LETTERA APERTA DI MEDICI E SCIENZIATI MAI PUBBLICATA
FONTE: PROTONUTRIZIONE.BLOGSFERE:IT
Una lettera aperta (e finora non pubblicata dal primo destinatario) a firma di 50 medici e biologi italiani è stata inviata più di 2 settimane fa a “Repubblica”, ma nonostante le sollecitazioni non è stata pubblicata. I mittenti hanno deciso allora di inviarla a diversi giornali nella speranza di ottenere la visibilità richiesta.
La lettera è in difesa della dottoressa Patrizia Gentilini, letteralmente “aggredita” verbalmente dal presidente della Provincia di Firenze Matteo Renzi (oggi candidato sindaco, ) dopo che la Gentilini si era permessa di esprimere - da oncologa - il suo parere fortemente contrario agli inceneritori e termovalorizzatori (quelli che i medici di mezza Italia ormai chiamano più correttamente “cancrovalorizzatori”). [Fonte: chiaianodiscarica.it]
I moderni inceneritori sono tutt'altro che innocui. E' notizia di queste ore l'esito preoccupante delle analisi compiute sulle diossine e PCB trovati nei polli, nelle uova, nei pesci e in altri animali nei pressi all'inceneritore di Montale a Pistoia.
Impianti di incenerimento sotto inchiesta della magistratura o comunque problematici sono all’ordine del giorno nel nostro paese: da Massafra a Terni, da Pietrasanta a Montale, da Collefferro a Modugno, fino al “famoso” inceneritore di Brescia - spesso portato ad esempio dai politici - che ha visto ben 18 aziende agricole dislocate in sua prossimità con il latte fuori norma per i valori di diossine e PCB.
Matteo Renzi sostiene l'incenerimento come pratica virtuosa per smaltire i rifiuti. Ciò vuol dire mistificare la realtà e ignorare studi allarmanti sull’alta incidenza tumorale nelle aree prossime ad inceneritori che riguardano non solo l’Italia, ma anche la Francia e l’Inghilterra («Etude d’incidence des cancers à proximité des usines d’incinération d’ordures ménagères» 2008 Secrétariat du Département santé environnement, Institut de veille sanitaire 12 rue du Val d’Osnes 94415 Saint-Maurice Cedex;“The Health Effects of Waste Incinerators” 4th Report of the British Society for Ecological Medicine Second Edition June 2008). [Fonte: viceversa.megablog.it]
Di seguito il testo completo della lettera
LG
Fonte: http://protonutrizione.blogosfere.it/
Link: http://protonutrizione.blogosfere.it/2009/03/termo-o-cancrovalorizzatori-lettera-aperta-di-medici-e-scienziati-mai-pubblicata.html
26.03.2009
UNA LETTERA AL DIRETTORE, PER LA DR.SSA PATRIZIA GENTILINI
Gent.mo Direttore,
nell’edizione di Firenze del suo giornale del 25 febbraio scorso è riportato l’articolo sull’apertura della causa civile per diffamazione intentato dalla dr.ssa Patrizia Gentilini nei confronti del presidente della Provincia di Firenze e candidato a sindaco del capoluogo toscano, Matteo Renzi. Nel corso di una trasmissione televisiva sui problemi dell’incenerimento dei rifiuti e dei possibili effetti sulla salute è emerso tutto il livore di chi, pur di difendere l’attuale gestione del problema, poco si cura del notevole incremento di malattie che potrebbero essere correlate con l’inquinamento ambientale: ci preoccupa, in particolare, il drammatico aumento (del 2% annuo: 20% in 10 anni!) dei tumori infantili (1). La dr.ssa Gentilini ha lavorato nel campo dell’oncologia pubblica per circa trenta anni, a stretto contatto con i malati e i loro familiari, dimostrando una professionalità ed una umanità indiscutibili. In ottemperanza all’art. 5 del Codice Deontologico dell’Ordine dei Medici, cui appartiene e di cui è referente per l’ambiente per l’Ordine di Forlì-Cesena, è da sempre impegnata per la Prevenzione Primaria, che trova nella difesa dell’ambiente il punto cruciale della tutela della salute pubblica. Come oncologa, ha rivolto particolare attenzione all’incremento della patologia neoplastica, anche in ragione del fatto che la letteratura specialistica internazionale ha documentato negli ultimi anni un allarmante incremento di quasi