Cacciare Milena Gabanelli dal Tempio
di Paolo Barnard
http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=142
Solo una volta, nel Vangelo, Gesù divenne violento. Egli scoprì che i mercanti e i falsari avevano violato il suo Tempio (Gv 2,13-25). Tale fu l’oltraggio, che ‘il Cristo del perdono e dell’amore’ fece qualcosa di inaudito, li cacciò a frustate senza pietà. La parabola non ci tramanda solo contenuti di dottrina, ma anche un insegnamento profondo per vivere: chiunque violi con il dolo il nostro Tempio sacro merita la più dura condanna.
Coloro che in buona fede bramano un mondo più morale, i cittadini e le cittadine della modernità italiana alla ricerca spasmodica di un filo di pulizia cui aggrapparsi, voi che vi interessate di queste cose e che dedicate il vostro tempo ad ostacolare la barbarie, avete un Tempio sacro: si chiama fiducia. La fiducia che voi - lettori, attivisti, pubblico impegnato - riponete in chi vi si propone come esempio, come punto di riferimento, come ultima scialuppa che resiste al gorgo del Titanic. Essa è un Tempio inviolabile. Chiunque scientemente, metodicamente, cinicamente la violi, deve esserne cacciato senza pietà. Infatti il tradimento in questo caso è imperdonabile. La scoperta che coloro in cui riponete la fiducia per sopravvivere sono invece dei traditori venduti al nemico comune, è di quelle che fa raggelare il sangue. E’ la scoperta dell’ammalato terminale spinto dal suo medico corrotto verso terapie inutili col solo fine di lucro; è la scoperta di chi in tribunale coglie il proprio avvocato a patteggiare la svendita della causa con l’avvocato della controparte; è la scoperta del figlio che aveva prestato la firma di garanzia al padre che gli ha celato un indebitamento che lo rovinerà per la vita.
Milena Gabanelli si presenta a voi da 15 anni come una ‘paladina’ incorruttibile, tenace e senza macchia nella lotta per la libera informazione in Italia. In 15 anni ella ha ottenuto le chiavi del Tempio di centinaia di migliaia di italiani in buona fede. Ma una volta all’interno, la signora di Report ne ha fatto scempio. Si è venduta ai poteri che la sovrastano, ha tradito il principio stesso di libera informazione, e ha usato metodi sordidi per celare i suoi misfatti. Milena Gabanelli non ha diritto di stare nel vostro Tempio. Va cacciata.
Non solo. Ha avuto persino l’ardire di sfidare la sua impunità, garantitale dal muro di gomma di tutta la stampa di centro sinistra e di sinistra italiana, e dallo stuolo di adoranti fans, sfoderando un altro dei peccati capitali del Vangelo: l’ipocrisia.
Sul Corriere della Sera del 29 settembre 2009, Gabanelli scrive parole importanti: “… la pressione politica sul condizionamento della libertà d’informazione forse non è l’aspetto più importante… Visto che ad oggi le cause pendenti sulla mia testa sono una trentina, è facile capire che alla fine una pressione del genere può essere ben più potente di quella dei politici, e diventare fisicamente insostenibile. Al tiranno di turno puoi rispondere con uno strumento politico, quale la protesta, la manifestazione, ma se sei seppellito dalle cause, anche se infondate, alla fine soccombi.”
