Da
http://www.torinomedica.com/link_articolo_finestra.asp?id=1704
La resa dei conti si avvicina. Sta per arrivare la stagione fredda, favorevole alla diffusione dei virus influenzali e i vaccini contro l’influenza A stanno per lasciare i magazzini delle due aziende che li hanno prodotti: la vera natura di questa emergenza sanitaria si svelerà in un modo che (speriamo) non ammetta repliche.
Il sospetto che il business abbia “inquinato” i messaggi mediatici, spingendo alternativamente sull’acceleratore e sul freno, fa sempre più proseliti. Ed è un sospetto caratterizzato da una caratura mediatica di grandissimo spessore: è sensibile per esempio al fascino del “target”, come succede a tutte le notizie da vendere bene e in fretta. Alcuni quotidiani paludati applicano addirittura la “politica dei forni”: sull’edizione in edicola si vellica il luogo comune che spesso alimenta il terrore, per l’insolito, l’esotico, il molto che si ignora…; nell’edizione on line, caratterizzata da target più giovani e disincantati, si dà spazio al dubbio, al sospetto, anche a quello ideologizzato, sempre “contro” per principio… (vedi il link: clicca qui).
Cosa deve fare allora chi vorrebbe giudicare un fatto di natura sanitaria con intelligenza, logica, utilizzando il corposo bagaglio culturale dell’evidenza scientifica?
“Resistere, resistere, resistere!”, come diceva il 12 gennaio 2002 il dottor Francesco Saverio Borrelli inaugurando l’Anno giudiziario a Milano in tocco ed ermellino; ovvero “informarsi, informarsi e ancora informarsi”: confrontando le notizie con disincanto e, se possibile, anche con un po’ di cinismo.
TORINOMEDICA.COM vuole dare un contributo specifico in questo senso mettendo in Rete una lunga intervista a Tom Jefferson, un epidemiologo serio e “vaccinato” contro molte delle patologie che rendono il mondo dei media una palestra per tutti gli sport tranne quello dell’informazione corretta (vedi il link: clicca qui). Per agevolare anche i naviganti che possono avere qualche difficoltà con l’inglese la redazione ha provveduto (come avviene soltanto nelle grandi occasioni) a far tradurre questo contributo originale mantenendo attivi anche gli innumerevoli e interessanti link; ecco il testo.
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PERCHÉ IL VIRUS H1N1 NON È UNA GRAVE MINACCIA
Da “Medconsumers”, 24 settembre 2009
Negli ultimi 15 anni la mission del medico ed epidemiologo Tom Jefferson, MD, è stata la revisione approfondita di tutti gli studi sui vaccini contro l'influenza stagionale. Il Dr. Jefferson è co-autore, con i colleghi della Cochrane Collaboration, di oltre 10 revisioni Cochrane volte a rispondere a diversi quesiti come: l’inoculazione di questi vaccini riduce la possibilità di essere colpiti dall'influenza o il rischio di complicanze, di ricoveri e decessi nelle persone anziane, nei bambini, negli adulti sani e negli asmatici? Il Dr. Jefferson, attualmente vive a Roma in Italia, ha pubblicato molto ed è, probabilmente, il maggiore esperto mondiale sulla qualità delle evidenze scientifiche addotte a sostegno dei vaccini per l'influenza stagionale. Ci avviamo verso l'inverno e i media degli Stati Uniti ci informano di una nuova, inquietante minaccia virale che potrebbe diventare presto una pandemia. Si tratta, naturalmente, dell'influenza suina, conosciuta come virus H1N1 o virus 2009H1N1. Il Dr. Jefferson è intervistato qui di seguito da Maryann Napoli.
MN: Grazie per avermi inviato la lettera del Health Protection Service Australiano del 16 settembre 2009. Mi ha indotta a focalizzare la mia attenzione su quella parte del mondo. L'inverno è quasi finito nel sud del mondo, e però quanto è successo in Australia non sembra essere una pandemia. Ci sono stati 131 morti a causa del virus H1N1 su una popolazione di quasi 22 milioni di persone. È giusto concludere che il virus H1N1 non pare aver causato una pandemia in Australia?
TJ: Sì, si può concludere che il virus H1N1 non è così minaccioso come lo si è voluto dipingere.
MN: E nessun vaccino H1N1 era a disposizione degli Australiani prima dell’arrivo dell’inverno.
