. Il Democratico ha raccolto un gran totale di 640 milioni di dollari per la sua corsa alla Casa Bianca, di cui una larghissima parte dai cosiddetti contributi individuali. Certamente in essi vi è una gran massa di donazioni di singole persone comuni, attivisti, gruppi di volontari, che è innegabile siano stati determinanti per il successo del loro beniamino. Ma non ci è dato sapere quale percentuale di quei fondi proveniva invece da settori un po’ meno ‘puliti’. Ricordo anche, è doveroso, che l'afroamericano ha rifiutato del tutto i contributi federali alla sua campagna elettorale. Quest’ultima nota è di sicuro molto edificante, ma se si dà un’occhiata ad altri dettagli, ahimè, il quadro cambia. Si scoprono cose che preoccupano, e che confermano quello che ho scritto in “Obama? Gioire con prudenza, molta”.
Un primo sguardo ai dati pubblicati dalla Federal Election Commission americana fa risaltare la presenza dei ‘falchi’ della finanza di Wall Street fra i maggiori gruppi che hanno versato nelle casse del neo presidente, gli stessi che hanno giocato a biglie col futuro economico dell’intero pianeta, fino al collasso di questi giorni: Goldman Sachs, JPMorgan Chase, Citigroup, Morgan Stanley fra gli altri. Nel paragone fra i due contendenti alla Casa Bianca, Obama batte McCain per 2.938.556 dollari a 2.185.869 ricevuti delle banche commerciali. Quando poi si considerano gli speculatori più selvaggi della finanza americana, e cioè gli Hedge Funds, il presidente nero batte lo sconfitto bianco con un margine notevole: 2.637.578 dollari a 1.561.865. Questo forse spiega uno dei dettagli meno edificanti del passato politico di Obama: il suo voto al Congresso a favore del pacchetto di salvataggio sborsato direttamente dai contribuenti americani nelle tasche di Wall Street poche settimane fa, che non solo costerà sudore e pene a milioni di cittadini per anni a venire, ma che non risolve neppure uno dei problemi strutturali della finanza impazzita di quel Paese.
Proseguiamo. Da notare, fra le righe, quei 34.454 dollari che Barack Obama ha intascato dall’industria del tabacco. Non proprio morale per chi si presenta come ‘pulito’, per motivi persino troppo ovvi per essere citati. Ma una bruttissima sorpresa arriva quando si incontrano le voci relative ai colossi farmaceutici: Obama si è preso 1.662.280 dollari da questi giganti della speculazione sulla salute, contro i miseri 579.013 di McCain. La cosa è grave, poiché gli interessi di Big Pharma sono direttamente collegati al mantenimento del sistema Sanitario privatizzato americano, causa di ineguaglianze sociali orrende. Inoltre, visto ciò che le multinazionali del farmaco stanno facendo nel Terzo Mondo, dove negano ancora farmaci salvavita o sconti sui brevetti a tanti popoli disperati, di nuovo si fatica a trovare una moralità in questo aspetto di Obama. Si comincia qui a sbirciare qualcosa della realtà dietro i suoi proclami retorici.
Alla voce Comunicazioni ed Elettronica si rimane di sasso. Il Democratico straccia McCain con una somma ben cinque volte superiore, 21.600.186 dollari contro 4.308.349. La cosa grave in questo caso sta nella comprensione di chi in realtà milita in quella categoria: alcune fra le più micidiali industrie di Guerre Stellari americane, di spionaggio e di intercettazioni. Forse è per questo che Obama votò al Congresso la famigerata legge FISA, quella cioè che permette lo spionaggio di immigrati o di americani considerati ‘alieni’, politicamente scomodi, e che fu aspramente contestata da tutti i maggiori gruppi per i Diritti Civili. Inoltre, alla voce più specifica sui finanziatori della campagna elettorale provenienti dall’industria bellica, di nuovo Obama batte il Repubblicano, con 870.165 dollari contro 647.313.
Un altro settore di finanziamenti che preoccupa, è quello del comparto salute e assicurazioni. Ho già detto e scritto che la riforma sanitaria ipotizzata dal neo presidente lascia in sostanza le cose come stanno, con solo ritocchi cosmetici. Tradotto, significa che le grandi compagnie di assicurazione rimarranno gli arbitri della salute degli americani, in particolare dei 44 milioni di essi che oggi non hanno alcuna assistenza. I cittadini di quel Paese invocano in maggioranza e disperatamente un sistema sanitario pubblico, gratuito e finanziato dalle tasse, cosa riportata con chiarezza dai sondaggi ma non dalla stampa americana né dalla nostra. Obama ha ricevuto un gran totale di 49.408.792 dollari dal comparto salute e assicurazioni, McCain 33.286.626. Non sono spiccioli, e soprattutto non vengono donati a fondo perduto. Mi state capendo?
Per concludere, si arriva al tema dell’influenza sui candidati da parte delle lobby e delle professioni che contano. Barack Obama si è sforzato di rassicurare l’America che lui era il candidato degli interessi della persona media, della famiglia media, ma anche dei poveri, degli svantaggiati. Ok, senza perdere altro tempo ecco le cifre. Gli influenti lobbisti americani e gli studi legali (che negli USA hanno un potere enorme) hanno dato al giovane candidato vittorioso il triplo di quanto hanno dato a McCain: 37.122.161 dollari per il primo e solo 10.765.423 per il secondo. Questi non sono idealisti con lo sguardo perso nelle nuvole, sono personaggi, anzi, rapaci che ci vedono benissimo… Perché hanno premiato Obama?
Ripeto. Gioire, con prudenza. Moltissima.
www.disinformazione.it
lunedì 10 novembre 2008
E COSSIGA RIBADISCE
LETTERA APERTA AL CAPO DELLA POLIZIA ANTONIO MANGANELLI
DI FRANCESCO COSSIGA
Caro Capo, per alcune dichiarazioni paradossali e provocatorie da me rese sul come gestire l'ordine pubblico in questa ripresa di massicce manifestazioni e come, spengendo tempestivamente i focarelli, si possa evitare che divampino poi gli incendi, mi sono beccato denunzie da molte persone, sacerdoti, frati e suore comprese, e sembra che me sia in arrivo una da parte di S.Em.za il Card. Tettamanzi, firmata anche dai alcuni suoi fedeli adepti dei Centri Sociali, dei No Global e dei Black Bloc.
Ma osando contro l'osabile, caro Capo, vorrei darLe un consiglio. Gli studenti piu' grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini, hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. E' stato, mi creda! un grande errore strategico.
Io ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione (non abbiamo piu' il Partito Comunista e il ferreo servizio d'ordine della CGIL), queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravita' e nel consenso dell'opposizione. Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non e' cosa poi tanto grave, il mio consiglio e' che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unita', li sorregge.
L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho gia' detto un vecchio, una donna o un bambino , rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita.Io aspetterei ancora un po', adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di ''Bella ciao'', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno.
E il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si e' intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di ''Hitler! Hitler!''. Questo il mio consiglio.
Cordialmente Francesco Cossiga'.
Fonte: www.asca.it
DI FRANCESCO COSSIGA
Caro Capo, per alcune dichiarazioni paradossali e provocatorie da me rese sul come gestire l'ordine pubblico in questa ripresa di massicce manifestazioni e come, spengendo tempestivamente i focarelli, si possa evitare che divampino poi gli incendi, mi sono beccato denunzie da molte persone, sacerdoti, frati e suore comprese, e sembra che me sia in arrivo una da parte di S.Em.za il Card. Tettamanzi, firmata anche dai alcuni suoi fedeli adepti dei Centri Sociali, dei No Global e dei Black Bloc.
Ma osando contro l'osabile, caro Capo, vorrei darLe un consiglio. Gli studenti piu' grandi, anche se in qualche caso facendosi scudo con i bambini, hanno cominciato a sfidare le forze di polizia, a lanciare bombe carta e bottiglie contro di esse e a tentare occupazioni di infrastrutture pubbliche, e ovviamente, ma non saggiamente, hanno reagito con cariche d'alleggerimento, usando anche gli sfollagente e ferendo qualche manifestante. E' stato, mi creda! un grande errore strategico.
Io ritengo che, data anche la posizione dell'opposizione (non abbiamo piu' il Partito Comunista e il ferreo servizio d'ordine della CGIL), queste manifestazioni aumenteranno nel numero, in gravita' e nel consenso dell'opposizione. Un'efficace politica dell'ordine pubblico deve basarsi su un vasto consenso popolare, e il consenso si forma sulla paura, non verso le forze di polizia, ma verso i manifestanti. A mio avviso, dato che un lancio di bottiglie contro le forze di polizia, insulti rivolti a poliziotti e carabinieri, a loro madri, figlie e sorelle, l'occupazione di stazioni ferroviarie, qualche automobile bruciata non e' cosa poi tanto grave, il mio consiglio e' che in attesa di tempi peggiori, che certamente verranno, Lei disponga che al minimo cenno di violenze di questo tipo, le forze di polizia si ritirino, in modo che qualche commerciante, qualche proprietario di automobili, e anche qualche passante, meglio se donna, vecchio o bambino, siano danneggiati, se fosse possibile la sede dell'arcivescovo di Milano, qualche sede della Caritas o di Pax Christi, da queste manifestazioni,e cresca nella gente comune la paura dei manifestanti e con la paura l'odio verso di essi e i loro mandanti o chi da qualche loft o da qualche redazione, ad esempio quella de L'Unita', li sorregge.
L'ideale sarebbe che di queste manifestazioni fosse vittima un passante, meglio come ho gia' detto un vecchio, una donna o un bambino , rimanendo ferito da qualche colpo di arma da fuoco sparato dai dimostranti: basterebbe una ferita lieve, ma meglio sarebbe se fosse grave, ma senza pericolo per la vita.Io aspetterei ancora un po', adottando straordinarie misure di protezione nei confronti delle sedi di organizzazioni di sinistra. E solo dopo che la situazione si aggravasse e colonne di studenti con militanti dei centri sociali, al canto di ''Bella ciao'', devastassero strade, negozi, infrastrutture pubbliche e aggredissero forze di polizia in tenuta ordinaria e non antisommossa e ferissero qualcuno di loro, anche uccidendendolo, farei intervenire massicciamente e pesantemente le forze dell'ordine contro i manifestanti, ma senza arrestare nessuno.
E il comunicato del Viminale dovrebbe dire che si e' intervenuto contro manifestazioni violente del Blocco Studentesco,di Casa Pound e di altri manifestanti di estrema destra, compresi gruppi di naziskin che manifestavano al grido di ''Hitler! Hitler!''. Questo il mio consiglio.
Cordialmente Francesco Cossiga'.
Fonte: www.asca.it
domenica 9 novembre 2008
Ma l'america è una vera democrazia?
A giudicare dalla formula che ne regolamenta i dibattiti elettorali in tivù -ovvero il mezzo attraverso cui la gran parte dei cittadini statunitensi decide chi mandare alla Casa Bianca- qualche legittimo dubbio affiora. Assistendo ai duelli mediatici tra il ticket di Obama e quello di McCain, saltava agli occhi l'assenza di candidati alla presidenza che non fossero espressione dei partiti democratico e repubblicano. Eppure di aspiranti alla carica regolarmente in lizza ce ne sono altri trentacinque. Tredici dei quali per conto di storiche formazioni partitiche, e almeno quattro presenti in abbastanza stati per poter vincere la maggioranza negli agognati collegi elettorali: l'indipendente Ralph Nader, il libertario Bob Barr, la verde Cynthia McKinney e Chuck Baldwin del Costitution party. Come mai neanche uno di loro è stato invitato agli showdown via etere, record d'ascolto dei canali a stelle e strisce? Il motivo è presto detto: a stabilire il nome dei partecipanti è la Commission on presidential debates (Cpd), un'ente privato non istituzionale, creato e gestito dai due maggiori partiti. Che fissano le regole in modo da oscurare fastidiosi concorrenti, in grado, se non di lottare per la vittoria, certamente di fare da ago della bilancia, sottraendo pacchetti di voti a ciascuno dei front runner. Una pratica che avrebbe stroncato figure come Abramo Lincoln, all'epoca candidato terzo. Per giunta la suddetta Commission si finanzia, in palese conflitto d'interessi, grazie all'esclusivo obolo di grosse aziende americane. Guarda caso tra i principali donors delle campagne di Obama e McCain. Rispetto alla situazione americana, il vituperato panorama televisivo italico si erge quasi a modello di imparzialità. Da noi nessuno s'è mai sognato di rifiutare un faccia a faccia ai vari Bertinotti, Boselli, Casini, Santanchè, e financo ai leader di fantomatici partitini civetta. Anzi, l'unico scontro diretto mancato da Vespa e Mentana è stato il Berlusconi Veltroni. Per non parlare degli spazi delle tribune politiche, uguali per tutti per legge. Oltreoceano invece, nella patria del diritto costituzionale, è accaduto quanto segue. Nel novembre 1985 gli allora capi dei comitati nazionali del partito democratico e repubblicano, Paul Kirk e Frank Fahrenkopf, firmarono un "Memorandum of understanding" per regolare tra di loro i dibattiti pre-elettorali, divenuti nel frattempo la chiave di volta della corsa alla casa bianca. Imponendone l'adozione alla Cpd, che dal '76 fino ad allora era stata governata da un'associazione super partes, la League of women voters (Lega delle donne elettrici). La quale cedette la testa dell'organismo agli stati maggiori dell'asinello e dell'elefante, denunciando una "frode ai danni dell'elettore americano". La cesura con la precedente gestione, che invitava automaticamente i candidati terzi -ad esempio tale John Anderson nel 1980- fu evidente dal 1988 in poi. Emblematica l'esclusione nel 1996 del miliardario Ross Perot, malgrado il 19% delle preferenze raccolte quattro anni prima (decisive per il successo di Clinton), 29 milioni di fondi già in cassa e tre quarti dell'elettorato che lo volevano in onda. E ciononostante ottenne l'8.4% dei voti. Ancora nel 2000, un'apparizione di Nader nel prime time avrebbe di certo evitato la farsa dei riconteggi in Florida e le accuse di brogli da parte di Gore, mentre nel 2004 bastava uno spostamento dell'1% in Ohio per far prevalere Kerry. Ma anche stavolta, solo tra Barr e Nader si cela un voto potenziale tra il 7 e il 10%, e chissà di quanto sarebbe salito se avessero partecipato alle sfide in tv. Candidati terzi furono, tanto per dire, due presidenti mitici: Delano Roosevelt nel 1912, e Abramo Lincoln quando la destra erano i Whigs. Oggi verrebbero cancellati dai criteri della Cpd. Negli Stati Uniti è sufficiente il 5% per ottenere i fondi pubblici che finanziano i major parties, ma non basta il 14.99% del favore popolare nei sondaggi per essere invitati ai dibattiti mediatici. La regola l'hanno stabilita, a partire dal 2000, i soliti Kirk e Fahrenkopf, tuttora alla guida della Commissione insieme a probiviri quali Clinton e Carter e a un board di lobbisti del big business. Tutti organici ai due partiti di punta. Peccato che nei presunti sondaggi consultati per testare la popolarità dei candidati -come evidenziato da uno studio dell'università di Nottingham- non sia obbligatorio elencare altri nomi aldilà dei nominati democratico e repubblicano. Senza contare che gli istituti demoscopici sono essi stessi di proprietà dei principali conglomerati mediatici. Ovviamente è sempre la Cpd a scegliere su quali sondaggi basarsi. Oltre che a decidere chi saranno i moderatori e i panelist (chi può fare domande), piuttosto che date, location, argomenti delle serate (interni o esteri), il format (minutaggio e ordine delle risposte), persino l'altezza dei podi. O a effettuare lo screening preventivo del pubblico 'comune' (e relative domande) nelle town hall questions. Il fatto che il 64 % dei cittadini vorrebbe dibattiti aperti agli indipendenti non interessa granchè, quando a finanziare il baraccone ci pensano a turno corporation del calibro di Pilipp Morris, Ford, Yahoo, At&t, American Airlines, JPMorgan, Prudential, Anheuser. Il decano dei giornalisti Walter Cronkite ha definito le regole della Cpd "un sabotaggio del processo elettorale". Ma la Commission si vanta di fornire know how ad altri 12 stati stranieri. Definendo il proprio, con involontaria ironia, un approccio bipartisan. Perchè in effetti riguarda al massimo due partiti.
