Gli inceneritori bruciano ad alta temperatura perchè oltre gli 800° si forma poca (ma non nulla) diossina. La diossina è una sostanza estremamente stabile che, a causa del suo peso, dal camino di qualsiasi impianto esca, cade abbastanza velocemente a terra, quindi sull'erba, sulla verdura, sulla frutta. Noi perciò ce la mangiamo nutrendoci sia degli animali che hanno mangiato l'erba sia dei vegetali, ritrovandocela nei grassi, nel fegato, nel sangue, oltretutto concentrata, poiché il nostro organismo la elimina in tempi valutabili in diversi anni e quindi, se la fonte di diossina è costante nel tempo, questa si accumula nell'organismo. La diossina provoca alcune forme di cancro e malformazioni fetali.
Comunque, bruciando ad alta temperatura, via la diossina (o quasi) e allora via agli inceneritori! Purtroppo però gli inceneritori moderni producono comunque un bel po' di diossina; primo per la grande presenza di cloro nei rifiuti, secondo perchè la temperatura all'interno degli inceneritori è tutt'altro che omogenea e dunque esistono le condizioni idonee per la creazione del composto.
Oltre la diossina l'inceneritore genera pure una quantità di sostanze organiche di cui siamo soltanto in parte a conoscenza e queste sostanze, contenute nelle migliaia di materiali gettate negli inceneritori, quali sono? Che effetti hanno sulla salute e sull'ambiente? Non lo sappiamo.
Oltre a questo tipo di inquinamento l'inceneritore libera come ogni altro tipo di combustione gas organici e non e tra questi anidride carbonica (CO2)vari ossidi di azoto (NOx)vari ossidi di zolfo (SOx) e acido solfidrico (H2S).
Poichè questo è ben conosciuto, per evitare di mettere questi prodotti nocivi in atmosfera, si aggiungono al materiale da incenerire sostanze come ammoniaca, calce, bicarbonato e vi si aggiunge pure parecchia acqua. Praticamente si raddoppia la massa.
Ma un altro inuinante esce dal camino dell'inceneritore: le polveri organiche e inorganiche. Anche senza avere un grado di precisione accettabile sulla composizione delle polveri, il fatto è ben conosciuto e per questo motivo ecco l'introduzione dei filtri che dovrebbero acchiappare questi materiali.
Ora bisogna sapere che per una frazione le polveri da combustione si formano immediatamente dopo che il materiale è stato bruciato e per questo sono arrestabili con una certa facilità da filtri opportunamente congegnati. Queste polveri sono chiamate "primarie" o "filtrabili" proprio perchè dei filtri opportunamente congegnati possono catturarle.
Una seconda frazione di polveri è quella "primaria condensabile" dove il secondo aggettivo significa che la formazione avviene per condensazione del materiale vaporizzato e questo processo si verifica ben al di là del camino. Dunque fuori dalla portata di qualsiasi filtro.
Infine ci sono le "polveri secondarie" quelle che si generano dalla condensazione dei gas che escono dalla combustione con quanto trovano in atmosfera: gas come l'ozono, il vapor d'acqua e una grande quantità di radicali liberi, cioè questi ultimi, semplificando un po', porzioni di molecole dotate di enorme reattività chimica. Il processo è facilitato dalla luce solare che agisce come catalizzatore. Le polveri secondarie nascono in quantità enorme ben lontano dal camino e diventano veicolo per altre polveri che si trovano in atmosfera.
Dunque è evidente che un filtro posto lungo il camino potrà catturare solo le polveri primarie filtrabili e nulla più. Ma a questo punto sorge una domanda. Che ne farò di quello che sono riuscito a catturare? E che ne faro del filtro stesso una volta che questo avrà finito la sua capacità di lavoro? Questa roba, ahimé, finirà prima o poi nell'ambiente.
Eppure se si va a leggere nella pubblicità degli inceneritori si vedrà che questi riportano una capacità di cattura quasi assoluta nei riguardi delle polveri, senza però specificare di quali polveri si tratti e senza mai chiudere il cerchio: il solito giochetto per far vedere ciò che fa comodo, che sarà pure ingenuo, ma che, nella maggior parte dei casi funziona!
In più c'è il problema delle ceneri che, senza che ci sia gran che da fare, residuano ad ogni combustione.
Queste ceneri si dividono in pesanti e sono la grande maggioranza e leggere o volanti.
Le prime ricadono immediatamente e si possono raccogliere, le seconde invece sono finissime e galleggiano in aria volando anche a grande distanza dall'origine. E' impossibile stabilire a priori la composizione di queste polveri, poiché dipende da cosa si è bruciato. Contengono comunque, se non tutta la tavola degli elementi, un discreto campionario. Queste ceneri vengono definite dalla legge "inerti" come se il nostro organismo non s'incrociasse con loro.
Questa roba viene messa in discarica (e allora è falso che con gli inceneritori le discariche scompaiono) ma è vero pure che la legge consente che le ceneri di rifiuto siano aggiunte a laterizi e cemento. Questo appare per lo meno se non illegale certamente illegittimo, se compro del cemento e non c'è scritto con chiarezza che sto comprando anche ceneri che sono rifiuti dei rifiuti sono stato imbrogliato. Se poi sono allergico a qualche elemento presente nelle ceneri ecco che viene minata anche la mia salute, Si stanno verificando casi di bambini allergici alle proprie case.
Adesso consideriamo un po' la massa che si incenerisce e ciò che esce dal processo. Consideriamo una tonnellata di rifiuti (ma un inceneritore normale tratta diverse centinaia di migliaia di tonnellate l'anno). Dobbiamo considerare anche le aggiunte di cui abbiamo parlato (acqua, calce bicarbonato, ammoniaca)e queste aggiunte portano la tonnellata iniziale a due. Da questa tonnellata iniziale escono:
-una tonnellata di fumi
-650 kg. d'acqua da depurare
-300 kg. di ceneri pesanti
-30 kg. di ceneri volanti
-25 kg. di gesso
Basta fare una semplice addizione per vedere che da una tonnellata di rifiuti escono due tonnellate e questo trascurando le polveri secondarie che si formano per condensazione e che possono superare da sole quella massa. E questo ce lo garantisce la legge di conservazione della massa di cui parlerò nel prossimo blog.
Da aggiungere a questo fatto il problema della trasformazione chimica. Nella grande maggioranza dei casi ciò che esce da una combustione ha una tossicità assai maggiore di ciò che è entrato e le polveri che si producono sono ben più aggressive di quanto non lo fosse l'oggetto iniziale, se mai quest'oggetto iniziale lo fosse stato. L'oggetto iniziale viene sminuzzato in una quantità immensa di particelle tanto più piccole quanto più alta è la temperatura di combustione. Dunque dall'oggetto innocuo e grossolano iniziale siamo passati a un coacervo di gas e polveri ETERNE (e per eterne si intende fino alla fine della vita del nostro pianeta) sulla cui aggressività pare non possano esistere dubbi.
A questo punto è chiaro che qualsiasi alternativa è preferibile a raddoppiare la massa e a trasformare materiale in materiale di gran lunga più aggressivo, anche se invisibile, per la salute e per l'ambiente.
QUAL'E' ALLORA IL MOTIVO DI ESISTERE DI IMPIANTI COSI' SMACCATAMENTE CONTRARI ALLA SCIENZA?
Liberamente tratto da "Il Girone delle Polveri Sottili" di Stefano Montanari - MacroEdizioni
lunedì 23 novembre 2009
giovedì 19 novembre 2009
Quanti sanno dell'immunità legale concessa alla Novartis dal governo italiano?
Da:
http://lucamarcon.wordpress.com/2009/11/17/la-novartis-ottiene-dal-governo-italiano-immunita-legale-per-i-danni-da-vaccino-contro-la-bufala-dellinfluenza-suina/
In questo articolo è stata citata la notizia che Kathleen Sebelius, segretario del dipartimento alla salute ed ai servizi sociali della presidenza Obama, aveva firmato l’immunità legale per le case farmaceutiche produttrici del vaccino contro la “bufala” dell’influenza suina: ciò significa che in caso di danni da vaccino, i risarcimenti per le cause legali di indennizzo verranno pagati dal governo americano.