TJ: Sì, è vero. Ma la prego di notare che non ho risposto alla seconda parte della sua domanda iniziale: cioè se l'Australia sia andata incontro ad una pandemia. Questo perché, sul sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), la definizione di pandemia è cambiata a far data dal mese di maggio 2009. La versione precedente definiva pandemia come: "Una pandemia influenzale si verifica quando un nuovo virus influenzale appare in una popolazione umana che non ha immunità, causando epidemie in tutto il mondo con un numero enorme di morti e malattie [enfasi presente nel documento originale]." Nel documento sosia che è attualmente presente nel sito web, la definizione di pandemia è cambiata: "Una epidemia di una malattia si verifica quando ci sono più casi rispetto al normale di questa malattia. Una pandemia è un'epidemia mondiale di una malattia. Una pandemia influenzale si può verificare quando appare un nuovo virus influenzale contro il quale la popolazione umana non ha alcuna immunità ".
MN: La frase "un enorme numero di morti e infermi" non c'è più. E ora abbiamo una soglia più bassa per definire un qualcosa come una pandemia.
TJ: Questa definizione rende la differenza tra influenza stagionale e pandemia influenzale discutibile.
MN: Cosa pensa stia accadendo ?
TJ: Mi chiedo se questo significa che il mondo si troverà sempre ad essere in una condizione di pandemia. Il mondo dovrà sempre essere doppiamente vaccinato e spendere una quantità enorme di denaro per i vaccini e, naturalmente, per i farmaci antivirali. Giornalisti e anche altri hanno contattato l'OMS per avere spiegazioni sul perché del cambiamento di definizione; a tutti è sempre stato detto che sarebbero stati ricontattati da qualcuno, ma questo non accade mai.
MN: Finanziamenti? L'OMS ha finanziato il meeting sull’osteoporosi nel 1993, nel corso del quale la definizione di osteoporosi è stata ampliata. Sa se in questo caso potrebbe essere accaduta la medesima cosa?
TJ: No, non lo so, ma quando si legge il documento dell'OMS sulla pandemic preparedness, che è di 62 pagine, si vede che nel conteggio delle citazioni ci sono solo due riferimenti relativi al lavaggio delle mani, tre per le maschere, uno per i guanti, 23 per i vaccini e 18 per farmaci anti-virali. Ciò che andrebbe promosso dalla WHO in tutto il mondo, soprattutto nei paesi poveri, sono gli interventi di sanità pubblica, invece, ad essere spinti sono gli interventi farmacologici. Dalle nostre reviews emerge la chiara evidenza che gli studi di vaccini anti influenzali sponsorizzati dall'industria farmaceutica sono aumentati di importanza e visibilità, molto più rispetto agli studi non sponsorizzati dall’industria farmaceutica. Tuttavia, questo non è spiegato dalle dimensioni o la qualità degli studi che risulta essere la medesima. La spiegazione più probabile, e molto sgradevole, di questo dato è che le riviste scientifiche più prestigiose pubblicano con maggior probabilità studi sponsorizzati dall’industria probabilmente a causa dei soldi che guadagnano dalla vendita delle ristampe degli studi e degli spazi pubblicitari.
MN: Ma Tom, molti che leggeranno tutto ciò diranno, "Sì, forse un sacco di persone si faranno i soldi sulla nostra paura, ma io comunque mi farò vaccinare".
TJ: Prima di tutto, non è "forse" un sacco di persone stanno per fare soldi. Ecco un indice azionario dell’influenza suina e aviaria, che dice quanti soldi hanno fatto, solo negli ultimi sei mesi, le imprese coinvolte nelle ricerche sul vaccino. Quindi, se vuole sapere come sta andando la pandemia, può consultare questo sito web. Lo chiamo il “pandemiometro", il barometro della pandemia. Non dimentichi di leggere i commenti a fondo pagina, le intuizioni e i contributi degli esperti.
MN: Vuole dire che questo sito Web è un barometro della paura della pandemia?
TJ: No, penso che sia un riflesso di ciò che questa pandemia è in realtà: una operazione commerciale.
Perché mai il governo Australiano dovrebbe programmare di vaccinare milioni di persone dopo l'epidemia, con un vaccino parzialmente valutato?
MN: La Food and Drug Administration ha recentemente annunciato l'approvazione di quattro nuovi vaccini contro il virus H1N1. Giungono con le avvertenze solite per le persone con allergia alle uova e possibili "imprevisti o rari eventi avversi gravi." Ha altre riserve su questi vaccini?
