tag:blogger.com,1999:blog-88588085962375615822024-03-05T18:58:49.458+11:00Leggendo qua e làL'IGNORANZA UCCIDE L'UOMO, UCCIDIAMO L'IGNORANZAOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.comBlogger132125tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-45705423577967386842012-08-31T05:57:00.000+10:002012-08-31T05:56:59.993+10:00<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR05zMu2-5HuXWooxizV0ObmK5c1rVH0piDhZ86I_vcRSc636HMjIx48diVziuWvhrD73zMb9mWEOnusyJnXd9tsZuj3F40GjZC_FL2Zm-TLkDUn9h8KRB7XBbqTdq2nFlRFL65dwI61U/s1600/100_8453.JPG" imageanchor="1" style="margin-left:1em; margin-right:1em"><img border="0" height="134" width="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjR05zMu2-5HuXWooxizV0ObmK5c1rVH0piDhZ86I_vcRSc636HMjIx48diVziuWvhrD73zMb9mWEOnusyJnXd9tsZuj3F40GjZC_FL2Zm-TLkDUn9h8KRB7XBbqTdq2nFlRFL65dwI61U/s200/100_8453.JPG" /></a></div>
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Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-81443350369858936812011-11-01T23:18:00.000+11:002011-11-01T23:20:20.159+11:00TAWERGHA. GENOCIDIO NELLA “NUOVA” LIBIATAWERGHA. GENOCIDIO NELLA “NUOVA” LIBIA<br />http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=9249<br /> <br /> DI MARINELLA CORRGGIA<br /><br />Riceviamo e volentieri pubblichiamo<br /><br />Denunce inascoltate fin da giugno. Gli ex “ribelli” di Misurata hanno espulso, derubato (con molte uccisioni) gli abitanti di un’intera città nera vicino Misurata. E a metà settembre Jibril aveva dato via libera<br /><br />Insieme a Sirte assediata e distrutta, Tawergha, la città dei neri libici, diventa il simbolo della Libia “liberata” grazie alla Nato. Situata a qualche decina di chilometri da Misurata, Tawergha contava circa 30mila abitanti, in gran parte libici di pelle nera: nacque nel XIX secolo come città di transito nel traffico degli schiavi. E “schiavi” (abeed) è l’insulto che più ricorre sui muri della città dopo la conquista in agosto da parte delle truppe dei “ribelli della Nato” provenienti da Misurata. Il suo nome è stato cancellato sul cartello stradale e sostituito da “Nuova Misurata”. <br /><br />Tawergha è ora disabitata (e molte case incendiate e saccheggiate): i suoi abitanti sono scappati altrove all’avvicinarsi delle forze anti-Gheddafi due mesi fa; le ultime centinaia sono state espulsi in seguito dalle milizie. A decine di migliaia sono adesso sparsi presso parenti e soprattutto in campi profughi improvvisati; di tanti si sono perse le tracce. In molti sono stati arrestati ai check-point o addirittura prelevati dagli ospedali e scomparsi. Non si contano gli assassinati in questa pulizia etnica nella quale l’odio razziale si è mescolato all’accusa ai tawerghani di essere stati pro-Gheddafi e suoi “mercenari” (ma sono libici), perché da quella zona l’esercito libico lanciava gli attacchi contro Misurata.<br /><br />Risale agli inizi del conflitto la demonizzazione (e molte uccisioni anche con decapitazioni) dei neri libici, combattenti e non, accusati senza prove di crimini e stupri. Tawergha è il genocidio di un’intera città. Il primo a lanciare l’allarme, inascoltato, era stato il…Wall Street Journal il 21 giugno (“Libyan City Thorn by Tribal Feud”; http://online.wsj.com/article/SB10001424052702304887904576395143328336026.html): uno suo reporter, Sam Dagher, aveva intervistato i comandanti militari di Misrata (schierati con i “ribelli” e la Nato): Ibrahim al-Halbous, per esempio, diceva con chiarezza che una volta conquistata la cittadina, i suoi abitanti avrebbero dovuto fare fagotto, perché “Tawergha non esiste più, c’è solo Misrata”. Altri “ribelli” raccomandavano di impedire ai tawerghani di lavorare e mandare i bambini a scuola a Misrata. Dagher parlava dell’esplodere di un “razzismo che prima del conflitto era latente”. Fra le due città, sui muri le scritte pro-Gheddafi erano state sostituite da moniti tipo “siamo la brigata che ripulirà la Libia dagli schiavi neri”. Allarmato, il reverendo nero statunitense Jesse Jackson a giugno chiese – ovviamente invano - un’indagine della Corte penale internazionale. <br /><br />La situazione di Tawergha precipita in agosto. Ricostruiva la vicenda l’inchiesta “Ethnic Cleansing, Genocide and the Tawergha”, di Human Rights Investigation (http://humanrightsinvestigations.org/2011/09/26/libya-ethnic-cleansing-tawargha-genocide/), un piccolo gruppo di ricercatori indipendenti nel campo dei diritti umani, da non confondere con la ben più nota Human Rights Watch – il cui rapporto su Tawergha è del 30 settembre, v. oltre). Grazie ai bombardamenti aerei della Nato e ai missili Grad degli alleati “ribelli”, Tawergha viene presa il 13 agosto (e la Bbc intervista il solito comandante al-Halbous ma “dimentica” di parlare del colore della pelle degli tawerghani). Al Jazeera stessa mostra case distrutte, prigionieri messi in un container di ferro (ma viene impedito di filmarli), un ferito in abiti civili portato via chissà dove e armati che obbligano gli ultimi abitanti a partire. Quando Telesur si reca sul posto “non c’è più nessuno, salvo nella parte antica dove i ‘ribelli’ non ci hanno lasciati entrare; pare che là ci sia ancora qualcuno, e quando escono in cerca di cibo o acqua li catturano”.<br /><br />HRI richiama la convenzione Onu per la prevenzione e la punizione del crimine di genocidio: all’art. 2 definisce genocidio uno dei seguenti atti commessi nell’intento di distruggere in tutto o in parte un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso, uccidendone membri, danneggiandoli fisicamente o psicologicamente, infliggendo loro condizioni di vita distruttive (…). <br /><br />A fine agosto Amnesty International (http://www.amnesty.org.uk/news_details.asp?NewsID=19674) denuncia il fatto che decine di migliaia di tawerghani non possono tornare a casa per paura di essere arrestati come è successo a molti, perfino prelevati negli ospedali e poi scomparsi. Anche nei campi dove sono ospitati, si susseguono arresti e sparizioni. Denunce credibili anche di stupri ai danni di donne di Tawergha e di esecuzioni di soldati e volontari arrestati. L’organizzazione indica nei Tawergha un gruppo particolarmente vulnerabile che abbisogna di protezione. Chiede anche ai nuovi governanti di farla finita con l’impunità. Questi ultimi fanno orecchio da mercante su Tawergha.<br /><br />Il CNT APPROVA LA PULIZIA ETNICA<br /><br />Intanto, sempre il Wsj riferisce che l’autonominato Primo Ministro Mahmoud Jibril il 18 settembre in un incontro pubblico a Misurata dà il via libera alla cancellazione della città: “Su Tawergha, ritengo che nessuno debba interferire, salvo la popolazione di Misurata. Non possiamo riferirci alle teorie della riconciliazione nazionale usate in Sudafrica, Irlanda o Europa dell’Est”. Grandi applausi e urla “Allah u Akbar”. In quei giorni molte case della cittadina venivano incendiate, “per evitare che ritornino”, spiegava un “ribelle”.<br /><br />Il 30 ottobre Human Rights Watch (Hrw) riepiloga la tragedia della città nel suo rapporto “Beatings, Shootings, Deaths in Detention of Tawerghans [ 82710 ]” (http://www.hrw.org/news/2011/10/30/libya-militias-terrorizing-residents-loyalist-town). “Le milizie di Misurata terrorizzano gli sfollati da Tawergha –abbandonata, saccheggiata e in parte bruciata - e assicurano che quelli non ritorneranno mai”. Hwr ha intervistato decine di sfollati in tutto il paese, e fra questi 26 detenuti a Misrata e nei dintorni e 35 sfollati a Tripoli, Heisha e Hun. Le denunce, “credibili”, parlano di ferimenti o esecuzioni di persone disarmate, arresti arbitrari e torture su detenuti, fino alla morte in alcuni casi. Secondo l’Alto Commissariato Onu per i rifugiati, i 15mila tawerghani sono fuggiti in gran parte nella regione Jufra. Nella città di Hun erano arrivate agli inizi di ottobre quattromila persone, ospitate in tre campi, e molte altre nella città di Sokna e nelle campagne circostanti. In seguito circa 5mila persone si sarebbero spostate verso Bengasi o Tripoli, altre a Tarhouna, Khoms o nel Sud. <br /><br />Il 25 ottobre Hrw è stata testimone, nella Tawergha spopolata, di un saccheggio totale e il giorno dopo ha visto diverse case date alle fiamme, sotto gli occhi delle brigate di armati di Misurata.<br /><br />Muhammad Grarya Tawergi, un ex coltivatore di datteri, ottant’anni, ha detto a Hrw che i “ribelli” arrivati a Tawergha in agosto hanno obbligato anche le persone non armate a lasciare la casa. <br /><br />Molti abitanti di Tawergha sostenevano Gheddafi, e centinaia di loro si erano arruolati fra marzo e maggio, durante l’assedio a Misurata. Dopo il cambio di regime è stato un susseguirsi di abusi, arresti arbitrari e persecuzione dell’intera comunità. Il 20 agosto, è stato riferito a Hrw, nella prigione di Misurata un conducente del camion dell’immondizia, Amhamid Muhammad Shtaywey, è stato torturato perché confessasse di aver commesso stupri e alla fine è morto per le torture.<br /><br />Molti detenuti di Tawergha incontrati nelle diverse prigioni di Misurata, e altre persone incontrate dopo il rilascio, mostrano segni di maltrattamenti e raccontano di torture anche con l’elettricità, per obbligarli a confessare di aver combattuto e di aver stuprato. <br /><br />Tre addetti sanitari hanno raccontato che il direttore de facto di un ospedale fra Sirte ed Heisha ordinava ai medici di curare per primi i “ribelli” feriti, lasciando stare i neri, “che sono di Tawergha”, i civili di Sirte, i soldati di Gheddafi, le donne. Nella città di Jufra armati di Misurata sono entrati a più riprese nei campi che ospitavano persone di Tawergha per portare via gli uomini. E’ caccia all’uomo, ammettono brigate non di Misurata. Gli sfollati di un campo hanno dato a Hrw la lista di 50 giovani spariti.<br /><br />La situazione nei campi di Hun è difficilissima. Sovraffollamento, mancanza di servizi, contaminazione delle acque (molti bambini sono già ammalati). La gente non ha più denaro. Le comunità locali aiutano con il cibo ma molto deve essere acquistato nei negozi, e poi cotto con la legna. Si avvicina l’inverno.<br /><br />E’ un crimine in sé anche aver obbligato un’intera città a fuggire. “Forzare tutti i residenti di Tawergha ad andare via è una punizione collettiva ed è un crimine contro l’umanità” dichiara Hrw, precisando che le autorità dovrebbero processare i soli responsabili dell’assedio a Misrata (e quelli dell’assedio – e peggiore - a Sirte, sul campo opposto? ndr), permettendo ai civili di ritornare a casa.<br /><br />Marinella Correggia<br />31.10.2011 Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-72991606220151175492011-10-05T00:38:00.001+11:002011-10-05T00:40:36.278+11:00OOPArt – Nanospirali, tecnologia di 20.000 anni fà-<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRLt9tMG5of44BM1sYjbbbr05M1oXbYvVPy6hTZumL3y0Vrmg7ZAWOsGK5N1BKTE2U6KnzzA1TCYln7AGh_Vz6wtUuqRMu6B3N8V74gFDTyIUZfLuJjSQqz99rISbhyvWDXlIEtiQ2SUg/s1600/nanospirale.jpg"><img style="cursor:pointer; cursor:hand;width: 280px; height: 200px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjRLt9tMG5of44BM1sYjbbbr05M1oXbYvVPy6hTZumL3y0Vrmg7ZAWOsGK5N1BKTE2U6KnzzA1TCYln7AGh_Vz6wtUuqRMu6B3N8V74gFDTyIUZfLuJjSQqz99rISbhyvWDXlIEtiQ2SUg/s320/nanospirale.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5659631419768257410" /></a><br />Tecnologia Inspiegabile<br /><br />La nanotecnologia è un ramo scientifico, ancora oggi poco sviluppato, che si occupa del controllo della materia su scala microscopica, dell’ordine dei nanometri (ossia milionesimi di millimetri), allo scopo di realizzare le cosiddette nanomacchine. Pare che alcuni geologi russi abbiano scoperto, all’interno di campioni di roccia prelevati sui monti Urali, delle microscopiche spirali metalliche risalenti, pare a più di 100.000 anni fa. Potrebbe trattarsi della prova che il nostro pianeta ospitò, in passato, una civiltà molto più avanzata della nostra.<br /><br /> <br /><br />La storia delle Nanospirali<br /><br />Il 1992 fu l’anno in cui questi misteriosi reperti vennero segnalati per la prima volta: furono scoperti da un gruppo di geologi russi impegnati in alcune ricognizioni alla ricerca di metalli sui monti Urali. I microscopici oggetti destarono immediatamente l’attenzione degli scienziati, che ne trovarono diverse centinaia, soprattutto nei pressi dei corsi d’acqua, quale il fiume Balbanju, il Kozim (Koshim), il Narada e su due affluenti minori, il Vtvisty e il Lapkhevozh; la maggior parte fu rinvenuta a profondità fra i 3 ed i 12 m. Le dimensioni dei minuscoli oggetti vanno dai 3 cm agli 0.003 mm (tre centesimi di millimetro); i più grandi sono composti da rame puro, menti i più piccoli presentano una superficie liscia o parzialmente forata in Tungsteno con nuclei in Tungsteno o Molibdeno. Per poter osservare la regolarità della loro struttura spiraliforme è necessario osservarli al microscopio. Tale regolarità dovrebbe escludere un’origine naturale.<br /><br />Oggi è possibile realizzare questo tipo di nanospirali a livello industriale; questa tecnologia è disponibile dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso. Il fatto curioso è che le spirali scoperte in Russia sono state rinvenute all’interno di strati geologici datati tra i 20.000 e i 318.000 anni fa. I sostenitori dell’ufologia hanno subito eletto le nanospirali a prova inconfutabile che la Terra fu, in passato, visitata da una razza aliena tecnologicamente avanzata. Gli scettici sostennero che i risultati delle analisi derivavano da misurazioni errate o, addirittura, falsificate; ma alcuni anni dopo, nel 1995, venne organizzata una nuova spedizione dal giornalista e ricercatore Valerie (Valerii) Ouvarov e dalla geologa Elena Matveyeva: vennero portate alla luce nuove spirali da uno strato sedimentario del fiume Balbanju vecchio di 100.000 anni. Le analisi vennero eseguite in altri laboratori, ma diedero gli stessi risultati, allontanando, così, l’ipotesi della frode.<br /><br /> <br /><br />http://ilfattaccio.org/2011/10/01/oopart-nanospirali-tecnologia-di-20-000-anni-fa/Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-60308427425228752762011-10-05T00:34:00.001+11:002011-10-05T00:36:48.991+11:00Un'impronta di 500 milioni di anni? di Mattera Antonio<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhvLLy0mdBuFHKdpOUX6WSSS5yRHmamBR8o-sH-g_YNNouQGWPn3cK-Pgf_9VhOMxsGjEYJBno8agMMMXX0AjeJhds_j1aBBZkfXJ9Qkxw16awl0UQ_5XBeUOP5ueTHywHYH0CNr1UWZ0/s1600/impronta3.jpg"><img style="display:block; margin:0px auto 10px; text-align:center;cursor:pointer; cursor:hand;width: 320px; height: 302px;" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhhvLLy0mdBuFHKdpOUX6WSSS5yRHmamBR8o-sH-g_YNNouQGWPn3cK-Pgf_9VhOMxsGjEYJBno8agMMMXX0AjeJhds_j1aBBZkfXJ9Qkxw16awl0UQ_5XBeUOP5ueTHywHYH0CNr1UWZ0/s320/impronta3.jpg" border="0" alt=""id="BLOGGER_PHOTO_ID_5659630348285226466" /></a><br />La più antica impronta fossile fu trovata nel giugno 1968 da William J. Meister, un collezionista di fossili. Quest’impronta è stata stimata antica di circa 300-600 milioni di anni.<br /><br />Un sandalo che schiaccia un trilobite: è questa la prova che ci sono state precedenti civiltà sulla terra, o visitatori da altri mondi?<br /><br />Meister fece questa non comune scoperta durante una spedizione di ricerca di rocce e fossili ad Antilope Spring, 43 miglia ad ovest di Delta, Utah.<br /><br />Egli era accompagnato dalla moglie e da due figlie.La comitiva aveva già scoperto molti piccoli fossili di trilobiti quando Meister spaccò una lastra di roccia spessa più di due pollici con il suo martello e scoprì l’eccezionale impronta.<br /><br />"la roccia si aprì come un libro " Meister ebbe modo poi di dire " su di un lato dell’impronta di un uomo".<br /><br />I trilobiti erano piccoli animali invertebrati marini, antenati dei granchi e dei gamberetti, che fiorirono per circa 320 milioni di anni prima di incominciare ad estinguersi 280 milioni di anni fa. Si pensa che l’essere umano sia comparso tra 1 e 2 milioni di anni fa e che abbia incominciato ad indossare scarpe e sandali da solo qualche migliaio di anni.<br /><br />Il sandalo che schiacciò il trilobite era lungo 10,5 pollici: il calcagno è leggermente impresso più della suola, come un’impronta di scarpe umane deve essere. Meister prestò la roccia a Melvin Cook, un professore di metallurgia dell’Università dello Utah, il quale lo avvisò che si sarebbe fatto carico di mostrare il manufatto ai suoi colleghi geologi.<br /><br />L’impossibilità di trovare geologi disposti ad esaminare l’ingombrante impronta, costrinse Meister a pubblicare la notizia su un giornale locale,il "The desert news". In non molto tempo la notizia divenne di diffusione nazionale.<br /><br />Il 20 luglio 1968, il sito di Antilope Spring, fu esaminato da prof Clifford Burdick, un geologo di Tucson, Arizona. Egli ben presto trovò il segno di un piede di bambino impresso in un letto di roccia.<br /><br />Burdick disse:" Il segno era di circa 6 pollici in lunghezza, con le dita estese, come se il ragazzo non avesse mai calzato scarpe, le quali, al contrario, comprimono generalmente le dita. Queste invece non appaiono essere molto inarcate, e il dito grande non è prominente"<br /><br />Il dottor Burdick stabilì:" Su una sezione trasversale la struttura della roccia sporge su strati fini e piani. Dove le dita pressarono nel materiale morbido, gli strati sono schiacciati verso il basso dall’orizzontale, indicando un peso che ha pressato nel fango.."<br /><br />Nell’agosto del 1968 Mr. Dean Bitter, un insegnante di salt Lake city, dichiarò di aver scoperto altre due impronte di scarpe o sandali ad Antilope Spring. Secondo il prof Cook, nessun trilobite era presente in quest’impronta, ma un piccolo trilobite fu scoperto vicino alla stessa roccia, indicando che la piccola creatura marina e il viandante che girovagava con sandali ai piedi erano contemporanei.<br /><br />http://www.acam.it/impronta.htmOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-38409162283258735892011-10-03T17:22:00.000+11:002011-10-03T17:31:11.445+11:00Dare corpo alle parole<b>http://www.centrofondi.it/wp/?p=590#more-590
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<i>« … il riconoscimento della dignità specifica e dei diritti uguali e inalienabili di tutti i membri della società umana è la base di libertà, giustizia e pace nel Mondo. »
</i>Questa bellissima frase è il preambolo alla Dichiarazione Universale dei diritti umani scritta nel 1948 affinché si mettesse fine agli orrori perpetrati nella seconda guerra mondiale.