www.laltrogiornale.com
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venerdì 7 novembre 2008
PARLARE DI NUCLEARE PARTENDO DA CHERNOBYL
Io lo so che il vostro tempo è prezioso, ma spendere cinque minuti della vostra vita per leggere questo articolo penso sia importante.
giovedì 6 novembre 2008
NO NEL LORO GIARDINO (o in quel che è rimasto)
Anche l'Italia potrebbe spedire scorie nucleari a Mayak in Russia nel posto più inquinato dal punto di vista radioattivo del pianeta. Dov'è l'etica?
NO NEL LORO GIARDINO!:
La storia di Mayak
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Il problema delle scorie radioattive in Russia
NO NEL LORO GIARDINO!:
La storia di Mayak
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Il problema delle scorie radioattive in Russia
mercoledì 5 novembre 2008
Denunciato Cossiga
Questa è la denuncia che sembra sia giunta alla Procura di Roma dopo le dichiarazioni di Cossiga.
> Alla Procura della Repubblica di Roma
> I sottoscritti denunciano alla Procura della Repubblica di Roma il
> senatore
> Francesco Cossiga per le dichiarazioni da lui rilasciate a "Il
> giorno", "Il
> resto del Carlino" e "La Nazione", pubblicate su questi quotidiani
> il 23
> ottobre scorso, dichiarazioni tanto più gravi in quanto provengono
> da un
> personaggio che ha ricoperto i ruoli più elevati nelle istituzioni
> della
> Repubblica Italiana.
> Nell'ambito di queste dichiarazioni appaiono particolarmente
> delittuose le
> seguenti affermazioni (tra virgolette le parole del senatore
> Cossiga, il
> resto del testo è costituito dalle domande e dagli interventi del
> giornalista).
> "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro
> dell`Interno".
> Ossia?
> <.>
> "In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché
> pensi a
> cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente
> ferito...".
> Gli universitari, invece?
> "Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle
> università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a
> tutto, e
> lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i
> negozi,
> diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città".
> Dopo di che?
> "Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle
> ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e
> carabinieri".
> Nel senso che...
> "Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e
> mandarli
> tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li
> rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei
> docenti che li fomentano".
> Anche i docenti?
> "Soprattutto i docenti".
> Presidente, il suo è un paradosso, no?
> "Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si
> rende conto
> della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che
> indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento
> criminale!".
> (Fonte: Rassegna stampa del governo italiano:
> http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406)
> In tali dichiarazioni sono rilevabili i reati - quanto meno - di
> istigazione
> a delinquere, commesso pubblicamente come richiesto dalla legge per
> la sua
> punibilità: istigazione rivolta sia al ministro Maroni sia agli stessi
> organi di polizia preposti all'ordine pubblico (art. 414 CP); di
> istigazione
> di militari (i Carabinieri) a disobbedire alle leggi a violare il
> giuramento - sulla Costituzione - (art. 266 CP:) e di apologia di
> reato
> (ancora 414 CP) , in relazione ai reati da lui commessi ed ora
> spudoratamente confessati.
> I sottoscritti chiedono che per quanto sopra si proceda penalmente
> a carico
> del sen. Francesco COSSIGA per i reati suddetti e per tutti quelli che
> potranno essere ravvisati.
> Dichiarano di sentirsi, come cittadini della Repubblica, persone
> offese da
> tali reati; riservano la costituzione di parte civile e formalmente
> chiedono, ai sensi dell''art. 408 CP, di essere informati in caso di
> richiesta di archiviazione.
> Pietro Leone - nato il 16 06 1939, residente in Roma - via Flaminia
> 287
> villino 33 CAP 00196 - Tel. 06 3220789
> e-mail: piero.le...@gmail.com
> Alla Procura della Repubblica di Roma
> I sottoscritti denunciano alla Procura della Repubblica di Roma il
> senatore
> Francesco Cossiga per le dichiarazioni da lui rilasciate a "Il
> giorno", "Il
> resto del Carlino" e "La Nazione", pubblicate su questi quotidiani
> il 23
> ottobre scorso, dichiarazioni tanto più gravi in quanto provengono
> da un
> personaggio che ha ricoperto i ruoli più elevati nelle istituzioni
> della
> Repubblica Italiana.
> Nell'ambito di queste dichiarazioni appaiono particolarmente
> delittuose le
> seguenti affermazioni (tra virgolette le parole del senatore
> Cossiga, il
> resto del testo è costituito dalle domande e dagli interventi del
> giornalista).
> "Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro
> dell`Interno".
> Ossia?
> <.>
> "In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché
> pensi a
> cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente
> ferito...".
> Gli universitari, invece?
> "Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle
> università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a
> tutto, e
> lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i
> negozi,
> diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città".
> Dopo di che?
> "Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle
> ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e
> carabinieri".
> Nel senso che...
> "Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e
> mandarli
> tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li
> rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei
> docenti che li fomentano".
> Anche i docenti?
> "Soprattutto i docenti".
> Presidente, il suo è un paradosso, no?
> "Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si
> rende conto
> della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che
> indottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento
> criminale!".
> (Fonte: Rassegna stampa del governo italiano:
> http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406)
> In tali dichiarazioni sono rilevabili i reati - quanto meno - di
> istigazione
> a delinquere, commesso pubblicamente come richiesto dalla legge per
> la sua
> punibilità: istigazione rivolta sia al ministro Maroni sia agli stessi
> organi di polizia preposti all'ordine pubblico (art. 414 CP); di
> istigazione
> di militari (i Carabinieri) a disobbedire alle leggi a violare il
> giuramento - sulla Costituzione - (art. 266 CP:) e di apologia di
> reato
> (ancora 414 CP) , in relazione ai reati da lui commessi ed ora
> spudoratamente confessati.
> I sottoscritti chiedono che per quanto sopra si proceda penalmente
> a carico
> del sen. Francesco COSSIGA per i reati suddetti e per tutti quelli che
> potranno essere ravvisati.
> Dichiarano di sentirsi, come cittadini della Repubblica, persone
> offese da
> tali reati; riservano la costituzione di parte civile e formalmente
> chiedono, ai sensi dell''art. 408 CP, di essere informati in caso di
> richiesta di archiviazione.
> Pietro Leone - nato il 16 06 1939, residente in Roma - via Flaminia
> 287
> villino 33 CAP 00196 - Tel. 06 3220789
> e-mail: piero.le...@gmail.com
giovedì 30 ottobre 2008
Metodo Cossiga?
giovedì 30 ottobre 2008
Sette in condotta
di Marco CedolinGiornali e telegiornali stanno dando in queste ore il massimo risalto alla notizia che il fronte degli studenti impegnati a protestare contro il decreto Gelmini si sarebbe spaccato, dando origine a violenti scontri fra giovani di destra e di sinistra che non avrebbero resistito alla tentazione di anteporre le proprie rivalità all’interesse unitario della protesta. La cronaca delle varie testate giornalistiche lascia intendere che la responsabilità degli eventi sia da addebitarsi ora all’una ora all’altra parte politica, ma ciò che più conta è che tutto il circo dell’informazione stia puntando il dito in direzione delle divisioni nel movimento studentesco che confermerebbero come in fondo non sia cambiato nulla che i giovani continuino a dimostrarsi totalmente incapaci di condurre la protesta in maniera unitaria.
Alla luce di quanto è accaduto nella giornata di ieri e dell’enfasi con la quale i media hanno rappresentato sotto forma di scontri fra studenti delle opposte fazioni, quella che in realtà è sembrata essere stata una vera e propria aggressione tanto organizzata quanto strumentale nei confronti dell’intero corteo studentesco composto da giovani di ogni colore, sono doppiamente soddisfatto delle mie parole con le quali in un articolo di un paio di giorni fa rendevo merito al nascente movimento studentesco di avere impartito una vera “lezione” consistente nell’avere intrapreso una strada che riuscisse a fare prevalere l’unità d’intenti rispetto alle differenze.
Una strada particolarmente sgradita a tutti coloro che da tempo immemorabile continuano a strumentalizzare i giovani ed i movimenti educandoli a quella strategia della tensione che risulta essere funzionale al mantenimento delle proprie posizioni di potere.
La possibilità che in questo Paese inizino a crescere i movimenti politici e di opinione che proprio facendo tesoro della trasversalità politica riescano a risultare più incisivi e partecipati spaventa da morire chi continua a gestire il potere ed ha fatto del "dividi et impera" la propria parola d'ordine.
Spaventa perché maggiore partecipazione significa contestazioni più dure ed articolate. Spaventa perchè all'interno della trasversalità è presente in nuce il "germe" di una nuova sensibilità che potrebbe scalzare la dicotomia "destra" - "sinistra" all’interno della quale intere generazioni di faccendieri politici hanno costruito le proprie fortune. Spaventa perché se i giovani di destra e di sinistra smettessero di bastonarsi a vicenda e iniziassero a guardare alla realtà che li circonda verrebbe meno il controllo delle segreterie di partito. Spaventa perché movimenti trasversali ed organizzati potrebbero saldare alla protesta contro il decreto Gelmini altri temi altrettanto pregnanti e sentiti nel Paese, come la lotta contro il precariato, contro le grandi opere, contro le basi di guerra americane, contro la globalizzazione ed il neoliberismo dei banchieri.
E allora per scacciare la paura e “normalizzare” gli studenti che a questo punto non servono più a nessuno, dal momento che Berlusconi può ormai vantarsi di avere “sistemato” anche la scuola dopo la munnezza di Napoli e gli alleati Veltroni e Di Pietro si apprestano a diventare gli unici depositari della contestazione attraverso un ridicolo referendum, non resta altro da fare che seguire, magari non proprio alla lettera, gli insegnamenti portati qualche giorno fa da Francesco Cossiga che candidamente suggeriva:
''Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...''. ''Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'''. ''Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri'', nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano''. ''Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si'.
Il sette in condotta lo merita una classe politica imbolsita e corrotta, sempre uguale a sé stessa anche nella sua reazione di fronte a qualsiasi novità.
Gli studenti? In TV e sulle pagine dei giornali stanno diventando i “soliti violenti”, facinorosi, fascisti e comunisti che spaccano tutto, invasati che cercano ogni pretesto per picchiarsi fra loro, come nel 68, come nel 77, come nel 2008, a meno che gli italiani un giorno di questi decidano che è giunto il momento di dire basta al metodo Cossiga.
Pubblicato da Marco Cedolin
Sette in condotta
di Marco CedolinGiornali e telegiornali stanno dando in queste ore il massimo risalto alla notizia che il fronte degli studenti impegnati a protestare contro il decreto Gelmini si sarebbe spaccato, dando origine a violenti scontri fra giovani di destra e di sinistra che non avrebbero resistito alla tentazione di anteporre le proprie rivalità all’interesse unitario della protesta. La cronaca delle varie testate giornalistiche lascia intendere che la responsabilità degli eventi sia da addebitarsi ora all’una ora all’altra parte politica, ma ciò che più conta è che tutto il circo dell’informazione stia puntando il dito in direzione delle divisioni nel movimento studentesco che confermerebbero come in fondo non sia cambiato nulla che i giovani continuino a dimostrarsi totalmente incapaci di condurre la protesta in maniera unitaria.
Alla luce di quanto è accaduto nella giornata di ieri e dell’enfasi con la quale i media hanno rappresentato sotto forma di scontri fra studenti delle opposte fazioni, quella che in realtà è sembrata essere stata una vera e propria aggressione tanto organizzata quanto strumentale nei confronti dell’intero corteo studentesco composto da giovani di ogni colore, sono doppiamente soddisfatto delle mie parole con le quali in un articolo di un paio di giorni fa rendevo merito al nascente movimento studentesco di avere impartito una vera “lezione” consistente nell’avere intrapreso una strada che riuscisse a fare prevalere l’unità d’intenti rispetto alle differenze.
Una strada particolarmente sgradita a tutti coloro che da tempo immemorabile continuano a strumentalizzare i giovani ed i movimenti educandoli a quella strategia della tensione che risulta essere funzionale al mantenimento delle proprie posizioni di potere.
La possibilità che in questo Paese inizino a crescere i movimenti politici e di opinione che proprio facendo tesoro della trasversalità politica riescano a risultare più incisivi e partecipati spaventa da morire chi continua a gestire il potere ed ha fatto del "dividi et impera" la propria parola d'ordine.