TJ: Si, le ho. Sono a conoscenza di un solo studio pubblicato. È apparso di recente nel versione on-line [11 Settembre 2009] del New England Journal of Medicine. Ho quattro problemi con questo studio, che è stato condotto in Australia. 1) è stato minuscolo, solamente 240 adulti. Gli autori hanno rilasciato dichiarazioni rassicuranti sulla Guillain-Barré, il che è ridicolo, perché la GBS si verifica in uno caso su 750.000 a 1 milione di vaccinazioni, e questo studio aveva solo 240 partecipanti; 2) un terzo di questi volontari ha avuto effetti collaterali somiglianti ai sintomi simil-influenzali (mal di testa, mal di gola, ecc), quindi hanno eseguito le vaccinazioni per prevenire sintomi che hanno causato; 3) non vi era alcun braccio placebo nello studio [un gruppo al quale sia stato iniettato un vaccino inerte], e tuttavia non ci sono scuse etiche per l’assenza nello studio di un braccio placebo, perché questi sono vaccini sperimentali; e 4) la descrizione delle sostanze additive contenute nel vaccino non era chiara. Sappiamo che vi è il thimerosal [mercurio] in questo vaccino H1N1, ma il produttore non ha detto se ci sono altre sostanze come l'alluminio, che può essere trovato in molti altri vaccini. Semplicemente non sappiamo. E consigliano il vaccino alle donne incinte e ai bambini sopra i sei mesi!
MN: Può semplicemente tornare indietro e spiegare in che modo gli studi del vaccino determinano se un nuovo vaccino dovrebbe essere approvato?
TJ: In tutte le nostre reviews di studi che hanno coinvolto vaccini contro l'influenza stagionale, abbiamo sempre cercato i veri outcomes, cioè, i casi di influenza, bronchite e polmonite. [Negli studi di altri vaccini come questo nuovo dall’Australia], i ricercatori, dopo aver inoculato un vaccino sperimentale, osservano la quantità e la qualità degli anticorpi [nel sangue] dei volontari. Se questi ne producono una quantità pre-definita considerata "protettiva", si presume che, una volta vaccinati, le persone saranno protette. Quindi la questione principale è come questi marker di laboratorio possono essere correlati con un effetto protettivo sulle persone. Per rispondere alla domanda abbiamo esaminato tutti gli studi su vaccini contro l'influenza dal 1948 al 2007. Una risposta netta è resa difficile dalla scarsa qualità di questi studi, ma i vaccini hanno dato scarsi risultati specialmente nei pazienti anziani (per i quali sono universalmente raccomandati). Quindi, se questa è la traccia, perché i ricercatori perseguono la stessa vecchia, stanca e infruttuosa strada?
MN: Sì, lo ha detto in modo molto chiaro nell’intervista del 2006 dopo che aveva pubblicato una relazione dettagliata sul British Medical Journal. Che dire dei dati statistici prodotti dai CDC che ogni anno i media sparano per spaventarci e spingerci a vaccinarci: 36.000 decessi ogni anno negli Stati Uniti a causa dell'influenza? Non cambia mai.
TJ: Sappiamo che negli ultimi 20 anni negli Stati Uniti, la mortalità correlata all'influenza stagionale è costante, nonostante il fatto che nel corso degli anni un numero sempre più alto di persone vengano vaccinate contro l'influenza.
MN: Ci stiamo riferendo al vaccino contro l'influenza stagionale, che il CDC raccomanda di solito per alcune fasce di popolazione come i bambini sotto i due anni e gli anziani ...
TJ: Non vi è alcuna prova che i vaccini contro l'influenza stagionale abbiano alcun effetto, specialmente negli anziani e nei bambini. Nessuna evidenza di riduzione di [numero di] casi, di morti, di complicazioni.
MN: Ovviamente, non c'è revisione Cochrane all'orizzonte per il virus H1NI.
TJ: Certo che no, non ci sono ancora i dati da esaminare. Non vi è alcun problema con il virus H1N1. Non è diverso da qualsiasi altro virus stagionale. In realtà, sembra -dall'esperienza Australiana- che sarà più lieve e potrà essere gestito con misure di sanità pubblica, come ad esempio lavarsi le mani, le maschere.
Alla fine di questa intervista è stato chiesto al dottor Jefferson se avesse alcun conflitto di interessi da riferire sui vaccini contro l'influenza. La sua risposta: "Sì: pubblicizzo il mio lavoro. Ma no, non ho conflitti finanziari".
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