venerdì 4 dicembre 2009

Cip6 bruciando i rifiuti organici: parla il Prof. Stefano Montanari

Vi proponiamo un’interessante intervista al Prof. Stefano Montanari, esperto di nanopatologie, pubblicata dal sito blogeko.libero.it
Leggo testualmente da un Ansa del 26 novembre: “Più rifiuti biodegradabili e meno combustibili fossili per produrre energia“: lo afferma il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo commentando l’emendamento governativo che è stato inserito nel decreto rifiuti nel corso dell’esame in Commissione alla Camera.

In pratica la misura approvata consente di includere la quota biodegradabile dei rifiuti (biomasse e organico) nella normativa delle fonti rinnovabili e quindi di far scattare per questa quota gli incentivi di legge previsti per le rinnovabili, ovvero i famosi Cip6.

Ho contattato il professor Stefano Montanari, direttore di Nanodiagnostics, per capirci qualcosa di più.


Letta superficialmente e senza conoscenze scientifiche minime parrebbe una notizia positiva per l’ambiente. Ma non è così. O mi sbaglio professore?

Voglio sperare che dietro questa decisione ci sia solo incompetenza e non altro. La gestione dei rifiuti così come è condotta in Italia per volere di chi ci governa – e destra o sinistra non fa alcuna differenza – è priva di qualsiasi razionale.

Il ragionamento si potrebbe addirittura fare kantianamente a priori, vale a dire prima ancora che se ne sia fatta esperienza, tanta è l’ovvietà della cosa: in un contesto ambientale deteriorato e con un futuro a dir poco incerto come quello in cui viviamo, con un suolo che si va desertificando e con risorse energetiche ormai impossibilitate ad assicurarci più di qualche decennio di autonomia planetaria, bruciare quelli che ci sono assurdamente rappresentati come rifiuti è a dir poco demenziale.

Sarebbe come se noi avessimo una tavola di Giotto di cui vogliamo disfarci e, davanti al dilemma se venderla ad un museo ricavando milioni o bruciarla per cuocerci al fuoco una salsiccia scegliessimo quest’ultima soluzione.

Ma, con buona pace del senatore Maurizio Gasparri con cui ebbi un mortificante dibattito televisivo qualche mese fa, l’esperienza c’è: è quella di migliaia di città o, persino di un’intera nazione come la Nuova Zelanda, che hanno deciso di adottare una strategia chiamata “Rifiuti Zero” seconda la quale si recupera tutto il recuperabile, e questo con vantaggi enormi in termini di economia, posti di lavoro compresi, di resa energetica (bruciare significa sprecare quantità enormi di energia) ed ecologici perché in questo modo l’inquinamento da combustione viene praticamente azzerato.

La decisione firmata Prestigiacomo è tragicamente ridicola. Il solo bruciare ciò che è trasformabile in modo naturale in compost, ora assolutamente indispensabile per un suolo ormai sterilizzato dai concimi chimici, è cosa che, da sola, meriterebbe il defenestramento immediato di un ministro dell’ambiente che di ambiente non sa nulla.

Malauguratamente, come è già successo altre volte in passato con l’amianto, con il tabacco, con i cloro-fluoro-carboni, con il piombo tetraetile e perfino con la diossina, chi lucra su quella roba affitta “scienziati” compiacenti che scrivono e dicono cose che non stanno né in cielo né in terra ma che sono una manna per i politici e uno splendido anestetico per il pubblico.

Se qualcuno avrà voglia di leggersi il mio libro Il Girone delle Polveri Sottili o l’e-book che ho curato Lo Stivale di Barabba avrà materia su cui meditare.

Dopo l’emendamento che riporta in auge i Cip6 per tutte le zone minacciate da emergenza rifiuti, altri soldi che dalle nostre tasche finiscono per finanziare, invece delle energie rinnovabili come dovrebbero, impianti estremamente pericolosi per la salute.