Quello che gli italiani non sanno, è che la stessa immunità legale è stata concessa anche dal Governo italiano alla multinazionale svizzera Novartis per il suo vaccino Focetria: in altre parole, sarà il Ministero della Salute – presieduto da Maurizio Sacconi la cui moglie, Enrica Giorgetti, è direttore generale di Farmindustria, la lobby delle case farmaceutiche – che provvederà a rifondere a Novartis i pagamenti effettuati dalla casa farmaceutica alle eventuali vittime dei danni da vaccino in caso di condanna al risarcimento per cause civili promosse da queste ultime.
La clausola è contenuta al punto 4.6 del contratto di fornitura del vaccino Focetria siglato tra il ministero della salute e la Novartis Vaccines and Diagnostics Srl e approvato con DD del 27 agosto 2009: l’art. 4.5 prevede rimborsi al Ministero (da Novartis) per danni causati a terzi limitatamente a causa di Difetti di Fabbricazione (che debbono comunque essere stabiliti in accordo con Novartis ai sensi dell’art. 4.4, NdA) mentre ai sensi dell’art. 4.6, il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi nei casi non previsti dall’art. 4.5 . (fonte)
Da punto di vista giuridico, un contratto del genere si giustifica dal fatto che la Novartis lega la vendita del vaccino all’approvazione del contratto: quindi se il Governo italiano vuole ottenere il Focetria, deve sottoscriverlo, pena la mancata fornitura del prodotto.
E il Governo italiano il Focetria lo vuole. Con tutte le sue forze. Tanto da parlare specificatamente di “somma urgenza”, come si può leggere nell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31 luglio 2009:
ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 31 luglio 2009
Disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare il rischio della diffusione del virus influenzale A (H1N1). (Ordinanza n. 3798). (09A09582)
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
“…Al fine di contrastare la diffusione della pandemia influenzale da nuovo virus A (H1N1) e di assicurare la tempestiva attuazione di un piano strategico di vaccinazione della popolazione maggiormente esposta agli effetti del predetto virus, il direttore generale della prevenzione sanitaria del Dipartimento prevenzione e comunicazione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, e’ autorizzato a provvedere con i poteri di cui all’art. 1, comma 2 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3275 del 28 marzo 2003 ed anche esercitando diritti di prelazione gia’ acquisiti presso produttori farmaceutici per contrastare altri tipi di pandemie influenzali con produttori farmaceutici, ad acquisire in termini di somma urgenza la fornitura di dosi di vaccino, farmaci antivirali ed i dispositivi di protezione individuale necessari per assicurare la vaccinazione delle categorie sensibili e comunque di almeno il quaranta per cento della popolazione residente nel territorio nazionale… ” (fonte)
Quindi, e tanto per riassumere: il Governo italiano ha deciso che lo Stato italiano ha assolutamente bisogno del vaccino contro la bufala dell’influenza suina e pur di averlo al “modico” costo di 400 milioni di euro, si farà carico delle eventuali spese per rifusione danni da vaccino senza che le case farmaceutiche debbano rimetterci un euro.
Le domande, quindi, sono tre. La prima:
quanti sanno dell’ “impunità” legale concessa a Novartis dal governo italiano?
La seconda:
qualcuno ricorda di aver sentito o letto la notizia su qualsiasi televisione, radio o giornale?
L’ultima:
quanto è grande il disprezzo che questi governanti, che fingono di amministrarci, dimostrano di avere per noi cittadini di questo Stato?
http://lucamarcon.wordpress.com/2009/11/17/la-novartis-ottiene-dal-governo-italiano-immunita-legale-per-i-danni-da-vaccino-contro-la-bufala-dellinfluenza-suina/
In questo articolo è stata citata la notizia che Kathleen Sebelius, segretario del dipartimento alla salute ed ai servizi sociali della presidenza Obama, aveva firmato l’immunità legale per le case farmaceutiche produttrici del vaccino contro la “bufala” dell’influenza suina: ciò significa che in caso di danni da vaccino, i risarcimenti per le cause legali di indennizzo verranno pagati dal governo americano.
Quello che gli italiani non sanno, è che la stessa immunità legale è stata concessa anche dal Governo italiano alla multinazionale svizzera Novartis per il suo vaccino Focetria: in altre parole, sarà il Ministero della Salute – presieduto da Maurizio Sacconi la cui moglie, Enrica Giorgetti, è direttore generale di Farmindustria, la lobby delle case farmaceutiche – che provvederà a rifondere a Novartis i pagamenti effettuati dalla casa farmaceutica alle eventuali vittime dei danni da vaccino in caso di condanna al risarcimento per cause civili promosse da queste ultime.
La clausola è contenuta al punto 4.6 del contratto di fornitura del vaccino Focetria siglato tra il ministero della salute e la Novartis Vaccines and Diagnostics Srl e approvato con DD del 27 agosto 2009: l’art. 4.5 prevede rimborsi al Ministero (da Novartis) per danni causati a terzi limitatamente a causa di Difetti di Fabbricazione (che debbono comunque essere stabiliti in accordo con Novartis ai sensi dell’art. 4.4, NdA) mentre ai sensi dell’art. 4.6, il Ministero dovrà risarcire Novartis per danni causati a terzi nei casi non previsti dall’art. 4.5 . (fonte)
Da punto di vista giuridico, un contratto del genere si giustifica dal fatto che la Novartis lega la vendita del vaccino all’approvazione del contratto: quindi se il Governo italiano vuole ottenere il Focetria, deve sottoscriverlo, pena la mancata fornitura del prodotto.
E il Governo italiano il Focetria lo vuole. Con tutte le sue forze. Tanto da parlare specificatamente di “somma urgenza”, come si può leggere nell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri del 31 luglio 2009:
ORDINANZA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 31 luglio 2009
Disposizioni urgenti di protezione civile finalizzate a fronteggiare il rischio della diffusione del virus influenzale A (H1N1). (Ordinanza n. 3798). (09A09582)
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
“…Al fine di contrastare la diffusione della pandemia influenzale da nuovo virus A (H1N1) e di assicurare la tempestiva attuazione di un piano strategico di vaccinazione della popolazione maggiormente esposta agli effetti del predetto virus, il direttore generale della prevenzione sanitaria del Dipartimento prevenzione e comunicazione del Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, e’ autorizzato a provvedere con i poteri di cui all’art. 1, comma 2 dell’ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3275 del 28 marzo 2003 ed anche esercitando diritti di prelazione gia’ acquisiti presso produttori farmaceutici per contrastare altri tipi di pandemie influenzali con produttori farmaceutici, ad acquisire in termini di somma urgenza la fornitura di dosi di vaccino, farmaci antivirali ed i dispositivi di protezione individuale necessari per assicurare la vaccinazione delle categorie sensibili e comunque di almeno il quaranta per cento della popolazione residente nel territorio nazionale… ” (fonte)
Quindi, e tanto per riassumere: il Governo italiano ha deciso che lo Stato italiano ha assolutamente bisogno del vaccino contro la bufala dell’influenza suina e pur di averlo al “modico” costo di 400 milioni di euro, si farà carico delle eventuali spese per rifusione danni da vaccino senza che le case farmaceutiche debbano rimetterci un euro.
Le domande, quindi, sono tre. La prima:
quanti sanno dell’ “impunità” legale concessa a Novartis dal governo italiano?
La seconda:
qualcuno ricorda di aver sentito o letto la notizia su qualsiasi televisione, radio o giornale?
L’ultima:
quanto è grande il disprezzo che questi governanti, che fingono di amministrarci, dimostrano di avere per noi cittadini di questo Stato?
mercoledì 11 novembre 2009
OPERAZIONE PANDEMIA ?
Da
http://www.torinomedica.com/link_articolo_finestra.asp?id=1704
La resa dei conti si avvicina. Sta per arrivare la stagione fredda, favorevole alla diffusione dei virus influenzali e i vaccini contro l’influenza A stanno per lasciare i magazzini delle due aziende che li hanno prodotti: la vera natura di questa emergenza sanitaria si svelerà in un modo che (speriamo) non ammetta repliche.