Spaventa perché maggiore partecipazione significa contestazioni più dure ed articolate. Spaventa perchè all'interno della trasversalità è presente in nuce il "germe" di una nuova sensibilità che potrebbe scalzare la dicotomia "destra" - "sinistra" all’interno della quale intere generazioni di faccendieri politici hanno costruito le proprie fortune. Spaventa perché se i giovani di destra e di sinistra smettessero di bastonarsi a vicenda e iniziassero a guardare alla realtà che li circonda verrebbe meno il controllo delle segreterie di partito. Spaventa perché movimenti trasversali ed organizzati potrebbero saldare alla protesta contro il decreto Gelmini altri temi altrettanto pregnanti e sentiti nel Paese, come la lotta contro il precariato, contro le grandi opere, contro le basi di guerra americane, contro la globalizzazione ed il neoliberismo dei banchieri.
E allora per scacciare la paura e “normalizzare” gli studenti che a questo punto non servono più a nessuno, dal momento che Berlusconi può ormai vantarsi di avere “sistemato” anche la scuola dopo la munnezza di Napoli e gli alleati Veltroni e Di Pietro si apprestano a diventare gli unici depositari della contestazione attraverso un ridicolo referendum, non resta altro da fare che seguire, magari non proprio alla lettera, gli insegnamenti portati qualche giorno fa da Francesco Cossiga che candidamente suggeriva:
''Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell'Interno. In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche' pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito...''. ''Lasciar fare gli universitari. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita', infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta'''. ''Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra' sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri'', nel senso che le forze dell'ordine non dovrebbero avere pieta' e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano''. ''Soprattutto i docenti. Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si'.
Il sette in condotta lo merita una classe politica imbolsita e corrotta, sempre uguale a sé stessa anche nella sua reazione di fronte a qualsiasi novità.
Gli studenti? In TV e sulle pagine dei giornali stanno diventando i “soliti violenti”, facinorosi, fascisti e comunisti che spaccano tutto, invasati che cercano ogni pretesto per picchiarsi fra loro, come nel 68, come nel 77, come nel 2008, a meno che gli italiani un giorno di questi decidano che è giunto il momento di dire basta al metodo Cossiga.
Pubblicato da Marco Cedolin
sabato 25 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA - NO COMMENT
http://rassegna.governo.it/testo.asp?d=32976406
Servizi e ricerca nel sito
www.Governo.it
Ti trovi in: Rassegna stampa :
"BISOGNA FERMALI, ANCHE IL TERRORISMO PARTI' DAGLIATENEI"
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI - ROMA PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figurac- cia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica:
spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio del- la contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente» [.]
Servizi e ricerca nel sito
www.Governo.it
Ti trovi in: Rassegna stampa :
"BISOGNA FERMALI, ANCHE IL TERRORISMO PARTI' DAGLIATENEI"
Da "GIORNO/RESTO/NAZIONE" di giovedì 23 ottobre 2008
INTERVISTA A COSSIGA «Bisogna fermarli, anche il terrorismo partì dagli atenei» di ANDREA CANGINI - ROMA PRESIDENTE Cossiga, pensa che minacciando l`uso della forza pubblica contro gli studenti Berlusconi abbia esagerato? «Dipende, se ritiene d`essere il presidente del Consiglio di uno Stato forte, no, ha fatto benissimo.
Ma poiché l`Italia è uno Stato debole, e all`opposizione non c`è il granitico Pci ma l`evanescente Pd, temo che alle parole non seguiranno i fatti e che quindi Berlusconi farà una figurac- cia».
Quali fatti dovrebbero seguire? «Maroni dovrebbe fare quel che feci io quand`ero ministro dell`Interno».
Ossia? «In primo luogo, lasciare perdere gli studenti dei licei, perché pensi a cosa succederebbe se un ragazzino rimanesse ucciso o gravemente ferito...».
Gli universitari, invece? «Lasciarli fare. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le città».
Dopo di che? «Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri».
Nel senso che...
«Nel senso che le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale. Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in libertà, ma picchiarli e picchiare anche quei docenti che li fomentano».
Anche i docenti? «Soprattutto i docenti».
Presidente, il suo è un paradosso, no? «Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine sì. Si rende conto della gravità di quello che sta succedendo? Ci sono insegnanti che in- dottrinano i bambini e li portano in piazza: un atteggiamento criminale!».
E lei si rende conto di quel che direbbero in Europa dopo una cura del genere? «In Italia torna il fascismo», direbbero.
«Balle, questa è la ricetta democratica:
spegnere la fiamma prima che divampi l`incendio».
Quale incendio? «Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornerà a insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle università.
E che gli slogan che usavano li avevano usati prima di loro il Movimento studentesco e la sinistra sindacale».
E` dunque possibile che la storia si ripeta? «Non è possibile, è probabile.
Per questo dico: non dimentichiamo che le Br nacquero perché il fuoco non fu spento per tempo».
Il Pd di Veltroni è dalla parte dei manifestanti.
«Mah, guardi, francamente io Veltroni che va in piazza col rischio di prendersi le botte non ce lo vedo. Lo vedo meglio in un club esclusivo di Chicago ad applaudire Obama...».
Non andrà in piazza con un bastone, certo, ma politicamente...
«Politicamente, sta facendo lo stesso errore che fece il Pci all`inizio del- la contestazione: fece da sponda al movimento illudendosi di controllarlo, ma quando, com`era logico, nel mirino finirono anche loro cambiarono radicalmente registro.
La cosiddetta linea della fermezza applicata da Andreotti, da Zaccagnini e da me, era stato Berlinguer a volerla... Ma oggi c`è il Pd, un ectoplasma guidato da un ectoplasma. Ed è anche per questo che Berlusconi farebbe bene ad essere più prudente».
CONFRONTO «Ieri un Pci granitico oggi Pd ectoplasma Perciò Berlusconi dev`essere prudente» [.]
martedì 21 ottobre 2008
SIGNOR PRESIDENTE, MI CONSENTA
www.stefanomontanari.net
Signor presidente, mi consenta
Scritto da Stefano Montanari
lunedì 20 ottobre 2008
Sia chiaro: io ho il massimo rispetto delle istituzioni e di tutte le figure istituzionali. E qui non ammetto discussioni. Ma una cosa sono le istituzioni in astratto e le sue altrettanto astratte incarnazioni e tutt’altra sono le persone di carne e di ossa che di queste istituzioni sono, in un modo o nell’altro, i rappresentanti.
Il fatto che esista una sorta di sacralità insita in un’istituzione comporta automaticamente il fatto conseguente, vale a dire che chi si riveste di questa carica si grava di obblighi sacrali. In caso contrario, ci troveremmo di fronte ad un atto in un certo senso sacrilego che non deporrebbe certo a favore di chi si macchia del peccato.
Sabato, nel corso del viaggio che mi ha portato a Pomezia dove andavo a tenere una conferenza, mi sono radiofonicamente imbattuto nel signor Giorgio Napolitano che esternava le sue idee sull’argomento dei rifiuti. Nulla di male se un signore di ottantadue anni dice sciocchezze: i bar pullulano di “saggi” e di commissari tecnici della nazionale di calcio e al giorno d’oggi nessuno si scandalizza per questo. Il problema sopravviene, però, quando un signore di ottantadue anni non esterna in privato ma lo fa mettendosi in testa il cappello di undicesimo presidente della repubblica italiana, un cappello che deve essere trattato con cautela e con religioso rispetto.
Quando il senatore Giorgio Napolitano - peraltro senatore a dispetto della Costituzione, visto che nessuno si era mai sognato di
eleggerlo a quella o ad altre cariche valide al momento della nomina - assurse alla carica di presidente della repubblica ebbe a dire, insediandosi: “…dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte.”
Parole degne del caposcala di qualunque condominio ma anche, perché no?, di un presidente della repubblica, per piatte e trite che siano. Parole, tuttavia, di cui temo che il signor Napolitano, senatore per grazia ricevuta e poi presidente di tutti noi, non abbia compreso appieno il significato.
Non entro nella questione della firma in calce al testo del cosiddetto lodo Alfano, perché su questa vergogna non credo valga la pena soffermarsi, limitandomi a ricordare come quella bestemmia alla Costituzione sconfessi da sola la frase riportata sopra. È l’altra bestialità, quella che ho sentito sabato, ciò su cui desidero soffermarmi brevemente. Il nostro signor presidente ha detto a tutti noi che dobbiamo piantarla di non volere i “termovalorizzatori” perché lì sta la soluzione di tanti guai.
Signor presidente, mi consenta: ma che ne sa lei di “termovalorizzatori”? Al di là del fatto che lei ignora, con ogni evidenza, il fatto che quella parola esiste solo nella mente di chi a suo tempo la coniò per gabbare i bresciani e che non ha alcun diritto di esistere perché palesemente fuorviante (da “termo”, cioè dal calore, lei non valorizza proprio un bel nulla, come le insegnerebbe anche il secondo principio della termodinamica se ne avesse notizia), lei ha idea di che cosa ne è degl’inquinanti che questi impianti per forza di chimica e di fisica producono? Ha le conoscenze tecniche per capire davvero che cosa dicono gli addetti ai lavori e tutti i presunti tali? Le è mai capitato di mettere il naso nella prostata di un bambino piena di quella roba? Ha mai sentito parlare del “Principio di Precauzione” che è legge e che è morale?
Caro signor presidente di tutti noi, come ebbe a dire lo statista Maurizio Gasparri, io non sono certo un politico nell’accezione italica del termine, ma mi cullo nell’illusione secondo la quale chi risponde alla chiamata etica di fare il bene comune debba poi farlo davvero. Lei, con quei pochi secondi di esternazione mediatica, ha fatto tutt’altro. Lei si è prestato ad essere testimonial d’interessi che non voglio aggettivare per pudore e, con quell’atto, ha fatto mille e mille volte peggio di quanto non sia già stato nell’episodio tristissimo del lodo Alfano che, comunque, resterà per sempre nella storia della sua presidenza. Lei ha aggiunto del suo, vestendosi di un’autorità che non ha, a quello che già l’oncologo di regime aveva combinato in TV dando una spallata alla verità e, nel di lui caso, trattandosi di un medico, anche al Giuramento d’Ippocrate.
Ora, caro signor presidente di tutti noi, io, da non politico come lo intende questo paese, faccio un atto di fede nei suoi confronti: le chiedo un colpo di reni. Lasci che scienziati, medici ed economisti non al soldo di qualcuno la informino. Dedichi un poco del suo tempo e della sua attenzione ad ascoltare chi le sciorinerebbe sotto gli occhi alcuni dati inconfutabili.
Lasciando da un canto la salute di chi lei rappresenta (articolo 32 della compianta Costituzione) che, evidentemente, non le fa né caldo né freddo, lei non può ignorare l’affare tanto enorme quanto losco che si cela sotto la costruzione degl’inceneritori (non si vergogni a chiamarli con il loro nome) e, forse ancor di più, sotto quella follia immensa che sono le centrali nucleari. Lei non può non essere informato di come non ci sia un centesimo per far funzionare la scuola e la ricerca, la sanità e i trasporti (prenda un treno di pendolari e vedrà), la giustizia e l’ordine pubblico e dica a chi non è un uomo politico perché ci siano, e non siano in discussione, invece, i miliardi per costruire quei monumenti funebri faraonici che tutti i politici, nell’italica accezione, naturalmente, chiamano “Grandi Opere”, tutte, nessuna esclusa, micidiali per l’ambiente di cui lei pure fa parte.
Lo ha visto che cosa stiamo chiedendo a gran voce a Bruxelles? Di continuare imperterriti a vomitare schifezze nel mondo che lasceremo ai nostri figli perché smettere di farlo sarebbe “deleterio per l’economia”. Così impiegheremo i soldi che non abbiamo per costruire altre mostruosità capaci di fare peggio di quanto stiamo facendo ora in nome dell’ingenuo interesse dei soliti noti. Complimenti!
Allora, caro signor presidente di tutti noi, accetti e accolga una preghiera: per rispetto alla carica di cui è investito e, ancor di più, per rispetto del popolo che rappresenta, e, di più ancora, per rispetto verso tutti coloro che rischiano la malattia (non vado oltre) per la cupidigia o anche solo l’ignoranza di chi guida un paese senza avere la patente, non parli di cose che non conosce.
Signor presidente, mi consenta
Scritto da Stefano Montanari
lunedì 20 ottobre 2008
Sia chiaro: io ho il massimo rispetto delle istituzioni e di tutte le figure istituzionali. E qui non ammetto discussioni. Ma una cosa sono le istituzioni in astratto e le sue altrettanto astratte incarnazioni e tutt’altra sono le persone di carne e di ossa che di queste istituzioni sono, in un modo o nell’altro, i rappresentanti.
Il fatto che esista una sorta di sacralità insita in un’istituzione comporta automaticamente il fatto conseguente, vale a dire che chi si riveste di questa carica si grava di obblighi sacrali. In caso contrario, ci troveremmo di fronte ad un atto in un certo senso sacrilego che non deporrebbe certo a favore di chi si macchia del peccato.
Sabato, nel corso del viaggio che mi ha portato a Pomezia dove andavo a tenere una conferenza, mi sono radiofonicamente imbattuto nel signor Giorgio Napolitano che esternava le sue idee sull’argomento dei rifiuti. Nulla di male se un signore di ottantadue anni dice sciocchezze: i bar pullulano di “saggi” e di commissari tecnici della nazionale di calcio e al giorno d’oggi nessuno si scandalizza per questo. Il problema sopravviene, però, quando un signore di ottantadue anni non esterna in privato ma lo fa mettendosi in testa il cappello di undicesimo presidente della repubblica italiana, un cappello che deve essere trattato con cautela e con religioso rispetto.
Quando il senatore Giorgio Napolitano - peraltro senatore a dispetto della Costituzione, visto che nessuno si era mai sognato di
eleggerlo a quella o ad altre cariche valide al momento della nomina - assurse alla carica di presidente della repubblica ebbe a dire, insediandosi: “…dedicherò senza risparmio le mie energie all'interesse generale per poter contare sulla fiducia dei rappresentanti del popolo e dei cittadini italiani senza distinzione di parte.”
Parole degne del caposcala di qualunque condominio ma anche, perché no?, di un presidente della repubblica, per piatte e trite che siano. Parole, tuttavia, di cui temo che il signor Napolitano, senatore per grazia ricevuta e poi presidente di tutti noi, non abbia compreso appieno il significato.
