sabato 19 dicembre 2009

RIFIUTi: L'INCUBO DEL NUCLEARE

http://www.nonukes.it/rna/nucleare.htm.

Tratto da:
Rifiuti: l'incubo del nucleare - Voll. 1-6 [HD]

Versione in italiano di "Déchets - Le cauchemar du nucléaire" - Il documentario recentemente tramesso dalla TV Franco tedesca Arte'. Tradotto e diffuso da RNA, in italiano, grazie alle collaborazioni nate in rete

Militari o civili le fabbriche nucleari producono comunque rifiuti radioattivi.

LE HAGUE

Anche la Francia possiede la sua fabbrica atomica, la fabbrica dei trattamenti di rifiuti di Le Hague è dello stesso tipo di quella di Mayak (Russia)
Yamik R di Greenpeace France, studia da 20 anni l'impatto di questa fabbrica sull'ambiente.
“ Qui siamo sull'allineamento dell'uscita del tubo di rifiuti radioattivi, che arriva dalla fabbrica COGEMA che si trova dietro di me, questo tubo finisce in mare, 4,5 km. di tubature e scarico a 1700 m. dall'estremità della punta di Le Hague.
Qui sotto c'è l'equivalente di 33 milioni di fusti da 200 l. di rifiuti nucleari, che ogni anno passano in questo tubo e finiscono in mare. Se questi prodotti fossero condizionati in fusti... dal 1993 sarebbe vietato abbandonarli...
[NDR Confezionati in fusti...è vietato abbandonarli in mare e invece ...riversarli in mare è legalitariamente legalitario ]
L'accordo internazionale del 1993 aveva vietato i rigetti in mare, ma solo a partire dalle navi. Può sembrare paradossale, ma...i rigetti in mare dalle condutture terrestri sono legali.
La conduttura della fabbrica di Le Hague rigetta ogni giorno 400 m3 di rifiuti radioattivi nella Manica.
Si possono rilevare elementi come iodium 129 picco all'Artico.
Greenpeace ha filmato queste squadre di sommozzatori che effettuano prelievi sottomarini. Le analisi fatte nel laboratorio della CRIRAD dimostrano che fondali sottomarini sono diventati discariche radioattive.
Questa conduttura rigetta Cesium, Cobalt ed altri elementi che ritroviamo nella catena alimentare, nelle alghe, nei crostacei e nei molluschi
In seguito all'investigazione fatta sulla conduttura e a tutto quello che abbiamo dimostrato abbiamo pensato che esistesse anche un'altra emissione: i rigetti gassosi.
Per trovarci all'altezza delle ciminiere abbiamo pensato di utilizzare un aquilone, sul quale abbiamo montato un tubicino e abbiamo pompato l'aria e i gas all'altezza delle ciminiere e abbiamo trovato soglie importanti di decine di migliaia di Bq/l d'aria di tutti i prodotti radioattivi rigettati.
Siamo stati i primi a effettuare queste misure. In seguito a queste misure di Krypton effettuate nell'ambiente abbiamo voluto sapere cosa succedeva correttamente, dunque abbiamo utilizzato un softwere americano, lo stesso usato da Cogema, per capire la dispersione del Krypton 85, siamo partiti dalle fonti delle ciminiere e ci siamo accorti che con il vento, in due o tre giorni,,, l'insieme dell'Europa è contaminata da questi scarichi. Abbiamo fatto esperimenti e abbiamo visto che si poteva rilevare il combustibile della Cogema di Le Hague sui tetti dell'Università di Gand in Belgio e di Ginevra in Svizzera.