Il sospetto che il business abbia “inquinato” i messaggi mediatici, spingendo alternativamente sull’acceleratore e sul freno, fa sempre più proseliti. Ed è un sospetto caratterizzato da una caratura mediatica di grandissimo spessore: è sensibile per esempio al fascino del “target”, come succede a tutte le notizie da vendere bene e in fretta. Alcuni quotidiani paludati applicano addirittura la “politica dei forni”: sull’edizione in edicola si vellica il luogo comune che spesso alimenta il terrore, per l’insolito, l’esotico, il molto che si ignora…; nell’edizione on line, caratterizzata da target più giovani e disincantati, si dà spazio al dubbio, al sospetto, anche a quello ideologizzato, sempre “contro” per principio… (vedi il link: clicca qui).
Cosa deve fare allora chi vorrebbe giudicare un fatto di natura sanitaria con intelligenza, logica, utilizzando il corposo bagaglio culturale dell’evidenza scientifica?
“Resistere, resistere, resistere!”, come diceva il 12 gennaio 2002 il dottor Francesco Saverio Borrelli inaugurando l’Anno giudiziario a Milano in tocco ed ermellino; ovvero “informarsi, informarsi e ancora informarsi”: confrontando le notizie con disincanto e, se possibile, anche con un po’ di cinismo.
TORINOMEDICA.COM vuole dare un contributo specifico in questo senso mettendo in Rete una lunga intervista a Tom Jefferson, un epidemiologo serio e “vaccinato” contro molte delle patologie che rendono il mondo dei media una palestra per tutti gli sport tranne quello dell’informazione corretta (vedi il link: clicca qui). Per agevolare anche i naviganti che possono avere qualche difficoltà con l’inglese la redazione ha provveduto (come avviene soltanto nelle grandi occasioni) a far tradurre questo contributo originale mantenendo attivi anche gli innumerevoli e interessanti link; ecco il testo.
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PERCHÉ IL VIRUS H1N1 NON È UNA GRAVE MINACCIA
Da “Medconsumers”, 24 settembre 2009
Negli ultimi 15 anni la mission del medico ed epidemiologo Tom Jefferson, MD, è stata la revisione approfondita di tutti gli studi sui vaccini contro l'influenza stagionale. Il Dr. Jefferson è co-autore, con i colleghi della Cochrane Collaboration, di oltre 10 revisioni Cochrane volte a rispondere a diversi quesiti come: l’inoculazione di questi vaccini riduce la possibilità di essere colpiti dall'influenza o il rischio di complicanze, di ricoveri e decessi nelle persone anziane, nei bambini, negli adulti sani e negli asmatici? Il Dr. Jefferson, attualmente vive a Roma in Italia, ha pubblicato molto ed è, probabilmente, il maggiore esperto mondiale sulla qualità delle evidenze scientifiche addotte a sostegno dei vaccini per l'influenza stagionale. Ci avviamo verso l'inverno e i media degli Stati Uniti ci informano di una nuova, inquietante minaccia virale che potrebbe diventare presto una pandemia. Si tratta, naturalmente, dell'influenza suina, conosciuta come virus H1N1 o virus 2009H1N1. Il Dr. Jefferson è intervistato qui di seguito da Maryann Napoli.
MN: Grazie per avermi inviato la lettera del Health Protection Service Australiano del 16 settembre 2009. Mi ha indotta a focalizzare la mia attenzione su quella parte del mondo. L'inverno è quasi finito nel sud del mondo, e però quanto è successo in Australia non sembra essere una pandemia. Ci sono stati 131 morti a causa del virus H1N1 su una popolazione di quasi 22 milioni di persone. È giusto concludere che il virus H1N1 non pare aver causato una pandemia in Australia?
TJ: Sì, si può concludere che il virus H1N1 non è così minaccioso come lo si è voluto dipingere.
MN: E nessun vaccino H1N1 era a disposizione degli Australiani prima dell’arrivo dell’inverno.
TJ: Sì, è vero. Ma la prego di notare che non ho risposto alla seconda parte della sua domanda iniziale: cioè se l'Australia sia andata incontro ad una pandemia. Questo perché, sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la definizione di pandemia è cambiata a far data dal mese di maggio 2009. La versione precedente definiva pandemia come: "Una pandemia influenzale si verifica quando un nuovo virus influenzale appare in una popolazione umana che non ha immunità, causando epidemie in tutto il mondo con un numero enorme di morti e malattie [enfasi presente nel documento originale]." Nel documento sosia che è attualmente presente nel sito web, la definizione di pandemia è cambiata: "Una epidemia di una malattia si verifica quando ci sono più casi rispetto al normale di questa malattia. Una pandemia è un'epidemia mondiale di una malattia. Una pandemia influenzale si può verificare quando appare un nuovo virus influenzale contro il quale la popolazione umana non ha alcuna immunità ".
MN: La frase "un enorme numero di morti e infermi" non c'è più. E ora abbiamo una soglia più bassa per definire un qualcosa come una pandemia.
TJ: Questa definizione rende la differenza tra influenza stagionale e pandemia influenzale discutibile.
MN: Cosa pensa stia accadendo ?
TJ: Mi chiedo se questo significa che il mondo si troverà sempre ad essere in una condizione di pandemia. Il mondo dovrà sempre essere doppiamente vaccinato e spendere una quantità enorme di denaro per i vaccini e, naturalmente, per i farmaci antivirali. Giornalisti e anche altri hanno contattato l'OMS per avere spiegazioni sul perché del cambiamento di definizione; a tutti è sempre stato detto che sarebbero stati ricontattati da qualcuno, ma questo non accade mai.
MN: Finanziamenti? L'OMS ha finanziato il meeting sull’osteoporosi nel 1993, nel corso del quale la definizione di osteoporosi è stata ampliata. Sa se in questo caso potrebbe essere accaduta la medesima cosa?
TJ: No, non lo so, ma quando si legge il documento dell'OMS sulla pandemic preparedness, che è di 62 pagine, si vede che nel conteggio delle citazioni ci sono solo due riferimenti relativi al lavaggio delle mani, tre per le maschere, uno per i guanti, 23 per i vaccini e 18 per farmaci anti-virali. Ciò che andrebbe promosso dalla WHO in tutto il mondo, soprattutto nei paesi poveri, sono gli interventi di sanità pubblica, invece, ad essere spinti sono gli interventi farmacologici. Dalle nostre reviews emerge la chiara evidenza che gli studi di vaccini anti influenzali sponsorizzati dall'industria farmaceutica sono aumentati di importanza e visibilità, molto più rispetto agli studi non sponsorizzati dall’industria farmaceutica. Tuttavia, questo non è spiegato dalle dimensioni o la qualità degli studi che risulta essere la medesima. La spiegazione più probabile, e molto sgradevole, di questo dato è che le riviste scientifiche più prestigiose pubblicano con maggior probabilità studi sponsorizzati dall’industria probabilmente a causa dei soldi che guadagnano dalla vendita delle ristampe degli studi e degli spazi pubblicitari.
MN: Ma Tom, molti che leggeranno tutto ciò diranno, "Sì, forse un sacco di persone si faranno i soldi sulla nostra paura, ma io comunque mi farò vaccinare".
TJ: Prima di tutto, non è "forse" un sacco di persone stanno per fare soldi. Ecco un indice azionario dell’influenza suina e aviaria, che dice quanti soldi hanno fatto, solo negli ultimi sei mesi, le imprese coinvolte nelle ricerche sul vaccino. Quindi, se vuole sapere come sta andando la pandemia, può consultare questo sito web. Lo chiamo il “pandemiometro", il barometro della pandemia. Non dimentichi di leggere i commenti a fondo pagina, le intuizioni e i contributi degli esperti.
MN: Vuole dire che questo sito Web è un barometro della paura della pandemia?
TJ: No, penso che sia un riflesso di ciò che questa pandemia è in realtà: una operazione commerciale.
Perché mai il governo Australiano dovrebbe programmare di vaccinare milioni di persone dopo l'epidemia, con un vaccino parzialmente valutato?
MN: La Food and Drug Administration ha recentemente annunciato l'approvazione di quattro nuovi vaccini contro il virus H1N1. Giungono con le avvertenze solite per le persone con allergia alle uova e possibili "imprevisti o rari eventi avversi gravi." Ha altre riserve su questi vaccini?