Il primo articolo di questo fondamentale documento recita:<i> Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.
</i>La stessa cosa è riportata nella nostra costituzione all’art.3
<i>Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
</i>Il secondo comma offre anche la strada da percorrere per evitare ingiustizie
<i>È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
</i>Questi principi fanno pensare che il benessere dell’essere umano sia prioritario, anzi secondo la Dichiarazione Universale dei diritti umani questi devono agire fra di loro con spirito di fratellanza e addirittura la Costituzione italiana si spinge a dichiarare che la repubblica debba rimuovere gli ostacoli di natura economica e sociale. Ovviamente economia, politica, legge, cultura devono essere subordinati a questo fine concorrendo a creare il benessere dell’essere umano.
Se guardiamo dopo più di 60 anni i risultati, ci deve essere evidentemente qualcosa che non ha funzionato: un miliardo e trecento milioni di persone ancora oggi sono al limite della sopravvivenza alimentare, la gran parte della ricchezza mondiale è concentrata nelle mani di poche famiglie, le risorse della terra sono state spremute più in questi decenni che nei millenni precedenti e la maggioranza della popolazione del pianeta arranca per mettere insieme tre pasti al giorno.
A ben vedere ci deve essere stato un settore che avrebbe dovuto lavorare per il benessere dell’umanità e invece ha dominato sugli altri e addirittura oggi è il padrone assoluto. Inutile dire che quel settore è proprio l’economia. L’economia domina la vita di ogni singolo abitante di questo pianeta, ne condiziona i comportamenti, determina la vita e la morte di intere popolazioni e ha assoggettato la politica lavorando sulle debolezze umane e creato leggi a proprio uso e consumo.
L’economia quindi è al centro e non l’essere umano come invece era nelle intenzioni dei padri costituenti e della dichiarazione dei diritti dell’umanità.
Ma l’economia è come il mercato, un’invenzione, uno strumento che permette ad uomini di bassi istinti di soddisfare la propria sete di sopraffazione e di predominio. Il capitalismo ha sempre pensato che se ognuno cura il suo sano egoismo tutti ne traggono un beneficio, ma non è così quando il gioco è truccato, quando pochi decidono anticipatamente mosse a cui gli altri dovranno assoggettarsi.
In questi anni abbiamo cercato di mettere in guardia, spiegare il sistema del debito infinito, dell’inevitabilità di un collasso del sistema che oggi puntualmente sta arrivando,è sotto gli occhi di tutti. Lo strumento per arrivare a questa dittatura assoluta dell’economia è stato il debito e più ancora il debito collegato all’emissione monetaria che poi automaticamente ha contagiato il settore privato delle famiglie e delle imprese. Prima si sono incentivati i debiti, anche in modi truffaldini e poi quando è arrivato il punto di non ritorno, il fatidico 120%, esattamente uguale al 1992, è scattata la trappola mortale e la banca centrale ha imposto al governo addirittura le misure da prendere, questo la dice lunga su quello che ancora si ostinano a chiamare sistema democratico.
La cosa da capire è la bravura con cui ci hanno attirato in questa allucinazione che fa vedere un mondo totalmente irreale facendoci solo giocare alle loro regole. Addirittura i carcerieri sono i osannati come i salvatori dell’umanità e sono rimasto stupefatto come i mass media hanno applaudito alla decisione del governo tedesco di rafforzare il fondo salva stati. <b>Spieghiamoci bene: l’euro è un marco tedesco con un nome diverso e tutto è costruito sulla efficienza tedesca, i popoli latini che questa efficienza non hanno, son caduti nella trappola e dopo 10 anni hanno consegnato tutte le loro quote di esportazione nelle mani di Germania e Francia. Lo stesso copione dell’Argentina quando ancorò la sua valuta al dollaro nel 1990, esattamente 10 anni dopo si consumò il saccheggio. Lo stesso copione ripetuto molte volte e conosciuto anche nel nostro paese con la famigerata “quota 90”.
</b>Allora se voi foste il beneficiario di questo gioco, permettereste forse all’incauto paese di uscire da quella che è una vera e propria annessione finanziaria che in altri tempi avrebbe richiesto una costosa guerra? Barroso lo ha detto già nel 2010 e lo ha ribadito qualche giorno fa, di uscire dall’euro non se ne parla nemmeno.
Il fatto che la Germania oggi sia vista come colei che salva l’euro ovviamente offre tutta una serie di vantaggi infatti può avere in contropartita tutto il cuore produttivo dei paesi in difficoltà e praticamente con i soldi del surplus commerciale delle esportazioni che nel tempo ha sottratto ai paesi meno accorti.
Ovviamente l’unica strada è svincolarsi da un cappio che si sta facendo sempre più stretto, uscire dall’euro, anche se era meglio non entrarci nemmeno. Il problema però anche ammesso che ci facciano uscire dall’euro, è ritornare ad una lira che comunque si poteva svalutare aumentando esportazioni e commesse dall’estero, ma che ne aveva combinate di tutti i colori mettendoci in parecchi pasticci con la complicità di politici e banchieri centrali. Il ritorno ad una lira così concepita allontanerebbe solamente di poco tempo altre catastrofi.
Il fatto da comprendere è che la moneta fino a quando sarà collegata ad un debito, fino a quando sarà anche in mano pubblica, ma gestita da politici di questa levatura, condurrà sempre agli eccessi di oggi e non potrà MAI essere strumento di benessere per l’umanità.
Una dimostrazione pratica? Il livello del debito mondiale che ha superato anche quello raggiunto dal 2007
Un vecchio adagio popolare dice che più in alto si va più in basso bisognerà scendere….
Allora? Allora bisogna crescere noi dalla base, iniziare a comprendere i meccanismi e non prestarci più a firmare cambiali in bianco a chi ci dovrà rappresentare. Ho già scritto che chi verrà dopo Berlusconi sarà da guardare con timore perché svenderà quello che rimane di questo grande paese e quindi dobbiamo in questo momento aumentare ulteriormente il nostro livello di guardia affinché questo non accada, ma serve l’impegno concreto di tutti e questa volta non ci sono scuse che tengano del tipo: tengo famiglia e devo portare a casa la pagnotta; son tutti ladri e per questo uno vale l’altro; è inutile fare niente perché siamo troppo piccoli e così via.
Qui si gioca il nostro futuro e anche chi si tira indietro sarà responsabile come chi sarà parte attiva della distruzione….ma si sa che dopo una distruzione si ricostruisce, ma tutto dipende come si ricostruirà se si permetterà ancora all’economia di fagocitare l’umanità di cui doveva essere al servizio, oppure confinarla al ruolo di mero strumento di benessere e di equità sociale.
Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-68030090967691122852011-10-01T05:53:00.000+10:002011-10-01T05:55:37.421+10:00Pallante: debito creato solo per drogare la crescita suicidaMeno e meglio: è l’unica soluzione, per uscire dalla spirale del debito. Che non è un incidente di percorso, tutt’altro: il debito è stato incoraggiato a tavolino per indurre i consumatori a comprare merci che non si sarebbero potuti permettere. Obiettivo: smaltire la marea di nuove merci prodotte a ritmo vorticoso da tecnologie industriali sempre più avanzate e diffuse in tutto il mondo grazie alla globalizzazione. Il debito serviva a questo: ad assorbire l’enorme valanga planetaria di merci, evitando una “crisi di sovrapproduzione”. Il peccato originale ha un nome sulla bocca di tutti: crescita. Non è la soluzione, è il problema: la crescita è cieca, perché si basa solo sulla quantità, trascurando di selezionare beni e servizi realmente utili. La crescita vive di sprechi e genera Pil inutile, gonfiato dalla droga pericolosa del debito.
Ne è convinto Maurizio Pallante, teorico italiano della decrescita: «Il debito pubblico non è un problema di cui è stata sottovalutata la gravità», sostiene in un intervento presto disponibile sul blog di Mdf, il Movimento per la Decrescita Felice. Il debito, spiega Pallante, è addirittura «il pilastro su cui si fonda la crescita nell’attuale fase storica», perché il ricorso al credito «è indispensabile per continuare a far crescere la produzione di merci». Si tratta di una scelta «consapevolmente perseguita con una totale unità d’intenti dai governi di destra e di sinistra in tutti i paesi industrializzati: non a caso – continua Pallante – la crescita dei debiti pubblici ha avuto una forte accelerazione in seguito alle misure di politica economica adottate dai governi dopo la crisi del 2008 per rilanciare la domanda attraverso le opere pubbliche e il sostegno ai consumi privati».
Diversamente, osserva Pallante, non si capirebbe come mai negli ultimi anni tutti i paesi industrializzati hanno accumulato debiti pubblici sempre più consistenti, fino a raggiungere i valori record del 2010: dall’80% del Pil nel caso del Regno Unito, fino al 225% del Giappone. Se negli Usa il debito pubblico sfiora il tetto del prodotto interno lordo, Francia e Germania superano di poco l’80% mentre il debito dell’Italia rappresenta il 119% del Pil: peggio di noi c’è solo la Grecia, col suo drammatico 142%. A fine anno, il debito italiano raggiungerà i 2.000 miliardi di euro, a fronte di un Pil 2010 fermo a 1.500 miliardi. Il nostro debito pubblico è pari alla somma di quelli di Grecia, Spagna, Portogallo e Islanda.
Per capirci: il deficit greco, su cui si è scatenata la speculazione finanziaria, è di soli 340 miliardi di euro. Ben diversi i volumi di casa nostra: «Per pagare gli interessi sul debito, ogni anno l’Italia emette nuovi titoli per un valore di 75 miliardi di euro, pari al 10% della spesa pubblica e al 5% per cento del Pil». Per contro, aggiunge Pallante, il quadro completo lo si ottiene solo sommando il debito pubblico a quello privato, delle famiglie e delle aziende. Sulla base di questo mix realistico, col 218% del rapporto debito-Pil, l’Italia non sfigura rispetto al 286% dell’Irlanda, al 250 del Portogallo, al 230 di Spagna e Olanda e persino al potente Regno Unito, il cui debito aggregato raggiunge il 245% del Pil. A fronte di queste cifre, conclude Pallante, non si può escludere la possibilità che gli Stati più indebitati decidano di troncare la spirale degli interessi passivi decidendo di fallire, trascinando al fallimento le banche che hanno sottoscritto i loro titoli e alla rovina i risparmiatori che hanno depositato il loro denaro nelle banche.
Ma perché gli Stati e le amministrazioni locali spendono sistematicamente cifre superiori ai loro introiti? Perché il sistema bancario induce le famiglie a spendere cifre superiori ai loro redditi, magari con consigli interessati e specifiche linee di credito al consumo? «La risposta è intuitiva: perché la crescita della produzione di merci ha raggiunto un livello tale che se non si spendesse più di quello che sarebbe consentito dai redditi effettivi, crescerebbero le quantità di merci invendute e si scatenerebbe una crisi di sovrapproduzione in grado di distruggere il sistema economico e produttivo fondato sulla crescita della produzione di merci». Secondo gli economisti, per ridurre il debito pubblico occorre stimolare la crescita del Pil, perché se cresce la produzione di merci aumenta anche il gettito fiscale. Per favorire la crescita, lo Stato ha due strade: ridurre le tasse, per incoraggiare i consumi, o incrementare la spesa pubblica. «Ma in entrambi i casi, il debito pubblico aumenta: per ridurlo, attraverso la crescita, bisogna aumentarlo!».
In realtà l’Europa punta su un’altra strada, quella che avrà un impatto durissimo sulla società: il taglio della spesa pubblica, fino alla prospettiva dell’inserimento nelle Costituzioni dell’obbligo del pareggio di bilancio. Problema: tartassando i consumatori, il Pil non potrà certo crescere. Secondo Pallante, neppure il Fondo Monetario Internazionale ha più soluzioni: basti pensare che la direttrice, Cristine Lagarde, ha appena proposto di schiacciare contemporaneamente il pedale del freno e quello dell’acceleratore: ridurre la spesa pubblica e/o aumentare le tasse, e al tempo stesso favorire l’aumento della domanda mediante l’aumento della spesa pubblica e/o la diminuzione delle tasse. «Il fatto è che la crisi in corso non è congiunturale, ma di sistema, e gli strumenti tradizionali di politica economica non funzionano più».