tutte le neoplasie, soprattutto nelle giovani età e nel sesso femminile (1, 2). Esistono dati allarmanti che riguardano non solo l’Italia, ma anche la Francia e l’Inghilterra, che dimostrano l’alta incidenza tumorale nelle aree intensamente industrializzate e in particolare anche in quelle prossime ad inceneritori (3,4). Su problemi tanto delicati, che riguardano la salute pubblica e l’avvenire di tutti i cittadini e dei nostri figli, si deve dimostrare sempre e dovunque la stessa attenzione e la stessa preoccupazione da parte di tutti. Pur riconoscendo che si possano avere pareri differenti sulle soluzioni da adottare, sarebbe opportuno che chiunque rivesta ruoli istituzionali, prima di affrontare simili argomenti, si documentasse e imparasse a discuterne, specie in sedi pubbliche, con educazione, moderazione e senso di responsabilità. Il sig. Renzi, invece, non ha soltanto affrontato problematiche tanto delicate e complesse con incredibile leggerezza, ma si è addirittura permesso di usare toni ingiuriosi e sprezzanti, nei confronti di una seria e stimata oncologa. Il breve elenco bibliografico al termine di questa lettera, è dedicato al sig. Renzi perché possa iniziare a documentarsi: potrà trovare, se lo vorrà, amplissima documentazione scientifica sull’argomento.
I medici e biologi firmatari di questa lettera non si limitano a esprimere piena solidarietà nei confronti della dr.ssa Gentilini, per incoraggiarla a proseguire in un impegno che è anche il loro, ma invitano tutti i colleghi e gli uomini di scienza a ricordare le accorate parole del prof. Tomatis, uno dei maggiori oncologi e ricercatori europei, recentemente scomparso, che a proposito della prassi irresponsabile di bruciare i rifiuti, ha dichiarato pubblicamente: “Le generazioni future non ce lo perdoneranno”.
Caro Direttore tramite il suo giornale rivolgiamo questo invito a riflettere sui preoccupanti problemi dell’ambiente non solo ai suoi lettori, ma soprattutto ai politici ed agli amministratori del nostro territorio sempre piu’ devastato da uno sviluppo vorace e inquinante. Crediamo utile porgere questo appello soprattutto a chi si candida al ruolo di primo cittadino di una grande città, ricordandogli che tra i doveri specifici di un sindaco dovrebbe esserci quello di tutelare la salute dei propri concittadini oltre che di ascoltarli sempre con attenzione e rispetto.
La ringraziamo per lo spazio e l’ascolto che ci ha voluto accordare.
Fonte: www.meetup.com
Link: http://www.meetup.com/Gruppo-Meetup-Amici-di-Beppe-Grillo-di-Brescia/boards/thread/6520590
26.03.2009
(1) Rapporto Annuale 2008 realizzato da AIRTUM
(2) Rapporto Annuale 2008 realizzato da AIRTUM “I Tumori nelle donne” www.registri-tumori.it
(3) « Etude d’incidence des cancers à proximité des usines d’incinération d’ordures ménagères » 2008 Secrétariat du Département santé environnement, Institut de veille sanitaire 12 rue du Val d’Osnes 94415 Saint-Maurice Cedex;
(4) “The Health Effects of Waste Incinerators” 4th Report of the British Society for Ecological Medicine Second Edition June 2008
Firenze, 4 Marzo 2009
Romizi Roberto, Presidente ISDE Italia
Pizza Giancarlo, Presidente Ordine dei Medici di Bologna
Miserotti Giuseppe, Presidente Ordine dei Medici dei Medici di Piacenza
Abbate Giuseppina, ISDE, Palermo
Baracca Angelo, Firenze
Bartolini Federico, Medico di Med Generale, Geriatra, Forlì
Bevilacqua Riccardo, Forlì
Bolognini Michelangiolo, Medico Igienista, ISDE Pistoia
Borgo Stefania, Psichiatra, Roma
Burgio Ernesto, Pediatra, Comitato Scientifico ISDE, Palermo
Carpentero Gino, Medicina Democratica, Firenze
Cigala Fulgosi Francesco, Psichiatra, Ferrara
Comella Giuseppe, Oncologia – Ist . Pascale, Napoli
Crosignani Paolo, Medico Epidemiologo Istituto Tumori, Milano
Cristalli Mauro, Biologo Univ. Roma
Degrassi Francesca, Biologa Univ La Sapienza, Roma
Di Giacomo Maria Concetta, Medico Medicina Generale, Padova
Fabbri Muller, Oncologo Ricercatore Columbus U.S.A.