Non entro nella questione della firma in calce al testo del cosiddetto lodo Alfano, perché su questa vergogna non credo valga la pena soffermarsi, limitandomi a ricordare come quella bestemmia alla Costituzione sconfessi da sola la frase riportata sopra. È l’altra bestialità, quella che ho sentito sabato, ciò su cui desidero soffermarmi brevemente. Il nostro signor presidente ha detto a tutti noi che dobbiamo piantarla di non volere i “termovalorizzatori” perché lì sta la soluzione di tanti guai.
Signor presidente, mi consenta: ma che ne sa lei di “termovalorizzatori”? Al di là del fatto che lei ignora, con ogni evidenza, il fatto che quella parola esiste solo nella mente di chi a suo tempo la coniò per gabbare i bresciani e che non ha alcun diritto di esistere perché palesemente fuorviante (da “termo”, cioè dal calore, lei non valorizza proprio un bel nulla, come le insegnerebbe anche il secondo principio della termodinamica se ne avesse notizia), lei ha idea di che cosa ne è degl’inquinanti che questi impianti per forza di chimica e di fisica producono? Ha le conoscenze tecniche per capire davvero che cosa dicono gli addetti ai lavori e tutti i presunti tali? Le è mai capitato di mettere il naso nella prostata di un bambino piena di quella roba? Ha mai sentito parlare del “Principio di Precauzione” che è legge e che è morale?
Caro signor presidente di tutti noi, come ebbe a dire lo statista Maurizio Gasparri, io non sono certo un politico nell’accezione italica del termine, ma mi cullo nell’illusione secondo la quale chi risponde alla chiamata etica di fare il bene comune debba poi farlo davvero. Lei, con quei pochi secondi di esternazione mediatica, ha fatto tutt’altro. Lei si è prestato ad essere testimonial d’interessi che non voglio aggettivare per pudore e, con quell’atto, ha fatto mille e mille volte peggio di quanto non sia già stato nell’episodio tristissimo del lodo Alfano che, comunque, resterà per sempre nella storia della sua presidenza. Lei ha aggiunto del suo, vestendosi di un’autorità che non ha, a quello che già l’oncologo di regime aveva combinato in TV dando una spallata alla verità e, nel di lui caso, trattandosi di un medico, anche al Giuramento d’Ippocrate.
Ora, caro signor presidente di tutti noi, io, da non politico come lo intende questo paese, faccio un atto di fede nei suoi confronti: le chiedo un colpo di reni. Lasci che scienziati, medici ed economisti non al soldo di qualcuno la informino. Dedichi un poco del suo tempo e della sua attenzione ad ascoltare chi le sciorinerebbe sotto gli occhi alcuni dati inconfutabili.
Lasciando da un canto la salute di chi lei rappresenta (articolo 32 della compianta Costituzione) che, evidentemente, non le fa né caldo né freddo, lei non può ignorare l’affare tanto enorme quanto losco che si cela sotto la costruzione degl’inceneritori (non si vergogni a chiamarli con il loro nome) e, forse ancor di più, sotto quella follia immensa che sono le centrali nucleari. Lei non può non essere informato di come non ci sia un centesimo per far funzionare la scuola e la ricerca, la sanità e i trasporti (prenda un treno di pendolari e vedrà), la giustizia e l’ordine pubblico e dica a chi non è un uomo politico perché ci siano, e non siano in discussione, invece, i miliardi per costruire quei monumenti funebri faraonici che tutti i politici, nell’italica accezione, naturalmente, chiamano “Grandi Opere”, tutte, nessuna esclusa, micidiali per l’ambiente di cui lei pure fa parte.
Lo ha visto che cosa stiamo chiedendo a gran voce a Bruxelles? Di continuare imperterriti a vomitare schifezze nel mondo che lasceremo ai nostri figli perché smettere di farlo sarebbe “deleterio per l’economia”. Così impiegheremo i soldi che non abbiamo per costruire altre mostruosità capaci di fare peggio di quanto stiamo facendo ora in nome dell’ingenuo interesse dei soliti noti. Complimenti!
Allora, caro signor presidente di tutti noi, accetti e accolga una preghiera: per rispetto alla carica di cui è investito e, ancor di più, per rispetto del popolo che rappresenta, e, di più ancora, per rispetto verso tutti coloro che rischiano la malattia (non vado oltre) per la cupidigia o anche solo l’ignoranza di chi guida un paese senza avere la patente, non parli di cose che non conosce.
sabato 18 ottobre 2008
LA RICERCA CHE AMO SOSTENERE
Per chi non vuole continuare a parlare a vanvera
Scritto da Stefano Montanari
venerdì 17 ottobre 2008
Che io l’abbia detto e scritto mille volte pare non avere effetto: l’Italia è un paese di scrittori, più o meno alfabetizzati che siano, ma non di lettori. Così capita che qualche politico, sempre nell’italica accezione del termine, strepiti portando alla ribalta argomenti esistenti solo nella sua immaginazione o altri chiariti da tempo immemorabile.
Ultimamente due micropolitici, uno del Sud e uno di casa mia, hanno puntato il loro indice contro di me. Ma, insomma, che cosa diavolo ci fa questo Montanari con il microscopio che “gli abbiamo comprato”? Lui fa soldi a palate e di ricerca manco se ne parla.
Non temete: non ho nessuna intenzione di ripetere le cose che conoscete già a memoria. Vorrei solo far conoscere una fetta della nostra ricerca, e una fetta importante, che altrove avrebbe grande risonanza ma che da noi è rigorosamente taciuta.
Ormai da tempo abbiamo visto che le polveri di cui ci occupiamo sono capaci di passare da madre a feto e lì, a seconda dello stadio di gestazione nel quale il fenomeno avviene, possono causare l’istaurarsi di malformazioni non di rado incompatibili con la vita stessa. Quando la compatibilità con la vita c’è, si tratta di una vita da non augurare a nessuno.
La scoperta, poi, della capacità delle polveri di entrare nel nucleo delle cellule dove risiede il DNA non è cosa da trascurare.
Comunque, perfino l’ARPA si è accorta che le polveri hanno la capacità di mutare il genoma umano.
Nel libro Il Girone delle Polveri Sottili sono raccontati alcuni casi di malformazione, ma qui ne vorrei ricordare uno che al momento della stesura non ci era ancora capitato. Da una città della Pianura Padana
ci sono arrivati i reperti di un bambino morto otto ore dopo la sua nascita e la diagnosi dell’anatomo-patologo è stata leucemia mieloide acuta. In quei reperti prelevati da vari organi, dal cervello ai linfonodi, abbiamo trovato una miriade di polveri micro e nanometriche solide, inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili, tipicamente antropiche.
Due cose vanno tenute presenti: la prima è che il bambino ha sviluppato la malattia in grembo di una donna non ammalata, dunque, è nato con una sorta di terribile peccato originale di cui non è di sicuro responsabile, e la seconda è che, ovviamente, il bambino non era mai uscito dal grembo materno e, perciò, quelle polveri di chiarissima origine ambientale gli sono state regalate dalla mamma. Stessa cosa in tutti i casi che osserviamo compresi quelli, interessantissimi, di una patologia fetale di solito rara che ci sono arrivati da Malta, in cui le polveri antropiche si sprecano. Stessa cosa in un caso che ha avuto risvolti giudiziari, un caso di cancro della prostata in un bambino di otto anni, per il quale non solo nessuno ha contribuito con un centesimo (è la prassi), ma di cui si è persino taciuta la paternità delle analisi. Purtroppo, anche se democraticamente messe ai voti e dichiarate innocue per ragion di stato, le polveri nell’organismo e, ancor di più, in un organismo in rapida formazione, a rischio di deludere qualcuno sono quanto mai aggressive.
Così uno dei nostri impegni oggi è quello di fare ricerca sui reperti di feti che ci arrivano, una ricerca costosa, come sa bene chi ha qualche idea di come funzionino nei fatti le cose, che noi affrontiamo con il poco denaro che riusciamo a raggranellare da qualche consulenza e da qualche indagine a pagamento. Da fuori, nessun aiuto. Anzi.
A complemento, stiamo studiando, sempre a spese nostre, anche reperti di latte materno con campioni che ci arrivano dall’Ospedale di Alessandria.
A questo punto, è del tutto naturale che io chieda a questi politici (li chiamo così solo per comodità) che cosa facciano loro per affrontare questo problema, visto che l’unica funzione per cui giustifichino la loro esistenza dove si trovano e lo stipendio che passiamo loro (oltre al resto) è quella di occuparsi del bene comune.
Una malformazione fetale è una tragedia quando ci capita in casa e, ve lo assicuro, toglie il fiato anche se capita in casa d’altri. A meno che, va da sé, non si abbia lo stomaco di quei personaggi, uno stomaco, devo dire, un po’ curioso. Tempo fa il presidente di un consiglio comunale m’impose di non mostrare l’immagine di uno di quei bambini perché avrebbe potuto turbare la sensibilità dei suoi colleghi. Colleghi, va sottolineato, che si apprestavano a sottoscrivere con entusiasmo la costruzione di un nuovo inceneritore (pardon, “termovalorizzatore”, come sottolinea ancora oggi un povero policuzzo pugliese che ignora, tra le mille altre cose che gli sfuggono, la lingua italiana). Quell’inceneritore, come la chimica e la fisica comandano, di polveri ne avrebbe prodotte a centinaia di migliaia di tonnellate, ma questo è un fatto che passa in secondo piano quando ci sono tanti interessi in gioco per i quali si può tranquillamente schiattare.
E così accadde quando mia moglie fu invitata ad un convegno scientifico frequentato da scienziati (così si erano presentati) che squittirono scandalizzati quando videro le immagini incriminate. Le porcherie vanno tenute accuratamente nascoste come, ad esempio, si cerca di fare in Sardegna, ma la cosa non è troppo diversa altrove, e chi sbircia in quei segreti deve pagarla. “Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti.” Appunto.
Ed è questo che i politicanti cercano di fare: di punirci, di farci chiudere tutto. Degl’ignobili mascalzoni, certo, ma, da uomo, non riesco ad augurare loro altro che di non dover mai passare attraverso il dolore di venire in laboratorio da noi con un pezzo di un loro figlio mai nato o malato di cancro.
Fino a che siamo in tempo, fino a che la vostra azione da barbari ignoranti come siete non sarà arrivata a distruggere la nostra ricerca, prego il Cielo che apra un barlume nel vostro cervello e che, se non siete capaci di collaborare, almeno ci dimentichiate.
Per chi voglia documentazione, oltre a quanto trova in questo blog, consiglio di leggersi “Eu Research on Environment and Health” pubblicato dalla Commissione Europea e di consultare http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_eventi/2006/atti/Gatti.pdf
e http://www.oeghmp.at/download/veranstaltungen/2007-06-10_4th_inches_conference/program.pdf.
Scritto da Stefano Montanari
venerdì 17 ottobre 2008
Che io l’abbia detto e scritto mille volte pare non avere effetto: l’Italia è un paese di scrittori, più o meno alfabetizzati che siano, ma non di lettori. Così capita che qualche politico, sempre nell’italica accezione del termine, strepiti portando alla ribalta argomenti esistenti solo nella sua immaginazione o altri chiariti da tempo immemorabile.
Ultimamente due micropolitici, uno del Sud e uno di casa mia, hanno puntato il loro indice contro di me. Ma, insomma, che cosa diavolo ci fa questo Montanari con il microscopio che “gli abbiamo comprato”? Lui fa soldi a palate e di ricerca manco se ne parla.
Non temete: non ho nessuna intenzione di ripetere le cose che conoscete già a memoria. Vorrei solo far conoscere una fetta della nostra ricerca, e una fetta importante, che altrove avrebbe grande risonanza ma che da noi è rigorosamente taciuta.
Ormai da tempo abbiamo visto che le polveri di cui ci occupiamo sono capaci di passare da madre a feto e lì, a seconda dello stadio di gestazione nel quale il fenomeno avviene, possono causare l’istaurarsi di malformazioni non di rado incompatibili con la vita stessa. Quando la compatibilità con la vita c’è, si tratta di una vita da non augurare a nessuno.
La scoperta, poi, della capacità delle polveri di entrare nel nucleo delle cellule dove risiede il DNA non è cosa da trascurare.
Comunque, perfino l’ARPA si è accorta che le polveri hanno la capacità di mutare il genoma umano.
Nel libro Il Girone delle Polveri Sottili sono raccontati alcuni casi di malformazione, ma qui ne vorrei ricordare uno che al momento della stesura non ci era ancora capitato. Da una città della Pianura Padana
ci sono arrivati i reperti di un bambino morto otto ore dopo la sua nascita e la diagnosi dell’anatomo-patologo è stata leucemia mieloide acuta. In quei reperti prelevati da vari organi, dal cervello ai linfonodi, abbiamo trovato una miriade di polveri micro e nanometriche solide, inorganiche, non biodegradabili né biocompatibili, tipicamente antropiche.
Due cose vanno tenute presenti: la prima è che il bambino ha sviluppato la malattia in grembo di una donna non ammalata, dunque, è nato con una sorta di terribile peccato originale di cui non è di sicuro responsabile, e la seconda è che, ovviamente, il bambino non era mai uscito dal grembo materno e, perciò, quelle polveri di chiarissima origine ambientale gli sono state regalate dalla mamma. Stessa cosa in tutti i casi che osserviamo compresi quelli, interessantissimi, di una patologia fetale di solito rara che ci sono arrivati da Malta, in cui le polveri antropiche si sprecano. Stessa cosa in un caso che ha avuto risvolti giudiziari, un caso di cancro della prostata in un bambino di otto anni, per il quale non solo nessuno ha contribuito con un centesimo (è la prassi), ma di cui si è persino taciuta la paternità delle analisi. Purtroppo, anche se democraticamente messe ai voti e dichiarate innocue per ragion di stato, le polveri nell’organismo e, ancor di più, in un organismo in rapida formazione, a rischio di deludere qualcuno sono quanto mai aggressive.
Così uno dei nostri impegni oggi è quello di fare ricerca sui reperti di feti che ci arrivano, una ricerca costosa, come sa bene chi ha qualche idea di come funzionino nei fatti le cose, che noi affrontiamo con il poco denaro che riusciamo a raggranellare da qualche consulenza e da qualche indagine a pagamento. Da fuori, nessun aiuto. Anzi.
A complemento, stiamo studiando, sempre a spese nostre, anche reperti di latte materno con campioni che ci arrivano dall’Ospedale di Alessandria.