TJ: Si, le ho. Sono a conoscenza di un solo studio pubblicato. È apparso di recente nel versione on-line [11 Settembre 2009] del New England Journal of Medicine. Ho quattro problemi con questo studio, che è stato condotto in Australia. 1) è stato minuscolo, solamente 240 adulti. Gli autori hanno rilasciato dichiarazioni rassicuranti sulla Guillain-Barré, il che è ridicolo, perché la GBS si verifica in uno caso su 750.000 a 1 milione di vaccinazioni, e questo studio aveva solo 240 partecipanti; 2) un terzo di questi volontari ha avuto effetti collaterali somiglianti ai sintomi simil-influenzali (mal di testa, mal di gola, ecc), quindi hanno eseguito le vaccinazioni per prevenire sintomi che hanno causato; 3) non vi era alcun braccio placebo nello studio [un gruppo al quale sia stato iniettato un vaccino inerte], e tuttavia non ci sono scuse etiche per l’assenza nello studio di un braccio placebo, perché questi sono vaccini sperimentali; e 4) la descrizione delle sostanze additive contenute nel vaccino non era chiara. Sappiamo che vi è il thimerosal [mercurio] in questo vaccino H1N1, ma il produttore non ha detto se ci sono altre sostanze come l'alluminio, che può essere trovato in molti altri vaccini. Semplicemente non sappiamo. E consigliano il vaccino alle donne incinte e ai bambini sopra i sei mesi!
MN: Può semplicemente tornare indietro e spiegare in che modo gli studi del vaccino determinano se un nuovo vaccino dovrebbe essere approvato?
TJ: In tutte le nostre reviews di studi che hanno coinvolto vaccini contro l'influenza stagionale, abbiamo sempre cercato i veri outcomes, cioè, i casi di influenza, bronchite e polmonite. [Negli studi di altri vaccini come questo nuovo dall’Australia], i ricercatori, dopo aver inoculato un vaccino sperimentale, osservano la quantità e la qualità degli anticorpi [nel sangue] dei volontari. Se questi ne producono una quantità pre-definita considerata "protettiva", si presume che, una volta vaccinati, le persone saranno protette. Quindi la questione principale è come questi marker di laboratorio possono essere correlati con un effetto protettivo sulle persone. Per rispondere alla domanda abbiamo esaminato tutti gli studi su vaccini contro l'influenza dal 1948 al 2007. Una risposta netta è resa difficile dalla scarsa qualità di questi studi, ma i vaccini hanno dato scarsi risultati specialmente nei pazienti anziani (per i quali sono universalmente raccomandati). Quindi, se questa è la traccia, perché i ricercatori perseguono la stessa vecchia, stanca e infruttuosa strada?
MN: Sì, lo ha detto in modo molto chiaro nell’intervista del 2006 dopo che aveva pubblicato una relazione dettagliata sul British Medical Journal. Che dire dei dati statistici prodotti dai CDC che ogni anno i media sparano per spaventarci e spingerci a vaccinarci: 36.000 decessi ogni anno negli Stati Uniti a causa dell'influenza? Non cambia mai.
TJ: Sappiamo che negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti, la mortalità correlata all'influenza stagionale è costante, nonostante il fatto che nel corso degli anni un numero sempre più alto di persone vengano vaccinate contro l'influenza.
MN: Ci stiamo riferendo al vaccino contro l'influenza stagionale, che il CDC raccomanda di solito per alcune fasce di popolazione come i bambini sotto i due anni e gli anziani ...
TJ: Non vi è alcuna prova che i vaccini contro l'influenza stagionale abbiano alcun effetto, specialmente negli anziani e nei bambini. Nessuna evidenza di riduzione di [numero di] casi, di morti, di complicazioni.
MN: Ovviamente, non c'è revisione Cochrane all'orizzonte per il virus H1NI.
TJ: Certo che no, non ci sono ancora i dati da esaminare. Non vi è alcun problema con il virus H1N1. Non è diverso da qualsiasi altro virus stagionale. In realtà, sembra -dall'esperienza Australiana- che sarà più lieve e potrà essere gestito con misure di sanità pubblica, come ad esempio lavarsi le mani, le maschere.
Alla fine di questa intervista è stato chiesto al dottor Jefferson se avesse alcun conflitto di interessi da riferire sui vaccini contro l'influenza. La sua risposta: "Sì: pubblicizzo il mio lavoro. Ma no, non ho conflitti finanziari".
http://www.torinomedica.com/link_articolo_finestra.asp?id=1704
La resa dei conti si avvicina. Sta per arrivare la stagione fredda, favorevole alla diffusione dei virus influenzali e i vaccini contro l’influenza A stanno per lasciare i magazzini delle due aziende che li hanno prodotti: la vera natura di questa emergenza sanitaria si svelerà in un modo che (speriamo) non ammetta repliche.
Il sospetto che il business abbia “inquinato” i messaggi mediatici, spingendo alternativamente sull’acceleratore e sul freno, fa sempre più proseliti. Ed è un sospetto caratterizzato da una caratura mediatica di grandissimo spessore: è sensibile per esempio al fascino del “target”, come succede a tutte le notizie da vendere bene e in fretta. Alcuni quotidiani paludati applicano addirittura la “politica dei forni”: sull’edizione in edicola si vellica il luogo comune che spesso alimenta il terrore, per l’insolito, l’esotico, il molto che si ignora…; nell’edizione on line, caratterizzata da target più giovani e disincantati, si dà spazio al dubbio, al sospetto, anche a quello ideologizzato, sempre “contro” per principio… (vedi il link: clicca qui).
Cosa deve fare allora chi vorrebbe giudicare un fatto di natura sanitaria con intelligenza, logica, utilizzando il corposo bagaglio culturale dell’evidenza scientifica?
“Resistere, resistere, resistere!”, come diceva il 12 gennaio 2002 il dottor Francesco Saverio Borrelli inaugurando l’Anno giudiziario a Milano in tocco ed ermellino; ovvero “informarsi, informarsi e ancora informarsi”: confrontando le notizie con disincanto e, se possibile, anche con un po’ di cinismo.
TORINOMEDICA.COM vuole dare un contributo specifico in questo senso mettendo in Rete una lunga intervista a Tom Jefferson, un epidemiologo serio e “vaccinato” contro molte delle patologie che rendono il mondo dei media una palestra per tutti gli sport tranne quello dell’informazione corretta (vedi il link: clicca qui). Per agevolare anche i naviganti che possono avere qualche difficoltà con l’inglese la redazione ha provveduto (come avviene soltanto nelle grandi occasioni) a far tradurre questo contributo originale mantenendo attivi anche gli innumerevoli e interessanti link; ecco il testo.
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PERCHÉ IL VIRUS H1N1 NON È UNA GRAVE MINACCIA
Da “Medconsumers”, 24 settembre 2009
Negli ultimi 15 anni la mission del medico ed epidemiologo Tom Jefferson, MD, è stata la revisione approfondita di tutti gli studi sui vaccini contro l'influenza stagionale. Il Dr. Jefferson è co-autore, con i colleghi della Cochrane Collaboration, di oltre 10 revisioni Cochrane volte a rispondere a diversi quesiti come: l’inoculazione di questi vaccini riduce la possibilità di essere colpiti dall'influenza o il rischio di complicanze, di ricoveri e decessi nelle persone anziane, nei bambini, negli adulti sani e negli asmatici? Il Dr. Jefferson, attualmente vive a Roma in Italia, ha pubblicato molto ed è, probabilmente, il maggiore esperto mondiale sulla qualità delle evidenze scientifiche addotte a sostegno dei vaccini per l'influenza stagionale. Ci avviamo verso l'inverno e i media degli Stati Uniti ci informano di una nuova, inquietante minaccia virale che potrebbe diventare presto una pandemia. Si tratta, naturalmente, dell'influenza suina, conosciuta come virus H1N1 o virus 2009H1N1. Il Dr. Jefferson è intervistato qui di seguito da Maryann Napoli.