Faggioli Antonio, Libero Docente Igiene Bologna
Filippazzo Maria Gabriella, ISDE, Palermo
Franceschi Paolo, Pneumologo, Savona
Galassi Andrea, Medico Medicina Generale, Forlì
Garetti Gian Luca, Medico Medicina Generale, ISDE Firenze
Generoso Massimo, Pediatra, Presidente ISDE Firenze
Gennaro Valerio, Epidemiologo Istituto Tumori Genova
Ghirga Giovanni, Pediatra, ISDE Civitavecchia
Gotti Stefano, Italia Nostra Forlì
Guerra Manrico, Medico Medicina Generale, ISDE Parma
Laghi Ferdinando, Medicina Interna Castrovillari
Litta Antonella, ISDE Viterbo
Marfella Antonio, Oncologo e Tossicologo, Napoli
Medri Laura, Biologo, Forlì
Migaleddu Vincenzo, Medico Radiologo, Sassari
Milandri Marina, Med di Medicina Generale, Forlì
Mocci Mauro, Medico di Medicina Generale, Roma
Novara Rosanna, Biologo, Torino
Paganini Marco, Neurologo, Firenze
Panizza Celestino, Medico del Lavoro, Brescia
Parisi Felicetta, Pediatra, Napoli
Pedretti Gian Piero, Ostetrico Ginecologo, Forlì
Petronio Maria Grazia, Empoli
Ridolfi Ruggero, Oncologo Endocrinologo, ISDE Forlì
Rivezzi Gaetano, Pediatra, Vice Presidente ISDE, Caserta
Rosetti Danila, Medico Medicina Generale, Forlì
Rosetti Mauro, Veterinario, Forlì
Sibilia Lucio, Psichiatra, ISDE Roma
Silvestrini Rosella, Ricercatore, Milano
Tamino Gianni, Dip. Biologia Università di Padova
Timoncini Giuseppe, Pediatra, Forlì
Tonelli Bruno, Medico Medicina Generale, Forlì
Topino Roberto, Medico del Lavoro,Torino
Valassina Antonio, Ortopedico, Università Gemelli, Roma
Valerio Federico, Chimica Ambientale Istituto Tumori, Genova
Vantaggi Giovanni, Medico Medicina Generale, ISDE Umbria
Vigotti Maria Angela, Dip. di Biologia Università Pisa
sabato 28 marzo 2009
giovedì 26 marzo 2009
L'ARPA TUTELA LA NOSRRA SALUTE (?)
L'ARPA dei pifferai magici
Scritto da Stefano Montanari
“Quando ero presidente del Consorzio dei rifiuti a Caserta ho chiesto la tracciabilità della diossina e degli altri inquinanti. Ho subito minacce, mi hanno lasciato solo e mi sono dovuto dimettere. Le Arpa italiane lavorano malissimo, le analisi si contano con il contagocce. Il motivo? Sono carrozzoni politici, senza alcuna indipendenza scientifica. Pubblicare dati negativi turberebbe il consenso politico, e il direttore di turno perderebbe la poltrona.” Vincenzo Pepe, intervista su L’Espresso del 29 novembre 2007 - pag. 72
Non credo di aver mai fatto mistero di auspicare la chiusura delle varie ARPA regionali, e prima si fa, meglio sarà per tutti. ARPA escluse, naturalmente. Ed esclusi quei funzionari obbedienti che, in grazia della loro obbedienza, ottengono in premio una carriera “politica”. Scusate le virgolette, ma la politica (senza virgolette) è altra cosa.
Un ente (da un po’ li chiamiamo agenzie, traghettando ad orecchio dall’inglese) che si deve occupare, e a pagamento salato, di difendere la nostra salute tramite la protezione dell’ambiente non può permettersi tutti gli episodi anche di cronaca nera in cui qualcuno dei funzionari viene di tanto in tanto coinvolto, né può permettersi scivolate clamorose come il mai abbastanza citato, ma certo tutt’altro che unico, “non c’è diossina” dopo il rogo De’ Longhi di Treviso.