In virtù della recente globalizzazione dei mercati e della concorrenza internazionale, lo sviluppo tecnologico ha determinato un eccesso di capacità produttiva che cresce di anno in anno: «Macchinari sempre più potenti producono in tempi sempre più brevi quantità sempre maggiori di merci, con un’incidenza sempre minore di lavoro umano per unità di prodotto». Si tratta di tecnologie che richiedono costi d’investimento molto alti, alla portata solo di grandi società in grado di operare sul mercato mondiale: multinazionali che non possono rimanere ferme perché subirebbero forti danni economici in termini di ammortamento dei capitali e di mancati guadagni: per cui «devono lavorare a pieno regime, e tutto ciò che producono deve essere acquistato anche se non ce n’è bisogno».
Se l’offerta in crescita esplosiva supera di gran lunga la domanda, la prima conseguenza è la disoccupazione, che a sua volta riduce ulteriormente la domanda. Oltre a gonfiare i debiti pubblici, continua Pallante, proprio la crescita ha seminato il panico sul fronte occupazionale: in Spagna, dove dal 2007 al 2010 la percentuale dei disoccupati è cresciuta dall’8,3 al 20% e quasi un giovane su due è senza lavoro, secondo calcoli prudenziali ci sono 765.000 immobili invenduti. E nella piccola Irlanda, dove negli stessi anni la disoccupazione è galoppata dal 4,6 al 13,7%, gli immobili invenduti sono 300.000. Se le nuove tecnologie tagliano i posti di lavoro e i redditi non bastano ad acquistare le merci, ecco che «l’unico modo per incrementare la domanda è l’indebitamento».
La scienza del debito, dunque, per tenere in piedi ancora per un po’ una economia totalmente drogata, dal destino ormai segnato. Da una parte gli incentivi alle famiglie verso carte di credito, rate e mutui, e dell’altra il via libera al deficit pubblico truffaldino: in cima alla lista le cosiddette grandi opere, faraoniche e devastanti, per lo più inutili o comunque bocciate da qualsiasi rapporto costi-benefici, ma comodissime per spartire denari all’interno della casta di potere che accomuna politici, imprenditori e banchieri. Prima grandi cantieri, e poi grandi cattedrali nel deserto finanziate a spese dei cittadini e poi magari cedute a società “amiche”. Nasce anche da lì la privatizzazione selvaggia delle aziende pubbliche preposte alla gestione dei servizi sociali come acqua, energia e trasporti: si svendono i “gioielli di famiglia” proprio per ridurre l’entità colossale dei debiti contratti per realizzare le grandi opere.
Altra voce decisiva nel debito iniquo: la spesa militare. Già abnorme, si è gonfiata a dismisura dopo il crollo del Muro di Berlino con la nuova strategia “imperiale” statunitense che ha sparso eserciti e seminato guerre in tutto il mondo. Strategia ulteriormente accelerata dalla propaganda securitaria dopo l’attentato dell’11 Settembre. Un pretesto, per mettere le mani sulle regioni-chiave del pianeta, come quelle petrolifere. Peccato che l’aumento esponenziale delle spese per gli armamenti abbia progressivamente ridotto i vantaggi economici iniziali apportati dal controllo dei flussi di petrolio. Secondo Pallante, si comincia a delineare «una situazione che presenta inquietanti analogie con quella che portò alla caduta dell’Impero Romano, quando le spese militari per tenere sotto controllo le province cominciarono ad essere superiori al valore delle risorse che se ne ricavavano».
Come bloccare la spirale dei debiti pubblici? «Bisogna prendere immediatamente tre decisioni: sospendere tutte le grandi opere pubbliche deliberate in deficit, ridurre drasticamente le spese militari, ridurre drasticamente i costi della politica». In realtà sono tre aspetti dello stesso problema, insiste Pallante: «Non bisogna essere particolarmente intuitivi per capire che il sistema di potere fondato sull’alleanza strategica tra partiti politici otto-novecenteschi e grandi imprese non prenderà queste decisioni perché ne verrebbe travolto e nessun potere si fa da parte se non è costretto da una forza maggiore alla sua». Problema: ancora non esiste un blocco di potere alternativo in grado di scalzare l’alleanza che ha prodotto la catastrofe della crescita, «quindi, non c’è possibilità di superare la crisi in corso, che è destinata ad aggravarsi progressivamente e a concludersi con un crollo rovinoso».
Sempre secondo Pallante, tutto lascia credere che questo esito sia ormai inevitabile: ormai sembra solo una questione di tempo. «Se la prima a precipitare sarà la crisi climatica, sarà difficile trovare una via di scampo. Se invece la crisi climatica verrà ritardata dalla crisi economica o dalla crisi energetica, coloro che non si sono lasciati abbindolare dalla gigantesca opera di disinformazione e propaganda svolta dai mass media, e sono più di quanti si creda, possono evitare di rimanere sepolti dalle macerie». La via d’uscita? «Occorre sganciarsi dal sistema economico e produttivo fondato sulla crescita della produzione di merci, organizzando reti di economia, di produzione e di socialità alternative, in grado di funzionare autonomamente e di rispondere ai bisogni fondamentali della vita con le risorse dei territori in cui insistono». La chiave? Lavoro utile. «La decrescita abbatte il Pil ma produce occupazione qualificata, per produrre beni e servizi selezionati, realmente necessari». Ristrutturazione energetica dell’edilizia, energie rinnovabili, riduzione dei rifiuti, filiere corte alimentari e industriali, in un’ottica territoriale, distrettuale. Meno trasporti, meno costi, meno sprechi. Diminuirà il Pil? Ne saremo felici. E lavoreremo tutti.
<a href="http://www.libreidee.org/2011/09/pallante-debito-creato-per-drogare-la-crescita-suicida/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+libreidee%2FyDHz+%28LIBRE+-+associazione+di+idee%29"></a>Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-25939355347850423192011-09-30T17:53:00.000+10:002011-09-30T17:54:17.757+10:00Dimostrazione del Funzionamento del RFID Microchip in un Centro Commercialehttp://www.youtube.com/watch?v=5hjD95uO_fg&feature=player_embeddedOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-84287167199231525112011-09-30T17:48:00.001+10:002011-09-30T17:49:31.075+10:00Astronomia: violenta eruzione solare. Senza luce 10 milioni di persone in Cilehttp://ilfattaccio.org/2011/09/29/astronomia-violenta-eruzione-solare-senza-luce-10-milioni-di-persone-in-cile/<br />Nella giornata di ieri abbiamo parlato del mega blackout che ha paralizzato il Cile. Non sono state rese note le cause ma il Solar Dynamics Observatory (SDO) della Nasa, nell’ambito del programma lanciato dalla Nasa “Living With a Star” (LWS), ha registrato 48 ore fa una violenta espulsione di massa coronale nella radiazione ultravioletta, pari a X1.9. Le espulsioni, chiamate anche CME, sono una violenta eruzione di materia che esplode dalla fotosfera di una stella (in questo caso dal Sole), con un’energia equivalente a varie decine di milioni di bombe atomiche. Le onde d’urto risultanti viaggiano lateralmente attraverso la fotosfera e verso l’alto attraverso la cromosfera e la corona solare, a velocità dell’ordine di 5.000.000 di chilometri all’ora. La classificazione di tipo X sta ad indicare la classe più violenta, che può causare danni proprio alle comunicazioni e all’energia elettrica.<br /><br /> <br /><br />Insomma, il Sole come non si era mai visto. Intanto nella scorsa notte straordinarie aurore boreali hanno illuminato di bagliori colorati di verde, viola e rosso non solo i cieli polari ma anche quelli dei Paesi posti a latitudini più basse, come il Nord Europa e il Nord America. Spettacolari foto pubblicate sul sito internet ‘Spaceweather’ sono state scattate per esempio in Danimarca, Canada, Stati Uniti. L’eccezionale attività solare ha reso visibili all’occhio umano straordinari bagliori del cielo, come le aurore boreali, anche a basse latitudini. Tra le foto, un’aurora apparsa nel cielo dello stato del Michigan. Sulla superficie sono state osservate eruzioni solari con plasma (ovvero particelle cariche elettricamente) scagliato nello spazio interplanetario. Il programma della Nasa intende rappresentare le cause della variabilità solare e gli impatti che si producono sul nostro pianeta. Nella fattispecie lo studio punta alla comprensione dell’influenza solare sulla Terra attraverso lo studio dell’atmosfera solare su piccola scala. Siamo in attesa di comunicati ufficiali da parte della Nasa.<br /><br />fonte : http://www.meteoweb.eu/2011/09/astronomiaOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-50104247084650697082010-07-21T23:10:00.001+10:002010-07-21T23:13:06.190+10:00L'ARCHIVIAZIONE DEL PROCESSO ENEL A ROVIGODi Stefano Montanari<br /><br />Credo che ormai traspaia in tutta la sua evidenza il fatto che mi sto davvero stancando.<br /><br />Essere per anni il bersaglio favorito dei trastulli di farabutti e d’imbecilli non è affatto divertente, e ancor meno lo è continuare a spingere un masso in salita per vederlo precipitare a valle non appena la vetta è raggiunta. Se, poi, a questo masso ci sta aggrappata una folla di persone, la fatica e la rabbia s’ingigantiscono.<br /><br />Ho pazientato con una torma di seminfermi di mente. Ho fatto tutto quanto potevo per spiegare tranquillamente cose che pure non avrebbero avuto bisogno di spiegazione. Ho sempre chiesto un confronto pubblico con tutti i miei accusatori e, tranne la serata recente di Vinovo cui ha partecipato la tenera, in qualche modo eroica, signora andata allo sbaraglio a sostenere palesi assurdità smentite dai documenti e dalla cronologia, nessuno ha mai avuto il coraggio di affrontarmi. Strepitare davanti a migliaia di ragazzotti osannanti - peraltro tutti da assolvere per non aver compreso il fatto - e non dire una parola sulle porcherie supportate; lanciare fango nascosti dietro lo schermo di un computer collocato chissà dove ma sempre a distanza di sicurezza; approfittare viscidamente delle trappole offerte da una burocrazia acefala ed immorale: tutte cose che fanno parte del più volgare repertorio della pusillanimità e dell’ipocrisia mescolate insieme in un cocktail mortale.<br /><br />Nel clima di squallore in cui siamo ormai costretti a sopravvivere, da tempo, ormai, i farabutti e gl’imbecilli di cui sopra si servono dell’archiviazione del processo penale contro l’Enel (http://www.lexambiente.it/aria/122/4327-Aria.%20Inquinamento%20da%20nanoparticelle%20(disastro%20ed%20omicidio%20colposo).html) per tentare d’invalidare le nostre ricerche, e questo a maggiore dimostrazione dell’ignoranza dei livelli che queste ricerche hanno raggiunto, livelli testimoniati pure dai tentativi di qualche ateneo italiano di appropriarsi dei risultati che noi abbiamo ottenuto ormai anni fa. È ovvio che costoro non hanno alcuna competenza e non hanno capito nulla di quell’archiviazione, ma tant’è.<br /><br />Chi ne ha voglia, si legga il documento che mia moglie ed io abbiamo scritto.<br /><br />Si tengano presenti almeno tre cose: 1) noi, pur essendone ufficialmente protagonisti, non siamo mai stati messi al corrente del fatto che il processo era in corso e, dunque, non siamo stati mai ascoltati. Dell’archiviazione e di tutte le enormità riportate nel testo noi siamo stati avvertiti non dal tribunale ma da un amico oltre un anno dopo che il fatto era stato compiuto; 2) i consulenti che hanno portato all’archiviazione non hanno la minima competenza nel settore delle nanopatologie e non ne conoscono le tecniche analitiche (alcune loro critiche cadono proprio per questo al di là dell’assurdo); 3) approfittando della sua morte si attribuiscono al prof. Lorenzo Tomatis, il più grande oncologo italiano, considerazioni che, nella sua onestà, lui non mi ha mai esternato né mai l’avrebbe fatto con chiunque perché fuori delle sue competenze.<br /><br />Chi ha tratto giovamento da quell’archiviazione? Beh, magari qualcuno provi ad indovinare e stili l’elenco.<br /><br />Io ho taciuto per lungo tempo e ho sopportato. Adesso, però, basta. Fino a che non sarà reato provare il voltastomaco per questo paese, io lo proverò e lo dirò pubblicamente, a costo di smentire presidente della Repubblica, presidente del Consiglio, presidente della Camera e altri personaggi che, forse, dimenticano di controllare che cosa stanno dicendo e dimenticando pure che stanno parlando a chi in quel paese ci vive davvero.<br /><br />http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2010-larchiviazione-del-processo-enel-a-rovigo.html#commentsOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-83496842221310504432010-07-21T06:16:00.001+10:002010-07-21T06:18:08.459+10:00MORTE DI UN AMOREhttp://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2009-cara-italia-lamore-e-morto.html#comments<br /><br /><br />Cara Italia,<br /><br />Amarti è stata per me una cosa naturale, naturale come lo è amare chi ti ha partorito. Amarti è stato facile, perché il tuo fascino di scrigno di tesori che non hanno uguale mi aveva stregato come aveva fatto per tanti prima di me e come, chissà, continuerà per chi mi seguirà.<br /><br />Darmi da fare per te al limite delle mie capacità, per modeste che fossero e siano, non mi è costato sacrificio perché quello era l’imperativo categorico cui non avrei mai potuto non rispondere. E ora?<br /><br />Ora l’amore è svanito in una nuvola di polveri, polveri tutt’altro che romanticamente ultrafini.<br /><br />Senza che io avessi il diritto di stupirmene, visto che la Storia deve essere maestra, tu sei rimasta il bordello del grido dantesco sul cammino verso il Purgatorio, preda consenziente di satrapetti rapinosi, di faccendieri mutilati di ogni morale, di istituzioni indistinguibili dalle cosche, di araldi di un’informazione truffaldina, di cialtroni strepitanti in piazza. È così che hai ucciso l’amore: mostrando sguaiatamente la tua oscenità.<br /><br />Io non sono che una delle tue vittime, e non certo la maggiore, ma è inevitabile che ognuno guardi a sé, e quello che io vedo è deludente, deprecabile, vergognoso.<br /><br />A suo tempo la mia famiglia decise, facendolo in tutta libertà e, dunque, senza altra costrizione che non fosse l’impulso morale, di votarsi ad una ricerca scientifica nata da una scoperta straordinaria capitataci in mano forse per caso. Per questa sprememmo quanto avevamo messo da parte negli anni e per questa sopportammo insulti e angherie.<br /><br />Se, da una parte, i risultati scientifici furono straordinari e tali promettono di perpetuarsi con la continuazione del lavoro, dall’altra mi sono dovuto imbattere nella feccia della feccia di questa tua società, e chi ha seguito le traversie attraverso cui siamo passati sa di che cosa parlo.<br /><br />Oggi, dopo averci sottratto per la seconda volta lo strumento principe di lavoro, cioè il microscopio elettronico, ecco che ci chiudono la onlus Ricerca è Vita. Perché? Perché facciamo ricerca. Sì, questa è la motivazione, per stupefacente che sia.<br /><br />Chi abbia voglia di dare un’occhiata ad Internet e cerchi le onlus che, con più o meno successo, si dedicano alla ricerca ne troverà a bizzeffe, tutte regolarmente aperte e funzionanti. Quelle differiscono pesantemente dalla nostra però: non danno fastidio a nessuno perché le loro ricerche non hanno l’effetto collaterale di minare affari miliardari sulla cui correttezza mi si permetta di eccepire. E differiscono dalla nostra perché non disturbano la vita tranquilla di istituzioni infedeli al proprio mandato.