MN: Grazie per avermi inviato la lettera del Health Protection Service Australiano del 16 settembre 2009. Mi ha indotta a focalizzare la mia attenzione su quella parte del mondo. L'inverno è quasi finito nel sud del mondo, e però quanto è successo in Australia non sembra essere una pandemia. Ci sono stati 131 morti a causa del virus H1N1 su una popolazione di quasi 22 milioni di persone. È giusto concludere che il virus H1N1 non pare aver causato una pandemia in Australia?
TJ: Sì, si può concludere che il virus H1N1 non è così minaccioso come lo si è voluto dipingere.
MN: E nessun vaccino H1N1 era a disposizione degli Australiani prima dell’arrivo dell’inverno.
TJ: Sì, è vero. Ma la prego di notare che non ho risposto alla seconda parte della sua domanda iniziale: cioè se l'Australia sia andata incontro ad una pandemia. Questo perché, sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la definizione di pandemia è cambiata a far data dal mese di maggio 2009. La versione precedente definiva pandemia come: "Una pandemia influenzale si verifica quando un nuovo virus influenzale appare in una popolazione umana che non ha immunità, causando epidemie in tutto il mondo con un numero enorme di morti e malattie [enfasi presente nel documento originale]." Nel documento sosia che è attualmente presente nel sito web, la definizione di pandemia è cambiata: "Una epidemia di una malattia si verifica quando ci sono più casi rispetto al normale di questa malattia. Una pandemia è un'epidemia mondiale di una malattia. Una pandemia influenzale si può verificare quando appare un nuovo virus influenzale contro il quale la popolazione umana non ha alcuna immunità ".
MN: La frase "un enorme numero di morti e infermi" non c'è più. E ora abbiamo una soglia più bassa per definire un qualcosa come una pandemia.
TJ: Questa definizione rende la differenza tra influenza stagionale e pandemia influenzale discutibile.
MN: Cosa pensa stia accadendo ?
TJ: Mi chiedo se questo significa che il mondo si troverà sempre ad essere in una condizione di pandemia. Il mondo dovrà sempre essere doppiamente vaccinato e spendere una quantità enorme di denaro per i vaccini e, naturalmente, per i farmaci antivirali. Giornalisti e anche altri hanno contattato l'OMS per avere spiegazioni sul perché del cambiamento di definizione; a tutti è sempre stato detto che sarebbero stati ricontattati da qualcuno, ma questo non accade mai.
MN: Finanziamenti? L'OMS ha finanziato il meeting sull’osteoporosi nel 1993, nel corso del quale la definizione di osteoporosi è stata ampliata. Sa se in questo caso potrebbe essere accaduta la medesima cosa?
TJ: No, non lo so, ma quando si legge il documento dell'OMS sulla pandemic preparedness, che è di 62 pagine, si vede che nel conteggio delle citazioni ci sono solo due riferimenti relativi al lavaggio delle mani, tre per le maschere, uno per i guanti, 23 per i vaccini e 18 per farmaci anti-virali. Ciò che andrebbe promosso dalla WHO in tutto il mondo, soprattutto nei paesi poveri, sono gli interventi di sanità pubblica, invece, ad essere spinti sono gli interventi farmacologici. Dalle nostre reviews emerge la chiara evidenza che gli studi di vaccini anti influenzali sponsorizzati dall'industria farmaceutica sono aumentati di importanza e visibilità, molto più rispetto agli studi non sponsorizzati dall’industria farmaceutica. Tuttavia, questo non è spiegato dalle dimensioni o la qualità degli studi che risulta essere la medesima. La spiegazione più probabile, e molto sgradevole, di questo dato è che le riviste scientifiche più prestigiose pubblicano con maggior probabilità studi sponsorizzati dall’industria probabilmente a causa dei soldi che guadagnano dalla vendita delle ristampe degli studi e degli spazi pubblicitari.
MN: Ma Tom, molti che leggeranno tutto ciò diranno, "Sì, forse un sacco di persone si faranno i soldi sulla nostra paura, ma io comunque mi farò vaccinare".
TJ: Prima di tutto, non è "forse" un sacco di persone stanno per fare soldi. Ecco un indice azionario dell’influenza suina e aviaria, che dice quanti soldi hanno fatto, solo negli ultimi sei mesi, le imprese coinvolte nelle ricerche sul vaccino. Quindi, se vuole sapere come sta andando la pandemia, può consultare questo sito web. Lo chiamo il “pandemiometro", il barometro della pandemia. Non dimentichi di leggere i commenti a fondo pagina, le intuizioni e i contributi degli esperti.
MN: Vuole dire che questo sito Web è un barometro della paura della pandemia?
TJ: No, penso che sia un riflesso di ciò che questa pandemia è in realtà: una operazione commerciale.
Perché mai il governo Australiano dovrebbe programmare di vaccinare milioni di persone dopo l'epidemia, con un vaccino parzialmente valutato?
MN: La Food and Drug Administration ha recentemente annunciato l'approvazione di quattro nuovi vaccini contro il virus H1N1. Giungono con le avvertenze solite per le persone con allergia alle uova e possibili "imprevisti o rari eventi avversi gravi." Ha altre riserve su questi vaccini?
TJ: Si, le ho. Sono a conoscenza di un solo studio pubblicato. È apparso di recente nel versione on-line [11 Settembre 2009] del New England Journal of Medicine. Ho quattro problemi con questo studio, che è stato condotto in Australia. 1) è stato minuscolo, solamente 240 adulti. Gli autori hanno rilasciato dichiarazioni rassicuranti sulla Guillain-Barré, il che è ridicolo, perché la GBS si verifica in uno caso su 750.000 a 1 milione di vaccinazioni, e questo studio aveva solo 240 partecipanti; 2) un terzo di questi volontari ha avuto effetti collaterali somiglianti ai sintomi simil-influenzali (mal di testa, mal di gola, ecc), quindi hanno eseguito le vaccinazioni per prevenire sintomi che hanno causato; 3) non vi era alcun braccio placebo nello studio [un gruppo al quale sia stato iniettato un vaccino inerte], e tuttavia non ci sono scuse etiche per l’assenza nello studio di un braccio placebo, perché questi sono vaccini sperimentali; e 4) la descrizione delle sostanze additive contenute nel vaccino non era chiara. Sappiamo che vi è il thimerosal [mercurio] in questo vaccino H1N1, ma il produttore non ha detto se ci sono altre sostanze come l'alluminio, che può essere trovato in molti altri vaccini. Semplicemente non sappiamo. E consigliano il vaccino alle donne incinte e ai bambini sopra i sei mesi!
MN: Può semplicemente tornare indietro e spiegare in che modo gli studi del vaccino determinano se un nuovo vaccino dovrebbe essere approvato?
TJ: In tutte le nostre reviews di studi che hanno coinvolto vaccini contro l'influenza stagionale, abbiamo sempre cercato i veri outcomes, cioè, i casi di influenza, bronchite e polmonite. [Negli studi di altri vaccini come questo nuovo dall’Australia], i ricercatori, dopo aver inoculato un vaccino sperimentale, osservano la quantità e la qualità degli anticorpi [nel sangue] dei volontari. Se questi ne producono una quantità pre-definita considerata "protettiva", si presume che, una volta vaccinati, le persone saranno protette. Quindi la questione principale è come questi marker di laboratorio possono essere correlati con un effetto protettivo sulle persone. Per rispondere alla domanda abbiamo esaminato tutti gli studi su vaccini contro l'influenza dal 1948 al 2007. Una risposta netta è resa difficile dalla scarsa qualità di questi studi, ma i vaccini hanno dato scarsi risultati specialmente nei pazienti anziani (per i quali sono universalmente raccomandati). Quindi, se questa è la traccia, perché i ricercatori perseguono la stessa vecchia, stanca e infruttuosa strada?
MN: Sì, lo ha detto in modo molto chiaro nell’intervista del 2006 dopo che aveva pubblicato una relazione dettagliata sul British Medical Journal. Che dire dei dati statistici prodotti dai CDC che ogni anno i media sparano per spaventarci e spingerci a vaccinarci: 36.000 decessi ogni anno negli Stati Uniti a causa dell'influenza? Non cambia mai.
TJ: Sappiamo che negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti, la mortalità correlata all'influenza stagionale è costante, nonostante il fatto che nel corso degli anni un numero sempre più alto di persone vengano vaccinate contro l'influenza.