Una delle ultime trovate è quella del presidente dell’ARPA Puglia, tale prof. Giorgio Assennato, sul cui cognome non intendo speculare in alcun modo.
Accade che, com'è, come non è, qualche giorno fa, nel Salento
(http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDCategoria=273&IDNotizia=233816) qualcuno riscontra concentrazioni di diossine superiori a quanto consentito dalla legge nella carne e nel latte di pecora e, forse (ma perché forse?) anche in quello bovino. Qui ci sarebbe non poco da dire, ma, in ossequio alla brevità, mi limiterò a sottolineare come l’organismo umano non tolleri diossina e, dunque, i limiti di legge siano a dir poco arbitrari, e come la Puglia sia nota per essere la maggiore produttrice di diossina italiana. Dunque, che questa roba sia nel latte della zona è del tutto ovvio. Meno ovvio è che non se ne parli, ma ormai le “autorità” ci hanno ammaestrati a tollerare di tutto e, allora, non poniamoci domande oziose.
Così, di fronte a questa notizia un po’ fastidiosa, ecco risuonare i soliti arpeggi: nessun problema! Il solista, in questo caso, è addirittura il presidente, quel Giorgio Assennato di cui dicevo, ordinario di Medicina del Lavoro presso l’Università di Bari.
Stando a quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, il luminare avrebbe affermato che le concentrazioni riscontrate “non sono tali da determinare effetti sulla salute”. Il che è quanto meno curioso, detto da un medico. Magari il professor Assennato non ricorda che non esistono concentrazioni tollerabili dall’organismo e che le diossine si accumulano nel sangue, nel fegato e nei grassi. Dunque, dipende da quanto e quanto frequentemente introduciamo
quel veleno che, ricordo, si valuta in picogrammi, vale a dire millesimi di miliardesimo di grammo.
Proseguendo, il Nostro afferma che non c’è “alcuna preoccupazione neppure sulle nuove emissioni di diossina rilasciata sul territorio perchè i dati che abbiamo sono tranquilli.” Magari sarà tranquillo lei, caro professore, ma grandi motivi di tranquillità temo siano difficili da vedere. Se ci sono nuove emissioni e si considera che il tempo di dimezzamento (ho detto dimezzamento, non scomparsa) della diossina nel terreno supera il secolo e nell’organismo arriva alla dozzina di anni, è evidente che l’effetto di accumulo sarà inevitabile.
Che dire, poi, di “le concentrazioni di diossina che hanno effetti sulla salute sono ben più alte di 12,33 picogrammi per grammo”, pari a quella riscontrata nel latte ovino? Chi glie l’ha detto, professore?
E, per carità di patria e per non sparare sulla Croce Rossa, non commento l’esternazione secondo cui l’inceneritore Coopersalento di Maglie forse sputava un tempo diossine ma ora sputa di certo aria di montagna. Parola di Assennato.
Le mie conclusioni sono che ci stiamo infognando in un sistema senza scampo. O ci riprendiamo, e subito, le chiavi di casa o per noi non ci potrà essere futuro.
Scritto da Stefano Montanari
“Quando ero presidente del Consorzio dei rifiuti a Caserta ho chiesto la tracciabilità della diossina e degli altri inquinanti. Ho subito minacce, mi hanno lasciato solo e mi sono dovuto dimettere. Le Arpa italiane lavorano malissimo, le analisi si contano con il contagocce. Il motivo? Sono carrozzoni politici, senza alcuna indipendenza scientifica. Pubblicare dati negativi turberebbe il consenso politico, e il direttore di turno perderebbe la poltrona.” Vincenzo Pepe, intervista su L’Espresso del 29 novembre 2007 - pag. 72
Non credo di aver mai fatto mistero di auspicare la chiusura delle varie ARPA regionali, e prima si fa, meglio sarà per tutti. ARPA escluse, naturalmente. Ed esclusi quei funzionari obbedienti che, in grazia della loro obbedienza, ottengono in premio una carriera “politica”. Scusate le virgolette, ma la politica (senza virgolette) è altra cosa.
Un ente (da un po’ li chiamiamo agenzie, traghettando ad orecchio dall’inglese) che si deve occupare, e a pagamento salato, di difendere la nostra salute tramite la protezione dell’ambiente non può permettersi tutti gli episodi anche di cronaca nera in cui qualcuno dei funzionari viene di tanto in tanto coinvolto, né può permettersi scivolate clamorose come il mai abbastanza citato, ma certo tutt’altro che unico, “non c’è diossina” dopo il rogo De’ Longhi di Treviso.
