sabato 29 marzo 2008

Una bella persona: il dott.Stefano Montanari

da: http://www.stefanomontanari.net/index.php?option=com_content&task=view&id=585&Itemid=1
autogol



Scritto da Stefano Montanari
venerdì 28 marzo 2008
Non potrò certo dire che non lo sapevo. Giuliano Ferrara, molto più scafato di me, se non altro perché a quella genia appartiene geneticamente da sempre, aveva saggiamente optato per non perdere tempo in pagliacciate del genere. Io ci sono cascato. Del resto, se non lo avessi fatto, mi sarebbero saltati tutti addosso dicendo che è vero che i mezzi d’informazione c’ignorano, però, se quando capitano le rarissime occasioni io non le colgo al volo… E va bene, sono andato da Vespa e mi sono seduto nel suo salotto mediatico.
La farsa (pardon, la trasmissione) dura 90 minuti. Si era in cinque ospiti e, dunque, togliendo qualcosa per il conduttore, poteva essere lecito pensare che un quarto d’ora a testa sarebbe stato equamente disponibile per ognuno. Ormai abituato come sono a concentrare concetti anche complessi, quel quarto d’ora me lo sarei fatto bastare. Ma qui entra l’arte perversa del conduttore. Tra i cinque (di cui quattro invitati con il mal di pancia e uno, anzi, una, “con grande piacere”) troneggiava Daniela Santanché, una sorta d’ingrediente nella ricetta dell’aria fritta fisso quanto lo è il glutammato nella cucina cinese, e l’ineffabile Vespa, ben conscio del suo ruolo di anfibio guardiano di quella che oggi si chiama casta e che, se ti comporti secondo le regole interne, ti dà di che vivere e prosperare, ha fatto ciò che facevano i boys di Wanda Osiris di antica memoria: si è inginocchiato mentre quella scendeva dalla scala somministrando pillole di anteguerra, le ha regalato tutto il fulgore del proscenio, tutto il tempo che quella aveva capriccio di arrogarsi per diffondersi in un petulante chiacchiericcio e ha fatto ciò che si proponeva: ha lasciato trascorrere quei 90 minuti senza che si toccasse nessuno degli argomenti di reale importanza che si dovevano toccare. Dopotutto,
stuzzicare certi temi significa per forza mettere a repentaglio l’esistenza stessa, granitica ma fondata sulla sabbia, della casta, di cui Vespa e Santanché sono, a diverso titolo, inossidabile parte integrante e, applicando quella legge di Natura che poi i due ignorano in altri contesti, non vanno certo ad inquinare l’ambiente in cui vivono, ben sapendo che una goccia di velenosa consapevolezza nella testa di chi oggi li mantiene li condurrebbe all’inesorabile estinzione. E, allora, fino a che non ci sveglieremo tutti dall’anestesia, becchiamoci queste oscene esibizioni di regime.
Che cosa avrei potuto dire se Vespa non mi avesse vigliaccamente innervosito (e io ci sono cascato), fastidiosamente, maleducatamente e prepotentemente interrotto ad ogni piè sospinto con idiozie pretestuose (vedi un presunto litigio con Beppe Grillo, un pettegolezzo che, comunque, non si vede che rilevanza avrebbe), non avesse provveduto in ogni modo a sviare ogni mio tentativo d’impostare un discorso, non avesse servilmente concesso alla Santanché di agitarsi e d’invadere il mio poco tempo e non avesse usato la complicità di due giornalisti che parevano usciti dalla penna di Gogol (vedi uno sproloquio nonsense sul senatore Rossi e l’inadeguatezza intellettuale e culturale di capire che diavolo proponga la lista PER IL BENE COMUNE)?
Intanto avrei potuto spiegare che, a nostro parere, nel momento attuale, le divisioni ideologiche basate su filosofie astratte fanno parte dell’archeologia, sono anacronisticamente fuori luogo e distolgono l’attenzione da un mondo che si è avviato ad un periodo di crisi tanto profonda quanto facilmente prevista, ma che ci coglie impreparati grazie all’incapacità di chi ci dovrebbe guidare.
Dunque, la politica, intesa nella sua sola accezione corretta di conduzione della casa comune, non può che essere volta oggi a reggere la tempesta in cui ci stiamo inoltrando e che è ancora lontana dall’aver mostrato tutta la sua violenza. Le grottesche elucubrazioni del duetto Vespa-Santanché sulla logica disastrosa della spartizione dei voti e sulla composizione degli schieramenti, invece, ci ripiombavano nella palude della “democrazia” italiota intesa come furbescamente la intende Vespa. Avrei detto che quando una classe politica ha dato così triste prova di sé succhiando il sangue di un’intera nazione per decenni dandole in cambio non un più o meno neutro nulla (magari!) ma lo sprofondamento nel fango di una democrazia subdolamente negata dall’annientamento sistematico ed arrogante della Costituzione, un