MN: Ci stiamo riferendo al vaccino contro l'influenza stagionale, che il CDC raccomanda di solito per alcune fasce di popolazione come i bambini sotto i due anni e gli anziani ...
TJ: Non vi è alcuna prova che i vaccini contro l'influenza stagionale abbiano alcun effetto, specialmente negli anziani e nei bambini. Nessuna evidenza di riduzione di [numero di] casi, di morti, di complicazioni.
MN: Ovviamente, non c'è revisione Cochrane all'orizzonte per il virus H1NI.
TJ: Certo che no, non ci sono ancora i dati da esaminare. Non vi è alcun problema con il virus H1N1. Non è diverso da qualsiasi altro virus stagionale. In realtà, sembra -dall'esperienza Australiana- che sarà più lieve e potrà essere gestito con misure di sanità pubblica, come ad esempio lavarsi le mani, le maschere.
Alla fine di questa intervista è stato chiesto al dottor Jefferson se avesse alcun conflitto di interessi da riferire sui vaccini contro l'influenza. La sua risposta: "Sì: pubblicizzo il mio lavoro. Ma no, non ho conflitti finanziari".
Acqua privata
da:
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/11/acqua-privata.html
di Marco Cedolin
L’acqua, insieme all’aria che respiriamo e al cibo, rappresenta uno degli elementi indispensabili per la nostra sopravvivenza. La possibilità di accedere all’acqua potabile per bere e cucinare costituisce un bisogno primario il cui soddisfacimento dovrebbe essere garantito a qualsiasi essere umano, ma anche la disponibilità di risorse idriche da usare per l’igiene personale e l’agricoltura si rivela indispensabile per garantire una vita dignitosa e la sopravvivenza delle comunità.
Nonostante ciò la disponibilità di acqua a livello mondiale sta continuando a diminuire e proprio l'accesso all'acqua sembra destinato a diventare uno dei più potenti strumenti di speculazione per multinazionali senza scrupoli.
Le riserve mondiali di acqua per abitante nel corso di mezzo secolo, fra il 1950 e il 2000, si sono praticamente dimezzate (da 16.800 m³ a 7.300 m³) e sono ulteriormente scese di circa il 40% nei 5 anni successivi, fino ad attestarsi nel 2005 a 4.800 m³. Nel mondo un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi non dispongono di servizi sanitari.
L’innalzamento del livello d’inquinamento di fiumi, torrenti e falde acquifere, unitamente alle massicce campagne pubblicitarie in favore delle grandi compagnie di acque minerali, ha determinato negli ultimi 5 anni l’aumento del 57% del consumo di acqua in bottiglia.
Molto spesso, approfittando del problema rappresentato dal pessimo stato in cui versano le condutture a causa degli scarsi investimenti pubblici praticati nel tempo, le grandi multinazionali si stanno sostituendo alle amministrazioni locali nella gestione delle reti idriche, appropriandosi in questo modo di un bene della collettività che potranno poi distribuire ai cittadini sulla base di prezzi e tariffe gonfiati a dismisura con l’unico fine di ingrassare il proprio tornaconto.
La trasformazione del “bene” acqua nella “merce” acqua sta avvenendo con tale velocità da far si che la rivista americana Fortune abbia individuato proprio il “settore dell’acqua” come quello in assoluto potenzialmente più remunerativo e perciò consigliato per praticare investimenti.
In Italia la sempre più spinta privatizzazione dei servizi pubblici, fortemente voluta dalla politica in maniera totalmente bipartisan nel corso dell’ultimo decennio, parallelamente alla trasformazione delle vecchie “municipalizzate” in società per azioni a capitale misto pubblico/privato che vengono quotate in borsa e si pongono sul mercato costruendo profitto attraverso la gestione dei servizi primari destinati ai cittadini (smaltimento rifiuti, acqua, distribuzione del gas, trasporti, servizi funerari) sta iniziando a produrre risultati catastrofici in termine di qualità dei servizi ed incremento del costo delle tariffe, ormai sempre più slegate da qualsiasi logica volta a salvaguardare gli interessi della collettività.
Emblematico a questo riguardo è sicuramente quanto accaduto ad Aprilia nel 2005, dove la gestione della distribuzione dell’acqua da parte della società Acqualatina, partecipata al 46,5% dalla multinazionale francese Veolia, ha comportato incrementi delle bollette nell’ordine del 300%, determinando una vera e propria sollevazione popolare da parte di oltre 4000 famiglie che si rifiutano di sostenere in silenzio un salasso di questo genere.
Forti preoccupazioni concernenti la “svendita” ai privati di una risorsa vitale come l’acqua, che dovrebbe continuare a rimanere patrimonio di tutti, sono state recentemente ingenerate da tutta una serie di novità in tema di liberalizzazioni dei servizi pubblici introdotte dal decreto Tremonti, che mira a liberalizzare la gestione dei servizi pubblici locali, affidandoli a società private o pubblico/private all’interno delle quali il socio privato non detenga una quota inferiore al 30%. Particolare apprensione è stata determinata dall’approvazione, avvenuta lo scorso 5 agosto 2008, dell’articolo 23 bis del decreto legge 112 che di fatto sottomette alle regole di mercato la gestione dei servizi idrici, snaturando la figura stessa dei “Comuni” che da enti deputati ad operare nell’interesse collettivo si trasformano in soggetti finalizzati alla costruzione del profitto proprio attraverso la gestione privatistica di quei beni, come l’acqua, che dovrebbero essere patrimonio di tutti. Il provvedimento in questione si pone oltretutto in evidente contrasto con il Codice Civile che agli articoli 822 e seguenti dispone la legislazione relativa al demanio pubblico, stabilendo che “i beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili e non possono formare oggetto
di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano. Spetta all'autorità amministrativa la tutela dei beni che fanno parte del demanio pubblico. Essa ha facoltà sia di procedere in via amministrativa, sia di valersi dei mezzi ordinari a difesa della proprietà e del possesso regolati dal presente codice.
E l’approvazione in Senato lo scorso 4 novembre dell’art.15 del DL 135/09 che il prossimo martedì 10 novembre dovrebbe approdare alla Camera.
Ma il decreto Tremonti rappresenta solamente il terminale di tutta una lunga serie di leggi e provvedimenti che a partire dagli anni 90 hanno progressivamente svenduto il patrimonio pubblico, contribuendo a creare monopoli privati o pubblico/privati che gestiscono i servizi primari per i cittadini unicamente nell’ottica della massimizzazione del profitto.
Oggi in Italia le condizioni della rete idrica risultano essere estremamente precarie a causa della scarsità d’investimenti pubblici e della loro cattiva gestione, facendo si che quasi un terzo dell’acqua incanalata nelle tubature si disperda prima di arrivare nelle abitazioni. Una situazione di questo genere potrebbe per molti versi favorire qualunque privato abbia intenzione di subentrare al pubblico nella gestione degli acquedotti, promettendo una migliore gestione degli stessi. Il decreto Tremonti “chiude il cerchio” applicando per legge la privatizzazione dell’acqua e sdoganando in questo modo l’operato dei colossi del settore che da tempo mirano ad ottenere il controllo del business relativo alla distribuzione della “merce acqua” che costituisce un obiettivo assai ambito in quanto potenzialmente in grado di generare enormi profitti.
La spesa degli italiani per l’acqua, attualmente in media circa 250 euro a famiglia (ma la distribuzione è assai irregolare e si va da un minimo di 81 euro ad un massimo di 587 euro) risulta essere ancora generalmente sostenibile, ma negli ultimi 10 anni le bollette sono incrementate mediamente del 61% e inoltre un italiano su tre è costretto a pagare una bolletta irregolare (sentenza 335 del 10 ottobre 2008 della corte Costituzionale) in quanto versa contributi per depuratori che non esistono o non sono funzionanti. In alcuni casi inoltre l’acqua che arriva nelle case delle famiglie italiane risulta essere inquinata da decine di sostanze altamente tossiche e nocive per la salute dell’uomo, così come accaduto a 450.000 cittadini abruzzesi che per oltre 20 anni hanno bevuto a loro insaputa acqua avvelenata dai residui tossici degli stabilimenti Montedison, o agli abitanti del Monferrato l’acqua dei cui rubinetti risulta contaminata dalla radioattività derivante dalle scorie nucleari depositate a Saluggia. Il tutto senza che gli organismi preposti al controllo si siano mai sentiti in dovere d'informare la popolazione, così come disposto dalla legge.