Ancora una volta cambiano i governi ma la rapina resta. Nella loro assoluta miopia, i nostri amministratori non si rendono conto di due cose: la prima è che i danni alla salute ricadranno su di loro esattamente come accade per chiunque, e la seconda è che, se continueranno a rapinarci, finiranno come i parassiti meno saggi che uccidono l’ospite: non avranno più da mangiare.

Inoltre mi viene un dubbio: come possono pensare che l’organico bruci visto il suo basso potere calorifero? Non sarebbe meglio ricavarne del compost?
Sì, certo: il destino ovvio è quello di farne compost, ma, come ho detto, ci siamo messi nelle mani d’incompetenti, sempre che solo di questo si tratti.

A livello di salute qual è l’impatto di impianti che bruciano biomasse o Cdr (combustibile da rifiuto?

Le biomasse vere non sono quasi disponibili. Queste dovrebbero essere piante vergini, mai trattate da concimi chimici o da pesticidi e mai restate sotto le polveri e le tante sostanze chimiche che piovono da inceneritori, centrali termoelettriche, cementifici, fonderie, traffico veicolare, eccetera. Il che è di fatto impossibile.

Quando si va a bruciare una biomassa, si dà fuoco ad una miriade di composti chimici diversi, anche contenuti naturalmente nella pianta come, ad esempio, tanti sali minerali, che, a seguito delle reazioni di ossidazione ad alta temperatura e di altre combinazioni chimiche, danno luogo alla formazione di un’altra miriade di veleni e di polveri tanto più sottili quanto più alta è la temperatura di combustione.

Va da sé che tutta quella roba è deleteria per la salute. Se, poi, consideriamo il fatto che i nostri governanti, nella loro follia, equiparano i rifiuti urbani alle biomasse, c’è veramente di che disperare.

Per rispondere alla sua domanda, i danni alla salute sono tutti quelli che derivano dall’inalazione e dall’ingestione dei veleni sviluppati: malattie cardiovascolari, cancri, malattie del sistema endocrino, malattie neurologiche, malformazioni fetali e quant’altro.

Mi viene in mente che in questo modo si finisce per penalizzare la raccolta differenziata, incentivando così i Comuni a investire nell’incenerimento. Quale pazzo penserebbe infatti di investire i propri soldi altrove visto che il Governo elargisce milioni di euro a palate per la costruzione e l’incentivo di impianti del genere?

L’ho detto: non esiste differenza. Quando dico questa cosa mi si dà del qualunquista, ma qualcuno mi dimostri che ho torto. Basti pensare all’assist che il governo Prodi fornì in articulo mortis al nascente governo Berlusconi quando fece passare gl’inceneritori e gli altri impianti che producono in qualche modo energia come soggetti al segreto di stato.

Il che significa che, se io ci metto il becco e vado a vedere che cosa esce da quei camini, rischio cinque anni di galera. Il sistema dei Cip6, comunque lo si voglia chiamare o mimetizzare, è una delle tante vergogne del nostro paese e delle tante rapine miliardarie che noi subiamo senza che la maggioranza di noi lo sappia.

Soprattutto mi chiedo: con quest’emendamento non si reintroducono formalmente i Cip6 per tutti gli impianti di incenerimento? Un esempio eclatante mi sembra quello di Torino. E su questo mi sembra che centrodestra e centrosinistra si trovino d’accordo. Rimanendo sempre a Torino, ma vale un po’ per tutta Italia, non le sembra incredibile che i timori maggiori della gente riguardino la svalutazione degli immobili limitrofi (75%) e l’aumento del traffico in zona a seguito del trasporto su gomma (51%)…

È assolutamente in linea con quello che i vari governi che si sono succeduti hanno messo in atto: un’anestesia totale del popolo per distrarlo dalle mani in tasca che gli stavano infilando e continuano ad infilargli. Io ho tenuto oltre 700 conferenze sull’inquinamento in tutta Italia. Mai a Torino. Vede che lì le cose funzionano come i governanti desiderano?

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