<br /><br />Cara Italia, certo ne hai viste di peggiori, ma lascia che ti ragguagli brevemente su come la tua Agenzia delle Entrate di Prato ha liquidato la onlus. Un’istituzione (non è difficile indovinare quale) ha fatto notare che Ricerca è Vita si occupa, appunto come rivela il nome, di ricerca e tanto è bastato. Che importa se questo obiettivo era riportato nello statuto che era stato approvato senza difficoltà? Che importa se ad ottobre scorso la onlus era stata controllata e tutto era in regola? Che importa se dalla onlus non è mai stato tolto un centesimo e, dunque, non un centesimo è andato alla ricerca? Come avrà fatto l’Agenzia delle Entrate di Prato a stabilire che la onlus supporta la ricerca? Perché no alla ricerca? L’importante era chiuderci e farlo con decisione retroattiva, tanto per essere più sicuri.<br /><br />Ora, cara Italia, come per tutti gli amori finiti così, resta la tristezza di una delusione cocente e, lascia che te lo dica, resta uno schifo incoercibile.<br /><br />Stefano Montanari<br /><br />P.S. per i donatori che hanno detratto la donazione: Ricerca è Vita li terrà indenni.Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-24606954554597761832010-07-11T22:39:00.000+10:002010-07-11T22:40:37.463+10:00LA GUERRA DI TUTTIDI ANTONIETTA GATTI<br /><br />Siamo ogni giorno in guerra e pochi lo sanno. Il nostro corpo, sì: il nostro corpo lo sa e ci avverte, prima<br />gentilmente, con segnali magari appena percettibili, poi via via più forti, fino ad essere tali da farci<br />forzatamente ammettere che siamo malati. Così si va dal medico, gli si elencano i sintomi e quello non ne<br />ricava nulla. Ci prescrive un po’ di tutto, una bella ricetta lunga, un farmaco per ogni sintomo, ma di diagnosi<br />vera nemmeno l’ombra. Malattie psicosomatiche: stiamo diventando tutti matti. Questa è la diagnosi più<br />comoda. Di fatto, oggi l’incidenza delle varie malattie non è quella di una tempo, e non parlo di secoli:<br />qualche anno appena. Chi ha mai visto tante allergie, tante intolleranze alimentari come la malattia celiaca,<br />tanto per non fare che un esempio, tanti casi di asma? I bambini di oggi sono incomparabilmente più<br />soggetti a queste malattie rispetto a quelli di appena una generazione fa. Ci sono addirittura malattie o,<br />meglio, sindromi, vale a dire collezioni di sintomi, per le quali ci si è dovuti inventare un nome, e basti citare<br />le cosiddette Sindromi del Golfo e dei Balcani. Perché? Che cosa è cambiato così radicalmente in un tempo<br />tanto breve? Noi siamo addestrati ad omologare il concetto generale di progresso con quello qualificato di<br />progresso tecnologico. Non è questa la sede per dibattere una questione del genere, ma, dal punto di vista<br />dell’oggettività, è impossibile negare che l’introduzione massiccia di tecnologie abbia introdotto qualcosa<br />nell’ambiente che prima non c’era. Lo so, il concetto, la parola stessa fanno storcere il naso a molti, ma quel<br />qualcosa si chiama inquinamento. Prendiamo ad esempio la polvere cittadina. Trovarci Cerio o Platino dieci<br />anni fa sarebbe stata un’evenienza rara quando non impossibile. Oggi questi metalli ci sono, stanno sospesi<br />in aria a livello del naso, sono in forma di granelli minutissimi di polvere visibili solo a fortissimi ingrandimenti<br />e derivano principalmente dai filtri antiparticolato, i cosiddetti FAP, e dalle marmitte catalitiche. Nei fatti, una<br />pezza che potrebbe essere peggiore del buco, come si dice da qualche parte, e peggiore perché queste<br />polveri sono più fini di quelle che si propongono di eliminare, tentando questo in contrasto con le leggi<br />elementari della fisica. Dunque, quando sono inevitabilmente respirate finiscono altrettanto inevitabilmente<br />nelle parti più profonde dell’organismo da cui, poi, non escono più e dove fanno guai. Piaccia o no, questo<br />concetto è ormai inoppugnabile e lo si trova addirittura sui periodici dell’ARPA (Agenzia per l’Ambiente). Noi<br />di utilizzare o finanche di eliminare, questa roba non siamo capaci: il nostro organismo gradisce solo<br />Ossigeno e questo gas è in diminuzione percentuale nell’atmosfera, mentre una miriade d’inquinanti d’ogni<br />specie, tra cui una varietà quasi infinita di nuove polveri, molti dei quali ci sono poco conosciuti o del tutto<br />ignoti, entrano giornalmente nella nostra “dieta gassosa”. Diamo un’occhiata al numero 21 del 31 maggio<br />dell'Espresso e all’articolo sul cancro, tutto sommato “buonista”, con tanto di mappe geografiche dei luoghi<br />più incriminati. I dati epidemiologici indicano che nel nostro Paese, in circa 20 anni, c’è stato un incremento<br />“tra il e il 20 % di linfomi e leucemie, + del 37% di aumento di mesoteliomi nelle donne. +27% di tumore della<br />mammella, + 8-10% di tumori al cervello e+14-20% di tumori al fegato.” Ma la cosa più agghiacciante sono i<br />tumori nei bambini “+ 1.3 % anno per tutti i tumori anche se l’aumento maggiore riguarda il neuroblastoma in<br />Piemonte.” Ma occorre fare molta attenzione a questi dati epidemiologici. Per eseguire una ricerca di questo<br />tipo occorrono di norma tempi lunghi, spesso anche ben superiori al decennio, e in questo lasso di tempo<br />occorrerebbe godere di condizioni stabili. Ciò che accade, invece, è che l’inquinamento progredisce a<br />velocità crescente e le condizioni d’inizio ricerca sono lontanissime da quelle di fine ricerca, privando così di<br />una parte di significatività i dati ricavati. Inoltre, esistono malattie che non vengono tradizionalmente legate<br />all’inquinamento e di queste poco o nulla si tiene conto in queste disamine. Tra queste, molte affezioni come<br />il Morbo di Parkinson o il Morbo di Alzheimer la cui relazione con “avvelenamenti” ambientali è sempre più<br />sospetta. Ma con loro, diverse altre patologie neurologiche, della sfera riproduttiva, di quella endocrina, per<br />non dire di quelle cardiovascolari, dagl’infarti alle tromboembolie polmonari. Inutile, ingenuo e, soprattutto,<br />deleterio negarlo: “I tumori con forte componente ambientale superano il 50% del totale,” afferma il prof.<br />Lorenzo Tomatis, monumento dell’oncologia internazionale, sempre che vogliamo limitarci a considerare<br />solo queste patologie. E queste patologie, tutte, progrediscono, e a livello di mondo globale, assolutamente<br />in parallelo con il grado d’industrializzazione, un fenomeno che porta con sé non solo fumi con polveri nocive<br />da respirare ma comporta pure una contaminazione forse ancor più subdola dell’ambiente, ad esempio<br />dell'erba che gli animali mangiano e del grano, della frutta e della verdura che ci mangiamo anche noi. E<br />industrializzazione vuol dire anche scarichi di composizione più o meno rivelata che finiscono ovunque, il<br />che significa spesso nelle falde acquifere e in quell’acqua che va nei fiumi e poi al mare. Lì, nei fiumi e nel<br />mare, quegli scarichi avvelenano alghe, molluschi e pesci che noi mangiamo. Ma forse fanno anche di<br />peggio, pur se la cosa non è immediatamente vistosa: avvelenano il plancton, che è ai piedi della catena<br />alimentare, una catena della quale noi, gli uomini, stiamo al vertice e, minandone le basi, attentiamo<br />efficacemente a noi stessi. Un concetto basilare e ineludibile dell’ecologia è che un essere vivente che<br />distrugge il proprio habitat è inevitabilmente destinato ad estinguersi. Noi uomini siamo l’unico animale<br />inquinante e l’inquinamento che produciamo non siamo capaci di distruggerlo ma solo, e perché l’universo è<br />concepito in questa maniera e noi non ci possiamo fare nulla, al massimo di trasformarlo, vedi ciò che<br />combinano gl’inceneritori. Nascondiamo pure tutto sotto il tappeto: alla fine, quel tutto ce lo ritroveremo da<br />qualche parte dove non dovrebbe esserci. Magari dentro di noi. Di questi meccanismi ne cominciano, e con<br />apparente sorpresa, a sapere qualcosa i paesi in via di sviluppo, ad esempio la Cina, che hanno visto<br />crescere esponenzialmente patologie letali là dove è arrivata l'industrializzazione senza accanto la<br />consapevolezza di ciò che produce questa varietà di progresso. Un esempio per tutti: esiste un luogo,<br />restando in Cina, dove vengono portati i computer di tutto il mondo. Là, operai estraggono tutto quanto abbia<br />un valore commerciale, come piccoli pezzi d'Oro o di metalli pregiati che poi sono rivenduti per qualche<br />dollaro, tanto da permettere loro di mangiare. Questi pezzi vengono dissaldati con piccole combustioni<br />(dissaldature) senza nessuna protezione per l'operatore. In tempi brevi, questi uomini si ammalano di<br />patologie polmonari fino al cancro. E l’India non è da meno: laggiù ci sono bambini che recuperano il Piombo<br />dalle batterie e non sanno che insieme al pane che mangiano senza alcuna consapevolezza e fuori da ogni<br />igiene ne ricavano anche una contaminazione interna che li porta alla morte precocemente. L’ho detto:<br />l’organismo prima protesta con educazione, poi reagisce come sa: con la malattia. Le polveri sottili che noi<br />generiamo, ben più sottili di quelle che anche la Natura genera in modesta quantità ad esempio con i<br />vulcani, sono capaci di penetrare nelle parti più profonde del nostro corpo, interagiscono con le cellule e<br />addirittura con il nostro patrimonio genetico, alterandolo in maniera irreversibile. I vari tipi di cancro dei<br />tessuti, duri e molli, sono l'espressione di quello scontro. Il tutto avviene senza clamore, mentre noi siamo a<br />goderci il progresso. Distogliere lo sguardo, coprirsi gli occhi come troppo spesso facciamo non serve: basta<br />solo dare un’occhiata nella giusta direzione e si trova traccia, testimonianza di questi scontri. E' guerra, ma<br />per ora è una guerra in cui il genere umano è destinato a perdere. I farmaci che stiamo mettendo in campo<br />sono rozzi e talvolta molto più insidiosi di questa polvere nuova e inaspettata, di tutti questi inquinanti di cui<br />così poco sappiamo. Alcuni medici, anche di grido, sono immersi fino al collo in questo disastro e non se ne<br />accorgono. Continuano grottescamente a cercare la spiegazione di queste malattie in molecole del basilico o<br />ipotizzano altre facezie, magari tessendo invece le lodi di centrali elettriche al carbone di cui non capiscono<br />neanche il meccanismo ingegneristico o pretendendo d’ignorare le leggi universali della conservazione della<br />materia. Nel ’56 a Londra ci fu una strage da smog. La gente respirava polvere di carbone, la nebbia che i<br />londinesi di allora chiamavano affettuosamente “zuppa di piselli” e che era quasi un’attrazione turistica. Si<br />capì che uccideva. Si disse basta al carbone. Purtroppo la storia insegna solo a chi è in grado di capire e<br />recepire. Per gli altri, la storia è solo la più fastidiosa e inascoltata delle maestre. Ci sono medici che vedono<br />che nella loro città queste patologie crescono e tuttavia non arrivano al ragionamento logico di causa-effetto,<br />pretendendo pigramente “prove sicure”, studi epidemiologici lunghi, costosi e, di solito, mal confezionati,<br />prima di dare il loro autorevole parere. Gli studi epidemiologici sono fatti da medici e basta, e questi sono<br />troppo poco esperti di ambiente, del comportamento in atmosfera degl’inquinanti, di chimica, di processi<br />industriali, di biocompatibilità chimica o fisica delle polveri. Il risultato è che pertanto nello studio non entrerà<br />la causa vera della patologia o, al massimo, entrerà solo qualche ingrediente della ricetta. E un rischio, non<br />certo il solo, è quello di eseguire confronti insensati con altre popolazioni. Se, ad esempio, si farà ciò che si<br />progetta in Emilia Romagna, cioè si valuterà una varietà di patologie entro un raggio di 4 km da un<br />inceneritore e si confronteranno quei dati con patologie sopravvenute entro raggi di poco superiori, il risultato<br />sarà che non ci sono differenze e questo sarà un alibi eccellente per assolvere l’inceneritore. In realtà, le<br />polveri veramente patogeniche, ben inferiori alle PM10, che escono da quegl’impianti si distribuiscono su<br />territori vasti e, dunque, 4 km o 10 farà poca differenza. Tener conto, poi, solo di alcune malattie<br />trascurandone altre è un ulteriore elemento di confusione. Ma questo si fa più o meno ovunque perché le<br />ricerche epidemiologiche sono spesso messe in atto perché diano un risultato prestabilito. E allora si<br />strombazzeranno risultati non solo inutili, ma, in quei casi, fuorvianti. Più interessante e molto meno<br />rischioso, se non altro perché meno manipolabile, sarebbe solo il dato censorio, statistico dell’incidenza di<br />tali patologie. Ciò che più è triste è che la guerra per la nostra sopravvivenza non ha alleati. L’Espresso<br />mostra una mappa dell’Italia dove ci sono fabbriche con tanto di nome e cognome e intorno cui c’è una<br />grande incidenza di malattie tumorali. Malattie che, chiedo scusa se mi ripeto, sono tutt’altro che le sole da<br />considerare. Ci si aspetterebbe che vi fossero in atto misure di contenimento, di prevenzione. Nossignore:<br />niente di tutto questo. Chi si alza a denunciare la situazione viene zittito, viene tacciato addirittura di<br />“terrorismo” come se terrorista fosse non chi mette le bombe ma chi tenta di disinnescarle, perché la logica<br />degl’interessi economici è forte e prevale su qualche bara, anche se la bara è bianca. Esiste poi la lobby del<br />farmaco. Cancro vuol dire medicine, cioè business, quindi fare prevenzione primaria, quella che evita di<br />ammalarsi, vuol dire perdita di guadagno. Non ha molta importanza se alcune medicine sono più letali della<br />malattia stessa, l’importante è vendere. Con il tasso d’incremento del cancro, le multinazionali del farmaco<br />diventano sempre più ricche. Questo guadagno è in minima parte condiviso con scienziati o, tristemente,<br />pseudo-tali, non certo per studiare come prevenire il cancro, ma come prolungare la vita al paziente. Più<br />questo vive, più farmaci consuma. Allora, è una guerra persa in partenza. Ci siamo tutti, ma chi paga il conto<br />più salato di questa industrializzazione sconsiderata e frettolosa, senza che ci si prenda il tempo di<br />controllarne sul serio gli effetti, e di tutto ciò che ne consegue, sono i bambini ed i vecchi. E' la strage<br />degl’innocenti.Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-53437897672494297422010-07-08T17:47:00.000+10:002010-07-08T17:48:54.090+10:00QUANTA ACQUA USANO LE CENTRALI NUCLEARI?Oltre a tutti gli altri punti deboli, l’energia nucleare presenta un grosso problema: La quantità spropositata di acqua necessaria per il funzionamento delle centrali. Lo fa notare una lettera comparsa ieri sul sito del Corriere della Sera. L’Union of Concerned Scientists ha anche pubblicato un’equazione che consente di calcolare di quanta acqua ha bisogno una centrale nucleare per il solo raffreddamento. <br /><br />Se ne deduce che un impianto da 1000 Megawatt (Caorso era da 830 Megawatt) richiederebbe per il raffreddamento quasi un terzo dell’acqua che scorre nel Po a Torino. <br /><br />La lettera al Corriere della Sera è firmata da Daniele Biagi. I brani secondo me più significativi.<br /><br />“Forse non tutti i parlamentari sanno che l’elettricità prodotta da una centrale nucleare non viene generata direttamente dalla reazione atomica ma da una convenzionale turbina a vapore“.<br /><br />“La fissione del materiale radioattivo produce un aumento della temperatura nel cuore della centrale, questa energia sotto forma di calore viene sfruttata per innalzare la temperatura di un’enorme quantità d’acqua, il vapore generato aziona delle turbine capaci di produrre energia elettrica”.<br /><br />“L’acqua è spesso usata anche come moderatore per evitare che il nucleo raggiunga temperature troppo elevate”.<br /><br />La lettera cita poi dati ufficiali della Environment Agency inglese a proposito dei “6.637.306 metri cubi d’acqua all’anno usati da un singolo impianto”. Si tratta dell’acqua che la centrale nucleare di Sellafield, ora in disarmo, era autorizzata a prelevare da un vicino lago.