Da metà giugno al largo di Hurghada si combatte contro uno sversamento che minaccia le famose spiagge amate dai turisti. La notizia censurata?
Mentre il mondo punta gli occhi sul Golfo del Messico, chiedendosi se e quando finirà la fuoriuscita di petrolio dalla piattaforma BP e quanto sono e saranno evitabili in futuro tragedie di questo genere, più vicino all'Italia e nella disattenzione generale si consuma un'altra piccola tragedia offshore.
La notizia me la ha segnalata un amico, Paolo Montrasio, chiedendomi e chiedendosi: perché non se ne parla?
In effetti, salvo che mi sia sfuggito, non se ne parla. E non perché sia appena accaduto, va avanti da metà giugno la "marea nera" del Mar Rosso.
Il primo lancio di agenzia che ho rintracciato è del 23 giugno, ma si riferisce a un fenomeno già in atto: dice che il governo egiziano ha assicurato che sta facendo ogni sforzo per scoprire la fonte dell'inquinamento petrolifero che ha interessato le coste del Mar Rosso. Secondo Magdi Radi, il portavoce del governo egiziano, la fuoriuscita di petrolio potrebbe provenire da una delle piattaforme offshore nel Mar Rosso a nord di Hurghada o anche da una petroliera. Il ministro del petrolio egiziano, Sameh Fahmi, ha sottolineato che «Sono stati prelevati dei campioni nelle zone petrolifere vicino a delle piattaforme per identificare la provenienza».
Il 30 giugno, su CNR.media.com, la situazione sembra precisarsi, con dati e nomi: "Le famose spiagge egiziane di Hurghada, che attirano migliaia di turisti ogni anno, sono minacciate dalla fuoriuscita di greggio da una piattaforma della Gesuim Oil Company. La notizia è stata occultata per giorni dal governo. Già morti centinaia di tartarughe, pesci, delfini. La prima macchia nera era stata avvistata il 19 giugno ma la notizia è stata divulgata solo quando ormai aveva raggiunto la costa. Nel Mar Rosso si annuncia una nuova catastrofe ambientale con centinaia di tartarughe, delfini, pesci e specie morte o in agonia. Le immagini, arrivate da poco, rimandano al recente guasto nell'impianto della BP nel Golfo del Messico. Certamente quello della Deep Water ha effetti molto più devastanti ma le implicazioni per la British Hurghada, così si chiama il paradiso ecologico e turistico colpito dalla fuoriuscita del greggio, potrebbero essere preoccupanti. Le prime voci parlano di una fuoriuscita da una piattaforma di gestita dalle Geisum Oil Company, sussidiaria della Egyptian General Petroleum Corporation, situata su uno spuntone roccioso a 35 chilometri dalla costa. Il ministro del petrolio egiziano, Sameh Fahmy, ha comunicato poco fa che l'origine della falla non è ancora stata individuata con certezza. Il primo ministro Ahmed Nazif invece ha preferito non commentare la notizia. C'è da dire che l'Egitto non è nuovo a episodi di copertura di disastri ambientali causati da aziende statali. Un'altro motivo per cui la notizia potrebbe essere stata coperta finora è il danno che potrebbe provocare nel flusso di turisti che ogni anno affollano le spiagge di quella regione che ha come principale attività di sussistenza proprio il turismo".
Ecco. La notizia è peraltro ripresa pari pari dal sito allAfrica e ricompare poi su qualche blog dove si lamenta appunto il silenzio calato sulla vicenda.
Sono notizie frammentarie e per questo ancora più allarmanti che raccontano di una marea nera fuori controllo tenuta a bada con barche di pescatori, retyi e spugne là dove nel Golfo del Messico nemmeno le più sofisticate tecnologie sembrano in grado di arginare il diastro. A due passi dall'Italia e dal Mediterraneo.
http://www.lastampa.it/_web/CMSTP/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=90&ID_articolo=467&ID_sezione=163&sezione=
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