A questo punto, è del tutto naturale che io chieda a questi politici (li chiamo così solo per comodità) che cosa facciano loro per affrontare questo problema, visto che l’unica funzione per cui giustifichino la loro esistenza dove si trovano e lo stipendio che passiamo loro (oltre al resto) è quella di occuparsi del bene comune.
Una malformazione fetale è una tragedia quando ci capita in casa e, ve lo assicuro, toglie il fiato anche se capita in casa d’altri. A meno che, va da sé, non si abbia lo stomaco di quei personaggi, uno stomaco, devo dire, un po’ curioso. Tempo fa il presidente di un consiglio comunale m’impose di non mostrare l’immagine di uno di quei bambini perché avrebbe potuto turbare la sensibilità dei suoi colleghi. Colleghi, va sottolineato, che si apprestavano a sottoscrivere con entusiasmo la costruzione di un nuovo inceneritore (pardon, “termovalorizzatore”, come sottolinea ancora oggi un povero policuzzo pugliese che ignora, tra le mille altre cose che gli sfuggono, la lingua italiana). Quell’inceneritore, come la chimica e la fisica comandano, di polveri ne avrebbe prodotte a centinaia di migliaia di tonnellate, ma questo è un fatto che passa in secondo piano quando ci sono tanti interessi in gioco per i quali si può tranquillamente schiattare.
E così accadde quando mia moglie fu invitata ad un convegno scientifico frequentato da scienziati (così si erano presentati) che squittirono scandalizzati quando videro le immagini incriminate. Le porcherie vanno tenute accuratamente nascoste come, ad esempio, si cerca di fare in Sardegna, ma la cosa non è troppo diversa altrove, e chi sbircia in quei segreti deve pagarla. “Hanno dato troppo fastidio e li hanno puniti.” Appunto.
Ed è questo che i politicanti cercano di fare: di punirci, di farci chiudere tutto. Degl’ignobili mascalzoni, certo, ma, da uomo, non riesco ad augurare loro altro che di non dover mai passare attraverso il dolore di venire in laboratorio da noi con un pezzo di un loro figlio mai nato o malato di cancro.
Fino a che siamo in tempo, fino a che la vostra azione da barbari ignoranti come siete non sarà arrivata a distruggere la nostra ricerca, prego il Cielo che apra un barlume nel vostro cervello e che, se non siete capaci di collaborare, almeno ci dimentichiate.
Per chi voglia documentazione, oltre a quanto trova in questo blog, consiglio di leggersi “Eu Research on Environment and Health” pubblicato dalla Commissione Europea e di consultare http://www.arpa.emr.it/cms3/documenti/_cerca_eventi/2006/atti/Gatti.pdf
e http://www.oeghmp.at/download/veranstaltungen/2007-06-10_4th_inches_conference/program.pdf.
mercoledì 15 ottobre 2008
MATRIX FINANZIARIO
Da www.ilcorrosivo.blogspot.com
Pubblichiamo l' articolo scritto da un amico, che porta interessanti spunti di riflessione riguardo alla crisi finanziaria e mette in luce come dietro al piano mondiale di salvataggio delle banche, presentato all'opinione pubblica come un'operazione salvifica nell'interesse di tutti i cittadini, si nasconda invece la volontà di salvaguardare il profitto degli Istituti bancari, drenando ulteriori risorse economiche dalle tasche semivuote dei cittadini stessi.
Matrix finanziario
Sergio Sedia
La crisi che ha investito la finanzia mondiale è stata in realtà la più grande truffa mai realizzata. C'è da rimanere ammirati da tanto genio.Comincio dall'inizio.
I Mutui Subprime
Un bel giorno in America le banche inventano i mutui subprime, ovvero mutui concessi senza garanzie reali. Sostanzialmente chi si recava in banca compilava un modulo, una sorta di autocertificazione, in cui prometteva di far fede all'impegno e di avere (senza specificare quali) le dovute garanzie, a questo punto timbro e firma dell'impiegato e il mutuo veniva erogato anche al 100% del valore dell'immobile.In Italia, per essere chiari i nostri mutui sono Mutui Prime, dati cioè solo con solo garanzie adeguate (contratto lavoro tempo indeterminato, immobili, firme di garanti o combinazioni delle stesse)
Ipoteca SubPrime
L'unica cosa che faceva la banca per tutelarsi era un' ipoteca, chiamata subprime, sulla casa del mutuatario.In caso di insolvenza del debitore partiva il pignoramento che precedeva la vendita all'incanto.Venduto l'immobile la banca rientrava del prestito, guadagnandoci comunque con le commissioni iniziali , le perizie, le penali e la rivalutazione dell'immobile stesso. La Banca poteva decidere anche di non vendere l'immobile e di patrimonializzare lo stesso (inserirlo nel patrimonio della banca).
La Cartolarizzazione - passo primo
I mutui venivano poi ceduti ad una società X specializzata nell'acquisto dei subprime.La cartolarizzazione quindi cominciava con quel meccanismo con cui la banca cedeva il suo credito ( il mutuo subprime) ad un'altra società e aveva come contropartita una cifra più bassa dell'ammontare del mutuo (fatto il mutuo del valore di 100 la banca ne voleva solo 50). Quindi la banca incassava 50 e subito il giorno stesso che erogava il mutuo, mentre la società che acquistava il mutuo diventava lei la creditrice nei confronti del mutuatario (il cristo che aveva richiesto il mutuo) a avrebbe incassato poi 100 ma solo alla fine del mutuo.
La Cartolarizzazione - passo secondo
Cosa ci guadagna la società X che acquistava il mutuo subprime?In teoria molto, ma è legata ad un rischio alto (il rischio che il debitore diventi insolvente) e deve attendere molti anni (se un mutuo dura 30 anni, visto che l'ha pagato 50 anzichè 100 dovrà attendere circa 15 anni) prima di cominciare a guadagnare molto.
La cartolarizzazione - passo terzo
Qui entra in gioco l'ingegneria finanziaria. Dato che la società che ha acquistato il mutuo non vuole aspettare tutti questi anni pieni di rischi prima di guadagnarci tanto, un giorno inventa, grazie alla Cartolarizzazione, il prestito obbligazionario garantito dal mutuo subprime in modo tale da cominciare a guadagnare tanto già da subito e tantissimo dopo un pò di anni.In sostanza la società X emette obbligazioni per reperire liquidità e le garantisce (o meglio crede di garantirle con le rate dei mutui che gli dovrebbero entrare ogni mese). Il risparmiatore acquista le obbligazioni, di solito appetibile perchè con tassi alti, e la società X si impegna a pagare le cedole annuali o semestrali e di restituire il capitale alla scadenza.La cartolarizzazione è riuscita. La società X ha un credito non ancora saldato (il mutuo subprime) e lo trasforma in prestito (le obbligazioni).
Il moltiplicatore del nulla
In sostanza partendo da una mezza promessa di pagare le rate si metteva un modo un meccanismo diabolico di moltiplicatore di ricchezza. Il meccanismo, per scattare, doveva prevedere però che le persone dovessero essere molto invogliate a chiedere prestiti. L'invenzione del mutuo con autocertificazione era la soluzione.Immaginiamo un grande fratello che segue il cittadino che si reca in banca per chiedere il mutuo subprime. Sono tutti li che osservano e attendono quella firma sul modulo per partire dai blocchi.1. Il cittadino firma2. La banca, sapendo del rischio, un secondo dopo si disfa del mutuo3. La società X acquista il mutuo pagandolo la metà ma sa che rischia e un attimo dopo emette obbligazioni per avere immediatamente liquidità che potrebbe non avere alla scadenza del mutuo.4. le obbligazioni vengono acquistate dai cittadini o direttamente o tramite prodotti complessi appioppati loro dalle banche.5. Il ciclo si chiude. Si parte dal cittadino che firma un mutuo che non potrà pagare e si arriva, magari un secondo dopo, ad un altro cittadino che allo sportello vicino sta acquistando un obbligazione nata dal nulla.
I Guadagni
I guadagni sono tanti.Le banche guadagnano sulle commissioni e ottengono 50 subito.Le società X immediatamente ottengono un mare di liquidità che fanno girare.I cittadini, inizialmente, hanno una casa da un lato e obbligazioni che fruttano dall'altro.
L'ingannoAffinchè tutto funzioni è di vitale importanza che il meccanismo giri alla perfezione per un pò in modo tale da invogliare i cittadini a comprare case, ottenere mutui e acquistare obbligazioni. Sono sufficienti un paio di anni per ottenere fiducia e nascondere abilmente i primi accenni di insolvenza dei mutuatari.
Il Crac
L'economia americana non tira più, chi ha ottenuto un mutuo subprime non riesce più a pagare le rate, ma tanto che gliene frega: non perde nulla, al massimo gli si pigliano la casa. Il massimo rischio è quello di aver creduto di pagare un mutuo ed invece stavi pagando l'affitto.Cittadini che non pagano le rate significa soldi che a qualcuno non arrivano più. A chi? Alle società X che non riescono più a pagare le cedole delle obbligazioni. Inizia il panico. Le persone vogliono vendere le obbligazioni per riavere almeno il capitale ma non è possibile perchè la liquidità è compromessa. Il sistema crolla soprattutto perchè le società X sono quasi sempre società delle banche e perchè le obbligazioni tossiche e le varianti di esse ( i derivati) sono ormai dappertutto. I cittadini che hanno acquistato le obbligazioni rivogliono i loro soldi ma non sanno che gli unici che possono ridarglieli non sono le banche ma i cittadini stessi che hanno allegramente acceso un subprime.Il resto della storia la conoscete.
La parte centrale della truffa
Le banche (e le assicurazioni) vanno in difficoltà, Fannie e Freddy falliscono, poi segue Lehman Brothers, AIG , Morgan Stanley e poi il mondo intero. Bisogna fare qualcosa e le banche sanno che qualcosa verrà obbligatoriamente fatto, è il panico e nessuno ragiona. Bisogna salvare le banche!Bisogna garantire liquidità al sistema per permettere a qualcuno di riavere i suoi soldi e alle banche di non fallire.Gli USA salvano AIG e poi immettono 700 miliardi di $ nel sistema bancario. A ruota segue tutto il mondo.La crisi forse è scongiurata ma con un bagno enorme di soldi pubblici immessi nel sistema privato ( le banche).Il cittadino ci rimette la casa.Il cittadino ci rimette le obbligazioni.Il cittadino ci rimette i soldi suoi pagati in tasse e contributi per salvare le banche.
I pignoramenti
Nel frattempo i pignoramenti sono stati tutti eseguiti. Le società X sono rientrate in possesso degli immobili ipotecati.Di tutti gli immobili.
Qualcosa è sfuggito
La crisi nasce perchè i cittadini non riescono a pagare più le rate del mutuo. Tutto nasce da questo punto fondamentale. L'effetto domino ha l'inizio nella difficoltà di onorare il debito.La liquidità doveva essere immessa si, ma da un'altra parte. Dall'unica parte possibile.I 700 miliardi di $ dovevano essere dati ai cittadini per permettergli di pagare le rate e non alle banche.I soldi dovevano essere dai ai debitori e non ai creditori.I CITTADINI avrebbero pagato le rate, le rate sarebbero servite per pagare le cedole delle obbligazioni dei CITTADINI e sia gli immobili e sia i soldi sarebbero rimasti ai cittadini.I cittadini avrebbero immesso i lLORO 700 mld di $ nel LORO sistema per salvare SE STESSI.La realtà è che i cittadini hanno immesso i LORO 700 mld di dollari per salvare LE BANCHE e rimetterci il culo la casa e i soldi,mentre le banche sono state abilmente "salvate" e così i manager.I cittadini distrutti e il sistema finanziario salvo, e dato che i subprime e i derivati sono a tutti gli effetti prodotti legali nessuno potrà mai essere accusato di truffa.
I risvolti economici del salvataggio dei cittadiniSe i soldi fossero andati con una legge speciale ai possessori dei mutui in difficoltà gli effetti sarebbero stati:1. Stabilizzazione del sistema. I cittadini americani, tranquilli di diventare proprietari degli immobili, avrebbero reimmesso i soldi del governo (i 700 mld $) nel sistema grazie ad un aumento di consumi dato dall'esonero del pagamento delle rate. Più consumi, più produzione, più tasse.2. Una ripresa generale dell'economia, in quanto il sistema americano generando ricchezza avrebbe trainato il sistema globale.3. Euforia dei mercati. Il salvataggio delle rate dei mutui avrebbe generato una euforia contagiosa, a differenza della paura di oggi, con risvolti enormi sui mercati azionari.4. Apprezzamento del mercato immobiliare. Gli immobili acquistati dai possessori dei mutui avrebbero garantito il trend positivo di aumento di valore del mercato immobiliare, garantendo un corretto rapporto tra domanda e offerta di immobili.5. Mercato immobiliare solido significa tasso di interesse basso (tasso di sconto) il che garantisce l'accesso al credito (mutui e prestiti) da parte dei privati e finanziamenti alle imprese. Questo significa ancora di più aumento dei consumi, quindi del gettito fiscale e più produzione. E naturalmente più posti di lavoro.6. nel frattempo si sarebbero dovuti sospendere i subprime e le emissioni di obbligazioni.
La realtà
Qualcuno ha volutamente destinato il denaro dei cittadini non verso loro stessi ma verso i loro carnefici, salvandoli e facendoli arricchire (azzeramento dei debiti + immobili pignorati).La truffa più audace e straordinaria del secolo è incredibilmente riuscita. Cosa dire?
Chapeau.
Pubblicato da Marco Cedolin
Pubblichiamo l' articolo scritto da un amico, che porta interessanti spunti di riflessione riguardo alla crisi finanziaria e mette in luce come dietro al piano mondiale di salvataggio delle banche, presentato all'opinione pubblica come un'operazione salvifica nell'interesse di tutti i cittadini, si nasconda invece la volontà di salvaguardare il profitto degli Istituti bancari, drenando ulteriori risorse economiche dalle tasche semivuote dei cittadini stessi.
Matrix finanziario
Sergio Sedia
La crisi che ha investito la finanzia mondiale è stata in realtà la più grande truffa mai realizzata. C'è da rimanere ammirati da tanto genio.Comincio dall'inizio.