<br /><br />Considera poi la situazione della Francia nucleare, molto più ricca di acqua rispetto all’Italia ma che “ha dovuto più volte rallentare la produzione di energia elettrica delle proprie centrali per mancanza d’acqua!”.<br /><br />Ancora: “Stime indicano che in Francia il 40% di tutta l’acqua consumata è usata nelle centrali atomiche“. Lo dice Jeremy Rifkin in un’intervista al blog di Beppe Grillo del giugno scorso. Vi si accenna anche ai problemi avuto dalle centrali durante la caldissima e secca estate del 2003.<br /><br />E infine, l’equazione. L’Union of Concerned Scientist degli Stati Uniti ha pubblicato un dossier intitolato Got Water? sulle necessità di acqua per i soli impianti di raffreddamento delle centrali nucleari e sui connessi problemi di sicurezza. <br /><br />Il dossier spiega anche come si calcola l’acqua necessaria a raffreddare il reattore: non quella che serve per produrre vapore ed energia elettrica.<br /><br />L’esempio è riferito ad un reattore in grado di generare 1000 Megawatt, e all’acqua presa da un fiume - o da un lago, o dal mare - e ad esso resa riscaldata.<br /><br />Ebbene, servono 2.596.792 metri cubi di acqua al giorno. Cioè 108.199 metri cubi d’acqua all’ora, 1.803 metri cubi d’acqua al minuto, 30,05 metri cubi di acqua al secondo. Quasi un terzo della portata del Po a Torino, appunto.<br /><br />http://www.alternativamente.info/ambiente/quanta-acqua-usano-le-centrali-nucleari.htmlOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-37411131883882660092010-07-07T08:21:00.002+10:002010-07-07T08:27:11.631+10:00STOP INCENERITORI, MEGLIO 200.000 POSTI DI LAVORO"PULITI"<strong>Gli inceneritori impediscono la creazione di migliaia di posti di lavoro</strong><br /><br />Per favore, non inceneriamo anche il nostro futuro. Cambiamo aria, mettiamo al bando gli inceneritori: costano moltissimo, minacciano la salute, non risolvono il problema dei rifiuti. Queste le parole d’ordine della campagna ambientalista contro gli impianti di incenerimento, denominati “termovalorizzatori”. «Una furbesca interpretazione delle direttive europee – accusa Michele Boato – fa credere che gli inceneritori comportino la riutilizzazione dei rifiuti». Niente di più falso. L’alternativa? La raccolta differenziata porta a porta:<strong> investendo appena un miliardo di euro, si ottengono 200.000 posti di lavoro. E senza inquinare, né provocare tumori.</strong><br /><br />«In realtà, anche se il calore della combustione è utilizzato per produrre elettricità, si tratta sempre di inceneritori a bassissimo recupero di energia», premette Boato: «Riciclare la carta fa recuperare 4 volte l’energia che si produce bruciandola». Per non parlare della plastica: riciclandola, si recuperare fino a 26 volte l’energia prodotta incenerendola. L’Europa, ricordano i promotori della campagna “No Inc” e della rete “Rifiuti zero”, raccomanda soprattutto prevenzione: riduzione dei rifiuti all’origine (vuoto a rendere, prodotti sfusi, liquidi alla spina, compostaggio domestico), nonché raccolta separata dei materiali e utilizzo di merci facilmente riciclabili. Solo in via del tutto subordinata si può ricorrere a discariche e inceneritori.<br /><br />E’ mistificatorio considerare i “termovalorizzatori” alla strega di centrali termoelettriche, avvertono gli ambientalisti: «Una centrale è progettata per bruciare un combustibile la cui composizione è relativamente costante e il cui inquinamento può essere analizzato e ridotto», a differenza di un altoforno brucia-tutto, nel quale la separazione meccanica per differenziare le tipologie di rifiuti è inefficace: «La grossolana separazione di una frazione “umida” (ed eventualmente del vetro) dal resto, per produrre combustibile derivato dai rifiuti, è mira soltanto a legittimare i grossi affari associati alla vendita di inceneritori o alla riconversione di vecchie centrali termoelettriche dismesse».<br /><br />Gli inceneritori, aggiungono i promotori della campagna ecologica, possono funzionare bene solo se bruciano materiale combustibile, cioè carta, plastica e legno. «Gli inceneritori impediscono perciò la possibilità di riutilizzare e riciclare la carta e la plastica. Viene così anche vanificato il generoso impegno di tante associazioni di volontariato, scuole e famiglie per la raccolta separata dei rifiuti». E dire che c’è un enorme bisogno di riciclo: «Degli oltre 10 milioni di tonnellate di carta e cartoni “consumati” in Italia, solo poco più di 2,5 milioni sono riciclati e circa 7,5 milioni finiscono in discariche e inceneritori».<br /><br />La scelta di costruire impianti di incenerimento, inoltre, scoraggia lo sviluppo di tecniche di raccolta separata, frazionamento e commercializzazione delle merci riciclate.<strong> Bruciare tutto disincentiva la stessa progettazione di merci più durature, destinate a non trasformarsi subito in rifiuti e, magari, ad essere facilmente riciclate. «Tutte operazioni – osserva Michele Boato – che potrebbero assicurare occupazione e innovazione tecnico-scientifica.</strong> In Germania la riduzione dei rifiuti (-16%) e l’aumento del riciclo degli imballaggi iniziati con il decreto Toepfer del 1991 ha mandato in crisi gli inceneritori programmati e costruiti dal 1980 al 1995».<br /><br /><strong>Da noi invece si comincia a fare i conti con quella che si annuncia come la “peste” del duemila</strong>. Bruciando carta, legno e soprattutto plastiche, si liberano nell’aria metalli tossici, micro-particelle e nanopolveri, nonché acidi, diossine, Pcb. «Sostanze tossiche e altamente cancerogene, che non sono significativamente filtrate neanche dai più sofisticati mezzi di abbattimento». Dai documenti ufficiali europei risulta che in Italia il 64% delle diossine è prodotto proprio dagli impianti di incenerimento, sottolineano i promotori della campagna verde.<br /><br /><strong>La normativa italiana è «inadeguata a tutelare la salute», visto che un inceneritore può “legalmente” immettere nell’ambiente sostanze nocive, «compresi cancerogeni certi, in quantità rilevanti, e con controlli assai poco soddisfacenti». </strong>Un esempio: un inceneritore da 800 tonnellate di rifiuti al giorno, rispettando i limiti di legge, emette 504.000 nanogrammi quotidiani di diossina. Subito dopo il traffico, aggiunge Boato, «le emissioni degli inceneritori sono una delle cause principali del moltiplicarsi di malattie degenerative in Europa, con enormi costi sociali».<br /><br />E’ ora di chiedere, quindi, la messa al bando dei “termovalorizzatori”, imitando la richiestra peraltro già avanzata dall’ordine nazionale dei medici francesi e da quello regionale dell’Emilia Romagna, preoccupati per il ruolo delle ceneri nell’atmosfera che respiriamo. Il residuo rappresenta il 25% del peso dei rifiuti trattati e contiene sostanze facilmente solubili in acqua. «Costruire inceneritori comporta quindi la creazione di discariche speciali, con ulteriori effetti ambientali su acque superficiali e sotterranee». Dov’è allora il vantaggio dell’incenerimento?<br /><br />Non certo nel portafoglio dei contribuenti: «Bruciare i rifiuti – dichiara Boato – costa molto più che raccoglierli separatamente e riciclarli: da 100 a 300 euro a tonnellata». La “convenienza” economica, aggiunge, «sta tutta nella truffa del finanziamento statale: che paga, coi nostri soldi, l’energia elettrica prodotta dagli inceneritori». Energia pagata «circa 18 centesimi al kilowattora», ovvero «oltre 4 volte il suo prezzo di mercato». Per Boato si tratta di «un conto truccato, che paghiamo noi cittadini con le tasse e le bollette».<br /><br />Alternative? L’opzione rifiuti-zero e la raccolta differenziata porta a porta. «In Italia – rilevano i promotori della campagna – molte decine di Comuni, non solo piccoli, superano l’80% di raccolta differenziata e qualcuno sta puntando a superare il 90%». Questi risultati si ottengono con una buona informazione e il coinvolgimento degli abitanti, verso un sistema di raccolta “domiciliare”, in giorni diversi per tipo di rifiuti; questo facilita il riciclo e, rivendendo alle industrie i vari materiali (carta, vetro e metalli) si riducono i costi complessivi e le tasse sui rifiuti. «Anche il residuo finora chiamato “non riciclabile” viene ora trasformato, con tecnologia italiana, in una “sabbia” per arredi da esterno e calcestruzzi».<br /><br />Investendo meno di un miliardo di euro, assicura Boato, il governo può servire con la raccolta domiciliare i 45 milioni di italiani non ancora raggiunti dal servizio.<strong> «Si creerebbero così non meno di 200.000 posti di lavoro, contro i soli 3.000 occupati che lavorano tra inceneritori e discariche», impianti peraltro del costo di 10-15 miliardi di euro. «La ricaduta occupazionale del riciclo rispetto all’incenerimento è di mille posti a uno: questa sì che è “economia verde”».</strong>Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-60957952966088202782010-07-06T05:48:00.003+10:002010-07-06T05:58:51.247+10:00L'inquinamento da polveri sottili può provocare malattie cardiocircolatorieANSA) - MILANO, 5 LUG - Basta passeggiare per una settimana in una citta' inquinata, e lo smog puo' cambiare il Dna di una persona fino a favorire la trombosi. Coaguli di sangue che nei casi piu' pericolosi portano a ictus o infarti. 'Gli effetti dell'inquinamento atmosferico non si fermano all'apparato respiratorio - spiega Andrea Baccarelli, responsabile del Centro di epidemiologia molecolare del Policlinico di Milano - ma coinvolgono molti altri distretti dell'organismo, tra cui il sistema cardiocircolatorio'<br /><br /><strong>Questa non è una novità come ci spiega il Dott. Stefano Montanari in questa pubblicazione del settembre 2007</strong><br /><br /><em>da: Stefano Montanari - L'insidia delle polveri sottili e delle nanoparticelle. Ed. MACRO Edizioni pag. 16/17 Sett. 2007</em><br /><br /> "Abbiamo visto poco fa come il particolato sia in grado di passare dai polmoni al sangue, ed è già nel sangue che riesce a fare qualche guaio.<br />Il sangue contiene una proteina solubile chiamata fibrinogeno e questa ha la capacità di mutare la propria natura chimica polimerizzando e solidificandosi quando venga in qualche modo “disturbata”, per esempio dalla presenza di un corpo estraneo. Se è vero che il fenomeno avviene in ogni soggetto, è altrettanto vero che, di norma, questa formazione viene contrastata dai sistemi biologici che tengono in equilibrio l’organismo, ma in soggetti particolari ,tutt’altro che delle rarità, l’equilibrio non viene recuperato. La forma solida di questa proteina, chiamata fibrina, è lo scheletro su cui si forma il trombo, una massa più o meno solida costituita, oltre che da un reticolo di fibrina, da piastrine, globuli rossi e globuli bianchi. In particolari condizioni particelle presenti nel sangue possono innescare la reazione. Come si è detto all’inizio, inn ambito venoso questo trombo che si è formato nel lume della vena e non è adeso alla parete del vaso migra per entrare nel circolo polmonare, dando luogo a un’ostruzione delle arterie polmonari (si chiamano arterie ma contengono sangue venoso), una condizione detta tromboembolia polmonare e che è una delle cause più frequenti di morte. Quando si è in ambito arterioso il fenomeno descritto può portare all’occlusione delle arterie di calibro più o meno importante nell’organo che diventa il bersaglio occasionale del trombo libero di galleggiare nel sangue e di esserne trasportato. La condizione, che non è necessariamente riferita al cuore si chiama infarto. Questo fenomeno da noi descritto da tempo, compare ora pubblicato da altri autori nella letteratura medica internazionale."Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-89341507778294072492010-07-04T18:08:00.001+10:002010-07-04T18:09:36.943+10:00Il Mar Rosso diventa nero. Di petrolioDa metà giugno al largo di Hurghada si combatte contro uno sversamento che minaccia le famose spiagge amate dai turisti. La notizia censurata? <br /> <br /> <br />Mentre il mondo punta gli occhi sul Golfo del Messico, chiedendosi se e quando finirà la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP e quanto sono e saranno evitabili in futuro tragedie di questo genere, più vicino all'Italia e nella disattenzione generale si consuma un'altra piccola tragedia offshore.<br />La notizia me la ha segnalata un amico, Paolo Montrasio, chiedendomi e chiedendosi: perché non se ne parla?<br />In effetti, salvo che mi sia sfuggito, non se ne parla. E non perché sia appena accaduto, va avanti da metà giugno la "marea nera" del Mar Rosso.<br />Il primo lancio di agenzia che ho rintracciato è del 23 giugno, ma si riferisce a un fenomeno già in atto: dice che il governo egiziano ha assicurato che sta facendo ogni sforzo per scoprire la fonte dell'inquinamento petrolifero che ha interessato le coste del Mar Rosso. Secondo Magdi Radi, il portavoce del governo egiziano, la fuoriuscita di petrolio potrebbe provenire da una delle piattaforme offshore nel Mar Rosso a nord di Hurghada o anche da una petroliera. Il ministro del petrolio egiziano, Sameh Fahmi, ha sottolineato che «Sono stati prelevati dei campioni nelle zone petrolifere vicino a delle piattaforme per identificare la provenienza».<br />Il 30 giugno, su CNR.media.com, la situazione sembra precisarsi, con dati e nomi: "Le famose spiagge egiziane di Hurghada, che attirano migliaia di turisti ogni anno, sono minacciate dalla fuoriuscita di greggio da una piattaforma della Gesuim Oil Company. La notizia è stata occultata per giorni dal governo. Già morti centinaia di tartarughe, pesci, delfini. La prima macchia nera era stata avvistata il 19 giugno ma la notizia è stata divulgata solo quando ormai aveva raggiunto la costa. Nel Mar Rosso si annuncia una nuova catastrofe ambientale con centinaia di tartarughe, delfini, pesci e specie morte o in agonia. Le immagini, arrivate da poco, rimandano al recente guasto nell'impianto della BP nel Golfo del Messico. Certamente quello della Deep Water ha effetti molto più devastanti ma le implicazioni per la British Hurghada, così si chiama il paradiso ecologico e turistico colpito dalla fuoriuscita del greggio, potrebbero essere preoccupanti. Le prime voci parlano di una fuoriuscita da una piattaforma di gestita dalle Geisum Oil Company, sussidiaria della Egyptian General Petroleum Corporation, situata su uno spuntone roccioso a 35 chilometri dalla costa. Il ministro del petrolio egiziano, Sameh Fahmy, ha comunicato poco fa che l'origine della falla non è ancora stata individuata con certezza. Il primo ministro Ahmed Nazif invece ha preferito non commentare la notizia. C'è da dire che l'Egitto non è nuovo a episodi di copertura di disastri ambientali causati da aziende statali. Un'altro motivo per cui la notizia potrebbe essere stata coperta finora è il danno che potrebbe provocare nel flusso di turisti che ogni anno affollano le spiagge di quella regione che ha come principale attività di sussistenza proprio il turismo".<br />Ecco. La notizia è peraltro ripresa pari pari dal sito allAfrica e ricompare poi su qualche blog dove si lamenta appunto il silenzio calato sulla vicenda.<br />Sono notizie frammentarie e per questo ancora più allarmanti che raccontano di una marea nera fuori controllo tenuta a bada con barche di pescatori, retyi e spugne là dove nel Golfo del Messico nemmeno le più sofisticate tecnologie sembrano in grado di arginare il diastro. A due passi dall'Italia e dal Mediterraneo. <br /> <br />http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=90&ID_articolo=467&ID_sezione=163&sezione=Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-58592279063819641042010-07-04T15:49:00.001+10:002010-07-04T15:51:09.741+10:00Gulf Cost. centrali nucleari a rischio marea nera?LIVORNO. Tre associazioni ambientaliste, Beyond Nuclear, Three Mile Island Alert e Unplug Salem, che negli usa vengono chiamati "nuclear watchdog groups" hanno lanciato l'allarme per i guai che potrebbe provocare alle centrali nucleari costiere la marea nera provocata dall'esplosione e dall'affondamento della piattaforma Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, visto che utilizzano acqua di mare per il raffreddamento di pompe e di altri dispositivi di sicurezza.