posto di retroguardia nell’ambito tecnologico, una posizione vergognosa nella classifica della libertà d’informazione e la rovina economica deve essere messa alla porta senza indugi e sostituita da “dilettanti”, intendendo con questo termine chi conduce la casa per solo spirito di servizio. E, a proposito di dilettanti, citerò lo squallore avvilente dell’intervento del giornalista de La Stampa che, con il sarcasmo becero ed arrogante di chi sa di stare sempre e comunque dalla parte di “chi conta”, disse ridacchiando che pareva di stare alla Corrida. Certo, giornalista: io non sono un mestierante a gettone di ciò che lei fa credere, e forse addirittura crede, sia la politica. Io sono un cittadino che vede il suo paese affondare e che cerca in ogni modo di dare una mano per evitare il naufragio. E se lo faccio, sappia che è anche per lei e per chi, come lei e forse peggio di lei, crivella di buchi questa barca. Avrei detto che la nazione prospererebbe se solo non incenerissimo le nostre risorse. E qui sarebbero entrati i “termovalorizzatori”, come li chiamano coloro che si nutrono di mondezza, che mantengono nel lusso l’intera casta fornendo pure clienti al divino Veronesi.Sarebero entrati i due miliardi di Euro fatti sparire nei giochi di prestigio dell’immondizia di pertinenza bassoliniana senza che nessuno ne chieda la restituzione. Sarebbero entrate le auto blu (ne abbiamo 562.000 contro le 50.000 della Germania e le 70.000 degli USA e PER IL BENE COMUNE chiede di metterne all’asta mezzo milione ricavandone un tesoretto immediato di almeno cinque miliardi di Euro e un risparmio enorme in seguito). Sarebbe entrata l’Alitalia condotta da dementi per decenni senza che nessuno della casta alzasse un dito (si può tranquillamente fare a meno di una compagnia bandiera: gli USA, per esempio, non ce l’hanno). Sarebbe entrata la TAV che fa risparmiare un pizzico d’incomodo a qualche passeggero che va da Torino a Trieste e ne lascia milioni tutti i giorni a cercare di sopravvivere negl’ignobili carri bestiame delle FS (e io ne so più di qualcosa).
Poi avrei detto che vogliamo che l’IVA sia detraibile per tutti, in modo da porre un freno potentissimo all’evasione fiscale; avrei detto che pretendiamo che la prevenzione sia quella primaria per evitare che la gente si ammali o che gli operai schiattino sul lavoro; avrei detto che gli enti di controllo che non controllano vanno riformati o chiusi; avrei detto che, se non rimettiamo mano seriamente sulla scuola, partoriremo una classe dirigente di analfabeti (cosa che stiamo già facendo), magari addirittura peggiore di quella che ci affligge oggi (!); avrei detto che la TV di stato, quella che paghiamo tutti, deve essere informazione di servizio mentre è di fatto strumento di chi non perde occasione per mungerci anche se le nostre mammelle sono armai rinsecchite, e per questa opera devastante si serve d’ignobili zerbini che, come dice qualcuno, non inciampano mai perché strisciano. E mi sarei fermato nell’elenco quando il mio quarto d’ora fosse arrivato a scoccare.
Invece ci siamo sorbettati la miliardaria Santanché la quale, in un rivoltante rigurgito di demagogia, proponeva uno stipendio di 1.200 Euro al mese ai parlamentari, tacendo sul fatto che gli emolumenti dei politici sono una nanoparticella nel mare magnum delle spese da manicomio che noi, carne da macello, dobbiamo sobbarcarci e che servono a tanti personaggi per sedere indefessamente al tavolo delle spartizioni.
Insomma, una cocente delusione, fortunatamente mandata in onda ben fuori dalla fascia protetta, per aver toccato ancora una volta con mano quanto incancrenito e capillarmente ramificato sia questo potere parassita che ci soffoca, quanto pesante sia questa zavorra che ci trasciniamo come muli silenziosi, e come difficile sia risvegliare dal torpore anestetico chi si è assuefatto al sistema senza accorgersi ormai più che con quell’assuefazione non si sta solo suicidando ma deruba i suoi figli di quanto è loro. Eppure, basta un tratto di matita su una scheda elettorale per mandare al diavolo tutti e tornare padroni della nostra dignità.
La consolazione è quella di vedere come la gente abbia colto la situazione, è quella di vedere come si sia accorta che la spudoratezza con cui io sono stato trattato, e con me PER IL BENE COMUNE e con noi tutta la nazione che ha diritto almeno ad essere informata sia stato un clamoroso autogol di Vespa e di tutta la casta che in quel momento stava rappresentando. Se vogliamo, possiamo voltare pagina.

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