Una delle ultime trovate è quella del presidente dell’ARPA Puglia, tale prof. Giorgio Assennato, sul cui cognome non intendo speculare in alcun modo.
Accade che, com'è, come non è, qualche giorno fa, nel Salento
(http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDCategoria=273&IDNotizia=233816) qualcuno riscontra concentrazioni di diossine superiori a quanto consentito dalla legge nella carne e nel latte di pecora e, forse (ma perché forse?) anche in quello bovino. Qui ci sarebbe non poco da dire, ma, in ossequio alla brevità, mi limiterò a sottolineare come l’organismo umano non tolleri diossina e, dunque, i limiti di legge siano a dir poco arbitrari, e come la Puglia sia nota per essere la maggiore produttrice di diossina italiana. Dunque, che questa roba sia nel latte della zona è del tutto ovvio. Meno ovvio è che non se ne parli, ma ormai le “autorità” ci hanno ammaestrati a tollerare di tutto e, allora, non poniamoci domande oziose.
Così, di fronte a questa notizia un po’ fastidiosa, ecco risuonare i soliti arpeggi: nessun problema! Il solista, in questo caso, è addirittura il presidente, quel Giorgio Assennato di cui dicevo, ordinario di Medicina del Lavoro presso l’Università di Bari.
Stando a quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, il luminare avrebbe affermato che le concentrazioni riscontrate “non sono tali da determinare effetti sulla salute”. Il che è quanto meno curioso, detto da un medico. Magari il professor Assennato non ricorda che non esistono concentrazioni tollerabili dall’organismo e che le diossine si accumulano nel sangue, nel fegato e nei grassi. Dunque, dipende da quanto e quanto frequentemente introduciamo
quel veleno che, ricordo, si valuta in picogrammi, vale a dire millesimi di miliardesimo di grammo.
Proseguendo, il Nostro afferma che non c’è “alcuna preoccupazione neppure sulle nuove emissioni di diossina rilasciata sul territorio perchè i dati che abbiamo sono tranquilli.” Magari sarà tranquillo lei, caro professore, ma grandi motivi di tranquillità temo siano difficili da vedere. Se ci sono nuove emissioni e si considera che il tempo di dimezzamento (ho detto dimezzamento, non scomparsa) della diossina nel terreno supera il secolo e nell’organismo arriva alla dozzina di anni, è evidente che l’effetto di accumulo sarà inevitabile.
Che dire, poi, di “le concentrazioni di diossina che hanno effetti sulla salute sono ben più alte di 12,33 picogrammi per grammo”, pari a quella riscontrata nel latte ovino? Chi glie l’ha detto, professore?
E, per carità di patria e per non sparare sulla Croce Rossa, non commento l’esternazione secondo cui l’inceneritore Coopersalento di Maglie forse sputava un tempo diossine ma ora sputa di certo aria di montagna. Parola di Assennato.
Le mie conclusioni sono che ci stiamo infognando in un sistema senza scampo. O ci riprendiamo, e subito, le chiavi di casa o per noi non ci potrà essere futuro.
lunedì 23 marzo 2009
DIRITTO DI IDRATAZIONE?
Delusione al vertice: l'acqua resta una "necessità" e non diventa un "diritto"
Nel documento finale sottoscrizione di impegni formali ma manca l'indirizzo di una nuova politica
Fao: «Produrre cibo usando meno acqua»
Alcuni leader al vertice di Istanbul (Ap)
ISTANBUL - Nessun accordo sul "diritto di accesso all’acqua" al Forum mondiale sull’acqua, conclusosi a Istanbul dopo una settimana di lavori che ha visto coinvolte oltre 25.000 persone, in rappresentanza di 155 paesi. Il punto di contesa sta nella definizione di acqua come bene, portata avanti dalle multinazionali, o invece dell'acqua come diritto. E nella dichiarazione finale si afferma la necessità di migliorare l’accesso all’acqua e l’azione di bonifica in tutto il mondo, ma non il "diritto all’accesso all’acqua", chiesto con forza da numerose organizzazioni non governative e da diversi Paesi.