I Mutui Subprime
Un bel giorno in America le banche inventano i mutui subprime, ovvero mutui concessi senza garanzie reali. Sostanzialmente chi si recava in banca compilava un modulo, una sorta di autocertificazione, in cui prometteva di far fede all'impegno e di avere (senza specificare quali) le dovute garanzie, a questo punto timbro e firma dell'impiegato e il mutuo veniva erogato anche al 100% del valore dell'immobile.In Italia, per essere chiari i nostri mutui sono Mutui Prime, dati cioè solo con solo garanzie adeguate (contratto lavoro tempo indeterminato, immobili, firme di garanti o combinazioni delle stesse)
Ipoteca SubPrime
L'unica cosa che faceva la banca per tutelarsi era un' ipoteca, chiamata subprime, sulla casa del mutuatario.In caso di insolvenza del debitore partiva il pignoramento che precedeva la vendita all'incanto.Venduto l'immobile la banca rientrava del prestito, guadagnandoci comunque con le commissioni iniziali , le perizie, le penali e la rivalutazione dell'immobile stesso. La Banca poteva decidere anche di non vendere l'immobile e di patrimonializzare lo stesso (inserirlo nel patrimonio della banca).
La Cartolarizzazione - passo primo
I mutui venivano poi ceduti ad una società X specializzata nell'acquisto dei subprime.La cartolarizzazione quindi cominciava con quel meccanismo con cui la banca cedeva il suo credito ( il mutuo subprime) ad un'altra società e aveva come contropartita una cifra più bassa dell'ammontare del mutuo (fatto il mutuo del valore di 100 la banca ne voleva solo 50). Quindi la banca incassava 50 e subito il giorno stesso che erogava il mutuo, mentre la società che acquistava il mutuo diventava lei la creditrice nei confronti del mutuatario (il cristo che aveva richiesto il mutuo) a avrebbe incassato poi 100 ma solo alla fine del mutuo.
La Cartolarizzazione - passo secondo
Cosa ci guadagna la società X che acquistava il mutuo subprime?In teoria molto, ma è legata ad un rischio alto (il rischio che il debitore diventi insolvente) e deve attendere molti anni (se un mutuo dura 30 anni, visto che l'ha pagato 50 anzichè 100 dovrà attendere circa 15 anni) prima di cominciare a guadagnare molto.
La cartolarizzazione - passo terzo
Qui entra in gioco l'ingegneria finanziaria. Dato che la società che ha acquistato il mutuo non vuole aspettare tutti questi anni pieni di rischi prima di guadagnarci tanto, un giorno inventa, grazie alla Cartolarizzazione, il prestito obbligazionario garantito dal mutuo subprime in modo tale da cominciare a guadagnare tanto già da subito e tantissimo dopo un pò di anni.In sostanza la società X emette obbligazioni per reperire liquidità e le garantisce (o meglio crede di garantirle con le rate dei mutui che gli dovrebbero entrare ogni mese). Il risparmiatore acquista le obbligazioni, di solito appetibile perchè con tassi alti, e la società X si impegna a pagare le cedole annuali o semestrali e di restituire il capitale alla scadenza.La cartolarizzazione è riuscita. La società X ha un credito non ancora saldato (il mutuo subprime) e lo trasforma in prestito (le obbligazioni).
Il moltiplicatore del nulla
In sostanza partendo da una mezza promessa di pagare le rate si metteva un modo un meccanismo diabolico di moltiplicatore di ricchezza. Il meccanismo, per scattare, doveva prevedere però che le persone dovessero essere molto invogliate a chiedere prestiti. L'invenzione del mutuo con autocertificazione era la soluzione.Immaginiamo un grande fratello che segue il cittadino che si reca in banca per chiedere il mutuo subprime. Sono tutti li che osservano e attendono quella firma sul modulo per partire dai blocchi.1. Il cittadino firma2. La banca, sapendo del rischio, un secondo dopo si disfa del mutuo3. La società X acquista il mutuo pagandolo la metà ma sa che rischia e un attimo dopo emette obbligazioni per avere immediatamente liquidità che potrebbe non avere alla scadenza del mutuo.4. le obbligazioni vengono acquistate dai cittadini o direttamente o tramite prodotti complessi appioppati loro dalle banche.5. Il ciclo si chiude. Si parte dal cittadino che firma un mutuo che non potrà pagare e si arriva, magari un secondo dopo, ad un altro cittadino che allo sportello vicino sta acquistando un obbligazione nata dal nulla.
I Guadagni
I guadagni sono tanti.Le banche guadagnano sulle commissioni e ottengono 50 subito.Le società X immediatamente ottengono un mare di liquidità che fanno girare.I cittadini, inizialmente, hanno una casa da un lato e obbligazioni che fruttano dall'altro.
L'ingannoAffinchè tutto funzioni è di vitale importanza che il meccanismo giri alla perfezione per un pò in modo tale da invogliare i cittadini a comprare case, ottenere mutui e acquistare obbligazioni. Sono sufficienti un paio di anni per ottenere fiducia e nascondere abilmente i primi accenni di insolvenza dei mutuatari.
Il Crac
L'economia americana non tira più, chi ha ottenuto un mutuo subprime non riesce più a pagare le rate, ma tanto che gliene frega: non perde nulla, al massimo gli si pigliano la casa. Il massimo rischio è quello di aver creduto di pagare un mutuo ed invece stavi pagando l'affitto.Cittadini che non pagano le rate significa soldi che a qualcuno non arrivano più. A chi? Alle società X che non riescono più a pagare le cedole delle obbligazioni. Inizia il panico. Le persone vogliono vendere le obbligazioni per riavere almeno il capitale ma non è possibile perchè la liquidità è compromessa. Il sistema crolla soprattutto perchè le società X sono quasi sempre società delle banche e perchè le obbligazioni tossiche e le varianti di esse ( i derivati) sono ormai dappertutto. I cittadini che hanno acquistato le obbligazioni rivogliono i loro soldi ma non sanno che gli unici che possono ridarglieli non sono le banche ma i cittadini stessi che hanno allegramente acceso un subprime.Il resto della storia la conoscete.
La parte centrale della truffa
Le banche (e le assicurazioni) vanno in difficoltà, Fannie e Freddy falliscono, poi segue Lehman Brothers, AIG , Morgan Stanley e poi il mondo intero. Bisogna fare qualcosa e le banche sanno che qualcosa verrà obbligatoriamente fatto, è il panico e nessuno ragiona. Bisogna salvare le banche!Bisogna garantire liquidità al sistema per permettere a qualcuno di riavere i suoi soldi e alle banche di non fallire.Gli USA salvano AIG e poi immettono 700 miliardi di $ nel sistema bancario. A ruota segue tutto il mondo.La crisi forse è scongiurata ma con un bagno enorme di soldi pubblici immessi nel sistema privato ( le banche).Il cittadino ci rimette la casa.Il cittadino ci rimette le obbligazioni.Il cittadino ci rimette i soldi suoi pagati in tasse e contributi per salvare le banche.
I pignoramenti
Nel frattempo i pignoramenti sono stati tutti eseguiti. Le società X sono rientrate in possesso degli immobili ipotecati.Di tutti gli immobili.
Qualcosa è sfuggito
La crisi nasce perchè i cittadini non riescono a pagare più le rate del mutuo. Tutto nasce da questo punto fondamentale. L'effetto domino ha l'inizio nella difficoltà di onorare il debito.La liquidità doveva essere immessa si, ma da un'altra parte. Dall'unica parte possibile.I 700 miliardi di $ dovevano essere dati ai cittadini per permettergli di pagare le rate e non alle banche.I soldi dovevano essere dai ai debitori e non ai creditori.I CITTADINI avrebbero pagato le rate, le rate sarebbero servite per pagare le cedole delle obbligazioni dei CITTADINI e sia gli immobili e sia i soldi sarebbero rimasti ai cittadini.I cittadini avrebbero immesso i lLORO 700 mld di $ nel LORO sistema per salvare SE STESSI.La realtà è che i cittadini hanno immesso i LORO 700 mld di dollari per salvare LE BANCHE e rimetterci il culo la casa e i soldi,mentre le banche sono state abilmente "salvate" e così i manager.I cittadini distrutti e il sistema finanziario salvo, e dato che i subprime e i derivati sono a tutti gli effetti prodotti legali nessuno potrà mai essere accusato di truffa.
I risvolti economici del salvataggio dei cittadiniSe i soldi fossero andati con una legge speciale ai possessori dei mutui in difficoltà gli effetti sarebbero stati:1. Stabilizzazione del sistema. I cittadini americani, tranquilli di diventare proprietari degli immobili, avrebbero reimmesso i soldi del governo (i 700 mld $) nel sistema grazie ad un aumento di consumi dato dall'esonero del pagamento delle rate. Più consumi, più produzione, più tasse.2. Una ripresa generale dell'economia, in quanto il sistema americano generando ricchezza avrebbe trainato il sistema globale.3. Euforia dei mercati. Il salvataggio delle rate dei mutui avrebbe generato una euforia contagiosa, a differenza della paura di oggi, con risvolti enormi sui mercati azionari.4. Apprezzamento del mercato immobiliare. Gli immobili acquistati dai possessori dei mutui avrebbero garantito il trend positivo di aumento di valore del mercato immobiliare, garantendo un corretto rapporto tra domanda e offerta di immobili.5. Mercato immobiliare solido significa tasso di interesse basso (tasso di sconto) il che garantisce l'accesso al credito (mutui e prestiti) da parte dei privati e finanziamenti alle imprese. Questo significa ancora di più aumento dei consumi, quindi del gettito fiscale e più produzione. E naturalmente più posti di lavoro.6. nel frattempo si sarebbero dovuti sospendere i subprime e le emissioni di obbligazioni.
La realtà
Qualcuno ha volutamente destinato il denaro dei cittadini non verso loro stessi ma verso i loro carnefici, salvandoli e facendoli arricchire (azzeramento dei debiti + immobili pignorati).La truffa più audace e straordinaria del secolo è incredibilmente riuscita. Cosa dire?
Chapeau.
Pubblicato da Marco Cedolin
martedì 14 ottobre 2008
A COSA DERVE LA CRISI FINANZIARIA? E A CHI GIOVA?
DA: www.paolofranceschetti.blogspot.com
1. Premessa
Come tutti sanno questo blog [di Paolo Franceschetti] parla di argomenti vari, Mostro di Firenze, Moby Prince, Ustica Moro, ma tutti accomunati da un nesso comune. La massoneria. Cosa c’entrano questi argomenti con il crack finanziario? Centrano. Centrano. Se avrete la pazienza di seguirmi per un po’ ve lo chiarisco, cercando di spiegare il motivo di questo crack finanziario quasi globale, che è solo prodromico ad altri ancora peggiori, questa volta globali. Cercheremo di capire cioè chi l’ha innestato e perché. Ho iniziato a capire la potenza della massoneria e i suoi fini, non da complottista fissato, non da appassionato di gialli ed esoterismo. I complotti non mi avevano mai interessato e non ho mai avuto fiuto per i rebus o per i gialli. Certo, avevo intuito che dietro tutte le morti sospette nei testimoni dei processi, dietro agli infarti, agli incidenti, c’era qualcosa di potente. Avevo intuito che se tutte le stragi italiane erano rimaste impunite qualcuno manovrava dall’alto. Ma non avevo capito chi c’era dietro, e soprattutto non avevo capito perché. Poi ho iniziato a capire, dopo l’inchiesta Cordova, la potenza della massoneria, cioè una forza in grado di legare tra sé, e subordinare ad essa, mafie, servizi segreti, e poteri illeciti vari. Fin qui OK. Ma restava una domanda… Se esiste un’organizzazione così potente da condizionare la politica degli Stati, organizzare guerre, organizzare stragi e farla sempre franca, uccidere tutti coloro che si oppongono al sistema, qual è il fine ultimo di questa organizzazione? Il fine era quello che mancava.
Poi ho capito
2. Il sistema.
Ho iniziato a capirlo studiando le leggi del sistema bancario. Studiando - da giurista e non da esoterista – il mondo delle banche, il suo funzionamento e i suoi riflessi sulla vita di tutti noi cittadini. Banca d’Italia, BCE, Fondo Monetario internazionale… E ho capito che è quello il cuore di tutti problemi: il mondo bancario. Vediamo di riassumere i punti salienti della mia ricerca:
1) Anzitutto una prima anomalia che si palesa subito a chi studia l’argomento, è il funzionamento della Banca D’Italia e della BCE. La Banca d’Italia è per il 95 per cento in mano ai capitali privati, ovverosia Intesa-San Paolo, Generali, Monte dei Paschi di Siena, ecc…. La quota più rilevante è quella di Intesa San Paolo che è una vera e propria quota di controllo. Quindi ecco un primo grosso problema della politica e finanza italiane: la moneta non viene emessa dallo stato, ma dalla banche private; il controllo della moneta e degli istituti di credito è in mano alle banche private e non allo stato. Cioè i controllati si controllano da soli.
Questo significa una cosa sola: che sono le banche a governare il paese, e non la politica, e che i politici sono asserviti ai bancheri e agli imprenditori. Ciò è confermato dalle leggi che disciplinano le banche, ove è evidente che il governo non ha nessun potere su Banca D’Italia, né di controllo né di nomina degli amministratori.
2) La seconda anomalia è europea. Noi dipendiamo dalla BCE. E la BCE è un istituzione indipendente dalla Comunità europea, con più poteri addirittura dello stesso parlamento europeo. Gli amministratori della BCE son svincolati dai governi, non rispondono praticamente a nessuno e godono addirittura di immunità superiori a quelle, già corpose, dei parlamentari europei.
In poche parole: la finanza europea dipende dalla BCE.
3) La cosa che salta agli occhi è che la Banca d’Inghilterra ha il 17 per cento del capitale della BCE. Ma l’Inghilterra è fuori dall’euro, quindi non ha senso che una nazione straniera fuori dal circuito dell’euro possa controllare i destini dei paesi dell’area Euro. Ora, se i geni dell’anticomplottismo saltano subito su a precisare che quel 17 (superiore pure alle quote italiane, francesi, spagnole) è solo formale, basta un minimo di intelligenza per capire che un’istituzione come la Banca d’Inghilterra non si insedia certo in un organismo importante e potente come la BCE solo formalmente. In realtà “sostanzialmente” le banche inglesi hanno un potere enorme sulle banche europee. Vediamo come.
4) Facendo una breve ricerca che chiunque può fare da solo su Internet, risulta che il vertice della massoneria mondiale, il vertice UFFICIALE, è nella corona inglese. Ora, siccome la corona inglese nomina i dirigenti della Banca d’inghilterra (è sufficiente controllare sul sito ufficiale della banca) ne consegue che la Banca d’Inghilterra è controllata dalla massoneria. E questo non lo diciamo noi, ma lo dicono i siti ufficiali di queste istituzioni.
