giovedì 26 marzo 2009

L'ARPA TUTELA LA NOSRRA SALUTE (?)

L'ARPA dei pifferai magici
Scritto da Stefano Montanari


“Quando ero presidente del Consorzio dei rifiuti a Caserta ho chiesto la tracciabilità della diossina e degli altri inquinanti. Ho subito minacce, mi hanno lasciato solo e mi sono dovuto dimettere. Le Arpa italiane lavorano malissimo, le analisi si contano con il contagocce. Il motivo? Sono carrozzoni politici, senza alcuna indipendenza scientifica. Pubblicare dati negativi turberebbe il consenso politico, e il direttore di turno perderebbe la poltrona.” Vincenzo Pepe, intervista su L’Espresso del 29 novembre 2007 - pag. 72

Non credo di aver mai fatto mistero di auspicare la chiusura delle varie ARPA regionali, e prima si fa, meglio sarà per tutti. ARPA escluse, naturalmente. Ed esclusi quei funzionari obbedienti che, in grazia della loro obbedienza, ottengono in premio una carriera “politica”. Scusate le virgolette, ma la politica (senza virgolette) è altra cosa.

Un ente (da un po’ li chiamiamo agenzie, traghettando ad orecchio dall’inglese) che si deve occupare, e a pagamento salato, di difendere la nostra salute tramite la protezione dell’ambiente non può permettersi tutti gli episodi anche di cronaca nera in cui qualcuno dei funzionari viene di tanto in tanto coinvolto, né può permettersi scivolate clamorose come il mai abbastanza citato, ma certo tutt’altro che unico, “non c’è diossina” dopo il rogo De’ Longhi di Treviso.

Una delle ultime trovate è quella del presidente dell’ARPA Puglia, tale prof. Giorgio Assennato, sul cui cognome non intendo speculare in alcun modo.

Accade che, com'è, come non è, qualche giorno fa, nel Salento

(http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/GdM_cronache_NOTIZIA_01.php?IDCategoria=273&IDNotizia=233816) qualcuno riscontra concentrazioni di diossine superiori a quanto consentito dalla legge nella carne e nel latte di pecora e, forse (ma perché forse?) anche in quello bovino. Qui ci sarebbe non poco da dire, ma, in ossequio alla brevità, mi limiterò a sottolineare come l’organismo umano non tolleri diossina e, dunque, i limiti di legge siano a dir poco arbitrari, e come la Puglia sia nota per essere la maggiore produttrice di diossina italiana. Dunque, che questa roba sia nel latte della zona è del tutto ovvio. Meno ovvio è che non se ne parli, ma ormai le “autorità” ci hanno ammaestrati a tollerare di tutto e, allora, non poniamoci domande oziose.

Così, di fronte a questa notizia un po’ fastidiosa, ecco risuonare i soliti arpeggi: nessun problema! Il solista, in questo caso, è addirittura il presidente, quel Giorgio Assennato di cui dicevo, ordinario di Medicina del Lavoro presso l’Università di Bari.

Stando a quanto riportato da La Gazzetta del Mezzogiorno, il luminare avrebbe affermato che le concentrazioni riscontrate “non sono tali da determinare effetti sulla salute”. Il che è quanto meno curioso, detto da un medico. Magari il professor Assennato non ricorda che non esistono concentrazioni tollerabili dall’organismo e che le diossine si accumulano nel sangue, nel fegato e nei grassi. Dunque, dipende da quanto e quanto frequentemente introduciamo

quel veleno che, ricordo, si valuta in picogrammi, vale a dire millesimi di miliardesimo di grammo.

Proseguendo, il Nostro afferma che non c’è “alcuna preoccupazione neppure sulle nuove emissioni di diossina rilasciata sul territorio perchè i dati che abbiamo sono tranquilli.” Magari sarà tranquillo lei, caro professore, ma grandi motivi di tranquillità temo siano difficili da vedere. Se ci sono nuove emissioni e si considera che il tempo di dimezzamento (ho detto dimezzamento, non scomparsa) della diossina nel terreno supera il secolo e nell’organismo arriva alla dozzina di anni, è evidente che l’effetto di accumulo sarà inevitabile.

Che dire, poi, di “le concentrazioni di diossina che hanno effetti sulla salute sono ben più alte di 12,33 picogrammi per grammo”, pari a quella riscontrata nel latte ovino? Chi glie l’ha detto, professore?

E, per carità di patria e per non sparare sulla Croce Rossa, non commento l’esternazione secondo cui l’inceneritore Coopersalento di Maglie forse sputava un tempo diossine ma ora sputa di certo aria di montagna. Parola di Assennato.

Le mie conclusioni sono che ci stiamo infognando in un sistema senza scampo. O ci riprendiamo, e subito, le chiavi di casa o per noi non ci potrà essere futuro.

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