<br /><br />Il 14 giugno i rappresentanti delle tre associazioni hanno scritto una lettera alla Nuclear Regulatory Commission Usa (Nrc), Coast Guard, al Department of Homeland Security e alla National Oceanic and Atmospheric Administration (Noaa) per chiedere informazioni sulla fuoriuscita di petrolio e sulle iniziative prese per proteggere da eventuali danni i sistemi di sicurezza delle centrali nucleari.<br /><br />Scott Portzline, che segue la vicenda per Three Mile Island Alert, ha detto che «Finora non abbiamo ricevuto una risposta ufficiale. Ma non è insolito. Di solito dalla Nrc non si sente nessuna risposta per almeno un mese».<br /><br />I nuclear watchdog chiedevano che le Agenzie federali e statali garantissero che stanno coordinando gli sforzi per prevenire problemi di sicurezza nelle centrali nucleari costiere. «Anche se l'acqua di mare non è utilizzata per raffreddare i reattori stessi, viene usata nei sistemi di raffreddamento secondari degli impianti. Ci sono preoccupazioni che la contaminazione potrebbe danneggiare tali sistemi».<br /><br />Nella lettera le associazioni chiedevano informazioni dettagliate sul monitoraggio dello sversamento di petrolio sotto la superficie e ciò che stanno facendo per difendere le centrali nucleari dall'arrivo di greggio, disperdenti chimici e idrati e metano disciolti.<br /><br />Secondo l' Institute for Southern Studies, tra le centrali nucleari che potrebbero essere toccate dalla marea nera c'è quella di Progress Energy, il Crystal River plant (nella foto), sulla costa della Florida, quella di Tukey Point della Florida Power & Light e le centrali nucleari d St. Lucie sulla costa meridionale atlantica della Folrida.<br /><br />Quelle dei no-nuke americani non sono fisime: già il 12 maggio, a 22 giorni dall'incidente della piattaforma Bp, il Department of energy's office of electricity delivery and energy reliability ha riconosciuto l'esistenza di rischi potenziali: «Se l'approvvigionamento idrico per queste strutture venisse contaminato dal greggio, i sistemi di raffreddamento ad acqua potrebbe essere danneggiati».<br /><br />Anche Progress Energy aveva annunciato che stava tenendo sotto controllo la marea nera e che aveva approntato un sistema dio barriere galleggianti per difendere i canali di acqua di marina dai quali succhia l'acqua per la centrale di Crystal River, che è attualmente è chiuso per lavori di riparazione.<br /><br />«Se il petrolio si avvicinerà alle nostre centrali - ha detto l'impresa nucleare - lavoreremo con i nostri oil spill-response contractor per aumentare le misure di protezione esistenti».<br /><br />D'altronde, come sa molto bene Unplug Salem, esiste già un precedente riguardo alla chiusura di una centrale nucleare a causa di uno sversamento petrolifero: nel 2004 la centrale di Salem, a Lower Alloways Creek, nel New Jersey, fu chiusa per due settimane dopo che una petroliera sversò 165.000 galloni di greggio vicino a Philadelphia, un'inezia rispetto all'olocausto ambientale e di biodiversità in corso nel Golfo del Messico. Beyond Nuclear, Three Mile Island Alert e Unplug Salem fanno notare che in quell'occasione «I funzionari della Guardia Costiera non avevano il numero di telefono della centrale nucleare. Così hanno chiamato il presidente del gruppo Unplug Salem a casa nel bel mezzo della notte. Vorremmo essere certi che questa volta nessuno sia colto di sorpresa», scrivono i nuclear watchdogs nella loro lettera alla Nrc.<br /><br />Gli ambientalisti sono preoccupati anche per le centrali ad olio e carbone della regione, potrebbero subire gli stessi effetti a causa della marea nera. La Southern Co ha già messo delle barriere galleggianti alla sua centrale a carbone James F. Crist, nella Florida nord-occidentale, dove l'impianto prende l'acqua dall'Escambia River, un fiume che sfocia nella Pensacola Bay, già inquinata dal petrolio della piattaforma Bp, la compagnia energetica tiene sotto sorveglianza anche la situazione di un'altra centrale, la Jack Watson, a Gulfport, nel Mississippi.<br /><br /> http://www.greenreport.it/_new/index.php?page=default&id=5647Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-38839693817654049672010-03-18T09:24:00.000+11:002010-03-18T09:25:30.376+11:00Bloccare post o cambiare strategia?Bloccare i post o cambiare strategia? <br />Scritto da Stefano Montanari <br />mercoledì 17 marzo 2010<br />Numero di visite: 190<br /><br />Cari Signori con una coppola virtuale a coprirvi il capo,<br /><br />Per quanto io mi sforzi, non riesco a non sentire simpatia per voi come, del resto, sento per tutti i perdenti.<br /><br />Ci avevate provato, e con successo, un paio d’anni fa quando mi presentai alle elezioni politiche in qualità di candidato premier. La RAI mi evitò per quanto le fu possibile, le reti Mediaset non mi ospitarono nemmeno per un secondo, i giornali m’ignorarono se si eccettua qualche sporadica e imperfetta menzione, e così quella candidatura che tanto infastidì, per sua stessa ammissione, un comico che fa ridere solo quando non se ne rende conto e, soprattutto, infastidì chi lo fa funzionare, non raccolse che una manciata di voti.<br /><br />Cari Signori, ci avete provato lavorando per un anno e mezzo quatti quatti per portarmi via il microscopio, incuranti di tutto quanto aveva portato all’acquisto dell’apparecchio e della sua sola ragione di esistere. E, per essere tranquilli, avete recapitato l’oggetto proprio laddove era certo che non solo non avrebbe costituito un pericolo per i vostri affari, ma che avrebbe lavorato per voi (vedi l’attività di Urbino a favore dell’impianto a biomasse di Schieppe cui io mi opposi). Naturalmente bisognava giustificare la manovra davanti al popolo e così vi siete valsi di quattro nullafacenti, quattro personaggi da cortile che potevano prestarsi alla bisogna.<br /><br />E che dire dei media che non informano delle mie conferenze o dei manifesti che le riportano strappati con cura quasi maniacale? O delle mie conferenze stampa precedute da lettere inviate diligentemente da voi Signori a giornali e giornalisti con i quali questi vengono “diffidati” dal partecipare, cosicché, sempre a causa dell’italico “tengo famiglia” e dell’altrettanto italico “chi me lo fa fare?” si preferisce dedicare una bella pagina al tranquillo e rassicurante festival del castagnaccio?<br /><br />Ora, poi, io salto fuori imprudentemente con questa mia ennesima sparata: i filtri antiparticolato non fanno bene alla salute. Ma come! E il vostro business? E il business degli amici? Così, ecco che, uscito il mio post a quel proposito, su parecchi computer, compreso il mio, chi tentasse di accedere all’articolo troverebbe un avvertimento che recita:<br /><br />Pericolo: AVG Active Surf-Shield ha rilevato minacce attive in questa pagina e ha bloccato l'accesso per garantire la protezione del computer. <br />La pagina a cui si sta tentando di accedere è stata identificata come minaccia conosciuta, phishing o sito Web di ingegneria sociale noto. È stata pertanto bloccata per garantire la protezione del computer. Senza protezione, ad esempio quella garantita da AVG Security Toolbar e AVG, il computer rischia di essere compromesso o danneggiato oppure si rischia il furto dei dati personali. Seguire uno dei suggerimenti seguenti per continuare.<br /><br />URL: wdejpdhwthr.com/nte/GOLDMN.html/oH9363b243V0100f070006R621acc43102Td8fcce56201l0010324<br />Nome: IE 6&7 0-day exploit (type 332)<br /><br />Naturalmente, niente di tutto questo è vero: sito e post sono puliti, ma che importa? Intanto ci sarà chi non avrà voglia di rischiare e non leggerà niente. Non è molto, ma più di questo chi vi comanda non vi poteva chiedere di fare.<br /><br />Ecco, allora, cari Signori con la coppola virtuale, il motivo della mia simpatia per voi: siete degli sconfitti e siete destinati a restare sconfitti per sempre. Avete perso e continuerete a perdere perché i delinquenti perdono per socratica definizione. Avete perso perché i nostri studi continuano. Avete perso perché non siete nemmeno capaci di tacitarmi con quello “strano incidente stradale” che più volte qualcuno mi ha predetto. Avete perso perché, comunque sia, quello che dico e che è documentato al di là di qualsivoglia dubbio continuerà a percolare come i veleni delle discariche mal concepite attraverso le maglie del vostro malaffare verso quell’intelligenza che non siete riusciti e che non riuscirete ad anestetizzare strillando in piazza, insinuando diffamazioni, comprando i mezzi d’informazione, rimbecillendo chi è già portato geneticamente per il rimbecillimento. E allora avete tutta la simpatia che ho sempre portato per chi correva meno veloce di me.<br /><br />Ad ogni modo, nel caso in cui voi Signori riusciste ad impedire la lettura dei miei post, ci sarà qualcuno che li farà circolare. Vedi, ad esempio, lo splendido blog di Marco Cedolin http://ilcorrosivo.blogspot.com/2010/03/filtri-antiparticolato-lesempio-della.html e certo ci saranno altri. Bloccarli tutti sarà un lavoraccio.<br /><br />Fuori argomento, ma sempre d’interesse per le vostre attività, potete andare su Arcoiris e cercare http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Search&testo=onlus+ricerca+%E8+vita&tipo=testo<br /><br />Per riuscire a vedere i video senza interruzione, la cosa migliore è scaricarli prima per intero.<br /><br />Con ossequi,<br /><br />Stefano Montanari<br /><br />P.S. delle 11.05: Pare che l’avviso sia scomparso. Ieri ho informato Microsoft dell’intrusione e credo che il problema sia stato risolto. Alla prossima.Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-68615127189445394072010-02-10T20:07:00.000+11:002010-02-10T20:08:16.419+11:00OGM: punto di non ritorno?OGM: punto di non ritorno?<br />Marcello Pamio - 8 febbraio 2010<br /><br />Entro aprile 2010 gli ogm faranno il loro ingresso nell’agricoltura italiana. Parola del Consiglio di Stato! <br />Il più alto organo della “giustizia amministrativa” italiana, ha sentenziato il 19 gennaio 2010 (con sentenza depositata in Segreteria), almeno sulla carta, un punto a favore (e palla al centro) dei colossi del biotech. <br />I giudici amministrativi hanno accolto il ricorso di Silvano Dalla Libera, vicepresidente dell’ Associazione Agricoltori Futuragra[1], un’associazione “culturale” di Vivaro a Pordenone, composta da circa 500 imprenditori agricoli che vogliono a tutti i costi coltivare gli ogm, in particolare il mais (Mon 810) della Monsanto (leggi Pfizer). <br />Il sito ufficiale di tale “associazione culturale”, è un poutporri di propaganda disinformativa in merito agli organismi geneticamente modificati. <br />“La sentenza è inappellabile - dichiara pubblicamente Silvano Dalla Libera - e la sua “mancata applicazione…creerebbe un danno enorme all’agricoltura italiana! <br />Il vicepresidente di Futuragra parla di danno all’agricoltura italiana se gli ogm verranno bloccati, e non parla invece del danno alla salute delle persone, se gli ogm entreranno nella catena alimentare diretta (visto che già ci entrano attraverso quella indiretta cioè l’alimentazione animale: il 92% dei mangimi per animali sono etichettati ogm[2])!<br /><br />Facciamo un po’ di chiarezza per capire cosa è effettivamente avvenuto. <br />Silvano Dalla Libera nel 2007 si era rivolto al Tribunale dopo che il ministero delle Politiche agricole gli aveva negato l’autorizzazione alla semina di mais ogm, per la mancanza dei piani regionali di coesistenza. Dopo un primo pronunciamento del T.A.R. e un ricorso ora arriva la decisione finale del Consiglio di Stato. <br />Questo non significa assolutamente che gli agricoltori italiani possono e potranno seminare mais ogm!<br /><br />È molto probabile e se lo augurano tutte le persone intelligenti e consapevoli che non hanno alcun interesse economico, che il Ministro Luca Zaia impedisca di fatto la coltivazione, visto che ben sei paesi dell’U.E., Francia, Germania, Austria, Ungheria, Grecia e Lussemburgo hanno bandito il mais transgenico Mon 810 della Monsanto. <br />Nonostante la maggioranza degli italiani (il 74%) sia contraria al cibo frankenstein, nonostante sempre più evidenze scientifiche tenute ovviamente nascoste, dimostrano che gli ogm non sono la panacea per la fame nel mondo, ma creano problemi seri di salute a terreni e consumatori, la domanda sorge spontanea: perché vogliono a tutti i costi farceli mangiare? <br />Certamente le pressioni economiche sono incommensurabili, e la politica, da che mondo e mondo, è alla mercè del potere finanziario. Non sbagliava il grande poeta statunitense Ezra Pound quando denunciava il servilismo della politica nei confronti dell’economia (“i politici sono i camerieri del potere economico”).<br /><br />Business da capogiro <br />La d.ssa Marina Mariani, agronoma, esperta in ogm e docente di legislazione e sicurezza alimentare al Politecnico del Commercio di Milano, a tal proposito ricorda che nel mondo gli ogm più coltivati sono prevalentemente sei: soia, mais, colza, cotone, riso e frumento. Oltre 125 milioni di ettari sparsi in 23 paesi, diffusi principalmente negli Stati Uniti, Argentina, Brasile, Canada, Cina e India. <br />Nonostante questo, a tirare le fila dell'immane mercato sono davvero in pochi: cinque colossi multinazionali, quali Monsanto, Du Pont, Syngenta, Bayer Crop Science e Dow. <br />Da soli gestiscono il 35 percento del mercato mondiale delle sementi, alimenti base per il 50% della popolazione mondiale![3] <br />Un business da capogiro.<br /><br />Le aziende interessate all’affaire ogm, non sono piccole società o ridicole associazioni pseudo culturali, ma i più potenti gruppi della chimica e farmaceutica planetaria, i quali speculano e guadagnano miliardi di dollari ogni anno non solo nelle sementi brevettate o nei pesticidi cancerogeni, ma soprattutto nella creazione di malati! <br />Nel solo mondo occidentale, il cosiddetto “mercato della malattia”, surclassa quello delle armi e del petrolio. <br />Noi tutti pensiamo che i mercati del petrolio e delle armi siano i più floridi, ma non è così nella realtà. <br />La malattia è il mercato più attraente che esista, anche perché oltre all’indubbio guadagno economico c’è anche il controllo delle masse: una persona ammalata non è libera!<br /><br />Quindi da una parte ci mettono a disposizione: <br />- Sistemi di coltivazione velenosi e tossici per l’ambiente e quindi per l’uomo che a lungo andare indeboliscono la salute dei terreni e dell’uomo stesso, predisponendoci alle malattie; <br />- Sementi che muoiono ogni anno costringendo i coltivatori a comperarli a fine raccolto, rendendoli sempre più schiavi al Sistema monopolistico (vedi cosa sta accadendo nel mondo in paesi come India, Iraq e moltissimi altri; <br />- Alimenti modificati geneticamente che lentamente ma inesorabilmente avvelenano l’organismo animale e umano;<br /><br />Punto a) e c) <br />Una volta che la popolazione è sempre più ammalata, le stesse corporation stenderanno gentilmente le mani offrendoci pillole, vaccini, esami, operazioni, farmaci contro quelle malattie da loro stesse create e incrementate a tavolino!!!<br /><br />Punto b) <br />Quando dal punto di vista economico saranno strozzati tutti i coltivatori convinti, come quelli di Futuragra e anche quelli restii agli ogm, a causa dell’infestazione e diffusione a distanza delle spore, le corporation avranno nelle loro mani l’intera produzione di alimenti globale. Controllando la produzione alimentare avranno ovviamente il controllo della vita di centinaia di milioni di persone.