5) Considerando l’importanza e la potenza della massoneria a livello mondiale ci vuole poco a capire quindi chi, veramente, detiene il potere nella BCE, e per quale motivo i vertici della BCE non rispondono penalmente e civilmente neanche nei confronti del parlamento europeo. Ma la vera anomalia non è neanche questa.
6) La cosa più assurda è che controllando il flusso degli investimenti delle banche italiane, si nota che molte, tante, troppe azioni e troppi milioni di euro, sono investiti in… banche inglesi e americane. Barclays, Rockfeller, Morgan Stanley, ecc., creando un conflitto di interessi pauroso. In altre parole, il nostro destino è legato a filo doppio alle sorti delle banche inglesi e americane. In questo modo si crea però un conflitto di interessi, perché le leggi o le manovre finanziarie che rafforzano l’Euro danneggiano le altre monete, ma rafforzando la nostra moneta paradossalmente allo stesso tempo danneggiamo anche le nostre banche e i nostri investimenti, e viceversa. Analizzando quindi i flussi di capitali e la ricchezza ci si accorge che tutto il potere del mondo è concentrato in poche mani, di pochi gruppi bancari e industriali il cui destino è legato a filo doppio dalle stesse vicende. A questo punto si capisce perché la politica sia assoggettata alle banche e perché chi prova a toccare le banche muore. Si capisce cioè perché, gira e rigira, tutti quelli che si sono avvicinati alla massoneria e/o alle banche sono morti, da Falcone, ad Ambrosoli, a persone meno conosciute come Arrigo Molinari che avevano provato a portare alla luce il problema del Signoraggio (Arrigo Molinari che, ricordiamolo, morirà in un lago di sangue, secondo il copione più classico dei delitti della Rosa Rossa, in una data il cui valore numerico è, non a caso,
7). Ma ancora non si capisce il fine di tutto ciò. Controllare tutto va bene. Ma perché? Studiando i meccanismo del sistema bancario la cosa appare chiara e risulta evidente il motivo della crisi di questi giorni. Anche qui occorre procedere per punti.
1) Le banche prestano denaro virtuale ed inesistente a fronte di beni reali. Spieghiamo meglio. Per prestare denaro una banca non fa alcuna fatica, deve solo scrivere una cifra sullo schermo di un PC. Si digita: 1.000.000.000 di euro e voilà… come per magia la banca ha prestato un miliardo di euro. Quando l’azienda, il privato, o lo stato estero, non possono restituire, la banca fa un’operazione molto semplice: chiede all’azienda mezzo miliardo di azioni in cambio dell’azzeramento del prestito; chiede al privato i suoi beni in cambio dell’azzeramento del prestito; oppure chiede allo stato estero del terzo mondo una miniera di diamanti, di oro, ecc…. Non è un caso che la maggior parte delle miniere di diamanti dell’Africa siano di proprietà di banche europee. Il meccanismo è semplice: se Tizio non può pagare un debito di 100, la banca si accontenta di un bene che vale 50. Tizio ci guadagna. La banca, contabilmente, ci rimette. In realtà, dal punto vista reale, la banca non ha perso nulla, ma al contrario ha guadagnato una miniera, il controllo di una società, i beni di Tizio. Cioè in altre parole la banca non ha perso nulla, tranne una cifra scritta sullo schermo di un PC; ma in cambio ha acquistato petrolio, diamanti, oro, terreni, case. Ricordiamoci poi che da Bretton Woods in poi, nel 1944, il sistema bancario mondiale non è più vincolato all’oro, ma è poco più che carta straccia. Il suo valore infatti è dato da un complesso di calcoli e di variabili che in sostanza fanno dipendere il suo valore dalla fiducia che in un dato momento il mondo accorda a quella moneta. La banca cioè (o il suo prestanome) a fronte di un esborso pari a 0, acquista beni reali, diamanti, oro, terreni, case, società. Inoltre, allo stato attuale, non esiste neanche una quantità di cartamoneta sufficiente a coprire tutti i conti correnti e i debiti della banche. Questo significa che se domani tutti i risparmiatori si recassero a prelevare contanti, in circolazione non ci sarebbe neanche un numero di monete sufficiente a restituire il tutto. Il denaro, in altre parole, è diventato meno che carta straccia. E’ diventato un numero scritto sullo schemo di un PC. Quindi è sbagliato dire che la banche “falliscono”. Fallimento implica l’idea di sconfitta. Sarebbe più corretto dire che la banca “termina il suo lavoro”. Quando la banca fallisce, in realtà non fallisce affatto, ma ha completato la sua opera: che è quella di acquisire beni reali a fronte della cessione di beni inesistenti. Avere un bilancio in passivo, per una banca, equivale ad avere in mano un documento con calcoli e cifre… ma avere in mano anche beni materiali di ingente valore acquistati per poter arrivare a questo buco di bilancio.
2) L’altro strumento di questa immensa operazione è stato il fenomeno delle privatizzazioni. Ci avevano detto che la provatizzazione serviva per rendere più efficiente il sistema dell’energia, il telefono, l’acqua, tutto. All’inizio ci avevamo creduto. Ma oggi abbiamo capito che non è così. Telecom è più inefficiente di prima, quando la società si chiamava SIP. Mentre l’Enel, in questi anni, ha moltiplicato gli “errori” sulla bolletta e sui contatori, che sono all’ordine del giorno e si traducono una truffa sistematica ai danni dei cittadini, con un meccanismo che prima, quando questi enti erano in mano statale, non accadeva. Per non parlare delle società di riscossione delle tasse degli enti locali, che diventano private. Cioè si affida un servizio pubblico impositivo ad un ente privato che mediante le cosiddette cartelle esattoriali pazze, incamera illegalmente milioni di euro. Come poi sappiamo, è in atto un processo di privatizzazione degli altri servizi pubblici essenziali, come l’energia e l’acqua. E chi controlla l’acqua, l'energia e il cibo, controlla il pianeta.
3. Conclusioni
Studiando il sistema bancario, si spiega la ragione dell’intoccabilità delle banche. Ecco perché nessun partito, da destra a sinistra, salvo pochissime eccezioni, ha sollevato il problema. Neanche i paladini dei poveri come Rifondazione Comunista lo hanno fatto; né i paladini del nazionalismo e della forza dello stato, lega e AN, hanno denunciato questo stato di cose. Perché la parole d’ordine della politica è occuparsi di temi solo secondari, dall’aborto ai Pacs. Ma mai, in nessun caso, occuparsi della banche (che poi significherebbe risanare il bilancio dello stato e evitare il crack economico e finanziario). Da queste leggi, e dalla situazione economica e finanziaria, si risale al gruppo Bilderberg., alla P2, alla Rosa Rossa e a tutto il resto. Rosa rossa che è il cuore del potere bancario, finanziario, e politico. E allora non ci si stupisce più del motivo per cui, ad esempio, si trova il simbolo della rosa non solo nei simboli dei partiti; ma lo stilema di una rosa, compare nel sito di una delle istituzioni bancarie più importante del mondo, Euroclear (l’ex Cedel). E non deve stupire che tale stilema, in quel sito, sia immerso nel colore rosso, che altro non è che il lago di sangue che è stato versato in tutti questi decenni per arrivare alla situazione attuale; una situazione che è stata preparata con cura nei decenni, dai politici e dai finanzieri, in un legame indissolubile in cui nessuno poteva fare a meno dell’altro, e che ha richiesto un enorme dispendio di energie affinchè il piano finale potesse realizzarsi. Infatti per arrivare ad un’operazione del genere era necessario che nessun politico potesse dissentire dal programma globale; e che tutta la grande finanza, col tempo, si fosse assoggettata ad esso. Ecco allora che i pochi politici onesti col tempo sono stati allontanati. Ecco che chiunque arrivava alla verità moriva. Ecco le stragi di stato, per poter permettere il passaggio all’attuale sistema bipolare sull’onda della paura. Ed ecco le ragioni di questo crack finanziario globale: far crollare il sistema bancario, per far perdere al denaro il suo valore, ma affinchè i beni, siano essi terreni, oro, diamanti, abitazioni, continuino a valere. E quelli sono in mano ai grandi gruppi bancari e finanziari. Se a questo crack aggiungiamo la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compresa l’acqua, la luce, il quadro è completo. Tutto ciò rientra nel progetto di controllo globale delle risorse: i grandi gruppi bancari e industriali, nonostante il fallimento (anzi… proprio grazie a questo) avranno in mano non solo beni materiali come oro diamanti petrolio, ma anche risorse primarie, come acqua e energia elettrica.
Riassunto per domande e risposte.
Riassumiamo il tutto con semplici domande e risposte.
1) Chi ha voluto il crack? Le grandi banche. I grandi banchieri ovverosia il vertice della massoneria internazionale. BCE, Banca D’inghilterra e Federal Reserve in testa.
2) Perché? Per arricchirsi. Loro hanno acquisito e acquisiranno beni reali, mentre perderanno solo denario, ovverosia una posta virtuale che non vale niente. Il fallimento, infatti, arricchirà queste persone, e non le indebolirà. Sono loro che hanno le materie prime.
3) Di chi è la colpa? Della politica che lo ha permesso. Dei banchieri e della finanza internazionale che in questi decenni hanno corrotto e/o ucciso tutti quelli che si sono opposti a questo progetto.
4) Quali mezzi hanno usato? Il trattato di Lisbona, l’Unione Europea, i sistemi politici bipolari (non a caso fortemente voluti dalla P2). Questi sono solo i mezzi per accentrare tutti i poteri in poche mani, e allontanare i centri decisionali del potere dalla gente. E sono uno strumento per permettere questo crack finanziario, che diversamente non sarebbe stato possibile, se la politica avesse fatto il suo dovere e se ciascina nazione avesse curato i propri interessi anziché quelli dell’Unione Europea.
5) Ma cosa c’entra la Rosa Rossa con il crack finanziario, con Cogne, Erba, e il Mostro di Firenze? La massoneria rosacrociana, per poter attuare un piano decennale come quello che si può vedere in atto, è (e non può che essere) potentissima. Se qualcuno dei suoi membri commette delitti di natura esoterica, per finalità specifiche interne all’ordine, questi vengono coperti da tutti gli affiliati all’organizzazione. Si tratta di un’organizzazione che ha il potere di unificare l’europa e poter programmare un crack finanziario che era risaputo in tutti gli ambienti; un crack cioè che è stato voluto dalla elite bancaria e finaziaria, e appoggiato dalla maggior parte dei politici al governo che sono i meri esecutori materiali di questi gruppi. Un organizzazione così ha logicamente il potere di controllare e intervenire anche nelle vicende apparentemente marginali, come i delitti di sangue commessi dai suoi affiliati. In effetti, da questo punto di vista, hanno ragione Berlusconi e Tremonti. La situazione è sana: le banche infatti, non “falliscono” se non vitualmente, ma hanno raggiunto il loro obiettivo. E, dal loro punto di vista, non c’è certo di che preoccuparsi. Chi si deve preoccupare sono solo le persone che avevano accumulato, orgogliose, quelle decine di migliaia di euro in banca. “Loro”, i potenti, comunque vada cascheranno in piedi e si rialzeranno addirittura più forti di prima, con il controllo delle risorse economiche del pianeta.
PS.
L'articolo, per essere comprensibile, è volutamente generico. Altrove, in passato, ho trattato in modo più approfondito il problema della Banca d'Italia e dei legami tra massoneria e Banca d'Inghilterra con i riferimenti legislativi precisi.http://www.altalex.com/index.php?idnot=37581 http://www.altalex.com/index.php?idnot=38143 Per il problema delle banche si possono consultare i siti http://www.signoraggio.com/, Disinformazione, e il sito di Larouche http://www.movisol.org/, che da anni anticipavano il crack finanziario che oggi è sotto gli occhi di tutti. Da anni. Ma si sa... quelli sono siti complottisti. Meglio leggere il Corriere della Sera, che è equilibrato ed equidistante, Repubblica per chi è un po' a sinistra, e il Giornale per chi è un po' a destra.
Pubblicato da Paolo Franceschetti
1. Premessa
Come tutti sanno questo blog [di Paolo Franceschetti] parla di argomenti vari, Mostro di Firenze, Moby Prince, Ustica Moro, ma tutti accomunati da un nesso comune. La massoneria. Cosa c’entrano questi argomenti con il crack finanziario? Centrano. Centrano. Se avrete la pazienza di seguirmi per un po’ ve lo chiarisco, cercando di spiegare il motivo di questo crack finanziario quasi globale, che è solo prodromico ad altri ancora peggiori, questa volta globali. Cercheremo di capire cioè chi l’ha innestato e perché. Ho iniziato a capire la potenza della massoneria e i suoi fini, non da complottista fissato, non da appassionato di gialli ed esoterismo. I complotti non mi avevano mai interessato e non ho mai avuto fiuto per i rebus o per i gialli. Certo, avevo intuito che dietro tutte le morti sospette nei testimoni dei processi, dietro agli infarti, agli incidenti, c’era qualcosa di potente. Avevo intuito che se tutte le stragi italiane erano rimaste impunite qualcuno manovrava dall’alto. Ma non avevo capito chi c’era dietro, e soprattutto non avevo capito perché. Poi ho iniziato a capire, dopo l’inchiesta Cordova, la potenza della massoneria, cioè una forza in grado di legare tra sé, e subordinare ad essa, mafie, servizi segreti, e poteri illeciti vari. Fin qui OK. Ma restava una domanda… Se esiste un’organizzazione così potente da condizionare la politica degli Stati, organizzare guerre, organizzare stragi e farla sempre franca, uccidere tutti coloro che si oppongono al sistema, qual è il fine ultimo di questa organizzazione? Il fine era quello che mancava.
Poi ho capito
2. Il sistema.
Ho iniziato a capirlo studiando le leggi del sistema bancario. Studiando - da giurista e non da esoterista – il mondo delle banche, il suo funzionamento e i suoi riflessi sulla vita di tutti noi cittadini. Banca d’Italia, BCE, Fondo Monetario internazionale… E ho capito che è quello il cuore di tutti problemi: il mondo bancario. Vediamo di riassumere i punti salienti della mia ricerca:
1) Anzitutto una prima anomalia che si palesa subito a chi studia l’argomento, è il funzionamento della Banca D’Italia e della BCE. La Banca d’Italia è per il 95 per cento in mano ai capitali privati, ovverosia Intesa-San Paolo, Generali, Monte dei Paschi di Siena, ecc…. La quota più rilevante è quella di Intesa San Paolo che è una vera e propria quota di controllo. Quindi ecco un primo grosso problema della politica e finanza italiane: la moneta non viene emessa dallo stato, ma dalla banche private; il controllo della moneta e degli istituti di credito è in mano alle banche private e non allo stato. Cioè i controllati si controllano da soli.