NECESSITA' MA NON DIRITTO - Nella giornata mondiale dell’acqua, il testo conclusivo del Forum indica diversi impegni: necessità di fare economia di acqua, in particolare nel settore agricolo, e di contrastare l’inquinamento, sia nei corsi d’acqua che nelle falde freatiche. Francia, Spagna e molti paesi dell’America latina e del continente africano hanno tentato, senza riuscirci, di modificare il testo. La dichiarazione finale afferma che l’accesso all’acqua potabile e alla bonifica è una "necessità umana fondamentale", ma non un "diritto". «Siamo rattristati. Ci è stato impedito di apportare modifiche al documento», ha detto un delegato etiope. Da parte sua, il Partenariato francese per l’acqua (Pfe), che riunisce rappresentanti dello Stato, delle comunità locali, delle imprese e delle ong, ha "deplorato" l’assenza del "diritto all’acqua" nel documento. Venerdì scorso, il ministro francese per l’Ambiente, Chantal Jouanno, aveva chiaramente chiesto che il testo fosse rafforzato in tale direzione: «Come si può parlare di diritti dell’uomo se non si parla di diritto all’accesso all’acqua? E’ il diritto che condiziona tutti gli altri».
LE CIFRE DELL'EMERGENZA - Sono otto milioni i decessi annui attribuiti alla carenza di acqua e servizi igienico-sanitari, più di un miliardo di persone hanno limiti di accesso all'acqua potabile, 1,1 miliardi di persone non hanno accesso alle risorse idriche, 2,6 miliardi di persone hanno problemi igienico-sanitari, 3.900 bambini muoiono ogni giorno a causa della mancanza di acqua, l'inquinamento dei corsi d'acqua e delle falde del sottosuolo. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, lanciato in parallelo al Forum, il rischio per la Terra è che al 2030 metà popolazione mondiale resti assetata, ma è l'Africa a dover affrontare la sfida più grande. Il segretario generale del Forum Oktay Tabasaran parla del documento come di «una piattaforma per affrontare i problemi del mondo legati all'acqua, che non possiamo ignorare» per la sopravvivenza del nostro Pianeta. «È un documento importante - conclude il ministro turco dell'Ambiente Veysel Eroglu - che servirà da riferimento a livello governativo».
IN ITALIA SCORRE UN FIUME DI ACQUA IN BOTTIGLIA - Agli italiani piace l'acqua in bottiglia, nel 2007 ne hanno consumata ben 12,4 miliardi di litri, e sono disposti a pagarla mille volte di più di quella che esce dal rubinetto delle loro case (in media 0,5 millesimi di euro al litro contro i 50 centesimi di euro al litro per quella in bottiglia). Con 196 litri pro-capite all'anno l'Italia è il primo Paese in Europa per consumo di acque in bottiglia e il terzo al mondo, dopo Emirati Arabi (260 l/anno procapite) e Messico (205)
22 marzo 2009
Nel documento finale sottoscrizione di impegni formali ma manca l'indirizzo di una nuova politica
Fao: «Produrre cibo usando meno acqua»
Alcuni leader al vertice di Istanbul (Ap)
ISTANBUL - Nessun accordo sul "diritto di accesso all’acqua" al Forum mondiale sull’acqua, conclusosi a Istanbul dopo una settimana di lavori che ha visto coinvolte oltre 25.000 persone, in rappresentanza di 155 paesi. Il punto di contesa sta nella definizione di acqua come bene, portata avanti dalle multinazionali, o invece dell'acqua come diritto. E nella dichiarazione finale si afferma la necessità di migliorare l’accesso all’acqua e l’azione di bonifica in tutto il mondo, ma non il "diritto all’accesso all’acqua", chiesto con forza da numerose organizzazioni non governative e da diversi Paesi.
NECESSITA' MA NON DIRITTO - Nella giornata mondiale dell’acqua, il testo conclusivo del Forum indica diversi impegni: necessità di fare economia di acqua, in particolare nel settore agricolo, e di contrastare l’inquinamento, sia nei corsi d’acqua che nelle falde freatiche. Francia, Spagna e molti paesi dell’America latina e del continente africano hanno tentato, senza riuscirci, di modificare il testo. La dichiarazione finale afferma che l’accesso all’acqua potabile e alla bonifica è una "necessità umana fondamentale", ma non un "diritto". «Siamo rattristati. Ci è stato impedito di apportare modifiche al documento», ha detto un delegato etiope. Da parte sua, il Partenariato francese per l’acqua (Pfe), che riunisce rappresentanti dello Stato, delle comunità locali, delle imprese e delle ong, ha "deplorato" l’assenza del "diritto all’acqua" nel documento. Venerdì scorso, il ministro francese per l’Ambiente, Chantal Jouanno, aveva chiaramente chiesto che il testo fosse rafforzato in tale direzione: «Come si può parlare di diritti dell’uomo se non si parla di diritto all’accesso all’acqua? E’ il diritto che condiziona tutti gli altri».