Milena Gabanelli sta parlando di Censura Legale, ovvero della scandalosa pratica secondo cui gli editori usano i giornalisti freelance per pubblicare le inchieste scomode facendosene persino vanto, ma al sopraggiungere delle citazioni in giudizio dei gaglioffi smascherati da quelle inchieste, abbandonano i giornalisti a pagarsi sia le spese legali che le eventuali condanne in sede civile. Questo, sottolinea la conduttrice di Report, minaccia la sopravvivenza della libera informazione più della censura politica, poiché nessun giornalista libero può reggere i costi di quei procedimenti. Le sue parole vengono diramate oggi dai maggiori quotidiani proprio perché, come è noto, la direzione RAI ha appena deciso di negare a Gabanelli e collaboratori la copertura legale sulle inchieste che fanno. C’è solo una cosa che stona nella giusta denuncia della signora di Report: lei ha appoggiato, sposato e difeso con unghie e denti proprio quell’infame sistema contro cui oggi si scaglia, e per anni si è stesa ai piedi del suo editore mentre negava la copertura legale a un suo giornalista di punta, tradendo lui e con lui il principio stesso di libera informazione. In combutta con i poteri forti della RAI, Gabanelli lo ha avversato, ne ha ignorato le proteste quando costui privato della voce gridava comunque allo scandalo e invocava una sua presa di posizione pubblica contro il medesimo abbandono che oggi la signora di Report denuncia ai quattro venti. Né ella spese mai una sillaba, la ‘paladina’ TV, per tutti gli altri colleghi così abbandonati.
Quel giornalista sono io, co-fondatore di Report, per dieci anni al servizio della trasmissione, e finito nei guai assieme a RAI e Gabanelli per aver denunciato in un’inchiesta la corruzione dei medici da parte delle multinazionali del farmaco. La vicenda è raccontata nei dettagli e con prove documentali qui (http://www.paolobarnard.info/censura.php), impossibile ripercorrerla tutta in questa sede, ma è cruciale riproporne alcuni aspetti salienti.
Il procedimento legale di cui sopra fu la prima causa civile per danni lanciata contro Report dalla sua nascita. La RAI decise immediatamente l’abbandono del sottoscritto al suo destino, ma offrì a Milena Gabanelli la difesa gratuita. Gabanelli sapeva benissimo che la dirigenza di viale Mazzini avvallava così una forma di censura micidiale contro i reporter indipendenti, ma l'eroina della libera informazione Tv d'Italia non ebbe neppure una frazione di dubbio: gettò nella spazzatura il suo giornalista Barnard assieme ai principi che di cui lei si proclama 'paladina', incurante del pericolosissimo precedente per mille altri colleghi freelance, e si schierò con l’Azienda che le garantisce la carriera. Accettò solo per sé la difesa gratuita offertale dai censuratori di viale Mazzini, e, peggio, controfirmò lungo tutto il procedimento durato cinque anni l’abbandono legale della RAI in aula contro di me, nonostante quella mia inchiesta fosse stata da lei voluta, vagliata, trasmessa e replicata (sic). Alle mie proteste rispose mentendo, e i suoi fedelissimi di redazione insultandomi. Mai le scappò una sillaba di critica all'indegno operato della RAI, né un grammo di solidarietà per i tanti reporter nelle mie condizioni. Alle proteste indignate di tanti spettatori di Report reagì dapprima con le medesime menzogne, poi addirittura censurandoli dal Forum RAI, infine chiudendo quello spazio in un disperato tentativo di zittirli, un metodo oggi comune in Birmania e in Cina. Questo mentre la ‘paladina’ Gabanelli si vendeva a voi come l’intrepida e libera nemica dei poteri corporativi, la spada tratta contro le censure del ‘regime’ informazione.
Alla luce di quanto oggi la signora di Report scrive sui massimi quotidiani, assume rilevanza sconcertante quanto ella scrisse allora in risposta alle mie proteste e alla mia richiesta che prendesse una posizione pubblica contro Censura Legale e contro la RAI. Eccovelo.
Gabanelli un anno fa, dava serenamente per scontato che “Ogni azienda, giornale o Tv fornisce l'assistenza legale ai propri dipendenti, non ai collaboratori… Non avendo l'autore del servizio nessun contratto di collaborazione con la RAI, si assume i rischi in caso di richiesta di risarcimento danni… E' un mestiere complesso che comporta molti rischi. Si può decidere di correrli oppure no, dipende dalla capacità di tenuta, dal carattere e dagli obiettivi che ognuno di noi si da nella vita. Il resto sono polemiche… Certo, se su ogni puntata vieni trascinato in tribunale, alla fine può darsi che lasci la partita perché non riesci più a reggere fisicamente. Ma questo non è colpa della RAI di turno, bensì del sistema giudiziario”. Un messaggio più che chiaro: va bene così, la RAI non ha nulla di cui essere rimproverata, nessuno scandalo, nessun dovere disatteso. Pagella all’Azienda: dieci e lode. Certo, la mannaia di Censura Legale era su di me e su altri colleghi da anni, non su di lei, perché denunciare chi la colloca in prima serata? Perché poi difendere un principio di libertà d’informazione?