Questo significa una cosa sola: che sono le banche a governare il paese, e non la politica, e che i politici sono asserviti ai bancheri e agli imprenditori. Ciò è confermato dalle leggi che disciplinano le banche, ove è evidente che il governo non ha nessun potere su Banca D’Italia, né di controllo né di nomina degli amministratori.
2) La seconda anomalia è europea. Noi dipendiamo dalla BCE. E la BCE è un istituzione indipendente dalla Comunità europea, con più poteri addirittura dello stesso parlamento europeo. Gli amministratori della BCE son svincolati dai governi, non rispondono praticamente a nessuno e godono addirittura di immunità superiori a quelle, già corpose, dei parlamentari europei.
In poche parole: la finanza europea dipende dalla BCE.
3) La cosa che salta agli occhi è che la Banca d’Inghilterra ha il 17 per cento del capitale della BCE. Ma l’Inghilterra è fuori dall’euro, quindi non ha senso che una nazione straniera fuori dal circuito dell’euro possa controllare i destini dei paesi dell’area Euro. Ora, se i geni dell’anticomplottismo saltano subito su a precisare che quel 17 (superiore pure alle quote italiane, francesi, spagnole) è solo formale, basta un minimo di intelligenza per capire che un’istituzione come la Banca d’Inghilterra non si insedia certo in un organismo importante e potente come la BCE solo formalmente. In realtà “sostanzialmente” le banche inglesi hanno un potere enorme sulle banche europee. Vediamo come.
4) Facendo una breve ricerca che chiunque può fare da solo su Internet, risulta che il vertice della massoneria mondiale, il vertice UFFICIALE, è nella corona inglese. Ora, siccome la corona inglese nomina i dirigenti della Banca d’inghilterra (è sufficiente controllare sul sito ufficiale della banca) ne consegue che la Banca d’Inghilterra è controllata dalla massoneria. E questo non lo diciamo noi, ma lo dicono i siti ufficiali di queste istituzioni.
5) Considerando l’importanza e la potenza della massoneria a livello mondiale ci vuole poco a capire quindi chi, veramente, detiene il potere nella BCE, e per quale motivo i vertici della BCE non rispondono penalmente e civilmente neanche nei confronti del parlamento europeo. Ma la vera anomalia non è neanche questa.
6) La cosa più assurda è che controllando il flusso degli investimenti delle banche italiane, si nota che molte, tante, troppe azioni e troppi milioni di euro, sono investiti in… banche inglesi e americane. Barclays, Rockfeller, Morgan Stanley, ecc., creando un conflitto di interessi pauroso. In altre parole, il nostro destino è legato a filo doppio alle sorti delle banche inglesi e americane. In questo modo si crea però un conflitto di interessi, perché le leggi o le manovre finanziarie che rafforzano l’Euro danneggiano le altre monete, ma rafforzando la nostra moneta paradossalmente allo stesso tempo danneggiamo anche le nostre banche e i nostri investimenti, e viceversa. Analizzando quindi i flussi di capitali e la ricchezza ci si accorge che tutto il potere del mondo è concentrato in poche mani, di pochi gruppi bancari e industriali il cui destino è legato a filo doppio dalle stesse vicende. A questo punto si capisce perché la politica sia assoggettata alle banche e perché chi prova a toccare le banche muore. Si capisce cioè perché, gira e rigira, tutti quelli che si sono avvicinati alla massoneria e/o alle banche sono morti, da Falcone, ad Ambrosoli, a persone meno conosciute come Arrigo Molinari che avevano provato a portare alla luce il problema del Signoraggio (Arrigo Molinari che, ricordiamolo, morirà in un lago di sangue, secondo il copione più classico dei delitti della Rosa Rossa, in una data il cui valore numerico è, non a caso,
7). Ma ancora non si capisce il fine di tutto ciò. Controllare tutto va bene. Ma perché? Studiando i meccanismo del sistema bancario la cosa appare chiara e risulta evidente il motivo della crisi di questi giorni. Anche qui occorre procedere per punti.
1) Le banche prestano denaro virtuale ed inesistente a fronte di beni reali. Spieghiamo meglio. Per prestare denaro una banca non fa alcuna fatica, deve solo scrivere una cifra sullo schermo di un PC. Si digita: 1.000.000.000 di euro e voilà… come per magia la banca ha prestato un miliardo di euro. Quando l’azienda, il privato, o lo stato estero, non possono restituire, la banca fa un’operazione molto semplice: chiede all’azienda mezzo miliardo di azioni in cambio dell’azzeramento del prestito; chiede al privato i suoi beni in cambio dell’azzeramento del prestito; oppure chiede allo stato estero del terzo mondo una miniera di diamanti, di oro, ecc…. Non è un caso che la maggior parte delle miniere di diamanti dell’Africa siano di proprietà di banche europee. Il meccanismo è semplice: se Tizio non può pagare un debito di 100, la banca si accontenta di un bene che vale 50. Tizio ci guadagna. La banca, contabilmente, ci rimette. In realtà, dal punto vista reale, la banca non ha perso nulla, ma al contrario ha guadagnato una miniera, il controllo di una società, i beni di Tizio. Cioè in altre parole la banca non ha perso nulla, tranne una cifra scritta sullo schermo di un PC; ma in cambio ha acquistato petrolio, diamanti, oro, terreni, case. Ricordiamoci poi che da Bretton Woods in poi, nel 1944, il sistema bancario mondiale non è più vincolato all’oro, ma è poco più che carta straccia. Il suo valore infatti è dato da un complesso di calcoli e di variabili che in sostanza fanno dipendere il suo valore dalla fiducia che in un dato momento il mondo accorda a quella moneta. La banca cioè (o il suo prestanome) a fronte di un esborso pari a 0, acquista beni reali, diamanti, oro, terreni, case, società. Inoltre, allo stato attuale, non esiste neanche una quantità di cartamoneta sufficiente a coprire tutti i conti correnti e i debiti della banche. Questo significa che se domani tutti i risparmiatori si recassero a prelevare contanti, in circolazione non ci sarebbe neanche un numero di monete sufficiente a restituire il tutto. Il denaro, in altre parole, è diventato meno che carta straccia. E’ diventato un numero scritto sullo schemo di un PC. Quindi è sbagliato dire che la banche “falliscono”. Fallimento implica l’idea di sconfitta. Sarebbe più corretto dire che la banca “termina il suo lavoro”. Quando la banca fallisce, in realtà non fallisce affatto, ma ha completato la sua opera: che è quella di acquisire beni reali a fronte della cessione di beni inesistenti. Avere un bilancio in passivo, per una banca, equivale ad avere in mano un documento con calcoli e cifre… ma avere in mano anche beni materiali di ingente valore acquistati per poter arrivare a questo buco di bilancio.
2) L’altro strumento di questa immensa operazione è stato il fenomeno delle privatizzazioni. Ci avevano detto che la provatizzazione serviva per rendere più efficiente il sistema dell’energia, il telefono, l’acqua, tutto. All’inizio ci avevamo creduto. Ma oggi abbiamo capito che non è così. Telecom è più inefficiente di prima, quando la società si chiamava SIP. Mentre l’Enel, in questi anni, ha moltiplicato gli “errori” sulla bolletta e sui contatori, che sono all’ordine del giorno e si traducono una truffa sistematica ai danni dei cittadini, con un meccanismo che prima, quando questi enti erano in mano statale, non accadeva. Per non parlare delle società di riscossione delle tasse degli enti locali, che diventano private. Cioè si affida un servizio pubblico impositivo ad un ente privato che mediante le cosiddette cartelle esattoriali pazze, incamera illegalmente milioni di euro. Come poi sappiamo, è in atto un processo di privatizzazione degli altri servizi pubblici essenziali, come l’energia e l’acqua. E chi controlla l’acqua, l'energia e il cibo, controlla il pianeta.
3. Conclusioni
Studiando il sistema bancario, si spiega la ragione dell’intoccabilità delle banche. Ecco perché nessun partito, da destra a sinistra, salvo pochissime eccezioni, ha sollevato il problema. Neanche i paladini dei poveri come Rifondazione Comunista lo hanno fatto; né i paladini del nazionalismo e della forza dello stato, lega e AN, hanno denunciato questo stato di cose. Perché la parole d’ordine della politica è occuparsi di temi solo secondari, dall’aborto ai Pacs. Ma mai, in nessun caso, occuparsi della banche (che poi significherebbe risanare il bilancio dello stato e evitare il crack economico e finanziario). Da queste leggi, e dalla situazione economica e finanziaria, si risale al gruppo Bilderberg., alla P2, alla Rosa Rossa e a tutto il resto. Rosa rossa che è il cuore del potere bancario, finanziario, e politico. E allora non ci si stupisce più del motivo per cui, ad esempio, si trova il simbolo della rosa non solo nei simboli dei partiti; ma lo stilema di una rosa, compare nel sito di una delle istituzioni bancarie più importante del mondo, Euroclear (l’ex Cedel). E non deve stupire che tale stilema, in quel sito, sia immerso nel colore rosso, che altro non è che il lago di sangue che è stato versato in tutti questi decenni per arrivare alla situazione attuale; una situazione che è stata preparata con cura nei decenni, dai politici e dai finanzieri, in un legame indissolubile in cui nessuno poteva fare a meno dell’altro, e che ha richiesto un enorme dispendio di energie affinchè il piano finale potesse realizzarsi. Infatti per arrivare ad un’operazione del genere era necessario che nessun politico potesse dissentire dal programma globale; e che tutta la grande finanza, col tempo, si fosse assoggettata ad esso. Ecco allora che i pochi politici onesti col tempo sono stati allontanati. Ecco che chiunque arrivava alla verità moriva. Ecco le stragi di stato, per poter permettere il passaggio all’attuale sistema bipolare sull’onda della paura. Ed ecco le ragioni di questo crack finanziario globale: far crollare il sistema bancario, per far perdere al denaro il suo valore, ma affinchè i beni, siano essi terreni, oro, diamanti, abitazioni, continuino a valere. E quelli sono in mano ai grandi gruppi bancari e finanziari. Se a questo crack aggiungiamo la privatizzazione di tutti i servizi pubblici, compresa l’acqua, la luce, il quadro è completo. Tutto ciò rientra nel progetto di controllo globale delle risorse: i grandi gruppi bancari e industriali, nonostante il fallimento (anzi… proprio grazie a questo) avranno in mano non solo beni materiali come oro diamanti petrolio, ma anche risorse primarie, come acqua e energia elettrica.
Riassunto per domande e risposte.
Riassumiamo il tutto con semplici domande e risposte.
1) Chi ha voluto il crack? Le grandi banche. I grandi banchieri ovverosia il vertice della massoneria internazionale. BCE, Banca D’inghilterra e Federal Reserve in testa.
2) Perché? Per arricchirsi. Loro hanno acquisito e acquisiranno beni reali, mentre perderanno solo denario, ovverosia una posta virtuale che non vale niente. Il fallimento, infatti, arricchirà queste persone, e non le indebolirà. Sono loro che hanno le materie prime.
3) Di chi è la colpa? Della politica che lo ha permesso. Dei banchieri e della finanza internazionale che in questi decenni hanno corrotto e/o ucciso tutti quelli che si sono opposti a questo progetto.
4) Quali mezzi hanno usato? Il trattato di Lisbona, l’Unione Europea, i sistemi politici bipolari (non a caso fortemente voluti dalla P2). Questi sono solo i mezzi per accentrare tutti i poteri in poche mani, e allontanare i centri decisionali del potere dalla gente. E sono uno strumento per permettere questo crack finanziario, che diversamente non sarebbe stato possibile, se la politica avesse fatto il suo dovere e se ciascina nazione avesse curato i propri interessi anziché quelli dell’Unione Europea.
5) Ma cosa c’entra la Rosa Rossa con il crack finanziario, con Cogne, Erba, e il Mostro di Firenze? La massoneria rosacrociana, per poter attuare un piano decennale come quello che si può vedere in atto, è (e non può che essere) potentissima. Se qualcuno dei suoi membri commette delitti di natura esoterica, per finalità specifiche interne all’ordine, questi vengono coperti da tutti gli affiliati all’organizzazione. Si tratta di un’organizzazione che ha il potere di unificare l’europa e poter programmare un crack finanziario che era risaputo in tutti gli ambienti; un crack cioè che è stato voluto dalla elite bancaria e finaziaria, e appoggiato dalla maggior parte dei politici al governo che sono i meri esecutori materiali di questi gruppi. Un organizzazione così ha logicamente il potere di controllare e intervenire anche nelle vicende apparentemente marginali, come i delitti di sangue commessi dai suoi affiliati. In effetti, da questo punto di vista, hanno ragione Berlusconi e Tremonti. La situazione è sana: le banche infatti, non “falliscono” se non vitualmente, ma hanno raggiunto il loro obiettivo. E, dal loro punto di vista, non c’è certo di che preoccuparsi. Chi si deve preoccupare sono solo le persone che avevano accumulato, orgogliose, quelle decine di migliaia di euro in banca. “Loro”, i potenti, comunque vada cascheranno in piedi e si rialzeranno addirittura più forti di prima, con il controllo delle risorse economiche del pianeta.
PS.
L'articolo, per essere comprensibile, è volutamente generico. Altrove, in passato, ho trattato in modo più approfondito il problema della Banca d'Italia e dei legami tra massoneria e Banca d'Inghilterra con i riferimenti legislativi precisi.http://www.altalex.com/index.php?idnot=37581 http://www.altalex.com/index.php?idnot=38143 Per il problema delle banche si possono consultare i siti http://www.signoraggio.com/, Disinformazione, e il sito di Larouche http://www.movisol.org/, che da anni anticipavano il crack finanziario che oggi è sotto gli occhi di tutti. Da anni. Ma si sa... quelli sono siti complottisti. Meglio leggere il Corriere della Sera, che è equilibrato ed equidistante, Repubblica per chi è un po' a sinistra, e il Giornale per chi è un po' a destra.
Pubblicato da Paolo Franceschetti
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