LE CIFRE DELL'EMERGENZA - Sono otto milioni i decessi annui attribuiti alla carenza di acqua e servizi igienico-sanitari, più di un miliardo di persone hanno limiti di accesso all'acqua potabile, 1,1 miliardi di persone non hanno accesso alle risorse idriche, 2,6 miliardi di persone hanno problemi igienico-sanitari, 3.900 bambini muoiono ogni giorno a causa della mancanza di acqua, l'inquinamento dei corsi d'acqua e delle falde del sottosuolo. Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, lanciato in parallelo al Forum, il rischio per la Terra è che al 2030 metà popolazione mondiale resti assetata, ma è l'Africa a dover affrontare la sfida più grande. Il segretario generale del Forum Oktay Tabasaran parla del documento come di «una piattaforma per affrontare i problemi del mondo legati all'acqua, che non possiamo ignorare» per la sopravvivenza del nostro Pianeta. «È un documento importante - conclude il ministro turco dell'Ambiente Veysel Eroglu - che servirà da riferimento a livello governativo».
IN ITALIA SCORRE UN FIUME DI ACQUA IN BOTTIGLIA - Agli italiani piace l'acqua in bottiglia, nel 2007 ne hanno consumata ben 12,4 miliardi di litri, e sono disposti a pagarla mille volte di più di quella che esce dal rubinetto delle loro case (in media 0,5 millesimi di euro al litro contro i 50 centesimi di euro al litro per quella in bottiglia). Con 196 litri pro-capite all'anno l'Italia è il primo Paese in Europa per consumo di acque in bottiglia e il terzo al mondo, dopo Emirati Arabi (260 l/anno procapite) e Messico (205)
22 marzo 2009
domenica 22 marzo 2009
OGM e Monsanto: la catastrofe della soia genetica in Argentina.
di Gennaro Carotenuto - 20/03/2009
Fonte: il consapevole [scheda fonte]
Avevano presentato gli organismi geneticamente modificati come la soluzione a tutti i problemi dell’umanità. Tra l’altro dicevano, c’è tutta una letteratura, che gli OGM non hanno bisogno di fertilizzanti chimici o di erbicidi. Non era così. Nell’Argentina dell’agroindustria della soia, secondo la ONG “Gruppo di Riflessione Rurale” (GRR) proprio l’agroindustria sta avvelenando una delle pianure più fertili del mondo dove per non morire di cancro si scappa via. Il principale colpevole è il glifosfato, un erbicida inventato dalla Monsanto ma oggi, essendo scaduto il brevetto, prodotto da più ditte.
Si starebbero così moltiplicando i casi di tumori infantili, le malformazioni congenite, i problemi renali, le dermatiti, i problemi respiratori. Secondo uno studio dell’Ospedale italiano “Giuseppe Garibaldi” di Rosario, nelle zone fumigate ci sarebbe un aumento di tre volte dei tumori gastrici e ai testicoli, di due volte per quelli al pancreas e ai polmoni e addirittura di dieci volte al fegato.
GRR ha intervistato decine di medici rurali e abitanti dell’interno argentino e questi sarebbero i risultati tanto che dalla ONG si afferma: “La prima cosa da fare è una moratoria delle fumigazioni”. Ma il governo argentino con molta difficoltà può prendere delle decisioni in un territorio sul quale, dalla notte neoliberale, ha una giurisdizione molto limitata.