<br /><br />Il problema delle sementi <br />Molti lettori ricorderanno che nella gelida isola di Spitsbergen (leggi articolo completo), nel desolato arcipelago delle Svalbard stanno costruendo la superbanca delle sementi, destinata a conservare 3 milioni di varietà di piante di tutto il mondo. Una banca scavata nel granito, con chiusure a prova di bomba, sensori di movimento e una muraglia di cemento armato spessa un metro. Una specie di "Arca dell'Apocalisse". <br />Il grosso problema è che il finanziatore principale è la Fondazione Rockefeller assieme a Monsanto e Syngenta (i due colossi del biotech), la Pioneer Hi-Bred che studia ogm per la chimica DuPont e la Fondazione "Bill & Melissa Gates" di William III Gates il patron della Microsoft. <br />Di banche di sementi ne esistono almeno un migliaio in giro per le università del mondo, per l'esattezza, secondo la FAO sono 1400. Perché proprio questa? <br />Ricordiamo a questo punto le parole pronunciate da Henry Kissinger intorno agli anni '70: «Chi controlla il petrolio controlla il Paese; chi controlla il cibo, controlla la popolazione». <br />Il petrolio i Rockefeller lo controllavano all'inizio del secolo scorso con la Standard Oil, oggi lo controllano con il cartello petrolifero mondiale.<br />Quindi si stanno organizzando per controllare il cibo...<br /><br />Il problema dell’acqua <br />Infine, ma non per importanza, c’è il grosso problema dell’acqua. <br />Le coltivazioni intensive, a differenza di quelle biodinamiche, hanno bisogno di grandi quantitativi di acqua: solamente la zootecnia e l’agricoltura divorano circa il 70% di tutta l’acqua del pianeta. <br />Un esempio per tutti: per produrre 1 tonnellata di mais, usato poi per alimentare poveri animali da macello, necessita di circa 1000 tonnellate di acqua! <br />Terreni aridi, pregni di sostanze chimiche come pesticidi, diserbanti ma privi dell’importantissimo e vitale humus, non assorbono correttamente l’acqua e quando piove tanto avviene quel fenomeno chiamato ruscellamento. In pratica l’acqua, che non viene assorbita correttamente dalla terra (per colpa dell’uomo), andrà a finire nelle falde acquifere portandosi dietro oltre al letame, pesticidi, diserbanti, crittogamici e quintali di farmaci (antibiotici, antistaminici, ormoni, beta-bloccanti, ecc.) dati agli animali. <br />Le falde acquifere dove noi tutti beviamo, compresi anche i 500 soci di Futuragra e le loro famiglie, non a caso è sempre più inquinata.<br /><br />Il controllo globale <br />Quindi stiamo parlando di un progetto occulto di Controllo globale e non è quindi un problema solo economico. <br />Per ultimo ci sono i fenomeni meteorologici che si stanno sempre più estremizzando, con prolungati periodi di siccità e di piovosità, studiati a tavolino (vedi H.A.A.R.P. e scie chimiche) per causare massimi danni alle colture e spingere agricoltori e ministeri dei vari paesi verso colture apparentemente più resistenti e produttive[4]. <br />In poche parole, il mondo intero sarà costretto a ricorrere ai sistemi ogm brevettati appositamente per noi dalle lobbies, strada senza ritorno che porterà alla scomparsa delle sementi autoctone riproducibili, in cambio di sementi penosamente sterili e alla dipendenza totale e schiavistica nei riguardi dei nuovi monopolisti.[5]<br /><br />Cosa possiamo fare? <br />E’ arrivato il momento di svegliarci da questo sonno profondo, di muoverci per evitare l’inevitabile, anche perché se dovessero entrare gli ogm nelle coltivazioni tradizionali, difficilmente potremo tornare indietro, proprio a causa della loro enorme e veloce infestazione. <br />Organizziamo convegni, congressi per sensibilizzare le popolazioni e i coltivatori ignari dell’importanza di una alimentazione sana e quindi del pericolo di una alimentazione basata su organismi geneticamente modificati, soprattutto nella dieta dei bambini. <br />Incoraggiamo la nascita e/o aiutiamo la diffusione dei Gruppi di Acquisto Solidale (G.A.S.) e dei seedsavers, cioè dei gruppi di scambio sementi biologiche, perché se scompariranno le sementi autoctone, originarie, per colpa dell'invasione degli ogm, un domani dovremmo chiedere il permesso alla Fondazione Rockefeller....<br />Per le persone che credono ancora nei politicanti, invece, facciano sentire la loro voce con i rappresentati di partito. Con il Trattato di Lisbona abbiamo perduto la sovranità monetaria, giuridica, economica e politica il tutto nelle mani dell’oligarchia bancaria internazionale: cerchiamo almeno di impedire la perdita di quella alimentare… <br />Nei piccoli supermercati o dal negoziante di fiducia, chiediamo e pretendiamo solo alimenti biologici o biodinamici; evitiamo di fare acquisti nei grossi centri commerciali, tutti a capitale straniero.<br /><br />La scelta vegetariana biologica è per esempio, il primo passo, o come diceva il grande Leone Tolstoi: “il primo gradino di un progresso spirituale“. <br />Progresso spirituale, ma anche etico e morale, nei confronti della Natura e degli animali, importante e attualmente impellente.Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-19273444232137833712010-02-06T09:15:00.001+11:002010-02-06T09:17:29.140+11:00INCENERITORI: IN VENETO PASSA IL DIVIETOIl Consiglio Regionale del Veneto approva il divieto a costruire nuovi inceneritori: si compie un passo importante verso una migliore gestione dei rifiuti e si segna un possibile cambiamento di rotta. Alle reazioni entusiaste dei cittadini e di parte della classe politica si oppone lo sconforto di chi vede sfumare un ennesimo ottimo affare alle spese della comunità <br /><br />di Andrea Degl'Innocenti <br /><br />Tira un'aria migliore in Veneto da qualche giornoTira un'aria migliore in Veneto da qualche giorno. Nella seduta del 28 gennaio scorso il Consiglio Regionale ha votato con una netta maggioranza (28 favorevoli, 9 contrari, 4 astenuti) che d’ora in avanti nessun impianto di smaltimento per rifiuti speciali o pericolosi potrà essere approvato, né saranno concesse autorizzazioni all’esercizio di nuovi impianti, senza che prima entri in vigore uno specifico Piano regionale.<br />Che gli inceneritori fossero nocivi per la salute dell'uomo lo sapevamo ormai da tempo, le loro emissioni sono fra le maggiori responsabili di malattie gravissime e spesso mortali. Ciononostante in Italia i costi dello smaltimento dei rifiuti tramite incenerimento sono indirettamente sostenuti dallo Stato sotto la forma di incentivi alla produzione di energia elettrica; incentivi che gravano direttamente sulle spalle dei cittadini, che si ritrovano a dover pagare un 7 per cento in più sulle bollette (i cosiddetti Cip 6).<br /><br />Con la decisione della regione Veneto si segna un importante cambio di rotta, un “grosso passo avanti per l’alternativa all'incenerimento dei rifiuti” come scrive felice un membro del Movimento a Cinque Stelle di Treviso, sul blog di Beppe Grillo.<br /><br /><br />Il dibattito si era aperto quattro anni fa in seguito al progetto di costruire due mega-inceneritori per la distruzione di 250 mila tonnellate ciascunoIl dibattito si era aperto quattro anni fa in seguito al progetto di Unindustria Treviso, di costruire due mega-inceneritori per la distruzione di 250 mila tonnellate ciascuno. Due impianti che – spiega Lucia Tamai dei Comitati riuniti Rifiuti Zero di Treviso e Venezia – “Unindustra Treviso voleva imporre senza alcuna condivisione col territorio”. La decisione del Consiglio però trascende dal caso specifico e di fatto vieta la costruzione di qualsiasi impianto di incenerimento fino all'approvazione di un Piano regionale.<br />All'esultanza dei cittadini e di parte della classe dirigente, si contrappone lo sconforto di chi aveva fin dal principio appoggiato la remunerosa iniziativa. Perché di soldi si tratta, e il Presidente della Regione uscente Giancarlo Galan non tenta neanche troppo di nasconderlo. “Non si costruiranno più termovalorizzatori – dichiara – e le scorie finiranno in Germania: vorrà dire che ci troveremo ad alimentare un business enorme per altri, perdendoci molti soldi”.<br /><br /><br />Di soldi si tratta, e il Presidente della Regione uscente Giancarlo Galan non tenta neanche troppo di nasconderloGli fa eco, altra voce “disinteressata”, Andrea Tomat, Presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Treviso secondo il quale “il consiglio regionale ha perso una grande occasione per trovare una soluzione praticabile al problema dello smaltimento dei rifiuti” arrivando persino ad aggiungere “a totale discapito del benessere generale della collettività”.<br />Persino il Corriere della Sera, pur nel suo stile sempre falsamente neutrale, appoggia la linea di Galan, parlando della decisione come di una pugnalata alle spalle del Governatore.<br /><br />Allora di fronte ai soliti lacci economici che avvinghiano tanto la politica quanto i media affidiamoci, per concludere, alle parole genuine di Maurizio, un cittadino che ha lottato insieme a molti altri contro l'iniziativa. “I cittadini, parte dei politici locali e delle istituzioni, hanno iniziato ad aprire gli occhi. Si inizia a pensare al futuro dei nostri figli, a non ascoltare solo i mezzi d’informazione”.Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-17050530099854588522010-01-18T19:17:00.001+11:002010-01-19T09:30:43.357+11:00Lettera del Comune di San Francisco al Sindaco di ParmaE' arrivata ufficialmente la lettera del Comune di San Francisco al Sindaco di Parma, con tanto di LOGO della città e su carta riciclata al 100%. Ecco la traduzione italiana<br /><br /><br /><br />Caro Sindaco Vignale<br /><br />sono rammaricato nell’apprendere che Parma stia considerando di trattare i propri rifiuti solidi urbani <br /><br />mediante un inceneritore. <br /><br />Gestisco programmi ambientali per una grande città, geograficamente costretta, e voglio portare alla Sua attenzione <br /><br />il nostro successo: noi ricicliamo e compostiamo il 72% del nostro flusso di rifiuti.<br /><br /> <br /><br />Trasformiamo i residui di cibo e gli sfalci del verde in fertilizzante organico, molto richiesto dalle fattorie e dalle vigne locali. Questo fertilizzante arricchisce il nostro terreno, ci fa risparmiare nell'utilizzo dell'acqua, riduce l'uso di pesticidi <br /><br />e fertilizzanti sintetici e allo stesso tempo riduce le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.<br /><br /> <br /><br />Parma è il centro dell’Emilia Romagna, la patria di alcuni dei più famosi e squisiti cibi e vini del mondo. Se voi produceste fertilizzanti dagli scarti di cibo invece che bruciarli, sono sicuro che trovereste un mercato pronto fra le fattorie <br /><br />e le vigne della vostra zona. Consideri la Sua decisione di fare compost e di arricchire la Sua regione come un contributo <br /><br />a questa copiosa eredità dell’Emilia Romagna ed un passo in avanti nella salvaguardia del nostro pianeta.<br /><br /> <br /><br />Trent' anni fa, San Francisco ha dovuto fronteggiare un’emergenza rifiuti e prese seriamente in considerazione <br /><br />la costruzione di un inceneritore. Fortunatamente la nostra popolazione ha mostrato una grande lungimiranza <br /><br />e si è sollevata per respingere questo progetto. <br /><br />Ancora oggi San Francisco continua ad avere una esplicita politica di opposizione all’inceneritore. <br /><br />Non abbiamo compiuto questo passo con leggerezza, né Le offriamo i nostri consigli senza offrirLe anche il nostro aiuto <br /><br />e sostegno. Le diamo il benvenuto e La invitiamo a visitare San Francisco e ci organizzeremo per mostrarLe <br /><br />il nostro programma di lavoro nel riciclo e nel compostaggio, così come Le mostreremo come recuperiamo <br /><br />più del 72% del nostro flusso di rifiuti municipali per scopo benefico.<br /><br /> <br /><br />Infine, La esorto ad unirsi alle 100 città che nel 2005, in occasione della Giornata Mondiale per l' Ambiente <br /><br />delle Nazioni Unite, hanno sottoscritto qui a San Francisco l’Accordo Ambientale Urbano.<br /><br /> <br /><br />Con grande stima,<br /><br />Jared Blumenfeld<br /><br />Direttore Dipartimento Ambiente<br /><br />San Francisco<br />http://federicovalerio.splinder.com/post/21942333/San+Francisco+chiama+ParmaOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-27398820339741336412009-12-19T09:35:00.005+11:002009-12-19T10:02:22.362+11:00RIFIUTi: L'INCUBO DEL NUCLEAREhttp://www.nonukes.it/rna/nucleare.htm.<br /><br />Tratto da:<br /><strong>Rifiuti: l'incubo del nucleare - Voll. 1-6 [HD] </strong><br /><br /><em>Versione in italiano di "Déchets - Le cauchemar du nucléaire" - Il documentario recentemente tramesso dalla TV Franco tedesca Arte'. Tradotto e diffuso da RNA, in italiano, grazie alle collaborazioni nate in rete</em> <br /><br />Militari o civili le fabbriche nucleari producono comunque rifiuti radioattivi.<br /><br /><strong>LE HAGUE</strong><br /><br />Anche la Francia possiede la sua fabbrica atomica, la fabbrica dei trattamenti di rifiuti di Le Hague è dello stesso tipo di quella di Mayak (Russia)<br />Yamik R di Greenpeace France, studia da 20 anni l'impatto di questa fabbrica sull'ambiente.<br />“ Qui siamo sull'allineamento dell'uscita del tubo di rifiuti radioattivi, che arriva dalla fabbrica COGEMA che si trova dietro di me, questo tubo finisce in mare, 4,5 km. di tubature e scarico a 1700 m. dall'estremità della punta di Le Hague.<br /> <strong>Qui sotto c'è l'equivalente di 33 milioni di fusti da 200 l. di rifiuti nucleari, che ogni anno passano in questo tubo e finiscono in mare.</strong> Se questi prodotti fossero condizionati in fusti... dal 1993 sarebbe vietato abbandonarli...<br />[NDR Confezionati in fusti...è vietato abbandonarli in mare e invece ...riversarli in mare è legalitariamente legalitario ]<br />L'accordo internazionale del 1993 aveva vietato i rigetti in mare, ma solo a partire dalle navi. Può sembrare paradossale, ma...i rigetti in mare dalle condutture terrestri sono legali.<br /><strong>La conduttura della fabbrica di Le Hague rigetta ogni giorno 400 m3 di rifiuti radioattivi nella Manica</strong>.<br />Si possono rilevare elementi come iodium 129 picco all'Artico.<br />Greenpeace ha filmato queste squadre di sommozzatori che effettuano prelievi sottomarini. <strong>Le analisi fatte nel laboratorio della CRIRAD dimostrano che fondali sottomarini sono diventati discariche radioatt</strong>ive.<br />Questa conduttura rigetta Cesium, Cobalt ed altri elementi che ritroviamo nella catena alimentare, nelle alghe, nei crostacei e nei molluschi<br />In seguito all'investigazione fatta sulla conduttura e a tutto quello che abbiamo dimostrato abbiamo pensato che esistesse anche un'altra emissione: i rigetti gassosi.<br />Per trovarci all'altezza delle ciminiere abbiamo pensato di utilizzare un aquilone, sul quale abbiamo montato un tubicino e abbiamo pompato l'aria e i gas all'altezza delle ciminiere<strong> e abbiamo trovato soglie importanti di decine di migliaia di Bq/l d'aria di tutti i prodotti radioattivi rigettati.</strong> <br />Siamo stati i primi a effettuare queste misure. In seguito a queste misure di Krypton effettuate nell'ambiente abbiamo voluto sapere cosa succedeva correttamente, dunque abbiamo utilizzato un softwere americano, lo stesso usato da Cogema, per capire la dispersione del Krypton 85,<strong> siamo partiti dalle fonti delle ciminiere e ci siamo accorti che con il vento, in due o tre giorni,,, l'insieme dell'Europa è contaminata da questi scarichi. Abbiamo fatto esperimenti e abbiamo visto che si poteva rilevare il combustibile della Cogema di Le Hague sui tetti dell'Università di Gand in Belgio e di Ginevra in Svizzera.