L’apertura ai privati e la volontà di trasformare il bene acqua in una merce che sarà venduta a caro prezzo da multinazionali, come Veolia già specializzate nel settore, o dalle multiutility quotate in borsa come A2A ed Hera che oggi accumulano fortune miliardarie attraverso l’incenerimento dei rifiuti, non induce purtroppo ad essere ottimisti. Se prenderà corpo una privatizzazione sempre più spinta, il costo dell’acceso all’acqua per i cittadini italiani sarà infatti destinato ad incidere in maniera significativa e probabilmente insostenibile all’interno degli scarni bilanci familiari, già oggi per troppe persone pesantemente deficitari. Agli incrementi dei costi non corrisponderà inoltre, come sempre accaduto fino ad oggi in caso di privatizzazione, un miglioramento del servizio, dal momento che l’unico obiettivo di una società privata resta la massimizzazione del profitto, ottenibile unicamente riducendo i costi ed incrementando i ricavi.
Il nuovo decreto procede pertanto esattamente nella direzione inversa rispetto a quella che sarebbe auspicabile nell’interesse del bene comune di noi tutti. Anziché privatizzare l’acqua, trasformandola in una merce da vendere a caro prezzo, occorrerebbe infatti mantenere pubblica la gestione, migliorando la rete di distribuzione attraverso tutta una serie d’investimenti di risorse finalizzati a incrementare l’efficienza della rete idrica e dei depuratori, eliminando in questo modo gli sprechi ed i rischi d’inquinamento. In questo genere di opere, necessarie per il benessere della collettività, andrebbero investite le decine di miliardi di euro che invece attualmente vengono depauperati nella costruzione di grandi opere cementizie (TAV, Mose, nuove autostrade, megainceneritori ecc.) che risultano tanto dannose per l’ambiente quanto assolutamente inutili per i cittadini.
La gestione pubblica, orientata ad ottenere la migliore qualità di servizio per il cittadino, anziché l’obbligo della creazione di un profitto, rappresenta l’unico sistema in grado di salvaguardare i diritti di ciascuno, garantendo a tutti l’accesso ad un bene indispensabile quale è l’acqua. In questo senso occorre muoversi senza esitazione, poiché lo spettro della privatizzazione dell’acqua rappresenta l’ultima frontiera sulla strada della mercificazione di tutto l’esistente e si tratta di una strada senza sbocco e senza ritorno.
http://ilcorrosivo.blogspot.com/2009/11/acqua-privata.html
di Marco Cedolin
L’acqua, insieme all’aria che respiriamo e al cibo, rappresenta uno degli elementi indispensabili per la nostra sopravvivenza. La possibilità di accedere all’acqua potabile per bere e cucinare costituisce un bisogno primario il cui soddisfacimento dovrebbe essere garantito a qualsiasi essere umano, ma anche la disponibilità di risorse idriche da usare per l’igiene personale e l’agricoltura si rivela indispensabile per garantire una vita dignitosa e la sopravvivenza delle comunità.
Nonostante ciò la disponibilità di acqua a livello mondiale sta continuando a diminuire e proprio l'accesso all'acqua sembra destinato a diventare uno dei più potenti strumenti di speculazione per multinazionali senza scrupoli.
Le riserve mondiali di acqua per abitante nel corso di mezzo secolo, fra il 1950 e il 2000, si sono praticamente dimezzate (da 16.800 m³ a 7.300 m³) e sono ulteriormente scese di circa il 40% nei 5 anni successivi, fino ad attestarsi nel 2005 a 4.800 m³. Nel mondo un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua potabile e 2,6 miliardi non dispongono di servizi sanitari.
L’innalzamento del livello d’inquinamento di fiumi, torrenti e falde acquifere, unitamente alle massicce campagne pubblicitarie in favore delle grandi compagnie di acque minerali, ha determinato negli ultimi 5 anni l’aumento del 57% del consumo di acqua in bottiglia.
Molto spesso, approfittando del problema rappresentato dal pessimo stato in cui versano le condutture a causa degli scarsi investimenti pubblici praticati nel tempo, le grandi multinazionali si stanno sostituendo alle amministrazioni locali nella gestione delle reti idriche, appropriandosi in questo modo di un bene della collettività che potranno poi distribuire ai cittadini sulla base di prezzi e tariffe gonfiati a dismisura con l’unico fine di ingrassare il proprio tornaconto.
La trasformazione del “bene” acqua nella “merce” acqua sta avvenendo con tale velocità da far si che la rivista americana Fortune abbia individuato proprio il “settore dell’acqua” come quello in assoluto potenzialmente più remunerativo e perciò consigliato per praticare investimenti.
In Italia la sempre più spinta privatizzazione dei servizi pubblici, fortemente voluta dalla politica in maniera totalmente bipartisan nel corso dell’ultimo decennio, parallelamente alla trasformazione delle vecchie “municipalizzate” in società per azioni a capitale misto pubblico/privato che vengono quotate in borsa e si pongono sul mercato costruendo profitto attraverso la gestione dei servizi primari destinati ai cittadini (smaltimento rifiuti, acqua, distribuzione del gas, trasporti, servizi funerari) sta iniziando a produrre risultati catastrofici in termine di qualità dei servizi ed incremento del costo delle tariffe, ormai sempre più slegate da qualsiasi logica volta a salvaguardare gli interessi della collettività.
Emblematico a questo riguardo è sicuramente quanto accaduto ad Aprilia nel 2005, dove la gestione della distribuzione dell’acqua da parte della società Acqualatina, partecipata al 46,5% dalla multinazionale francese Veolia, ha comportato incrementi delle bollette nell’ordine del 300%, determinando una vera e propria sollevazione popolare da parte di oltre 4000 famiglie che si rifiutano di sostenere in silenzio un salasso di questo genere.
Forti preoccupazioni concernenti la “svendita” ai privati di una risorsa vitale come l’acqua, che dovrebbe continuare a rimanere patrimonio di tutti, sono state recentemente ingenerate da tutta una serie di novità in tema di liberalizzazioni dei servizi pubblici introdotte dal decreto Tremonti, che mira a liberalizzare la gestione dei servizi pubblici locali, affidandoli a società private o pubblico/private all’interno delle quali il socio privato non detenga una quota inferiore al 30%. Particolare apprensione è stata determinata dall’approvazione, avvenuta lo scorso 5 agosto 2008, dell’articolo 23 bis del decreto legge 112 che di fatto sottomette alle regole di mercato la gestione dei servizi idrici, snaturando la figura stessa dei “Comuni” che da enti deputati ad operare nell’interesse collettivo si trasformano in soggetti finalizzati alla costruzione del profitto proprio attraverso la gestione privatistica di quei beni, come l’acqua, che dovrebbero essere patrimonio di tutti. Il provvedimento in questione si pone oltretutto in evidente contrasto con il Codice Civile che agli articoli 822 e seguenti dispone la legislazione relativa al demanio pubblico, stabilendo che “i beni che fanno parte del demanio pubblico sono inalienabili e non possono formare oggetto
di diritti a favore di terzi, se non nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi che li riguardano. Spetta all'autorità amministrativa la tutela dei beni che fanno parte del demanio pubblico. Essa ha facoltà sia di procedere in via amministrativa, sia di valersi dei mezzi ordinari a difesa della proprietà e del possesso regolati dal presente codice.
E l’approvazione in Senato lo scorso 4 novembre dell’art.15 del DL 135/09 che il prossimo martedì 10 novembre dovrebbe approdare alla Camera.
Ma il decreto Tremonti rappresenta solamente il terminale di tutta una lunga serie di leggi e provvedimenti che a partire dagli anni 90 hanno progressivamente svenduto il patrimonio pubblico, contribuendo a creare monopoli privati o pubblico/privati che gestiscono i servizi primari per i cittadini unicamente nell’ottica della massimizzazione del profitto.