Gabanelli oggi, invece: “Alla sottoscritta era stata manifestata l'intenzione (da parte della dirigenza RAI, nda) di togliere la tutela legale (a Report, nda). La direzione della terza rete ha fatto una battaglia affinché questa intenzione rientrasse, motivata dal dovere del servizio pubblico di esercitare il giornalismo d’inchiesta assumendosene rischi e responsabilità”. Di colpo Gabanelli scopre che la RAI ha ora dei doveri di servizio pubblico impellenti… ora, non ieri. Superfluo commentare.
E qui torniamo al Vangelo. Questa è ipocrisia. Della peggior specie.
In quei giorni, infine, l’Azienda di viale Mazzini mi recapitò un atto di costituzione in mora, dove nero su bianco annunciava l’intenzione di rifarsi su di me e solo su me nel caso in cui avessimo perduto la causa sopraccitata (cosa ahimè avvenuta). Una vessazione nella vessazione.
Ma neppure in questo caso Milena Gabanelli trovò la forza di essere all’altezza del ruolo per cui è celebre. Mai fu sfiorata dal dubbio che la sua posizione di ‘paladina’, per cui riceve da anni onori e fama e soprattutto la fiducia che voi le avete concesso, la obbligavano innanzi tutto a dissociarsi pubblicamente dalla condotta della RAI e poi a condurre una battaglia a tutto campo per rivelare all’Italia lo scandalo di Censura Legale che divora la libertà di informare. Nulla di questo ha fatto, ed ebbe la faccia tosta di scrivere “Non ho il potere di cambiare le regole di un'azienda come la Rai”, dunque pace. Alla faccia della guerriera coraggiosa. Ha dunque taciuto per anni sull’ignobile pratica degli editori di abbandonare legalmente i giornalisti liberi, contenta del fatto che solo per lei e per i suoi fedelissimi la tutela legale era garantita. Al diavolo gli altri colleghi, al diavolo i principi fondamentali del suo stesso mestiere. Fino a quando la stessa mannaia che brandì in pieno accordo con la RAI dal 2004 al 2009, si è abbattuta su di lei. Oggi la ‘paladina’ una briciola di coraggio l’ha trovata. Che esempio.
E non vale qui il realismo di chi dice “la perfezione non esiste, comunque Report fa un grande servizio”. Nulla di più sbagliato e pericoloso. Va compreso che il guadagno a breve termine che si avrebbe dal chiudere un occhio qua e là pur di mantenere voci apparentemente libere in Tv, è di molto inferiore al danno nel lungo termine che verrà a tutti noi da quei compromessi morali. La ragione per cui questo nostro vivere è perennemente in declino su tutti i fronti, dai diritti alle libertà fino alla sopravvivenza stessa delle comunità umane, è precisamente perché oggi quasi più nessuno sa gridare “No!, a un principio non si deroga mai. Anzi: se ‘paladini’ siamo, lo si difende a qualsiasi prezzo”. E qui, il principio è quello della coerenza morale, per il quale si può anche rinunciare a una o più fette di libertà, poiché una volta intaccata quella coerenza, è tutto uno scivolare sempre più in basso senza più neppure rendersene conto, dritti fino al ritrovarsi della stessa pasta del 'nemico'.
Milena Gabanelli doveva sapere che il prezzo della sua fama, e dell’adorazione che le viene tributata, era il coraggio di perdere anche tutto per difendere un Principio sempre, e non solo quando conviene a lei. Ha avuto le chiavi del vostro Tempio, e si è comportata come detto. Ora il prezzo lo paghiamo tutti, tutta l’informazione italiana, tutti voi che per l’ennesima volta scoprite che “il nemico marcia alla vostra testa”. E ogni volta che accade, è sempre più dura ricominciare.
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