Con questi scarichi siamo quasi nella condizione dell'incidente permanente, come per un problema a una centrale nucleare, è una situazione accidentale permanente, ma legale.
I prelievi effettuati presso la fabbrica di Le Hague sono stati analizzati da Bruno Chareyron della Cerrirad.
“ I prelievi effettuati da Greenpeace con gli aquiloni hanno dimostrato un'attività molto importante in Krypton nell'aria sopra Le Hague, ventate di 90.000 Bq/m3 e come queste ventate intervengano in permanenza nelle ore lavorative, ci sono in media livelli di Krypton che possono essere nell'ordine di 1000Bq/m3 in permanenza sopra i villaggi a L Hague. Sarebbe a dire che la gente respira permanentemente Krypton radioattivo ossia aria radioattiva.
La fabbrica di Le Hague è veramente una delle installazioni al mondo che ha le autorizzazioni più importanti.
Per esempio vediamo la quantità di Krypton scaricato dall'insieme di tutte le prove nucleari, le 500 prove atmosferiche di armi nucleari hanno questa grandezza. Vediamo che in un anno la fabbrica di Le Hague, per esempio ne '99 ha scaricato nell'aria più di Krypton 85 che tutte le esplosioni atomiche fatte per decenni...dall'uomo.
E siccome il periodo di questo gas è di 10 anni, si accumula progressivamente
nell'atmosfera, si vede su questo grafico dagli anni 60 ad oggi, che concentrazioni di Krypton radioattivo nell'atmosfera dell'emisfero nord...aumenta sempre, e questo è dovuto agli scarichi installazioni di ritrattamento di Le Hague.

mercoledì 16 dicembre 2009

Theleton e radioattività

E' in corso sulle reti RAI la campagna di Telethon per raccogliere fondi sulla ricerca contro le malattie genetiche. Conosciuti presentatori intervistano ricercatori, persone e bambini malati che sperano in questa ricerca per una guarigione o quantomeno una migliore qualità di vita. La campagna prosegue ininterrottamente per spingerci a donare quello che possiamo affinchè questa ricerca prosegua e ottenga i risultati sperati. Tutto questo è importante e certamente lodevole.

Peccato però che su un altro fronte si faccia di tutto per aumentare a dismisura questo tipo di malattie, e parlo del programma di governo per la nuova costruzione di centrali nucleari.
Riporto qui sotto alcune informazioni su quello che a livello genetico e ereditario può accadere dopo un esposizione ad una fonte radioattiva. Sarebbe importante che le ricerche oltre a trovare le cure per queste tipo di malattie mettessero in evidenza con la stessa forza mediatica le cause di queste malattie e sottolineassero che l'ambiente in cui viviamo, l'aria che respiriamo, quello che mangiamo, se inquinati da veleni e da radioattività portano malattie e malformazioni provenienti dall'alterazione del DNA e quindi di natura genetica. Dobbiamo anche ricordare che le persone che hanno la fortuna di guarire passano comunque attraverso un calvario di dolore. Quindi importante senza dubbio la ricerca per guarire le persone malate, ma ancora di più quella che fa si che le persone non si ammalino a causa dell'ambiente in cui vivono.
Questa ricerca purtroppo sembra non interessare nessuno e nessuno ci chiede soldi per sostenerla, anzi le sovvenzioni vanno ai costruttori di fabbriche di morte.

Enrica Martolini
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Effetti somatici ritardati

I più importanti sono la cataratta e le neoplasie specialmente leucemia, tumori della tiroide, della pelle, delle ossa.

2) Effetti genetici

Effetti sulla prima generazione

Questi possono essere il risultato di un danno ereditario o embrionale. Il danno ereditario è costituito dal danno subito dalle cellule germinali (uova e spermatozoi) e legato ad alterazioni cromosomiche e a mutazioni dominanti. Il danno embrionale si presenta con malformazioni che possono essere compatibili o incompatibili con lo sviluppo sia prima che dopo la nascita; si assisterà cioè ad aborti, nati morti e nati vivi malformati.

Effetti sulle generazioni successive alla prima

Sono danni esclusivamente ereditari, legati quindi ad alterazioni cromosomiche o a mutazioni.

Di conseguenza:

il danno può interessate la prima generazione successiva alla mutazione, però nella maggior parte delle mutazioni recessive il danno può manifestarsi dopo alcune generazioni;
non esiste la guarigione del danno;
non esiste una dose soglia e quindi qualsiasi esposizione anche se modesta è sufficiente a far aumentare la frequenza di mutazione.
Inoltre:

esiste una relazione lineare tra la frequenza di mutazioni e la dose accumulata;
una dose compresa fra 30 e 80 rads è detta dose raddoppio perché provoca un numero di mutazioni pari a quello che si verifica spontaneamente per ogni generazione;
in una popolazione irradiata, il numero dei danni di origine genetica nei nati della prima generazione è sempre maggiore al numero dei danni che si manifestano in qualsiasi generazione successiva;
la somma dei danni di origine genetica che si manifestano nei nati di tutte le generazione successive alla prima supera di gran lunga il numero dei danni della prima generazione.