Oggi in Italia le condizioni della rete idrica risultano essere estremamente precarie a causa della scarsità d’investimenti pubblici e della loro cattiva gestione, facendo si che quasi un terzo dell’acqua incanalata nelle tubature si disperda prima di arrivare nelle abitazioni. Una situazione di questo genere potrebbe per molti versi favorire qualunque privato abbia intenzione di subentrare al pubblico nella gestione degli acquedotti, promettendo una migliore gestione degli stessi. Il decreto Tremonti “chiude il cerchio” applicando per legge la privatizzazione dell’acqua e sdoganando in questo modo l’operato dei colossi del settore che da tempo mirano ad ottenere il controllo del business relativo alla distribuzione della “merce acqua” che costituisce un obiettivo assai ambito in quanto potenzialmente in grado di generare enormi profitti.
La spesa degli italiani per l’acqua, attualmente in media circa 250 euro a famiglia (ma la distribuzione è assai irregolare e si va da un minimo di 81 euro ad un massimo di 587 euro) risulta essere ancora generalmente sostenibile, ma negli ultimi 10 anni le bollette sono incrementate mediamente del 61% e inoltre un italiano su tre è costretto a pagare una bolletta irregolare (sentenza 335 del 10 ottobre 2008 della corte Costituzionale) in quanto versa contributi per depuratori che non esistono o non sono funzionanti. In alcuni casi inoltre l’acqua che arriva nelle case delle famiglie italiane risulta essere inquinata da decine di sostanze altamente tossiche e nocive per la salute dell’uomo, così come accaduto a 450.000 cittadini abruzzesi che per oltre 20 anni hanno bevuto a loro insaputa acqua avvelenata dai residui tossici degli stabilimenti Montedison, o agli abitanti del Monferrato l’acqua dei cui rubinetti risulta contaminata dalla radioattività derivante dalle scorie nucleari depositate a Saluggia. Il tutto senza che gli organismi preposti al controllo si siano mai sentiti in dovere d'informare la popolazione, così come disposto dalla legge.
L’apertura ai privati e la volontà di trasformare il bene acqua in una merce che sarà venduta a caro prezzo da multinazionali, come Veolia già specializzate nel settore, o dalle multiutility quotate in borsa come A2A ed Hera che oggi accumulano fortune miliardarie attraverso l’incenerimento dei rifiuti, non induce purtroppo ad essere ottimisti. Se prenderà corpo una privatizzazione sempre più spinta, il costo dell’acceso all’acqua per i cittadini italiani sarà infatti destinato ad incidere in maniera significativa e probabilmente insostenibile all’interno degli scarni bilanci familiari, già oggi per troppe persone pesantemente deficitari. Agli incrementi dei costi non corrisponderà inoltre, come sempre accaduto fino ad oggi in caso di privatizzazione, un miglioramento del servizio, dal momento che l’unico obiettivo di una società privata resta la massimizzazione del profitto, ottenibile unicamente riducendo i costi ed incrementando i ricavi.
Il nuovo decreto procede pertanto esattamente nella direzione inversa rispetto a quella che sarebbe auspicabile nell’interesse del bene comune di noi tutti. Anziché privatizzare l’acqua, trasformandola in una merce da vendere a caro prezzo, occorrerebbe infatti mantenere pubblica la gestione, migliorando la rete di distribuzione attraverso tutta una serie d’investimenti di risorse finalizzati a incrementare l’efficienza della rete idrica e dei depuratori, eliminando in questo modo gli sprechi ed i rischi d’inquinamento. In questo genere di opere, necessarie per il benessere della collettività, andrebbero investite le decine di miliardi di euro che invece attualmente vengono depauperati nella costruzione di grandi opere cementizie (TAV, Mose, nuove autostrade, megainceneritori ecc.) che risultano tanto dannose per l’ambiente quanto assolutamente inutili per i cittadini.
La gestione pubblica, orientata ad ottenere la migliore qualità di servizio per il cittadino, anziché l’obbligo della creazione di un profitto, rappresenta l’unico sistema in grado di salvaguardare i diritti di ciascuno, garantendo a tutti l’accesso ad un bene indispensabile quale è l’acqua. In questo senso occorre muoversi senza esitazione, poiché lo spettro della privatizzazione dell’acqua rappresenta l’ultima frontiera sulla strada della mercificazione di tutto l’esistente e si tratta di una strada senza sbocco e senza ritorno.
sabato 7 novembre 2009
Il foglietto del vaccino Novartis
http://susannaambivero.blogspot.com/2009/10/influenza-h1n1-il-foglietto.html
Aquest'indirizzo trovate il foglietto del vaccino Novartis.
A tal proposito è utile sottolineare questi punti.
1)Influenza A (h1N1) Monovalent Vaccine è una sospensione sterile per iniezione intramuscolare, è fornita in due presentazioni:
- Singola dose in siringa preriempita, 0,5mL. Il Thimerosal, un derivato del mercurio usato durante la fabbricazione è rimosso con susseguenti passaggi purificatori fino a una traccia di circa (1mcg. Mercurio per 0,5-mL. Dose)(3,11)
- Fiala multidose, 0,5-mL. Contiene Thimerosal, un derivato del mercurio (25mcg. Mercurio per 0,5-mL. dose) Thimerosal è aggiunto come conservante
USO IN PARTICOLARI TIPI DI POPOLAZIONE
Il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) e il vaccino trivalente per l’influenza stagionale (FLUVIRIN) sono fabbricati nello stesso modo.
GRAVIDANZA
Studi sulla riproduzione animale non sono stati fatti co il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) o col FLUVIRIN. Non si conosce neanche se Il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) o il FLUVIRIN possano causare danni fetali se somministrati a donne incinta o possano interagire con la capacità riproduttiva. Il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) dovrebbe essere dato alle donne incinta solo se strettamente necessario.
MADRI CHE ALLATTANO
Non è conosciuto se il FLUORVIN oIl Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) passino nel latte materno, pertantoIl Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) deve essere somministrato con cautela alle donne che allattano.
USO PEDIATRICO
La sicurezza e l’efficacia in soggetti pediatrici sotto i 4 anni non sono stati studiati
CARCINOGENICI, MUTAGENI,INIBITORI DELLA FERTILITA'
Nè per il FLUORVIN nè per il Vaccino Monovalente contro l'influenza A (H1N1) sono state valutate le potenzialità carcinogeniche, nè mutageniche, nè inibitrici della fertilità.
Aquest'indirizzo trovate il foglietto del vaccino Novartis.
A tal proposito è utile sottolineare questi punti.
1)Influenza A (h1N1) Monovalent Vaccine è una sospensione sterile per iniezione intramuscolare, è fornita in due presentazioni:
- Singola dose in siringa preriempita, 0,5mL. Il Thimerosal, un derivato del mercurio usato durante la fabbricazione è rimosso con susseguenti passaggi purificatori fino a una traccia di circa (1mcg. Mercurio per 0,5-mL. Dose)(3,11)
- Fiala multidose, 0,5-mL. Contiene Thimerosal, un derivato del mercurio (25mcg. Mercurio per 0,5-mL. dose) Thimerosal è aggiunto come conservante
USO IN PARTICOLARI TIPI DI POPOLAZIONE
Il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) e il vaccino trivalente per l’influenza stagionale (FLUVIRIN) sono fabbricati nello stesso modo.
GRAVIDANZA
Studi sulla riproduzione animale non sono stati fatti co il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) o col FLUVIRIN. Non si conosce neanche se Il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) o il FLUVIRIN possano causare danni fetali se somministrati a donne incinta o possano interagire con la capacità riproduttiva. Il Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) dovrebbe essere dato alle donne incinta solo se strettamente necessario.
MADRI CHE ALLATTANO
Non è conosciuto se il FLUORVIN oIl Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) passino nel latte materno, pertantoIl Vaccino Monovalente contro l’influenza A (H1N1) deve essere somministrato con cautela alle donne che allattano.
USO PEDIATRICO
La sicurezza e l’efficacia in soggetti pediatrici sotto i 4 anni non sono stati studiati
CARCINOGENICI, MUTAGENI,INIBITORI DELLA FERTILITA'
Nè per il FLUORVIN nè per il Vaccino Monovalente contro l'influenza A (H1N1) sono state valutate le potenzialità carcinogeniche, nè mutageniche, nè inibitrici della fertilità.
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