</strong><br /><br /><strong>Con questi scarichi siamo quasi nella condizione dell'incidente permanente, come per un problema a una centrale nucleare, è una situazione accidentale permanente, ma legale.</strong><br />I prelievi effettuati presso la fabbrica di Le Hague sono stati analizzati da Bruno Chareyron della Cerrirad.<br />“ I prelievi effettuati da Greenpeace con gli aquiloni hanno dimostrato un'attività molto importante in Krypton nell'aria sopra Le Hague, ventate di 90.000 Bq/m3 e come queste ventate intervengano in permanenza nelle ore lavorative, ci sono in media livelli di Krypton che possono essere nell'ordine di 1000Bq/m3 in permanenza sopra i villaggi a L Hague. <strong>Sarebbe a dire che la gente respira permanentemente Krypton radioattivo ossia aria radioattiva</strong>.<br />La fabbrica di Le Hague è veramente una delle installazioni al mondo che ha le autorizzazioni più importanti.<br />Per esempio vediamo la quantità di Krypton scaricato dall'insieme di tutte le prove nucleari, le 500 prove atmosferiche di armi nucleari hanno questa grandezza.<strong> Vediamo che in un anno la fabbrica di Le Hague, per esempio ne '99 ha scaricato nell'aria più di Krypton 85 che tutte le esplosioni atomiche fatte per decenni...dall'uomo.<br />E siccome il periodo di questo gas è di 10 anni, si accumula progressivamente </strong>nell'atmosfera, si vede su questo grafico dagli anni 60 ad oggi, che concentrazioni di Krypton radioattivo nell'atmosfera dell'emisfero nord...aumenta sempre, e questo è dovuto agli scarichi installazioni di ritrattamento di Le Hague.Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-89853723887291884522009-12-16T00:59:00.002+11:002009-12-16T01:01:00.938+11:00Theleton e radioattivitàE' in corso sulle reti RAI la campagna di Telethon per raccogliere fondi sulla ricerca contro le malattie genetiche. Conosciuti presentatori intervistano ricercatori, persone e bambini malati che sperano in questa ricerca per una guarigione o quantomeno una migliore qualità di vita. La campagna prosegue ininterrottamente per spingerci a donare quello che possiamo affinchè questa ricerca prosegua e ottenga i risultati sperati. Tutto questo è importante e certamente lodevole.<br /><br />Peccato però che su un altro fronte si faccia di tutto per aumentare a dismisura questo tipo di malattie, e parlo del programma di governo per la nuova costruzione di centrali nucleari. <br />Riporto qui sotto alcune informazioni su quello che a livello genetico e ereditario può accadere dopo un esposizione ad una fonte radioattiva. Sarebbe importante che le ricerche oltre a trovare le cure per queste tipo di malattie mettessero in evidenza con la stessa forza mediatica le cause di queste malattie e sottolineassero che l'ambiente in cui viviamo, l'aria che respiriamo, quello che mangiamo, se inquinati da veleni e da radioattività portano malattie e malformazioni provenienti dall'alterazione del DNA e quindi di natura genetica. Dobbiamo anche ricordare che le persone che hanno la fortuna di guarire passano comunque attraverso un calvario di dolore. Quindi importante senza dubbio la ricerca per guarire le persone malate, ma ancora di più quella che fa si che le persone non si ammalino a causa dell'ambiente in cui vivono. <br />Questa ricerca purtroppo sembra non interessare nessuno e nessuno ci chiede soldi per sostenerla, anzi le sovvenzioni vanno ai costruttori di fabbriche di morte. <br /><br />Enrica Martolini<br />-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------<br /><br /><em>Effetti somatici ritardati<br /><br />I più importanti sono la cataratta e le neoplasie specialmente leucemia, tumori della tiroide, della pelle, delle ossa.<br /><br />2) Effetti genetici<br /><br />Effetti sulla prima generazione<br /><br />Questi possono essere il risultato di un danno ereditario o embrionale. Il danno ereditario è costituito dal danno subito dalle cellule germinali (uova e spermatozoi) e legato ad alterazioni cromosomiche e a mutazioni dominanti. Il danno embrionale si presenta con malformazioni che possono essere compatibili o incompatibili con lo sviluppo sia prima che dopo la nascita; si assisterà cioè ad aborti, nati morti e nati vivi malformati.<br /><br />Effetti sulle generazioni successive alla prima<br /><br />Sono danni esclusivamente ereditari, legati quindi ad alterazioni cromosomiche o a mutazioni.<br /><br />Di conseguenza:<br /><br />il danno può interessate la prima generazione successiva alla mutazione, però nella maggior parte delle mutazioni recessive il danno può manifestarsi dopo alcune generazioni; <br />non esiste la guarigione del danno; <br />non esiste una dose soglia e quindi qualsiasi esposizione anche se modesta è sufficiente a far aumentare la frequenza di mutazione. <br />Inoltre:<br /><br />esiste una relazione lineare tra la frequenza di mutazioni e la dose accumulata; <br />una dose compresa fra 30 e 80 rads è detta dose raddoppio perché provoca un numero di mutazioni pari a quello che si verifica spontaneamente per ogni generazione; <br />in una popolazione irradiata, il numero dei danni di origine genetica nei nati della prima generazione è sempre maggiore al numero dei danni che si manifestano in qualsiasi generazione successiva; <br />la somma dei danni di origine genetica che si manifestano nei nati di tutte le generazione successive alla prima supera di gran lunga il numero dei danni della prima generazione.</em><em></em>Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-67913567721390718682009-12-10T09:32:00.006+11:002009-12-10T09:43:30.792+11:00TUTTI A ROMA IL 15 DICEMBRE<strong>PRESIDIO FUORI DAL CONSIGLIO DI STATO IN OCCASIONE DELLA SENTENZA SUL RIGASSIFICATORE LIVORNO-PISA</strong><br /><br />INFORMAZIONI SU:<br />www.offshorenograzie.itOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-64524055020758985112009-12-04T18:40:00.002+11:002009-12-04T18:46:00.194+11:00Cip6 bruciando i rifiuti organici: parla il Prof. Stefano Montanari<em>Vi proponiamo un’interessante intervista al Prof. Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, pubblicata dal sito blogeko.libero.it<br />Leggo testualmente da un Ansa del 26 novembre: “Più rifiuti biodegradabili e meno combustibili fossili per produrre energia“: lo afferma il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo commentando l’emendamento governativo che è stato inserito nel decreto rifiuti nel corso dell’esame in Commissione alla Camera.<br /><br />In pratica la misura approvata consente di includere la quota biodegradabile dei rifiuti (biomasse e organico) nella normativa delle fonti rinnovabili e quindi di far scattare per questa quota gli incentivi di legge previsti per le rinnovabili, ovvero i famosi Cip6.<br /><br />Ho contattato il professor Stefano Montanari, direttore di Nanodiagnostics, per capirci qualcosa di più.</em><br /><br /><strong>Letta superficialmente e senza conoscenze scientifiche minime parrebbe una notizia positiva per l’ambiente. Ma non è così. O mi sbaglio professore?</strong><br /><br />Voglio sperare che dietro questa decisione ci sia solo incompetenza e non altro. La gestione dei rifiuti così come è condotta in Italia per volere di chi ci governa – e destra o sinistra non fa alcuna differenza – è priva di qualsiasi razionale.<br /><br />Il ragionamento si potrebbe addirittura fare kantianamente a priori, vale a dire prima ancora che se ne sia fatta esperienza, tanta è l’ovvietà della cosa: in un contesto ambientale deteriorato e con un futuro a dir poco incerto come quello in cui viviamo, con un suolo che si va desertificando e con risorse energetiche ormai impossibilitate ad assicurarci più di qualche decennio di autonomia planetaria, bruciare quelli che ci sono assurdamente rappresentati come rifiuti è a dir poco demenziale.<br /><br />Sarebbe come se noi avessimo una tavola di Giotto di cui vogliamo disfarci e, davanti al dilemma se venderla ad un museo ricavando milioni o bruciarla per cuocerci al fuoco una salsiccia scegliessimo quest’ultima soluzione.<br /><br />Ma, con buona pace del senatore Maurizio Gasparri con cui ebbi un mortificante dibattito televisivo qualche mese fa, l’esperienza c’è: è quella di migliaia di città o, persino di un’intera nazione come la Nuova Zelanda, che hanno deciso di adottare una strategia chiamata “Rifiuti Zero” seconda la quale si recupera tutto il recuperabile, e questo con vantaggi enormi in termini di economia, posti di lavoro compresi, di resa energetica (bruciare significa sprecare quantità enormi di energia) ed ecologici perché in questo modo l’inquinamento da combustione viene praticamente azzerato.<br /><br />La decisione firmata Prestigiacomo è tragicamente ridicola. Il solo bruciare ciò che è trasformabile in modo naturale in compost, ora assolutamente indispensabile per un suolo ormai sterilizzato dai concimi chimici, è cosa che, da sola, meriterebbe il defenestramento immediato di un ministro dell’ambiente che di ambiente non sa nulla.<br /><br />Malauguratamente, come è già successo altre volte in passato con l’amianto, con il tabacco, con i cloro-fluoro-carboni, con il piombo tetraetile e perfino con la diossina, chi lucra su quella roba affitta “scienziati” compiacenti che scrivono e dicono cose che non stanno né in cielo né in terra ma che sono una manna per i politici e uno splendido anestetico per il pubblico.<br /><br />Se qualcuno avrà voglia di leggersi il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili o l’e-book che ho curato Lo Stivale di Barabba avrà materia su cui meditare.<br /><br />Dopo l’emendamento che riporta in auge i Cip6 per tutte le zone minacciate da emergenza rifiuti, altri soldi che dalle nostre tasche finiscono per finanziare, invece delle energie rinnovabili come dovrebbero, impianti estremamente pericolosi per la salute.<br /><br />Ancora una volta cambiano i governi ma la rapina resta. Nella loro assoluta miopia, i nostri amministratori non si rendono conto di due cose: la prima è che i danni alla salute ricadranno su di loro esattamente come accade per chiunque, e la seconda è che, se continueranno a rapinarci, finiranno come i parassiti meno saggi che uccidono l’ospite: non avranno più da mangiare.<br /><br /><strong>Inoltre mi viene un dubbio: come possono pensare che l’organico bruci visto il suo basso potere calorifero? Non sarebbe meglio ricavarne del compost?</strong><br />Sì, certo: il destino ovvio è quello di farne compost, ma, come ho detto, ci siamo messi nelle mani d’incompetenti, sempre che solo di questo si tratti.<br /><br /><strong>A livello di salute qual è l’impatto di impianti che bruciano biomasse o Cdr (combustibile da rifiuto?</strong><br /><br />Le biomasse vere non sono quasi disponibili. Queste dovrebbero essere piante vergini, mai trattate da concimi chimici o da pesticidi e mai restate sotto le polveri e le tante sostanze chimiche che piovono da inceneritori, centrali termoelettriche, cementifici, fonderie, traffico veicolare, eccetera. Il che è di fatto impossibile.<br /><br />Quando si va a bruciare una biomassa, si dà fuoco ad una miriade di composti chimici diversi, anche contenuti naturalmente nella pianta come, ad esempio, tanti sali minerali, che, a seguito delle reazioni di ossidazione ad alta temperatura e di altre combinazioni chimiche, danno luogo alla formazione di un’altra miriade di veleni e di polveri tanto più sottili quanto più alta è la temperatura di combustione.<br /><br />Va da sé che tutta quella roba è deleteria per la salute. Se, poi, consideriamo il fatto che i nostri governanti, nella loro follia, equiparano i rifiuti urbani alle biomasse, c’è veramente di che disperare.<br /><br />Per rispondere alla sua domanda, i danni alla salute sono tutti quelli che derivano dall’inalazione e dall’ingestione dei veleni sviluppati: malattie cardiovascolari, cancri, malattie del sistema endocrino, malattie neurologiche, malformazioni fetali e quant’altro.<br /><br />Mi viene in mente che in questo modo si finisce per penalizzare la raccolta differenziata, incentivando così i Comuni a investire nell’incenerimento. Quale pazzo penserebbe infatti di investire i propri soldi altrove visto che il Governo elargisce milioni di euro a palate per la costruzione e l’incentivo di impianti del genere?<br /><br />L’ho detto: non esiste differenza. Quando dico questa cosa mi si dà del qualunquista, ma qualcuno mi dimostri che ho torto. Basti pensare all’assist che il governo Prodi fornì in articulo mortis al nascente governo Berlusconi quando fece passare gl’inceneritori e gli altri impianti che producono in qualche modo energia come soggetti al segreto di stato.<br /><br />Il che significa che, se io ci metto il becco e vado a vedere che cosa esce da quei camini, rischio cinque anni di galera. Il sistema dei Cip6, comunque lo si voglia chiamare o mimetizzare, è una delle tante vergogne del nostro paese e delle tante rapine miliardarie che noi subiamo senza che la maggioranza di noi lo sappia.<br /><br />Soprattutto mi chiedo: con quest’emendamento non si reintroducono formalmente i Cip6 per tutti gli impianti di incenerimento? Un esempio eclatante mi sembra quello di Torino. E su questo mi sembra che centrodestra e centrosinistra si trovino d’accordo. Rimanendo sempre a Torino, ma vale un po’ per tutta Italia, non le sembra incredibile che i timori maggiori della gente riguardino la svalutazione degli immobili limitrofi (75%) e l’aumento del traffico in zona a seguito del trasporto su gomma (51%)…<br /><br />È assolutamente in linea con quello che i vari governi che si sono succeduti hanno messo in atto: un’anestesia totale del popolo per distrarlo dalle mani in tasca che gli stavano infilando e continuano ad infilargli. Io ho tenuto oltre 700 conferenze sull’inquinamento in tutta Italia. Mai a Torino. Vede che lì le cose funzionano come i governanti desiderano?Orizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-8858808596237561582.post-1880036339961157152009-12-01T11:10:00.001+11:002009-12-01T11:12:42.058+11:00Rubbia "L'errore nucleare. il futuro è nel sole"Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno capito. E noi..." <br />di ELENA DUSI<br /><br /> <br />Carlo Rubbia<br />ROMA - Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India Germania. Stati Uniti". <br /><br />La vena di amarezza che ha nella voce Carlo Rubbia quando parla dell'Italia non è casuale. Gli studi di fisica al Cern di Ginevra e gli incarichi di consulenza in campo energetico in Spagna, Germania, presso Nazioni unite e Comunità europea lo hanno allontanato dal nostro paese. Ma in questi giorni il premio Nobel è a Roma, dove ha tenuto un'affollatissima conferenza su materia ed energia oscura nella mostra "Astri e Particelle", allestita al Palazzo delle Esposizioni da Infn, Inaf e Asi. <br /><br />Un'esibizione scientifica che in un mese ha già raccolto 34mila visitatori. Accanto all'energia oscura che domina nell'universo, c'è l'energia che è sempre più carente sul nostro pianeta. Il governo italiano ha deciso di imboccare di nuovo la strada del nucleare. <br /><br />Cosa ne pensa? <br />"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano". <br /><br />Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è una buona notizia? <br />"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi". <br /><br />Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola... <br />"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo". <br /><br />La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro? <br />"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo". <br /><br /><br /><br />http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/ambiente/nucleare3/rubbia-intervista/rubbia-intervista.htmlOrizzontehttp://www.blogger.com/profile/11612385297979172388noreply@blogger.com0