giovedì 10 dicembre 2009

TUTTI A ROMA IL 15 DICEMBRE

PRESIDIO FUORI DAL CONSIGLIO DI STATO IN OCCASIONE DELLA SENTENZA SUL RIGASSIFICATORE LIVORNO-PISA

INFORMAZIONI SU:
www.offshorenograzie.it

venerdì 4 dicembre 2009

Cip6 bruciando i rifiuti organici: parla il Prof. Stefano Montanari

Vi proponiamo un’interessante intervista al Prof. Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, pubblicata dal sito blogeko.libero.it
Leggo testualmente da un Ansa del 26 novembre: “Più rifiuti biodegradabili e meno combustibili fossili per produrre energia“: lo afferma il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo commentando l’emendamento governativo che è stato inserito nel decreto rifiuti nel corso dell’esame in Commissione alla Camera.

In pratica la misura approvata consente di includere la quota biodegradabile dei rifiuti (biomasse e organico) nella normativa delle fonti rinnovabili e quindi di far scattare per questa quota gli incentivi di legge previsti per le rinnovabili, ovvero i famosi Cip6.

Ho contattato il professor Stefano Montanari, direttore di Nanodiagnostics, per capirci qualcosa di più.


Letta superficialmente e senza conoscenze scientifiche minime parrebbe una notizia positiva per l’ambiente. Ma non è così. O mi sbaglio professore?

Voglio sperare che dietro questa decisione ci sia solo incompetenza e non altro. La gestione dei rifiuti così come è condotta in Italia per volere di chi ci governa – e destra o sinistra non fa alcuna differenza – è priva di qualsiasi razionale.

Il ragionamento si potrebbe addirittura fare kantianamente a priori, vale a dire prima ancora che se ne sia fatta esperienza, tanta è l’ovvietà della cosa: in un contesto ambientale deteriorato e con un futuro a dir poco incerto come quello in cui viviamo, con un suolo che si va desertificando e con risorse energetiche ormai impossibilitate ad assicurarci più di qualche decennio di autonomia planetaria, bruciare quelli che ci sono assurdamente rappresentati come rifiuti è a dir poco demenziale.

Sarebbe come se noi avessimo una tavola di Giotto di cui vogliamo disfarci e, davanti al dilemma se venderla ad un museo ricavando milioni o bruciarla per cuocerci al fuoco una salsiccia scegliessimo quest’ultima soluzione.

Ma, con buona pace del senatore Maurizio Gasparri con cui ebbi un mortificante dibattito televisivo qualche mese fa, l’esperienza c’è: è quella di migliaia di città o, persino di un’intera nazione come la Nuova Zelanda, che hanno deciso di adottare una strategia chiamata “Rifiuti Zero” seconda la quale si recupera tutto il recuperabile, e questo con vantaggi enormi in termini di economia, posti di lavoro compresi, di resa energetica (bruciare significa sprecare quantità enormi di energia) ed ecologici perché in questo modo l’inquinamento da combustione viene praticamente azzerato.

La decisione firmata Prestigiacomo è tragicamente ridicola. Il solo bruciare ciò che è trasformabile in modo naturale in compost, ora assolutamente indispensabile per un suolo ormai sterilizzato dai concimi chimici, è cosa che, da sola, meriterebbe il defenestramento immediato di un ministro dell’ambiente che di ambiente non sa nulla.

Malauguratamente, come è già successo altre volte in passato con l’amianto, con il tabacco, con i cloro-fluoro-carboni, con il piombo tetraetile e perfino con la diossina, chi lucra su quella roba affitta “scienziati” compiacenti che scrivono e dicono cose che non stanno né in cielo né in terra ma che sono una manna per i politici e uno splendido anestetico per il pubblico.

Se qualcuno avrà voglia di leggersi il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili o l’e-book che ho curato Lo Stivale di Barabba avrà materia su cui meditare.

Dopo l’emendamento che riporta in auge i Cip6 per tutte le zone minacciate da emergenza rifiuti, altri soldi che dalle nostre tasche finiscono per finanziare, invece delle energie rinnovabili come dovrebbero, impianti estremamente pericolosi per la salute.