Durante gli anni del neoliberismo, infatti, mezzo territorio agricolo dell’Argentina fu venduto pezzo per pezzo a multinazionali dell’agroindustria transgenica. Oggi la metà delle campagne argentine, vaste più volte il territorio italiano, è piantato a soia transgenica. Per far crescere i 48 milioni di tonnellate di soia, esportate verso Cina, India e Stati Uniti, e che sono una delle prime voci dell’export del paese, vengono utilizzati 200.000 litri l’anno di glifosfato. Sembrava facile piantare tutto a soia in un territorio pianeggiante e con un’agricoltura altamente meccanizzata. Fu così che dagli anni ’80 in avanti la soia rubò sistematicamente spazio ai boschi, all’allevamento e ad altre coltivazioni. Se la Monsanto nega che il glifosfato sia tossico, dalla GRR si risponde che il glifosfato è il principale agente usato per per le fumigazioni dei campi di coca in Colombia ed Ecuador e anche in quei casi ci sono denunce per gravi conseguenze sull’uomo.
Secondo la denuncia di GRR, raccolta da IPS: “E’ necessario sospendere le fumigazioni almeno in base al principio di precauzione”. Ma accettare tale precauzione vorrebbe dire per l’Argentina mettere in crisi completamente il modello agro esportatore. La rivista “Latinoamerica”, in questi anni, lo ha più volte denunciato: il modello dell’agroexport produce altissimi guadagni per pochi, spazza via la piccola agricoltura, non produce lavoro a causa dell’altissimo livello tecnologico e desertifica le campagne.
Tante altre notizie su www.ariannaeditrice.it
Fonte: il consapevole [scheda fonte]
Avevano presentato gli organismi geneticamente modificati come la soluzione a tutti i problemi dell’umanità. Tra l’altro dicevano, c’è tutta una letteratura, che gli OGM non hanno bisogno di fertilizzanti chimici o di erbicidi. Non era così. Nell’Argentina dell’agroindustria della soia, secondo la ONG “Gruppo di Riflessione Rurale” (GRR) proprio l’agroindustria sta avvelenando una delle pianure più fertili del mondo dove per non morire di cancro si scappa via. Il principale colpevole è il glifosfato, un erbicida inventato dalla Monsanto ma oggi, essendo scaduto il brevetto, prodotto da più ditte.
Si starebbero così moltiplicando i casi di tumori infantili, le malformazioni congenite, i problemi renali, le dermatiti, i problemi respiratori. Secondo uno studio dell’Ospedale italiano “Giuseppe Garibaldi” di Rosario, nelle zone fumigate ci sarebbe un aumento di tre volte dei tumori gastrici e ai testicoli, di due volte per quelli al pancreas e ai polmoni e addirittura di dieci volte al fegato.
GRR ha intervistato decine di medici rurali e abitanti dell’interno argentino e questi sarebbero i risultati tanto che dalla ONG si afferma: “La prima cosa da fare è una moratoria delle fumigazioni”. Ma il governo argentino con molta difficoltà può prendere delle decisioni in un territorio sul quale, dalla notte neoliberale, ha una giurisdizione molto limitata.
Durante gli anni del neoliberismo, infatti, mezzo territorio agricolo dell’Argentina fu venduto pezzo per pezzo a multinazionali dell’agroindustria transgenica. Oggi la metà delle campagne argentine, vaste più volte il territorio italiano, è piantato a soia transgenica. Per far crescere i 48 milioni di tonnellate di soia, esportate verso Cina, India e Stati Uniti, e che sono una delle prime voci dell’export del paese, vengono utilizzati 200.000 litri l’anno di glifosfato. Sembrava facile piantare tutto a soia in un territorio pianeggiante e con un’agricoltura altamente meccanizzata. Fu così che dagli anni ’80 in avanti la soia rubò sistematicamente spazio ai boschi, all’allevamento e ad altre coltivazioni. Se la Monsanto nega che il glifosfato sia tossico, dalla GRR si risponde che il glifosfato è il principale agente usato per per le fumigazioni dei campi di coca in Colombia ed Ecuador e anche in quei casi ci sono denunce per gravi conseguenze sull’uomo.
Secondo la denuncia di GRR, raccolta da IPS: “E’ necessario sospendere le fumigazioni almeno in base al principio di precauzione”. Ma accettare tale precauzione vorrebbe dire per l’Argentina mettere in crisi completamente il modello agro esportatore. La rivista “Latinoamerica”, in questi anni, lo ha più volte denunciato: il modello dell’agroexport produce altissimi guadagni per pochi, spazza via la piccola agricoltura, non produce lavoro a causa dell’altissimo livello tecnologico e desertifica le campagne.
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