Ancora una volta cambiano i governi ma la rapina resta. Nella loro assoluta miopia, i nostri amministratori non si rendono conto di due cose: la prima è che i danni alla salute ricadranno su di loro esattamente come accade per chiunque, e la seconda è che, se continueranno a rapinarci, finiranno come i parassiti meno saggi che uccidono l’ospite: non avranno più da mangiare.

Inoltre mi viene un dubbio: come possono pensare che l’organico bruci visto il suo basso potere calorifero? Non sarebbe meglio ricavarne del compost?
Sì, certo: il destino ovvio è quello di farne compost, ma, come ho detto, ci siamo messi nelle mani d’incompetenti, sempre che solo di questo si tratti.

A livello di salute qual è l’impatto di impianti che bruciano biomasse o Cdr (combustibile da rifiuto?

Le biomasse vere non sono quasi disponibili. Queste dovrebbero essere piante vergini, mai trattate da concimi chimici o da pesticidi e mai restate sotto le polveri e le tante sostanze chimiche che piovono da inceneritori, centrali termoelettriche, cementifici, fonderie, traffico veicolare, eccetera. Il che è di fatto impossibile.

Quando si va a bruciare una biomassa, si dà fuoco ad una miriade di composti chimici diversi, anche contenuti naturalmente nella pianta come, ad esempio, tanti sali minerali, che, a seguito delle reazioni di ossidazione ad alta temperatura e di altre combinazioni chimiche, danno luogo alla formazione di un’altra miriade di veleni e di polveri tanto più sottili quanto più alta è la temperatura di combustione.

Va da sé che tutta quella roba è deleteria per la salute. Se, poi, consideriamo il fatto che i nostri governanti, nella loro follia, equiparano i rifiuti urbani alle biomasse, c’è veramente di che disperare.

Per rispondere alla sua domanda, i danni alla salute sono tutti quelli che derivano dall’inalazione e dall’ingestione dei veleni sviluppati: malattie cardiovascolari, cancri, malattie del sistema endocrino, malattie neurologiche, malformazioni fetali e quant’altro.

Mi viene in mente che in questo modo si finisce per penalizzare la raccolta differenziata, incentivando così i Comuni a investire nell’incenerimento. Quale pazzo penserebbe infatti di investire i propri soldi altrove visto che il Governo elargisce milioni di euro a palate per la costruzione e l’incentivo di impianti del genere?

L’ho detto: non esiste differenza. Quando dico questa cosa mi si dà del qualunquista, ma qualcuno mi dimostri che ho torto. Basti pensare all’assist che il governo Prodi fornì in articulo mortis al nascente governo Berlusconi quando fece passare gl’inceneritori e gli altri impianti che producono in qualche modo energia come soggetti al segreto di stato.

Il che significa che, se io ci metto il becco e vado a vedere che cosa esce da quei camini, rischio cinque anni di galera. Il sistema dei Cip6, comunque lo si voglia chiamare o mimetizzare, è una delle tante vergogne del nostro paese e delle tante rapine miliardarie che noi subiamo senza che la maggioranza di noi lo sappia.

Soprattutto mi chiedo: con quest’emendamento non si reintroducono formalmente i Cip6 per tutti gli impianti di incenerimento? Un esempio eclatante mi sembra quello di Torino. E su questo mi sembra che centrodestra e centrosinistra si trovino d’accordo. Rimanendo sempre a Torino, ma vale un po’ per tutta Italia, non le sembra incredibile che i timori maggiori della gente riguardino la svalutazione degli immobili limitrofi (75%) e l’aumento del traffico in zona a seguito del trasporto su gomma (51%)…

È assolutamente in linea con quello che i vari governi che si sono succeduti hanno messo in atto: un’anestesia totale del popolo per distrarlo dalle mani in tasca che gli stavano infilando e continuano ad infilargli. Io ho tenuto oltre 700 conferenze sull’inquinamento in tutta Italia. Mai a Torino. Vede che lì le cose funzionano come i governanti desiderano?

martedì 1 dicembre 2009

Rubbia "L'errore nucleare. il futuro è nel sole"

Parla il Nobel per la Fisica: "Inutile insistere su una tecnologia che crea solo problemi e ha bisogno di troppo tempo per dare risultati". La strada da percorrere? "Quella del solare termodinamico. Spagna, Germania e Usa l'hanno capito. E noi..."
di ELENA DUSI


Carlo Rubbia
ROMA - Come Scilla e Cariddi, sia il nucleare che i combustibili fossili rischiano di spedire sugli scogli la nave del nostro sviluppo. Per risolvere il problema dell'energia, secondo il premio Nobel Carlo Rubbia, bisogna rivoluzionare completamente la rotta. "In che modo? Tagliando il nodo gordiano e iniziando a guardare in una direzione diversa. Perché da un lato, con i combustibili fossili, abbiamo i problemi ambientali che minacciano di farci gran brutti scherzi. E dall'altro, se guardiamo al nucleare, ci accorgiamo che siamo di fronte alle stesse difficoltà irrisolte di un quarto di secolo fa. La strada promettente è piuttosto il solare, che sta crescendo al ritmo del 40% ogni anno nel mondo e dimostra di saper superare gli ostacoli tecnici che gli capitano davanti. Ovviamente non parlo dell'Italia. I paesi in cui si concentrano i progressi sono altri: Spagna, Cile, Messico, Cina, India Germania. Stati Uniti".

La vena di amarezza che ha nella voce Carlo Rubbia quando parla dell'Italia non è casuale. Gli studi di fisica al Cern di Ginevra e gli incarichi di consulenza in campo energetico in Spagna, Germania, presso Nazioni unite e Comunità europea lo hanno allontanato dal nostro paese. Ma in questi giorni il premio Nobel è a Roma, dove ha tenuto un'affollatissima conferenza su materia ed energia oscura nella mostra "Astri e Particelle", allestita al Palazzo delle Esposizioni da Infn, Inaf e Asi.

Un'esibizione scientifica che in un mese ha già raccolto 34mila visitatori. Accanto all'energia oscura che domina nell'universo, c'è l'energia che è sempre più carente sul nostro pianeta. Il governo italiano ha deciso di imboccare di nuovo la strada del nucleare.

Cosa ne pensa?
"Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano".

Lei è il padre degli impianti a energia solare termodinamica. A Priolo, vicino Siracusa, c'è la prima centrale in via di realizzazione. Questa non è una buona notizia?
"Sì, ma non dimentichiamo che quella tecnologia, sviluppata quando ero alla guida dell'Enea, a Priolo sarà in grado di produrre 4 megawatt di energia, mentre la Spagna ha già in via di realizzazione impianti per 14mila megawatt e si è dimostrata capace di avviare una grossa centrale solare nell'arco di 18 mesi. Tutto questo mentre noi passiamo il tempo a ipotizzare reattori nucleari che avranno bisogno di un decennio di lavori. Dei passi avanti nel solare li sta muovendo anche l'amministrazione americana, insieme alle nazioni latino-americane, asiatiche, a Israele e molti paesi arabi. L'unico dubbio ormai non è se l'energia solare si svilupperà, ma se a vincere la gara saranno cinesi o statunitensi".

Anche per il solare non mancano i problemi. Basta che arrivi una nuvola...
"Non con il solare termodinamico, che è capace di accumulare l'energia raccolta durante le ore di sole. La soluzione di sali fusi utilizzata al posto della semplice acqua riesce infatti a raggiungere i 600 gradi e il calore viene rilasciato durante le ore di buio o di nuvole. In fondo, il successo dell'idroelettrico come unica vera fonte rinnovabile è dovuto al fatto che una diga ci permette di ammassare l'energia e regolarne il suo rilascio. Anche gli impianti solari termodinamici - a differenza di pale eoliche e pannelli fotovoltaici - sono in grado di risolvere il problema dell'accumulo".

La costruzione di grandi centrali solari nel deserto ha un futuro?
"Certo, i tedeschi hanno già iniziato a investire grandi capitali nel progetto Desertec. La difficoltà è che per muovere le turbine è necessaria molta acqua. Perfino le centrali nucleari in Europa durante l'estate hanno problemi. E nei paesi desertici reperire acqua a sufficienza è davvero un problema. Ecco perché in Spagna stiamo sviluppando nuovi impianti solari che funzionano come i motori a reazione degli aerei: riscaldando aria compressa. I jet sono ormai macchine affidabili e semplici da costruire. Così diventeranno anche le centrali solari del futuro, se ci sarà la volontà politica di farlo".



http://www.repubblica.it/2009/04/sezioni/ambiente/nucleare3/rubbia-intervista/rubbia-intervista.html